venerdì 19 aprile 2019

Il Gesù impaurito di Leonardo Corona

La Passione - Cristo flagellato (dettaglio), di Leonardo Corona
Misericordioso. Impavido. Pronto a sacrificarsi per l'umanità. Sulla grande tela di Leonardo Corona  esposta all'Ateneo Veneto di Venezia però, Gesù è un uomo solo e impaurito.

di Luca Ferrari

Lo sguardo impaurito rivolto verso il suo aggressore intento a flagellarlo. Lui lì, legato e inerme. Guarda con spavento la brutale azione di un altro essere umano. Anche nei momenti di sofferenza estrema, raramente Cristo viene mostrato con quella legittima paura che qualsiasi uomo normale avrebbe avuto nell'essere torturato e poi messo a morte. Certo, lui era il figlio di Dio ma non era anche un uomo? Nella grande tela esposta nell'Aula Magna della Scuola Grande di San Fantin, sede della secolare istituzione dell'Ateneo Veneto a Venezia, Gesù viene ritratto da Leonardo Corona con gli occhi (quasi) di un bimbo, incapace di comprender il male.

Situato a due passi dal Teatro La Fenice, l'Ateneo Veneto racconta ogni giorno storie di cultura con incontri gratuiti. Al suo interno, oltre all'ampia Aula Magna, un'altra sala, la Tommaseo anch'essa traboccante di opere d'arte e adibita ad eventi pubblici, quindi l'ex-sagrestia della Scuola, oggi sala Vittorio Cini, e infine una ricca biblioteca aperta al pubblico. Tra le molte opere interne, anche una pala del Tintoretto, l'Apparizione della Vergine a San Girolamo, in questi giorni in prestito alla National Gallery di Washington per la mostra: Tintoretto, Artist of Renaissance. Molto elegante l'ampia facciata (a capanna) con tre statue sui vertici del frontone raffiguranti due angeli e la Madonna al centro, quindi il bassorilievo di Cristo in croce nella nicchia subito sottostante.

Cristo è braccato. Il suo destino è oramai segnato. Come un'orda di squallidi avvoltoi, sadici aguzzini si scagliano contro di lui. Un uomo lo tiene bloccato. Un altro brandisce una frusta per colpirlo. Gesù potrebbe rispondere, liberarsi e mettersi in salvo ma ha deciso e subisce. Nella pennellata del Corona (Murano 1561 - Venezia, 1506) emerge un dettaglio non così frequente. Il figlio di Dio appare impaurito, quasi sbigottito per la violenza che sta per scagliarsi contro di lui. Nel tratto morbido del disegno, Gesù si spoglia del suo essere divino, mostrandosi per quello che semplicemente era: un uomo che credeva nella bontà dell'uomo.

Perché lo stai facendo, sembra chiedere il Cristo flagellato di Leonardo Corona esposto nell'Aula Magna dell'Ateneo Veneto, a Venezia. Una domanda che racchiude tutta la più spontanea semplicità di chi non riesce ad accettare e comprendere un simile gesto. Oggi, nel terzo millennio super-tecnologico, siamo ancora in tantissimi, laici e di tutte le fedi, a chiederci sbigottiti come sia cambiato così poco. Oggi, davanti a La Passione del pittore veneziano Leonardo Corona, milioni di persone si chiedono scioccate come e perché possano morire così tanti esseri umani inermi, schiacciati dalla prepotenza economico-bellica.

C'è una parte di ciascuno di noi nello sguardo di Gesù, nel Cristo flagellato de La Passione di Leonardo Corona e ormai non c'è più tempo. Dobbiamo uscire dal quadro e rompere le catene dell'odio e della violenza.

L'Aula Magna dell'Ateneo Veneto - Lungo le pareti, parte del ciclo de Le Storie della Passione
Venezia, la facciata della Scuola Grande di San Fantin, sede dell'Ateneo Veneto © Luca Ferrari
La Passione - Cristo flagellato, di Leonardo Corona

mercoledì 17 aprile 2019

Notre-Dame, Venezia è sorella di Parigi

Venezia, i palazzi di Ca' Farsetti - Ca' Loredan illuminate col tricolore francese
I palazzi di Ca' Farsetti, Ca' Loredan e il Teatro La Fenice illuminati dal tricolore francese come gesto di solidarietà di Venezia a Parigi per il tragico rogo di Notre-Dame.

di Luca Ferrari

Nella notte di martedì 16 aprile, le facciate dei palazzi di Ca’ Farsetti – Ca' Loredan, sede del Comune di Venezia affacciata sul Canal Grande, e quella del Teatro La Fenice si sono illuminate questa con i colori della bandiera francese come gesto di solidarietà all’intera nazione che il giorno precedente aveva visto la Cattedrale di Notre Dame gravemente danneggiata da uno spaventoso incendio e le cui cause sono ancora al vaglio degli inquirenti.

“Venezia, nella sua storia di città cosmopolita, ha sempre tenuto importanti relazioni culturali e commerciali con la capitale della Francia e le immagini dell'incendio che ieri sera ha distrutto buona parte di Notre Dame ha lasciato, in tutti noi, grande tristezza e sgomento" hanno commentato congiuntamente la presidente del Consiglio comunale Ermelinda Damiano e il Sovrintendente della Fenice, Fortunato Ortombina.

"Abbiamo rivissuto quei tragici momenti del gennaio 1996 quando un terribile rogo ha completamente distrutto il nostro Teatro La Fenice" hanno poi proseguito, "In una notte un pezzo della nostra città era andato in fumo ma da quelle ceneri, come il mitologico uccello, abbiamo saputo farlo risorgere e riportarlo agli antichi fasti. Con questo spirito e con la piena condivisione da parte del sindaco Luigi Brugnaro che, fin dalle prime allarmanti notizie di ieri sera, ha voluto manifestare la propria vicinanza agli amici francesi, abbiamo deciso di accendere il tricolore blu, bianco e rosso sulla facciata di due palazzi simbolo della vita cittadina. Tutti noi veneziani vogliamo arrivi alla Francia il nostro abbraccio e il nostro sostegno. Venezia è sorella di Parigi oggi e per sempre”.

Venezia, il teatro La Fenice illuminato col tricolore francese