mercoledì 28 luglio 2021

Finlandia, neo-papà in viaggio

In viaggio per la Finlandia, durante una baby-pausa in Lapponia © Luca Ferrari

Ero diventato papà da pochi mesi, quattro anni fa (esatti) ci stavamo tutti amorevolmente imbarcando alla scoperta della Finlandia, spingendoci fino in Lapponia. 

di Luca Ferrari

Il volo diretto fino a Helsinki. I primi chilometri su strada verso Hanko. Il silenzio gentile di Molpe a due passi dal confine svedese. Il battello verso la TempleOfTheDoggiana isola di Hailuoto. E poi via, verso la Lapponia a trovare Babbo Natale e le sue renne. Tutto questo sarebbe già magnifico. Un reportage in Finlandia è già di per sé un'esperienza fantastica se non fosse che nel mio caso, coincise anche con il mio primo viaggio da papà. Un'esperienza nell'esperienza. Ogni miglio, un piccolo miracolo d'amore da tramandare e un giorno raccontargli, sfogliando quell'immenso album umano dove i ricordi si mescolano alle emozioni più intense.

Sono le 10.20 di un afosissimo venerdì 28 luglio 2017 quando il mio aereo Finnair decolla dall'aeroporto Marco Polo di Venezia destinazione Helsinki. Dopo aver realizzato reportage in Norvegia, tra Bergen e il Sognefjord, in Svezia (tra cui Goteborg, l'incredibile arcipelago di Smogen, la placida Uppsala), e toccando anche la Danimarca (senza però mai averla davvero esplorata , ndr), per chiudere il mio cerchio scandinavo mancava solo lei, la Finlandia. Unica nazione della penisola a essere membro dell'Unione Europea e con l'euro come valuta, a differenza delle tre nazioni sopracitate, ciascuna con la propria corona.

Rispetto a quei tre reportage però, nessun collega dei media online o della carta stampata è seduto al mio fianco. Accanto al sottoscritto ci sono mia moglie, tra le altre sue doti una valente fotografa, e una minuscola creatura venuta al mondo pochi mesi prima. L'ultima volta che avevo sentito il rombo dell'aereo sfrecciare sotto il mio stomaco (agitato), eravamo in dolce attesa. L'ultima volta che avevo collezionato una "copiosa dose" di miglia, ero andato oltre l'Atlantico, in Canada, alla scoperta delle province orientali fino a raggiungere l'isola del Principe Edoardo. Adesso è tutto meravigliosamente cambiato. Oggi siamo in tre a volare, per la prima volta. Eccoci, siamo in volo!

In volo verso la Finlandia © Luca Ferrari

"[...] stiamo camminando insieme,
e non è più solo una questione di aurora rinviata
... non vi terrò informati di ogni mio pensiero
però prometto
di adattarmi quanto prima
alle strade ricoperte di alberi
senza accelerare mai... attenzione,
non ho mai fatto accenno
al destino... per quello siamo ancora
in perfetto orario..."
                                         (aereo Venezia-Helsinki, 28 Luglio 2017)

È il primo volo del bambino ed è sempre in braccio alla mamma. Fila tutto liscio. Il personale della compagnia aerea è gentilissimo. Dall'aeroporto alla città, ci arriviamo in treno. Fa caldo. L'impatto è un po' estraniante ma è solo questione di (poche) ore. Muovo i primi passi. Prendiamo confidenza. Ripenso a tutta quella patetica dietrologia sull'avere un figlio, che ti dovrebbe limitare, e l'idea del cambiamento come minaccia alla propria quiete. Sono padre da poco più di quattro mesi e sto per incominciare un viaggio incredibile. Passano le ore e la temperatura (per fortuna) inizia a calare. La prima notte finnica trascorre serena. Il piccolo ha mantenuto i suoi ritmi italiani. Scendiamo per la prima colazione. Ad attenderci, un mix dolce-salato. A fianco a noi, l'inseparabile guida Routard.

 La prima colazione a Helsinki, pianificando il giro della Finlandia © Luca Ferrari

Nei limiti delle nostre possibilità, pianifichiamo la visita a Helsinki. Con l'aiuto dei tram locali e una pratica daily card, ci immergiamo subito nell'arte sacra della Capitale, prima arrivando in cima alla Cattedrale di Uspenski o della Dormizione (diocesi ortodossa), poi ammirando l'ancor più imponente Cattedrale (luterana), dall'ampia scalinata. Una bella passeggiata insieme a un "tenero fardellino", comodamente appoggiato sulle spalle. Nel pomeriggio ci affidiamo a un placido ferry boat per goderci l'isola di Suomenlinna. Il piccolo in passeggino si gode il nuovo mondo, guardando e reclamando pappa ogni qual volta ne senta necessità.

L'anima di un viaggio è il movimento. Per me che sono un residente di un'isola senza strade, lo è ancor di più la macchina. Ed è solo quando mi metto al volante in una terra straniera che mi sento davvero lontano e all'avventura. Arriva così il momento di salutare Helsinki. Le valigie sono sistemate con il passeggino sopra di esse. L'ovetto è ben sigillato. Dopo un piacevole tragitto di oltre 120 km, raggiungiamo Hanko (regione dell'Usimaa), piccola e rinomata località affacciata sul Golfo di Finlandia, oltre le cui distese marine ci sono Estonia e Svezia. Lungo il percorso, i caratteristici cartelli stradali indicano il possibile passaggio di alci.

L'alloggio prenotato con Airbnb è davvero carino. Abbiamo un giardino condiviso con il titolare, papà anch'esso, e la sua famiglia. Sul tavolo ci ha lasciato un omaggio culinario e un orsacchiotto per nostro figlio. Ci sgranchiamo le gambe sul lungomare. C'è la sabbia e ci sono le rocce. La gente prende il sole e qualcuno fa anche il bagno. C'è un porto per imbarcazioni private. L'aria marina mette appetito e i sapori locali reclamano spazio, così entriamo in un negozietto che vende pesce fresco e già preparato per la consumazione. Mangiamo sul posto degli ottimi hamburger di pesce, uno stufato di patate e delle fette di pane imburrate con margarina, tutte cose che ancora oggi sono solito Proustianamente preparare a casa, ripensando alla Finlandia. Compriamo anche del pesce locale da cucinarci la sera.

Specialità locali finniche ad Hanko © Luca Ferrari
Lasciamo Hanko con molta nostalgia. Siamo appena all'inizio di questa esperienza ma il calore umano che abbiamo incontrato, e che sarà una costante durante tutta l'esperienza finnica, inizia subito a toccarci l'anima. Il viaggio prosegue. Grazie all'attivazione della connessione internet mobile sui territori UE, ci affidiamo interamente a Google Maps, raggiungendo anche piccoli angoli da sogno, immersi nella solitudine del verde. È il caso di Mökki Merikarvian rantatien varrella, a Pori. La padrona di casa, ubicata dalla parte opposta del sentiero, ci rifornisce di tutto per la colazione. In ogni abitazione abbiamo chiesto un lettino per neonati, trovandolo sempre. Piccoli giacigli ben curati che mi convincono di non essere il solo a viaggiare in così tenera compagnia.

"[...] adesso è notte
e non sento alcun desiderio
di starmene lontano né richiedere l’amicizia
di unicorni o fattucchiere... sarà forse
perché accanto a me
ho tutto ciò che amo? Da sotto il cielo intanto
radici di fragole
si scambiano posto nella costante evoluzione
di un tramonto mai concluso [...]
                                                   (Pori, 1 Agosto 2017)

Il panorama lacustre appena fuori la casa di Eija-Riitta, poco lontano da Pori

Ed è sempre all'insegna del maestoso viaggiare on the road che continua l'avventura, andando ancora più a nord. Guidare in Finlandia, esattamente come in Canada, è puro relax. Nessun sorpasso da incosciente. I finlandesi guidano rilassati rispettando i limiti. Lungo la strada, mentre è al volante mia moglie, immortalo un'uscita, Turku. Non potevo sapere che di lì a pochi giorni, il 17 agosto 2017, la cittadina finlandese sarebbe stata teatro di un attentato terroristico che costò la vita due persone e il ferimento di altre sei. Una tragica pagina di cronaca che mi fece tremare all'idea di vedere la vita della mia famiglia distrutta per sempre. Una pagina che mi farà sentire ancor più vicino all'amica Finlandia.

Il viaggio continua. Altri 170 km abbondanti, costeggiando il mare, fino a raggiungere l'area di Molpe, nei pressi dell'arcipelago della Kvarken, nel Golfo di Botnia sul Mar Baltico settentrionale. Un'area di 80 km tra Finlandia e Svezia inserita nel patrimonio mondiale dell'UNESCO il 1 luglio 2018, com'è anche inciso su una roccia dirimpetto il panorama arboreo. Ceniamo fuori. L'aria è fresca ma per nulla fredda. Insieme al piccolo guardiamo il panorama. Con la testolina appoggiata a me, gli do il biberon. Chiudo gli occhi sentendo solo il suo tenero ciucciare e la brezza eolica. Lì, tra casette rosso porpora con il tetto a V rovesciata, una nuova pagina di vita tinge pennellate come se fossi un artista sotto dettatura di una musa innamorata:

"...da che parte sono le stelle viventi?
Qui tutto si assomiglia
ma è solo una riflessione sulla bellezza
circostante [...]"
                          (Molpe, 2 Agosto 2017)

La deliziosa casetta di Sonja e Viking fuori Molpe © Luca Ferrari

Una sola notte in questo angolino di autentico paradiso, alloggiati alla Sweet, little house close to coast 1/2 h to Vaasa di Sonja, e poi un'altra fetta di Finlandia di quasi 400 km fino a prendere il ferry boat per raggiungere Hailuoto, un'isoletta puntellata di fattorie, mulini a vento in legno e moderni parchi eolici. A parte qualche pit stop lungo la strada per le inevitabili poppate, il piccolino è sempre tranquillo. Mentre siamo in viaggio, la creatura dorme e guarda il mondo lì fuori. Un giorno lo potrà rivivere nelle nostre parole. Un giorno magari ci torneremo con qualche annetto di più, ma per questo c'è ancora tempo. Adesso è di nuovo tempo di lasciar scrivere il cuore:

"[...] è stato un deciso atto
di presenza verso la più comune
sensazione d’immortalità... ho tempo
per un’ultima emozione
prima di privare le mie paure
della loro risibile discesa?... sincerità è volere
                                                                        (Hailuoto, 3-4 Agosto 2017)

Lasciamo il mare puntando a uno di quei posti da fiaba, anzi la fiaba per eccellenza: il natale. Questa volta nel gps dello smartphone inseriamo la città di Rovaniemi, in Lapponia, dimora del vero e unico Babbo Natale. In quelle quattro ore necessarie per raggiungere la meta, dopo una breve tappa nella frizzante Oulu, arriva l'ora della poppata. Ci siamo solo noi e Madre Natura. Accostiamo sulla strada e mia moglie provvede. Poco dopo, un grosso automezzo si ferma. Un uomo e una donna scendono, e avvicinandosi chiedono se abbiamo bisogno di aiuto. Li ringrazio quasi commosso. Ci salutiamo cordialmente. Proseguiamo, facendo la conoscenza delle prime renne della nostra vita.

Rovaniemi è un'autentica rivelazione. Non solo per il Villaggio di Santa Claus, ma anche per il bellissimo Arktikum Museum, in un viaggio tra storia, geologia e con vista (video) addirittura sull'aurora boreale.

Viaggio dentro l'Arktikum Museum di Rovaniemi © Luca Ferrari

"[...] una linea glaciale
si è presa in grembo
tutta la praticità del mondo... la tenera storia
di una ciotola e una canoa
ha permesso che orsi e alci potessero
avvicinarsi
e poi fare ritorno dentro
la mia vita [...]
                                  (Rovaniemi, 5-6 Agosto ’17)

Fa caldo, considerato che siamo al Circolo Polare Artico. Non come quest'anno che il termometro ha sfondato il muro dei 30 gradi (!), ma si difende con 19 abbondanti. D'accordo che siamo in agosto ma non mi sarei mai immaginato che il mio primo incontro con Babbo Natale fosse a questi livelli climatici (sig. Trump, lei che dice?). Con orgoglio imprimo sul passaporto il timbro Arctic Circle Napapiri Polarkereis, quindi, travolto dalla magia natalizia, m'incammino per una costosa ma doverosa e grande fotografia insieme a Lui, Santa Claus, insieme a mia moglie e mio figlio, promettendogli che un giorno torneremo a trovarlo.

L'ufficio di Santa Clause nell'omonimo villaggio a Rovaniemi, in Lapponia © Luca Ferrari

La strada chiama. Punto a est, nel cuore del Parco Nazionale di Oulanka, sempre in Lapponia. Altri 200 km in mezzo al nulla, o meglio, in mezzo al verde finlandese. La noia non so cosa sia. Sono nel cuore di una terra bellissima. A fianco a me, tutto il significato della vita. Incrociamo pochi automezzi e renne in abbondanza.

On the road tra le renne della Lapponia © Luca Ferrari

Le frenesie e lo stress del Bel paese qui sembrano un ricordo sbiadito. Non è solo una questione di esserci per un breve periodo, anche i bambini sono più rilassati e non assillati dal costante controllo genitoriale. A dispetto del limite di 80-100 km/h su una strada che si potrebbe andare anche a 120/30, nessuno va più veloce del necessario. Si chiama rispetto. Si chiama civiltà.

Dal documentario alla realtà. Essere in una piccola baita in mezzo a un parco nazionale? Da oggi posso dire di aver vissuto questa esperienza. L'avviso che nei boschi si potrebbero anche intravedere degli orsi mi fa dolcemente sprofondare nella dimensione Disneyana di Koda Fratello Orso, storia dove sono presenti anche le luci del Nord (dicasi aurora boreale=. Passiamo due giorni così. Cade la pioggia ma non ci fermiamo. Percorriamo i sentieri segnati e anche un ponticello che fa molto Indiana Jones. Il piccolo fagottino è sulle mie spalle. Tutti ben coperti e col cappuccio per ripararci. La sera mangiamo specialità locali davanti al caminetto.

Ho ancora qualche giorno da vivere in Finlandia ma l'idea di tornare nella "civiltà", mi fa sentire un acuto dolore per l'imminente fine del viaggio. Non prima però di rifugiarmi ancora nell'ispirazione:

"hanno già detto che la storia è infinita,
hanno perfino cantato
quanto il sole possa essere solitario
e selvaggio... ora sto ammirando
tutto questo nel medesimo istante...
[...] osserverò il mio riflesso
fino ad addormentarmi e quando l’incanto
inonderà di rugiada il risveglio,
allora saprò
di non voler più tornare indietro..."
                                                          (Oulanka, 6-7 Agosto 2017)

Il nostro giaciglio nel Parco Nazionale di Oulanka, in Lapponia © Luca Ferrari

Prima di abbandonare la Lapponia, facciamo un'ultima tappa a Kuusamo. Una celebre meta sciistica, più solitaria in questa fase dell'anno, dove tra gli impianti di risalita troneggia la statua del fondista  Kalevi Oikarainen (1936-2020), medaglia d'oro nella 50 km ai Campionati Mondiali 1970 di sci nordico di Strbské Pleso (ex-Cecoslovacchia), originario proprio della suddetta cittadina finlandese. Qui riesco a godermi un incredibile spettacolo di luce notturna:

"[...] oggi come allora
mi bastano pochi minuti
per scomporre i panorami delle finte cartoline
... prima di accasciarmi
ho fatta piazza pulita di ogni scanalatura
... sono pronto, puoi toccare le forme
del mio nuovo respiro...
                                        (Kuusamo, 7 Agosto ’17)

Il tempo è tiranno. È di nuovo tempo di rimpacchettare tutto, destinazione Savonlinna, affacciata sul lago Saimaa tra panorami lacustri e il castello di Olavinlinna, risalente alla fine del XV secolo. Un'ultima meta nella bellissima Porvoo (regione Usimaa) dove purtroppo non riusciamo ad alloggiare, ma dove sostiamo nel Cafe Helmi, una caffetteria storica con immagini d'epoca e delle prelibatezze dolciarie cui è impossibili resistere. Un'atmosfera che pare rimandare al tempo degli Zar russi, sorseggiando infusi bollenti e mangiando soffici torte.

 L'elegante arredo della Cafe Helmi Porvoo © Luca Ferrari

Il tempo passa. L'aeroporto di Helsinki-Vantaa dista solo poco più di mezz'ora da Porvoo. Il viaggio è ormai alle battute finali. Ripenso a quello che ho appena vissuto e allora un consiglio spicciolo a tutte le neo-famiglie lo voglio proprio dare: siate egoisti, per voi stessi e i vostri figli! Non "cedete alla tentazione" di dover condividere per forza il vostro tempo libero con terzi in questa delicata, unica e meravigliosa fase delle vostre vite. Abbiamo poco tempo per stargli accanto e vivere incredibili esperienze. Sono partito per la Finlandia con la più straordinaria delle compagnie e ancora oggi ripenso a quei giorni, raccontandoli a mio figlio e assicurandogli che vivremo tante avventure insieme, tornando anche lì, dove i nostri viaggi sono cominciati insieme.

Sfatiamo infine il mito del "freddo nordico". Forse una volta, non lo so. Vivo a Venezia e troppo spesso vedo insofferenza nei confronti dei turisti: non lo sopporto! Non c'è cosa più bella dell'arrivare in una terra straniera e sentirsi ben accolti. Sono partito verso una nazione sconosciuta e ho sempre trovato ad accogliermi un calore autentico e sincero. Ci ripenso ancora oggi. Lo sto facendo proprio ora. Ogni abitazione dove ho soggiornato, ciascuna con la sua piccola sauna, si è presa un pezzetto del mio cuore e allo stesso tempo me ne hanno donato uno le persone incontrate. In ogni casa dove ho dormito, ho lasciato una piccola lacrima di gioia.

Consegniamo la macchina direttamente in aeroporto (delle tante soluzioni provate, la modalità migliore in assoluto quando si tratta di autonoleggio, prevedendo però un ragionevole anticipo). Guardo la "mia" auto bianca con quella tipica voglia di chi vorrebbe risalire a bordo e non andarsene più, sfrecciando verso l'ignoto. Saliamo in aereo. Il piccolo e mia moglie guardano sereni fuori dal finestrino, io molto meno. Poco importa (dicasi strizza da partenza). Mi concentro su di loro. Riguardo sul telefono le tante foto scattate in Finlandia. So che è banale, ma mi rifiuto di credere che questo sia un addio. Questo è solo un dolcissimo arrivederci. Ho ancora qualche pensiero da tramandare e poi vi saluto per davvero:

"[...] Chi di voi non è stato ancora coinvolto?
Ad anima intatta e traboccante,
non saprei più cosa raccontarvi
... non prima almeno
di aver ricominciato a setacciare
ogni sguardo dei vostri benvenuto"
                                                          (Porvoo, 11 Agosto ’17)

A zonzo per Helsinki (di sfondo la cattedrale di Uspenski) © Luca Ferrari
Helsinki, la cattedrale luterana © Luca Ferrari
Il litorale sabbioso di Hanko © Luca Ferrari
On the road verso Molpe, e l'uscita di Turku © Luca Ferrari
Un delizioso alloggio finlandese preparato con il lettino © Luca Ferrari
L'arcipelago del Kvarken, patrimonio dell'UNSESCO © Luca Ferrari
Scorcio dell'isola di Hailuoto © Luca Ferrari
Renne in Lapponia © Luca Ferrari 
Il villaggio di Babbo Natale, a Rovaniemi (Lapponia) © Luca Ferrari
I sentieri nel Parco Nazionale di Oulanka, in Lapponia © Luca Ferrari
I sentieri nel Parco Nazionale di Oulanka, in Lapponia © Luca Ferrari
Il monumento al fondista Kalevi Oikarainen, a Kuusamo © Luca Ferrari
Scorcio marino di Savonlinna © Luca Ferrari

sabato 12 giugno 2021

Canada, il Fundy National Park

Alma (New Brunswick Canada), Le maree del Fundy National Park © Luca Ferrari

Giugno è stato dichiarato in Canada il mese dei parchi e dello svago. Permettetemi allora di accompagnarvi ad Alma (New Brunswick), alla scoperta del Fundy National Park.

di Luca Ferrari

I sentieri nel bosco , le sorgenti. Qualche amichevole "creatura umana". Le spettacolo delle maree, circondato dall'immenso respiro arboreo. Davanti a me, solo le distese oceaniche della Baia di Fundy. Potrei essere un pesce fuor d'acqua, o un alce in libera escursione marina. Non so bene più cosa sia diventato. Sono parte di qualcosa infinitamente più grande di me. Ogni tentativo di interpretazione è diventato un linguaggio promosso dalle nuvole nascoste nella foresta. Sto facendo incetta di promesse, emozioni e scorci. Un unico e reale spartito condiviso. Eccomi, organismo vivente nel Fundy National Park, ad Alma (New Brunswick), in Canada.

Il mio viaggio-reportage nel Canada orientale è iniziato da qualche giorno. Il Quebec è ormai alle mie spalle e quando arrivo a cielo ormai tendente al blu scuro, qualcosa non mi torna. Ho scoperto (a mie spese, e fame...) che in Canada supermercati e ristoranti chiudono presto rispetto ai ritmi italiani. Parcheggiato il mezzo poco distante dall'Octopus Garden, l'orologio interno segna un'ora in più rispetto al mio smartphone. La spiegazione è semplice. In New Brunswick, così come in Nuova Scozia e nell'isola del Principe Edoardo (Prince Edward Island), le lancette vanno messe un'ora avanti rispetto alla provincia canadese francofona.

Il mattino dopo, prima ancora di concedermi un tuffo nell'abbraccio caffeino, l'aria salmastra della Bay of Fundy mi ricorda il motivo del mio viaggio. Indomito, inizio presto a organizzarmi, destinazione il Fundy National Park, iniziando dal sentiero Moosehorn trail, suddiviso in due segmenti da 2,6 e 2,2 km. Le aree verdi canadesi non spiccano certi per spacci mangerecci sparpagliati ovunque, e così prima di incamminarmi, è d'obbligo (e consigliato nelle stesse guide), provvedere alle vettovaglie. Niente di meglio allora, che dei panini preparati in loco al Kally's Bakery.

Nel mio gps personale, punto alle cascate di Laverty Falls, visibili dalla base e sulla cima. Il percorso è un'immersione totale nel verde bel bosco. I visitatori sono pochi, anzi nessuno lungo il cammino. Arrivato a ridosso della mia meta, qualche stoico campeggiatore è in tenuta balneare e si concede qualche tuffo. Proseguo poi per un altro sentiero, The Forks (3,4 km) tra alberi di abete, betulla e acero. Tutt'intorno il Broad River, ricco di salmoni, dove la precisa cartellonistica rammenta la costante formazione di ampie pozze-piscine d'acqua. Cammino e cammino ancora. Trattengo un po' il respiro. Sento solo i sussurri di Madre Natura.

Riprendo l'automezzo e mi dirigo al Point Wolfe River. Come spesso accade durante i miei viaggi di scoperta, pur conoscendo la mia meta, non mi prendo troppo tempo nell'appurare i dettagli. In questo caso la domanda è: troverò la zona con l'alta marea oppure no? Costeggiando il sentiero ci metto poco a scoprirlo: la terra è emersa, e dunque posso scendere giù e camminare lì dove le distese oceaniche tra non molto arriveranno a ricoprire ogni cosa. Lo spettacolo lungo il breve sentiero di Shiphaven (0,5 km) è davvero incredibile, proiettando lo sguardo oltre ogni orizzonte acqueo immaginabile.

L'aria è molto fresca. Qui, al Fundy National Park nel New Brunswick, ci sono le maree più alte del mondo. Copre un'area di duecento chilometri quadrati abbondanti. La differenza tra bassa e alta marea, va dai 12 ai 16 metri. Qualche scoiattolo intanto, si diverte a farmi compagnia, comparendo e nascondendosi. Il tempo di riprendere la breve salita, e mi sembra già che il panorama stia iniziando a cambiare. A poco più di mezz'ora di macchina intanto (43 km circa), un altro spettacolo incredibile di maree mi attende, quello di Hopewell Rocks, ma quella è un'altra storia. Una storia che sarà di sicuro protagonista su "Viaggi del mondo". 

Giugno, 2021. Con il graduale e progressivo allentamento delle misure anticovid e il sempre maggior incremento delle vaccinazioni, anche il popolo canadese ha iniziato a riprendersi i propri sconfinati spazi. Così, il Canadian Parks and Recreation Association (CPRA) ha dichiarato giugno il mese dei parchi: parks and recreation month). Per spronare i canadesi a godersi l'immenso patrimonio naturalistico celebrando il suddetto mese, ha anche lanciato un contest sui social media, invitando a concludere la seguente frase: #JPRM2021: Now more than ever, parks and recreation... Ora più che mai, parchi e attività ricreative...

Molte province hanno risposto "presente" all'appello della CPRA ed ecco elencate nel sito istituzionale canadese le attività dell'Alberta, con la propria Recreation & Park Association, la Nuova Scozia (con una sezione specifica sul sito Recreation NS) e la Prince Edward Island, quest'ultima promuovendo il tutto sugli account GoPei di Twitter e Facebook. Posso immaginare i cittadini e i fortunati turisti che avranno la fortuna di raggiungere quest'ultima, celebrando giugno a dovere, e sbizzarrendosi tra l'Argyle Shore Provincial Park, passando per Green Gables casa di Anna dai capelli rossi, fino al Greenwich Dunes National Park.

Si è fatto tardi. La marea ormai è alta. Devo ancora arrivare al parcheggio, quand'ecco incontrare uno dei tratti distintivi dei parchi canadesi: due comode sedie rosse posizionate in una tattica posizione. Non mi faccio pregare, e mi siedo là. Osservo il panorama. Sulle mani ho ancora un po' di terriccio bagnato. Nelle tasche ho ancora qualche conchiglia raccolta. Sul viso sento ancora l'acqua dialogare con i miei pensieri più sinceri. Chiudo gli occhi per qualche istante. Chiudo gli occhi per qualche minuto, a intermittenza. Ho come l'impressione di aver messo radici. Un sogno? Una metafora? Una speranza? O "solo" una visita al Fundy National Park di Alma, in New Brunswick (Canada)? Io la risposto la conosco. Adesso tocca a voi.

Le cascate di Laverty Falls (Fundy National Park)

Alma (New Brunswick – Canada),il Fundy National Park © Luca Ferrari
Alma (New Brunswick – Canada),il Fundy National Park © Luca Ferrari
Alma (New Brunswick – Canada),il Fundy National Park © Luca Ferrari
Alma (New Brunswick – Canada),il Fundy National Park © Luca Ferrari
Alma (New Brunswick – Canada),il Fundy National Park © Luca Ferrari
Alma (New Brunswick – Canada),il Fundy National Park © Luca Ferrari
Alma (New Brunswick – Canada),il Fundy National Park © Luca Ferrari
Alma (New Brunswick – Canada),il Fundy National Park © Luca Ferrari
Alma (New Brunswick – Canada),il Fundy National Park © Luca Ferrari
Alma (New Brunswick – Canada),il Fundy National Park © Luca Ferrari
Alma (New Brunswick – Canada),il Fundy National Park © Luca Ferrari
Alma (New Brunswick – Canada),il Fundy National Park © Luca Ferrari

venerdì 4 giugno 2021

Uppsala fluviale, verso il Castello di Skokloster

Svezia, in battello davanti al castello di Skokloster © Luca Ferrari

Da Uppsala (Svezia) fino al castello barocco di Skokloster. Navigando sul fiume Fyrisan, fino ad arrivare al golfo di Ekoln, all’estremo nord del lago Mälaren,

di Luca Ferrari

Viaggio nella Svezia più naturale.  Tinte verdastri. Blu come il mare più profondo. Fiumi e laghi sono la mia strada insieme a estemporanei compagni di viaggio. Complici nei visi. Negli scatti fotografici. In qualche ricordo. Quando la corda si stacca dalla banchina, siamo tutti testimoni di questa piccola crociera. Nessuna fermata. Solo noi, l’acqua, la ricca vegetazione sulle sponde e qualche avamposto civile. Dall'esperienza vissuta per il magazine online il reporter, un nuovo mondo acqueo mi si staglia  davanti.

Una fresca brezza mi accompagna nei miei passi di prima mattina a Uppsala, a poco più di 70 km da Stoccolma, capitale della nazione scandinava. Con ancora negli occhi ancora il trionfo barocco della cattedrale, sono pronto per una nuova destinazione. Di mattina presto attraverso la città costeggiando il fiume Fyrisan, fino a raggiungere il ponte Islandsbron dove il battello Carl Gustaf Wrangel è lì ormeggiato. Il molo è ancora privo di passeggeri. I locali vicini sono chiusi.

Il capitano ha la tipica aria del vecchio lupo di mare, con tanto di fiera barca bianca. Sul traghetto i posti seduti sono un centinaio al coperto, più altri 48 al piano superiore all’aperto. Solitamente il servizio è in funzione dal maggio al metà settembre. Nel periodo autunnale il fiume è spesso ghiacciato. Una sola partenza giornaliera da Uppsala alle h. 11 con arrivo al castello dopo quasi due ore di navigazione. Prezzo ragionevole attorno alle 200 corone (circa 20 euro) il prezzo di andata e ritorno; gratuito per gli under 12 accompagnati da un adulto gratis e gli over 85.

Nella prima parte del viaggio resto quasi sempre a prua, con le mani a caccia di sussurri rallentati. La navigazione non subisce mai impennate. La corrente è in sintonia col paesaggio circostante. Nei miei ricordi più splendenti in terra svedese, c'è il mare roccioso e sconfinato di Smogen. Questo è un alltro ecosistema. Alberi acquatici. Qualche attracco che mi rimanda al vecchio Mississippi. Da questa posizione riesco solo a immaginare che l’intero mondo sia un posto meraviglioso.

Il sole scalda velocemente. Inizio a bazzicare anche i piani alti. Tra una salita e una discesa, trovo il tempo di sedermi sulla scaletta e guardare la scia di onde da poppa, mentre dietro, fedele, ci segue una barca a vela. Sulla riva destra riconosco un impianto di risalita in attesa di rimettersi al lavoro con le fitte nevicate invernali. Sulle orme delle epiche sfide tra le università di Oxford e Cambridge, incrociamo un equipaggio impegnato nella voga all’inglese, tra un paio di chiuse, un minuscolo battello traina un imbarcadero completo di tavolino e rimessa.

Quasi due ore di navigazione, poi finalmente, nel golfo del Lago Ekoln, s’intravede la fisionomia del castello di Skokloster. Sempre più vicina. Inizio a provare una certa reticenza a sbarcare. Più forte persino della curiosità di partire alla scoperta delle sale della fortezza del monarca svedese. Credo sia così. Sono sicuro di aver passato i primi minuti del viaggio in attesa che qualcuno scambiasse il mio zaino  per un regalo dimenticato. Insolitamente, sono sicuro di non aver mai chiuso gli occhi per tutta la durata di questo itinerario.

Adesso invece che sento già il profumo della terra, vorrei sempre di più continuare a solcare le correnti, in attesa che il rosso del cielo allunghi i suoi lembi fin dentro le profondità acquee. Non ha mai preteso di seguire un cammino. Ecco perché è sempre stato così facile perdermi. Adesso vorrei che ognuno prima di scendere mi consegnasse le sue bussole. Dal nucleo della vita, la somma dei movimenti gitani sprigiona la forza in poche e significative espressioni di bolina. 

Svezia, a passeggio per Uppsala © Luca Ferrari
Svezia, in battello. Si parte da Uppsala © Luca Ferrari
Svezia, in battello sul fiume Fyrisan (Uppland) © Luca Ferrari
Svezia, in battello sul fiume Fyrisan (Uppland) © Luca Ferrari
Svezia, in battello sul fiume Fyrisan (Uppland) © Luca Ferrari
Svezia, in battello sul fiume Fyrisan (Uppland) © Luca Ferrari
Svezia, in battello sul lago Malaren (Uppland) © Luca Ferrari
Svezia, in battello sul lago Malaren (Uppland) © Luca Ferrari
Svezia, in battello sul lago Malaren (Uppland) © Luca Ferrari
Svezia, in battello sul lago Malaren (Uppland): il castello di Skokloster © Luca Ferrari
Svezia, il battello ormeggiato sul lago Malaren (Uppland) © Luca Ferrari

sabato 17 aprile 2021

Baia dei Porci, il trionfo di Cuba

Cuba, Baia dei Porci - l'ingresso al Museo Giron © Luca Ferrari

Viaggio al museo di Playa Giron, in quella baia dei Porci dove sessant'anni fa, il 17 aprile 1961, l'esercito di Fidel Castro scrisse un'indelebile pagina di storia di Cuba (e non solo).

di Luca Ferrari

La pulce contro Godzilla. Davide contro Golia. L'isola contro il continente. Sono passati sessant'anni da quando gli Stati Uniti provarono a rovesciare il legittimo Governo di Cuba, e ancora oggi quella indelebile pagina di Storia nel pieno della Guerra Fredda, non smette di suscitare fascino e riflessioni. Che cos'è la democrazia e che cos'è la dittatura? Laggiù, nel golfo di Cazones, sulla costa sud-occidentale dell'isola di Cuba, gli "esportatori di democrazia" divennero aggressori senza scrupoli. Questa volta però, trovarono un antagonista tenace e insuperabile. Una popolazione decisa a tenersi la propria terra, a costo di rimbracciare il fucile. E così fece.

Non si può dire di essere stati a Cuba se non si ha visitato la Baia de Porci. E per visitarla intendo prendere una macchina a noleggio, attraversare l'autopista, chiedere informazioni alla sempre cordiale popolazione, arrivando finalmente in questo porzione dell'isola dove in molti avranno il dubbio se la scelta dello sbarco non fosse un tentativo di godersi una giornata al mare invece di fare la guerra, tanta è la bellezza. È esattamente ciò che ho pensato una volta qui giunto, in una calda giornata di settembre di qualche anno fa, quando Fidel Castro era ancora vivo, e nel mio bagaglio di reporter c'erano già i sigari comprati in una piantagione di Vinales.

Natura e memoria camminano (marciano) ancora oggi fianco a fianco nella baia dei Porci. Scogli e mare caraibico da una parte, filmati d'epoca e oggetti storici con cui fu respinta l'invasione yankee dall'altra. Cuba non è un viaggio come gli altri per gran parte di noi europei (e non solo). La storia ha il sopravvento e prima di tuffarmi (e rituffarmi ancora) da speroni rocciosi, ritrovandomi poi addirittura a nuotare in una specie di piscina naturale incastonata nella roccia piena di innocue creature marine, faccio il mio ingresso con estrema voracità culturale nel museo di Playa Giron. Non c'è nessuno a parte il sottoscritto e la mia inseparabile "compagna di viaggio". 

Mezzi aerei e cingolati mi fanno subito capire verso cosa mi stia incamminando. Entrato nella struttura, pannelli esplicativi con foto d'epoca raccontano i fatti. Tutto ebbe inizio la mattina presto di lunedì 17 aprile 1961, quando millequattrocento esuli castristi, rifugiatisi negli USA al tempi della presa di potete dei Barbudos, raggiunsero la baia, a duecento km circa dalla capitale, l'Avana. L'azione ebbe la benedizione della Casa Bianca stessa, e le truppe di sbarco furono addestrate dai Servizi Segreti americani. Nonostante molti ambienti dell'esercito spingessero l'invasione diretta, il più prudente John Kennedy adottò la linea di sostenere l'insurrezione, comunque condotta da cubani e non americani. 

Castro però non era uno sprovveduto, e forte di un sostegno popolare ancora fortissimo (all'epoca), riuscì a bloccare l'invasione, piegando definitivamente il tentato colpo di stato in pochissimi giorni. Se già l'impresa della Rivolucion due anni prima aveva avuto un'aurea quasi leggendaria, lo sbarco  fallito alla baia dei Porci consacrerà in modo definitivo Fidel Castro come emblema della resistenza all'imperialismo a stelle e strisce nel resto del Continente americano. Un'esperienza questa che resterà un caso unico e sporadico, e che vedrà nel Cile di Pinochet per esempio, un esito del tutto differente e molto più tragico per i civili.

Nel mio peregrinare in questo avamposto di storia cubana, il gentile custode mi fa accomodare in una stanza dove posso visionare un filmato d'epoca. Il caldo è tanto e un ventilatore o una sgangherata aria condizionata (non ricordo bene) fa quello che può. Fa niente, quando iniziano a scorrere le immagini in bianco e nero di sessant'anni fa, le emozioni sono tante. Ciascuno di noi, almeno una volta nella vita, si è trovato di fronte un nemico più potente e avere davanti a sé la cronaca di questa impresa ci riempie di orgoglio e speranza, perché quel successo fa parte del nostro vissuto interiore, anche se non ci appartiene personalmente, come Dunkirk o lo sbarco in Normandia.

1961-2021, sessant'anni dopo il fallito rovesciamento del governo di Castro, siamo ancora qui a scrivere dei suoi eroi. Di quei protagonisti, oltre all'imperitura memoria, sono rimasti in pochissimi. Il Leader Maximo Fidel Castro se n'è andato pochi anni or sono, l'eroe argentino Che Guevara fu giustiziato in Bolivia dai Generali. Di quel pugno di rivoluzionari che partirono dall'assalto alla Caserma Moncada fondando il Movimento del 26 Luglio, rovesciando poi la dittatura di Batista e infine respingendo le mire espansionistiche degli Stati Uniti, rimane Raul Castro, ex-presidente e fratello di Fidel, e qualche altro storico guerrigliero. 

Ci sono nazioni che sono state segnate in modo indelebile dall'occupazione straniera. Cuba è una di queste. L'Iran è un'altra, e a detta di moltissimi esperti internazionali, è più tollerabile una dittatura interna che non una mano occupante imposta da altri. L'evoluzione della politica cubana post-rivoluzione, purtroppo, è nota a tutti, sebbene debba essere contestualizzata con l'ingombrante presenza di un nemico situato a poche miglia dalla propria costa, che ancora oggi vergognosamente impone un embargo, impedendo di svolgere regolari attività commerciali con moltissime nazioni. Come se la minuscola Cuba fosse una minaccia per il "mondo libero".

La storia di Cuba è la sua rivoluzione. La storia dei Cuba passa per la baia dei Porci e quell'epico 17 aprile 1961, quando una piccola isoletta dimostrò a tutti che neanche la più grande potenza del mondo poteva decidere il loro destino. Sessant'anni dopo siamo ancora qui, a ricordare quella impresa. Fidel Castro e la sua Cuba si ribellarono a un destino che sembrava scritto e ancora oggi, pagano un prezzo altissimo per essersi opposti. Per molti popoli non è stato così. Molte nazioni sono state piegate e assoggettate a logiche economiche, ed è sempre stato così fin dalla notte dei tempi. A Cuba, in quei caldi giorni all'inizio di un decennio che avrebbe cambiato il mondo, andò diversamente. Noi lo sappiamo bene e ci piace ricordarlo ancora. 

Cuba, Baia dei Porci © Luca Ferrari
Cuba, Baia dei Porci - il Museo Giron © Luca Ferrari
Cuba, Baia dei Porci - pannelli esplicativi al Museo Giron © Luca Ferrari
Cuba, Baia dei Porci - la stampa locale al Museo Giron © Luca Ferrari
Cuba, Baia dei Porci - sale del Museo Giron © Luca Ferrari
Cuba, Baia dei Porci - memorabilia del Museo Giron © Luca Ferrari
Museo Giron (Baia dei Porci, Cuba) - filmato d'epoca © Luca Ferrari
Museo Giron (Baia dei Porci, Cuba) - la sala per proiezioni © Luca Ferrari
Museo Giron (Baia dei Porci, Cuba) - esterno © Luca Ferrari
Cuba, Baia dei Porci © Luca Ferrari

venerdì 2 aprile 2021

Le cullure di Pasqua

Cullure calabresi appena sfornate © Luca Ferrari
Dall'infinito ricettario italiano, eccoci in Calabria, alla scoperta dei tipici dolci pasquali: cullure. Una sorta di ciambelloni (donut), con cui saziarsi di dolcezza.

di Luca Ferrari

Indiscussa delizia della cucina calabrese, le cullure si preparano nel periodo pasquale. Ottime per la colazione, merenda e dessert. Soffici e con l'uvetta. Una ricetta all'insegna della semplicità a base di farina, uova, zucchero, olio e anice. La notte a lievitare in "fanciullesca" in attesa dell'indomani per infornare. C'è chi li da più piccini, e chi belli corposi. La fantasia non conosce regole. E, in perfetto clima pasquale, lì, nel buco, anche un uovo, cucinato anch'esso nel forno.

Buona Pasqua a tutti!

lunedì 15 marzo 2021

Lettera di un padre amareggiato

Mimose dell'8 marzo dipinte da un bambino © Luca Ferrari

Dal lockdown 2020 alla zona rossa 2021 (lockdown?). Lì nel mezzo, l'incompetenza mondiale che continua a condannare milioni di persone, anche alla bancarotta.

di Luca Ferrari

Sono un genitore. Sono un professionista. Sono un essere umano esasperato. Fino a oggi ho avuto la fortuna di non vedere nessuno dei miei cari ammalarsi di covid19 ma la strada è ancora molto lunga, e l'alba della svolta (autentica) è lontana Ho affrontato il primo lockdown con un certo ottimismo. Mi sono difeso, ho lavorato e mi sono preso cura del mio cucciolo. È stato piacevole averlo in quei mesi a casa. Non pensavo avrei più avuto l'opportunità di vederlo crescere a stretto contatto col sottoscritto in così tenera età. Adesso è diverso. Adesso mi aspettavo qualcosa di più da quel mondo che dirige le nostre esistenze. A parte qualche scampolo ironico, non ho mai preso di petto la situazione sui social media. Oggi sento che è arrivato il momento di scrivere qualcosa. Un pensiero. Un rimprovero. Un'amara considerazione su qualcosa che non è mai davvero cambiato.

Perché ogni singolo errore del popolo lavoratore viene pagato nel peggiore dei modi e al contrario chi è ai vertici di comando, può permettersi di sbagliare anche in modo clamoroso senza conseguenze? Siamo di fronte all'incompetenza più crassa e letale. Un'incompetenza che ricadrà sulle nostre spalle e dei nostri figli, nipoti e bisnipoti. Un'incompetenza che arricchirà banche e malavita, cosa per altro già evidenziata da molti analisti. Un'incompetenza che ci chiede di continuare a lavorare in smartworking ma con i figli a casa, nel frattempo impegnati studiare a distanza (dando per scontato dunque che tutti abbiamo più computer a disposizione e ci sappiamo sdoppiare in 2-3 entità, ndr), o per chi li ha più piccoli, intrattenerli a prescindere da tutto, senza nemmeno poter uscire di casa.

In questi mesi abbiamo assistito alle liti peggiori interne ai partiti e/o l'un contro l'altro. L'ennesima caduta del governo, e l'ennesimo governo deciso senza il voto degli elettori. Fa niente, non c'è stato nulla di illegale. La legge lo consente e ce ne faremo una ragione (...). Dopo un anno di privazioni però, la domanda sorge spontanea: che cosa è stato fatto fino a ora per invertire la rotta? Smaltite le comprensibili difficoltà iniziali della pandemia, com'è stato possibile che non fosse preparata una seria programmazione vaccinale ancor prima che fossero a disposizione i vaccini in modo da guadagnare tempo prezioso? Com'è stato possibile gestire l'estate senza immaginare, seriamente, quello che sarebbe successo in autunno? Tempo che adesso non c'è più, e ci ha condannato all'ennesima restrizione forzata con la speranza di "tornare in pista" martedì 6 aprile, dopo l'apertura pasquale.

Ecco, ci risiamo. Prima il Natale, adesso Pasqua. In tutto questo periodo sembra che la più grossa preoccupazione sia l'ennesimo pranzo familiare, non pensando a nessun modo alternativo di vivere la festività, se non quello di fare quello che è sempre stato fatto, e con la pancia piena. Così, mentre gli studenti di ogni fascia di età vengono privati del loro legittimo diritto alla presenza in aula, il nostro Governo si è subito mobilitato per specificare che a Pasqua verranno concesse aperture, e questo senza nemmeno usare uno straccio di condizionale. Quindi in conclusione: certezza di rimanere chiusi tre settimane, si; far uscire tutti per Pasqua senza aspettare nessun straccio di dato, si. Non mi sono mai ritenuto un campione di logica, ma vorrei che qualcuno che me la trovasse in questa doppia azione.

E ora tu, lettore che sei arrivato fino a questo punto. Ho aspettato la seconda parte di questo articolo per spiegarti che cosa sia l'immagine di copertina: trattasi di un disegno con le mimose per la festa della donna realizzato da mio figlio alla Scuola Materna. Da oggi non ci può più andare. Per il secondo anno consecutivo inoltre, non potrà festeggiare il compleanno con i suoi amichetti. Per il secondo anno consecutivo saremo solo io e la sua mamma a riempirlo d'amore nel giorno della sua nascita. Faremo del nostro meglio ma qualcosa mancherà. Avevo già parlato con le sue maestre per portare tanti dolci e i suoi amati palloncini in quel giorno. Non lo potrò fare. Non è certo colpa di Mario Draghi di tutto questo, ci mancherebbe, ma che qualcosa in più potesse essere fatto, è indubbio. Qualcosa di più che nessuno ormai più potrà fare, e le cui conseguenze, ricadranno sulle spalle altrui.

Mi piacerebbe essere così ottimista da credere che questa crisi sanitaria mondiale sia stata del tutto casuale ma dopo un anno, lo dico con estrema amarezza, ci credo sempre meno, anche a costo di passare per "complottista", che non sono. Se volessi mettermi a tavolino, non avrei difficoltà a trovare elementi a supporto delle tesi più estreme, oltre ad allarmanti analogie col passato. In un anno centinaia di migliaia di persone hanno perso lavoro o la propria attività, sono stati contratti debiti e gli unici a guadagnarci in queste sabbie mobili sono sempre loro: le banche e chi già possiede quasi tutto. "Qualcuno è morto"? E pazienza, quando mai la morte ha fermato il profitto? Questo è il mondo. Lo è sempre stato e sempre sarà. Lo era all'inizio del 19° secolo, lo è nei tecnologici anni Duemila. Chi lo nega, fa parte di quel mondo e lo sa bene.

Venezia, lunedì 15 marzo 2021. Sono appena le 7 del mattino. Io e mia moglie siamo già in piedi da un'ora abbondante. Dormiamo sempre meno, noi come tanti altri genitori (e non). Davanti a noi abbiamo l'ennesimo tunnel dove ci viene promessa una lanterna ma al massimo ci offrono un innaffiatoio per raschiare la terra. Sono appena le sette del mattino di lunedì 15 marzo 2021 e davanti a noi ci sono (almeno) tre settimane a stretto contatto col nostro meraviglioso figlio, insieme al quale dovremo conciliare l'attività lavorativa e le privazioni alla sua vita. Prendo il mano il suo disegno. In quel giallo dipinto dell'8 marzo disegnato per la sua mamma vedo la più autentica delle speranze con cui andare avanti e costruire un mondo diverso. Guardo una foto di mio figlio e mia moglie in campo, sorridenti e felici col disegno in mano, appena pochi giorni fa. Quante persone prima di me hanno fatto lo stesso? E dove siamo arrivati oggi? (...) Sospiro di desolante esasperazione.

Buongiorno, e buona fortuna a tutti.

giovedì 11 marzo 2021

Malga Cloz, il cuore rustico della Val di Non

Malga Cloz, immersa nella neve della Val di Non (Tn) © Luca Ferrari

Alla scoperta della placida Malga Cloz (1734 m s.l.m), immersa nel panorama innevato della Val di Non (Tn)  al cospetto della catena delle Maddalene

di Luca Ferrari

Val di Non, avamposto di natura, stalle dal fascino infinito e placide passeggiate. Qualche tornante, e poi addio alla macchina, destinazione Malga Cloz. Una breve passeggiata tra il “soffice” verde del bosco e poi ecco il panorama aprirsi. Solo neve, montagne, cielo azzurro e un sentiero. Pochi minuti di camminata senza chissà quale sforzo. L'ideale per chi non è troppo attrezzato o vuol provare la gioia di portare il proprio figlioletto sulla neve con la slitta. E lì, nel silenzio immacolato, qualche gustosa specialità locale per unire l'anima al palato.


 Leggi il mio reportage sul settimanale internazionale L’Italo-Americano.

Camminando nel bosco verso Malga Cloz, in Val di Non (Tn) © Luca Ferrari
Sul sentiero innevato verso Malga Cloz, in Val di Non (Tn) © Luca Ferrari
Sul sentiero innevato verso Malga Cloz, in Val di Non (Tn) © Luca Ferrari
 Malga Cloz, in Val di Non (Tn) © Luca Ferrari
Benvenuti a Malga Cloz, in Val di Non (Tn) © Luca Ferrari
Tagliatelle al ragù e canederlotti, una delizia da gustare a Malga Cloz © Luca Ferrari
Polenta, formaggio di malga e crauti, una delizia a Malga Cloz © Luca Ferrari
La catena delle Maddalene tutt'intorno a Malga Cloz, in Val di Non (Tn) © Luca Ferrari