mercoledì 16 dicembre 2015

Renato Minozzi, il postino di Babbo Natale

Portogruaro (Ve), il Santa Claus Post Office di Renato Minozzi © Luca Ferrari
Alla scoperta di un uomo che da fine novembre a dicembre si dedica a smistare la posta di Babbo Natale in persona. Lui è Renato Minozzi

di Luca Ferrari 

C’era una volta, bla bla bla. La maggior parte delle fiabe iniziano così. Ma come per le leggende, anche per le storie più fantasiose c’è sempre un pizzico di verità. Sta poi alle persone far germogliare quel seme e portarlo nella vita reale di tutti i giorni. Renato Minozzi, artista e studioso del paranormale, è una di queste persone. Ogni anno, a partire da metà novembre, sospende la propria attività per dedicarsi a tempo pieno a un compito molto speciale. Fare il postino di Babbo Natale. Ormai, migliaia e migliaia di lettere gli arrivano nel suo ufficio postale, a Portogruaro (Ve).

E lì, insieme a tanti amici “elfi” vengono lette le lettere di tutti i bambini (ma arrivano anche quelle di persone più cresciutelle).  Ad alta voce. In modo che il vento e l’atmosfera le portino fino a Koloupukki (Polo Nord). L’ingresso del giardino, con un simpatico pinguino e poco distante una renna a dare il benvenuto, lo dice chiaramente: Santa Claus Post Office

Questa sua missione incominciò, come nelle più belle favole, in  una sera natalizia. Interrogato sull’esistenza dell’uomo che porta i doni il 25 dicembre, Minozzi non ebbe dubbi su che risposta dare. E sfidando i commensali a scrivergli i propri desideri, aggiunse che dopo avrebbe fatto lui da intermediario. E da lì è iniziata la storia. Che continua ancora oggi. E continuerà. 

Entrare nel suo ufficio natalizio, è come tuffarsi in un mare di cielo terreno. Basta un passo dentro la porta, ed ecco apparire decine e decine di alberelli di natale. Confezioni regalo. La più ampia collezione di “Babbi”. E poi lettere. Tantissime. Tutte conservate. Tutte disegnate all’esterno. Lì dentro ci sono cuori che pulsano. Che vibrano. Che scandiscono il tempo.

Per molti Babbo Natale altro non è che un’invenzione della bibita Coca Cola. Per altri è qualcuno di reale. E sono in molti a giurare che dopo aver inviato la lettera a Renato, i loro desideri si siano avverati. Il postino, in effetti, lo conosce bene il suo datore di lavoro. Il suo libro Intervista a Babbo Natale (2003) svela alcuni dei suoi preziosi segreti.

Vorrei solo restare seduto tutto la notte ed essere svegliato in ogni istante del giorno da qualcuno che senta la voglia di comunicare quanto accaduto nel proprio cuore. Quale che sia  la fede di un desiderio, non credo sia troppo differente da una voce corale che spiazza lungo il vento delle strade.

“Se noi pensiamo una cosa, quella cosa esiste in assoluto”, Renato Minozzi.

Portogruaro (Ve), il Santa Claus Post Office di Renato Minozzi

Portogruaro (Ve), il Santa Claus Post Office di Renato Minozzi © Luca Ferrari
Portogruaro (Ve), il Santa Claus Post Office di Renato Minozzi © Luca Ferrari
Due volenterose elfe aiutano il postino Renato Minozz
I bambini con il postino Renato Minozzi e Babbo Natale

lunedì 9 novembre 2015

Il ponte di Mostar – Memoria bellica e turismo

Il ponte di Mostar © Ilse su Unsplash
Il 9 novembre 1993, durante la guerra dei Balcani, le Forze Secessioniste Croate distrussero il ponte di Mostar. Vent’anni dopo, il turismo di massa si affianca alla memoria di guerra.

di Luca Ferrari

Ricordi di guerra e voglia di andare avanti. Testimonianze dello scontro fratricida dell’ex -Jugoslavia tra i colori dei souvenir. A Mostar, nello stato di Bosnia Erzegovina, tutt’attorno il ricostruito ponte Stari most, oggi Patrimonio Mondiale dell’Umanità, il business commerciale ingolfa  la memoria della storia bellica più recente.

Lasciata l’Italia da un pezzo e oltrepassata Spalato (Croazia), procedo lentamente alla ricerca di una deviazione per evitare di arrivare fino a Metkovic, puntando a varcare quanto prima il confine croato e così prendere la statale E73 che porta diritta a Mostar, centro del cantone di Erzegovina-Neretvanska. Uscito dalla strada principale, dopo Vrgora e Prolgg sono alla dogana e finalmente entro in terra bosniaca.

Imboccata la strada per Medjugorje e superata Ljubuski,’immetto sulla statale all’altezza di Carljina. In questo prima parte della Federazione di Bosnia Erzegovina, una delle due entità politico-amministrative (a maggioranza croato-musulmana) in cui fu suddivisa l’ex-regione slava di Bosnia (l’altra è la Repubblica Srpska) dopo gli accordi di Dayton (1995), è palese la maggiore influenza del Governo di Zagabria. Bandiere rosso-bianco-blu con lo stemma al centro a quadratini bianco-rossi, sventolano fiere su molte abitazioni.

Ancora qualche kilometro e raggiungo la meta del mio viaggio, Mostar. In un attimo le immagini dei libri diventano reali. Per orientarmi seguo il corso del fiume Narenta che attraversa la città. Un piccolo parcheggio a ridosso dell’indicazione Stari Grad XVI st. e mi trovo a ridosso del celeberrimo ponte, fatto saltare in aria dalle Forze Secessioniste Croate il 9 novembre 1993. Un ponte senza chissà quale valore artistico particolare, al contrario del chiaro messaggio umano: noi da una parte, voi dall'altra.

A ridosso del ponte, oggi ricostruito sotto l’egida dell’UNESCO, un po’ a sorpresa scopro un piccolo quartiere molto affollato. Negozietti d’ogni sorta. Dai veli della danza orientale alle magliette dell’idolo calcistico Edin Dzeko, classe ’86 e originario di Sarajevo, attaccante della nazionale bosniaca attualmente in forza al team inglese del Manchester City. Ristoranti arabeggianti con tanto di graziosi inviti a entrare. Bancarelle di braccialetti, collane e artigianato locale in ferro battuto.

Tra le varie t-shirt, c’è spazio anche per la Storia con la faccia in primo piano di Josip Brof, meglio noto come Tito, capo della Repubblica Iugoslava dalla fine della II Guerra Mondiale alla sua morte (1980). Non manca l’ironia da indossare, con un eloquente frase impressa su tessuto: I am muslim, don’t panic (trad. Sono musulmano, niente panico). Anche la cultura si ritaglia il suo posto a ridosso del ponte: c’è una mostra fotografica sulla guerra e negozi con documenti cartacei e video sui conflitti balcanici passati e recenti in più lingue: slavo, tedesco, italiano, etc. 

In un televisore all’interno di una libreria vengono mostrati filmati della guerra dei Balcani, incluso l’abbattimento del ponte di Mostar. C’è silenzio. Come se si stesse entrando in un luogo sacro. Il forte ciarlare esterno si spegne di fronte a immagini di distruzione e morte. E lì davanti, un’opera artistica come monito. Una semplice pietra con una scritta nera in stampatello: DON’T FORGET ’93 (NON DIMENTICARE 1993).

Il tempo di allontanarmi un attimo e un trenino “Disneylandiano” con carrozze a ruote invade bruscamente  i miei pensieri. Non mi piace. Quasi non lo accetto. Col passare dei minuti capisco che è stato un giudizio affrettato. In fin dei conti dopo una guerra si cerca la normalità di vita. Perché allora sorprendersi di un simile mezzo turistico? Avrei avuto gli stessi pensieri in una Parigi o Londra che sia? Eppure anche loro furono bombardate.

Cammino nervoso  su e giù per lo Stari most. Un ponte la cui distruzione rappresentò ben più dell’abbattimento di un’opera architettonica (o strategica). La sua demolizione fu una sentenza di divisione tra etnie conterranee. Nell’indifferenza dell’Europa, la Bosnia sprofondò nell’orrore genocida. Sul ponte di Mostar passo da una sponda all’altra del Narenta. Oggi, qui, in questo angolo di Bosnia ed Erzegovina nessuno spara. Chissà domani cosa faremo...

Mostar (Bosnia ed Erzegovina) e il fiume Narenta © Luca Ferrari
Bosnia ed Erzegovina, il ponte di Mostar © Luca Ferrari
Bosnia ed Erzegovina, il ponte di Mostar © Luca Ferrari
Bosnia ed Erzegovina, il ponte di Mostar © Luca Ferrari
Mostar (Bosnia ed Erzegovina), il ponte © Luca Ferrari 
Mostar (Bosnia ed Erzegovina), il ponte © Luca Ferrari
Mostar (Bosnia ed Erzegovina), shopping © Luca Ferrari
Mostar (Bosnia ed Erzegovina), video di guerra © Luca Ferrari
Mostar (Bosnia ed Erzegovina) © Luca Ferrari
Mostar (Bosnia ed Erzegovina) © Luca Ferrari

giovedì 29 ottobre 2015

L'immensità della poesia umana

(da sx) Luca Ferrari, il vice-sindaco di San Miniato Chiara Rossi e Don Backy
Viaggio nella poesia della vita. Dalle canzoni di Don Backy all’incontro con il cantautore toscano durante una premiazione letteraria a San Miniato (Pi). 

di Luca Ferrari

Dal lontano panorama del Comelico bellunese alla recente campagna toscana. Lì nel mezzo, un’ampia e sbilenca porzione di vita. Lì nel mezzo, l'espressione artistica senza confini. Lì, agli antipodi (...), le parole musicali di Don Backy e Kurt Cobain. Un lungo e impensabile viaggio tra i cerchi dell’esistenza dove a emergere è sempre e solo lei, l'immensità della poesia umana.  

Estate 1989. Senza il benché minimo straccio di cultura musicale, assisto in televisione al programma Una rotonda sul mare, sfida canora dove gli storici protagonisti della musica leggera italiana duellano con i loro epici cavalli di battaglia. Nella puntata finale si presentano in 11 e all’ultimissima sfida ci sono il modenese Maurizio Vandelli (leader dell’Equipe 84), in gara con la canzone 29 settembre e il toscano Don Backy con Poesia. Allora non potevo certo immaginare che quest'ultimo si sarebbe ripresentato lungo il mio cammino.

Passano cinque anni e la mia penna per la prima volta trafigge la carta. Aldilà delle mie personali emozioni, è la musica il grande motore. Non quella italiana ma il rock contemporaneo e arrabbiato di Nirvana e Pearl Jam, in particolare. Con queste due band e i rispettivi cantanti-compositori dei testi, Kurt Cobain ed Eddie Vedder, si crea un legame fortissimo. Ancora oggi, oltre ad ascoltarli, la mera forma di ciò che scrivo spesso si richiama a quel primo imprinting. 

Ottobre 2015. Sono già 21 anni che scrivo poesie. Non sono mai riuscito a cambiare genere. Non mi è mai interessato. Ho sempre voluto rimanere lì. A sputare fuori parole senza metrica. Senza alcun ordine se non quello del mio istinto. Magari senza neppure un senso logico. Non importa, va bene così. 

A livello artistico però il 2015 è stato un anno complesso. Inaspettato. Per la prima volta in vita mia non ho sentito l'urgenza di scrivere. Avrei potuto farlo (l'ispirazione non è mai stata in discussione) ma non l'ho fatto, se non in sporadiche occasioni. In questi primi 10 mesi del 2015 ho scritto appena 91 poesie. Una miseria. Per farvi capire, nel 2009 ne buttai giù 776, nel 2002 addirittura 1154 mentre il massimo lo raggiunsi dieci anni esatti fa, nel 2005 con 1847 (una media di più di cinque al giorno). 

Nella scrittura sono sempre stato spartano: o lo sento o mi dedico ad altro. Un giuramento di sangue a prova di menzogne. Mi fa male prendere atto di come stiano andando le cose quest’anno ma lo devo accettare. D’estate però mi è un po' tornata la voglia e pure quella di mettermi in gioco, così ho raccolto cinque poesie e le ho mandate alla L.A.P.S. - Libera Associazione Poeti e Scrittori per partecipare alla XXIII edizione del Concorso Internazionale La Rocca – Città di San Miniato (Pi).

Il risultato è stato il 1° premio nella sezione silloge. C'è di più. A pochi giorni dalla premiazione mi viene comunicato che alla premiazione interverrà una mia “vecchia conoscenza”. Proprio lui, quel Don Backy che in un lontano passato vidi alla tv, ancora ignaro di quanto la musica avrebbe influenzato la mia vita. Così, anche se non mi è stato possibile dirglielo, lo faccio ora. Lo voglio ringraziare come esponente di tutti quei cantautori per quello che l’arte musicale ha saputo regalarmi.

San Miniato, 24 ottobre '15. Nel corso della premiazione, per omaggiare il prestigioso ospite, vengono cantate due sue canzoni: Poesia e Immensità. Già, proprio Poesia. La canzone con la quale Don Backy si presentò alla finalissima di "Una rotonda sul mare" nel 1989. Già, proprio Poesia. Quel genere cui sarò sempre legato e per il quale ancora molta gente si ricorda di me chiedendomi come prima cosa se le scriva ancora.

Dagli artisti si pretende troppo: cambiare il mondo. No, loro non possono farlo. Possono ispirarlo però (e dunque cambiarlo? ndr). A me è successo, proprio con la musica. Anche su questioni in apparenza lontane anni luce. Fino ai 17 anni ero un convinto sostenitore della pena di morte. Fu l'incontro/scontro con il rock dei Nirvana che mi portò a pormi tante domande. Rivedere molte cose, iniziare a camminare per sentieri meno battuti.

Tutto questo mi è di recente tornato in mente proprio mentre mi trovavo nella sala municipale del comune di San Miniato, in attesa della premiazione. Un caso? Non esattamente. Nel 1786 il Granducato di Toscana fu il primo regno europeo ad abolire la pena capitale in seguito all'emanazione del Codice Leopoldino

Musica. Poesia. Musica. Poesia. Un altro cerchio (personale) di vita che mi ha fatto ulteriormente riflettere e continuare a scrivere.

“… sarebbe fin troppo facile passare 
il resto della giornata ad aspettare che i germogli
diventino farfalle, credo
pertanto che non potrò rimanere in disparte
dalle colline… alleggerirò il peso specifico
della mia  prudenza, poi andrò avanti…” l.f

Rape me, performance live by Nirvana

A bordo del ferry boat al Lido d Venezia verso la Toscana © Luca Ferrari
I riconoscimenti/premi conseguiti al Concorso La Rocca - Città di San Miniato 
Il trofeo del 1° premio nel cuore del Chianti senese © Luca Ferrari
L'ispirazione poetica live in Toscana © Luca Ferrari

mercoledì 14 ottobre 2015

Venezia, con permesso... e poesia

Carta, penna e mare: si può scrivere © Luca Ferrari
Viaggio nel mondo poetico di Vita, con permesso..., silloge veneziana vincitrice del 1° premio al concorso Letterario Internazionale La Rocca – Città di San Miniato.

di Luca Ferrari


Scendete a fine articolo. Non leggete subito. Schiacciate play nel video di Youtube. Anche se non è il vostro genere, mettetela comunque di sottofondo. C'è bisogno della giusta atmosfera. Benvenuti nel mio mondo. Non quello dei classici reportage giornalistici di viaggio. Quello del principio. Quello che ha dato origine a tutto. Poesie. Testi. Lyrics. Chiamatele come vi pare. “… e allora facciamo in modo di lasciare i pennarelli ai nostri figli e noi a guardare altre direzioni nella varietà di un mondo precocemente abbandonato”. Scrivevo così lo scorso 23 luglio ne Il falò del nostro singolare, poesia diventata un paio di mesi dopo parte della raccolta Vita, con permesso... con cui mi sono aggiudicato il 1° premio (sez. silloge) al concorso Letterario Internazionale La Rocca – Città di San Miniato (Pi). Un veneziano che vince in Toscana, nel mio caso connubio al limite della perfezione vista l'estrema vicinanza con quella regione. “Io mi considererò sempre americano ma comincio a pensare da inglese”, diceva nel commovente finale di Sua maestà viene da Las Vegas il buon Ralph Jones (John Goodman). Alla comunicazione del premio vinto, quelle parole mi sono tornate subito in mente come a dire: “Profeta in patria? Ma quando mai. In Toscana, semmai. Ecco appunto!". È dal 1999 che partecipo a concorsi di scrittura e qualche soddisfazione me la sono tolta in termini di pubblicazioni (sei libri editi di poesia e uno di narrativa giornalistica). Anche in fatto di riconoscimenti non sono proprio rimasto a mani vuote. So bene che la poesia non rende e non vende ma che volete che vi dica? Ci sono forze al mondo che è inutile combattere, puoi solo assecondarle e diventare una cosa unica. “Non ti dirò quello che sono stato perché l’oscurità non è mai stata un nascondiglio, e quando ero felice al massimo una lettera sconsolata faceva da calco al mio scheletro senza recapito” l.f Raramente ho scelto di partecipare a concorsi a tema. Al contrario sono sempre stato attirato dall'espressività totale senza condizionamenti di ispirazione. Così, quando si tratta di scegliere una categoria prediligo sempre la silloge. Ci posso mettere un titolo (che adoro a livello narrativo) e ci può essere un filo conduttore. Se non hai niente da fare e sai scrivere, scrivere è la cosa più bella del mondo suggeriva Ezio (Fabio de Luigi) nella brillante commedia Happy Family (2010, di Gabriele Salvatores). I greci (se non erro) sostenevano che una volta scaraventato dentro la carta il daimon, lo s'imprigionasse. Si, il demone sarà anche “in gabbia” ma è altrettanto vero che ce l'hai davanti. Lo avrai sempre. Non potrai più tornare indietro. Sarà sempre lì. Anche se brucerai il foglio o cancellerai il file, saprai sempre quello che hai scritto. “Se a fine giornata potessi ancora specchiarmi in qualche biscottata tazza di latte, potrebbe anche essere che ci potremmo fare una risata senza scomodare nemmeno un giorno del domani/... ai nostri sogni infranti non ho molto da dire … non ho voluto fare nulla per ambire a una spiegazione differente” l.f Siamo arrivati ai quasi saluti. Se avrete la pazienza di leggerle tutte le cinque poesie (sono 25 versi ciascuna spazi inclusi) vi troverete catapultati in un mondo dove le carezze hanno più le fattezze di ombre, e la realtà non è tanto diversa da una dittatura verso cui il mondo ha deciso di dare spensierata e condivisa obbedienza. E dinnanzi a tutto questo, è inevitabile che la penna assorba e reagisca. Tutto qui? Non esattamente. Le cinque poesie scelte mostrano un mondo da cui mi sento deluso, incapace di arrivare a un autentico punto zero e ripartire. Un mondo che si crogiola nei propri errori senza alcuna intenzione di cambiare. Eppure, da qualche parte il sole splende. Anche davanti a noi. Semplicemente è sepolto dal troppo carbone. Sepolto da troppe bugie. Ma la scrittura non è un bluff, soprattutto quando lasci sguinzagliare i tuoi demoni senza alcuna volontà di metterli sotto chiave.
Nothing As It Seems, by Pearl Jam

La 1° poesia della silloge "Vita, con permesso..." © Luca Ferrari
La 2° poesia della silloge "Vita, con permesso..." © Luca Ferrari
La 3° poesia della silloge "Vita, con permesso..." © Luca Ferrari
La 4° poesia della silloge "Vita, con permesso..." © Luca Ferrari
La 5° poesia della silloge "Vita, con permesso..." © Luca Ferrari
Avamposti di scrittura al Lido di Venezia © Luca Ferrari
Al calar delle luci, nel cuore del Chianti toscano © Luca Ferrari 

martedì 29 settembre 2015

Anna Grandi, il Lido di Venezia che ho vissuto

Lido di Venezia, l'arcobaleno spunta davanti alla Municipalità © Luca Ferrari
Il Lido di Venezia non è solo spiaggia, Cinema e tramonti mozzafiato. Nei miei trascorsi da inviato di cronaca locale, ricorderò sempre l'amichevole professionalità di Anna Grandi. 

Per quanto magica che sia, una città come una piccola isola sarebbe poca cosa senza i propri abitanti. 
È il contatto umano con la gente che ti lascia un ricordo davvero indelebile. Per me è stato così a Chester (UK) e nell'ancor più lontana Seattle (USA). È stato così anche al Lido di Venezia, dove in diverse occasioni mi sono imbattuto in Anna Grandi, responsabile del servizio Cultura-Sport della Municipalità del Lido e Pellestrina.

Non ricordo con esattezza quando sia stata la prima volta che incontrai di persona Anna, anche se dovendo rischiare, direi ai tempi della presentazione del mio primo libro di narrativa giornalistica La fabbrica dei giorni (2009, Granviale Editori) in Municipalità del Lido. Fu così che proposi il progetto alla responsabile del settore cultura (e sport), appunto la dott.ssa Anna Grandi che insieme alla sua collega Francesca Rossato, mi diedero il via libera.

A dispetto di tanti anni trascorsi al Lido di Venezia, posso dire in tutta onestà che ho cominciato a viverlo e conoscerlo davvero da quando mi sono occupato di cronaca locale, in parallelo per il Corriere Veneto, edizione locale del Corriere della Sera, e Granviale.it del quale scrivevo sia sulla rivista cartacea sia sulla versione online realizzando variegati servizi, rubriche specifiche incluse.

Nei quattro anni intercorsi tra il 2008 e il 2011 ho percorso l'isola in lungo e in largo. A piedi, sfrecciando in bici, salendo in autobus e talvolta pure prendendo la macchina. Mi sono trovato in mezzo ad acque alte eccezionali. L'ho vissuta con la neve, di cui Anna gradì molto un immacolato articolo pubblicato proprio su questo sito. Ho raccontato eventi spaziando tra arte pittoricadanza orientale, diritti umaniMostra del Cinema, manifestazioni e passando anche per gli aeroplani del Festival dell'Aria all'aeroporto Nicelli.

Ho assistito a epiche battaglie politiche in Municipalità, di cui non potrò mai dimenticare la mia prima riunione con uno scontro infuocato tra l'allora presidente Giovanni Gusso e il battagliero avvocato Mario D'Elia che lo incalzava senza sosta (disemoea una buona volta, ndr). E così capitava che recandomi col mio fedele laptop all'ennesimo consiglio, incrociassi Anna, sempre gentile e sorridente. Chiedendomi come andasse la vita, ed esprimendo anche apprezzamenti sul mio lavoro di giornalista.

Quei tempi ormai sono andati e salvo qualche rara eccezione per il settimanale internazionale L'Italo-Americano con cui collaboro, del Lido ormai non seguo quasi più nulla. Adesso poi che anche Anna lascia, la Municipalità del Lido Pellestrina per me non sarà più la stessa. Direi che a questo punto mi resta una sola cosa da fare. Alzarmi presto, venire al Lido e salutare Anna Grandi. Ed è quello che ho intenzione di fare. Oggi. Questa mattina.

Lido di Venezia, il Tempio Votivo © Luca Ferrari
Lido di Venezia,  l'acqua alta dell'autunno 2008 © Luca Ferrari
Lido di Venezia, il Festival del Volo all'aeroporto Nicelli © Luca Ferrari
Lido di Venezia, Luca Ferrari in prima linea per il Corriere Veneto e Granviale.it ©

giovedì 10 settembre 2015

Regata Storica 2015, i Vignotto fanno 13

Regata Storica 2015 - Igor e Rudi Vignotto lanciati verso la vittoria © Luca Ferrari
Poteva essere l’anno del pareggio “D’Estiano”, e invece no. Alla Regata Storica 2015 di Venezia si sono imposti i cugini Vignotto per la 13° volta nelle ultime 24 edizioni.

di Luca Ferrari

È da sempre la sfida più attesa della Regata Storica, i campioni su gondolino. Io c’ero. Sono anni ormai che nel giorno della Regata Storica mi separo dalle amate sale del Festival del Cinema per salire in barca e venir “scaraventato” nel mondo della voga alla veneta. Questa volta è stato diverso. Da sempre più concentrato (per esigenze editoriali) sul corteo storico, quest’anno ho avuto anche la possibilità di seguire tutte le gare dalla prospettiva migliore. Direttamente sulla laguna.

Venezia, 6 settembre. Smaltita la passerella del Corteo Storico, quest’anno anticipata dal gruppo dei nuotatori dei Murassi che dopo aver raggiunto Venezia dalla cittadina slovena di Pirano, hanno avuto anche il privilegio di farsi una nuotatina nel Canal Grande, l’attenzione del sempre numerosissimo pubblico si è concentrata sulle quattro gare. I primi a partire sono stati i giovanissimi su pupparini a due remi, quindi le donne su mascarete su due remi, le caorline a sei remi e infine la regata dei gondolini a due remi.

Spazio anche alla sfida universitaria tra l'equipaggio locale Ca’ Foscari-IUAV opposto all'università sviuzzera di Losanna (Svizzera), Vienna (Austria) e Warwick (Inghilterra).
I regatanti in questo caso si sono sfidati su galeoni a 8 remi.

Ogni imbarcazione, un colore. A tagliare il traguardo per primi nelle rispettive categorie sono stati Filippo Bon e Mattia Vignotto (verde) nei Giovanissimi, chiudendo la regata in 19 minuti e 10,9 secondi. A risplendere tra le donne è stato invece il viola di Valentina Tosi e Giorgia Ragazzi che hanno terminato la gara in 36.03,1. Sfida combattutissima poi tra le caroline con il rosa di Jesolo (equipaggio formato da Marino Almansi, Sandro Tagliapietra, Vittorio Selle, Marino Massaro, Vito Redolfi Tezzat e Nicola Ballarin) che ha preceduto di appena 2 secondi il collega marrone.

Infine loro. I gondolini dei campioni. È dal 1992 (incluso) che la bandiera rossa viene conquistata o dai cugini Igor e Rudi Vignotto (12 successi) di Sant’Erasmo o dal gigante Giampaolo D’Este (11 volte), che nel corso delle edizioni ha cambiato tre compagni: Franco Dei Rossi Strigheta, Bruno Dei Rossi Strigheta e dal 2002 Ivo Redolfi Tezzat. L’attesa era forte. Ci sarebbe stato il pareggio di D’Este, vincitore della scorsa edizione, o l’ennesimo allungo dei rivali? La risposta purtroppo non ci ha messo tanto ad arrivare.

Scrivo “purtroppo” perché la coppia dei campioni uscenti si è resa complice di una scorrettezza presso San Silvestro facendo optare la giuria per la squalifica immediata. L’occasione era troppo ghiotta per i “viola” Igor e Rudy che senza farsi troppo pregare hanno imposto la loro “legge” arrivando davanti alla machina-palco delle autorità per primi, staccando di 5 secondi gli inseguitori verdi, e così conquistando il loro 13° sigillo.

Appuntamento ora al 2016 per nuove appassionante sfide, ma le mie fatiche di penna non finiscono certo qua. Per un ancor più ricco e vissuto servizio sulla Regata Storica, vi rimando alle pagine del settimanale internazionale L’Italo-Americano, su cui prossimamente uscirà il mio reportage. Chiunque ne volesse una copia, si senta pure libero di contattarmi al mio indirizzo e-mail. Parafrasando Guerre Stellari, che la voga sia con voi.

Regata Storica 2015 - Music on the Water © Luca Ferrari
Regata Storica 2015 - l'imponente Serenissima © Luca Ferrari
Regata Storica 2015 - c'è anche l'AVIS di Venezia nel corteo storico © Luca Ferrari
Regata Storica 2015 - in attesa delle gare davanti al bacino San Marco © Luca Ferrari
Regata Storica 2015 - le donne su mascareta in azione © Luca Ferrari
Regata Storica 2015 - le donne su mascareta in azione © Luca Ferrari
Regata Storica 2015 - uomini su caorline a sei remi © Luca Ferrari
Regata Storica 2015 - le università su galeone © Luca Ferrari
Regata Storica 2015 - D'Este e Tezzat vogano mesti dopo la squalifica © Luca Ferrari

domenica 6 settembre 2015

Regata Storica, un sms per la Riviera del Brenta

Regata Storica, i campioni D'Este e Vignotto © Federico Roiter
Nel giorno della Regata Storica la città di Venezia ha attivato l'SMS solidale 45500 per la ricostruzione della Riviera del Brenta dopo il devastante tornado dello scorso luglio.

di Luca Ferrari

Caorline, mascarete, pupparini e gondolini scaldano scafi e remi. A Venezia tutto è pronto per una nuova edizione della Regata Storica. Chi vincerà quest'anno? Lo scopriremo oggi, domenica 6 settembre 2015. Una giornata questa molta importante poiché proprio in concomitanza con la celeberrima manifestazione remiera, la città di Venezia ha aderito alla campagna della Regione “SMS solidale 45500” per la ricostruzione della Riviera del Brenta in seguito al devastante tornado del luglio scorso.

Fino a martedì 15 settembre infatti, grazie alla collaborazione con il Dipartimento nazionale della Protezione Civile, Rai, Sky Italia, Mediaset, La7, Rcs, Tim, Vodafone, Wind, 3 Italia, PosteMobile, CoopVoce, Tiscali, Telecom Italia, Infostrada, Fastweb, Twt, Uno Communications, Clouditalia Telecomunicazioni, è attivo il numero telefonico 45500 per gli sms solidali e le chiamate da rete fissa del valore di 2 euro.

L'ultima edizione della Regata Storica in cui a salire sul gradino più alto del podio dei gondolini non fu uno dei cugini Vignotto (remiera di S. Erasmo) o Giampaolo D'Este (Burano) fu il 1991. Da allora Rudy e Igor Vignotto hanno conquistato la più importante manifestazione remiera veneziana 12 volte (1995-98, 2000-02, '04, '09-10, '12-13) mentre il gigante Giampaolo D'Este insieme a Franco Dei Rossi Strigheta prima, Bruno Dei Rossi Strigheta poi e infine Ivo Redolfi Tezzat, ha dominato in 11 edizioni ('92-'94, '99, 2003, 2005-08, 2001, 2014).

E allora, che la solidarietà e la Regata Storica sia con tutti voi. Io sarò lì nel mezzo. A bordo della barca-stampa per realizzare un servizio per il settimanale internazionale L'Italo-Americano.

Guarda i miei passati servizi della Regata Storica su The Way of the Miles.

Regata Storica,  il pubblico guarda dal ponte degli Scalzi © Federico Roiter
Regata Storica il corteo storico © Federico Roiter
Regata Storica, la Serenissima © Federico Roiter
Regata Storica, il corteo storico © Federico Roiter
Regata Storica, equipaggi in gara © Federico Roiter
Regata Storica, il corteo storico © Federico Roiter
Regata Storica, il corteo storico © Federico Roiter
Regata Storica, i campioni su gondolino © Federico Roiter
Regata Storicale donne su mascareta © Federico Roiter
Regata Storicai campioni su gondolino © Federico Roiter
Regata Storicai campioni su gondolino © Federico Roiter