Il cerchio della vita si è allargato nel verde più spensierato e magico del Canada orientale, sull'isola del Principe Edoardo (Prince Edward Island). Tornerò ancora!
Green Gables. Cavendish. I fari. Le spiagge infinite. Un'atmosfera che più placida non si potrebbe trovare. L'isola del Principe Edoardo (Prince Edward Island) è la provincia più orientale del Canada collegata via terra. La prima volta fu un colpo di fulmine, potente e inatteso. La seconda volta è stata la consacrazione di un legame che continuerà per sempre. Alla vista del primo cartello che indicava la PEI, ho sentito un'emozione fortissima che ha continuato a salire nell'attesa di attraversare il lunghissimo Confederation Bridge, che collega l'isola al New Brunswick. Nel primo viaggio sbarcai sulla Prince Edward Island con un imponente traghetto proveniente dalla Nuova Scozia, attraversando poi il ponte al momento dei saluti. Questa volta invece, ho provato l'ebbrezza di arrivarci percorrendolo, passando dalle tante immagini viste sul web in questi anni di attesa, all'essere protagonista su quattro ruote. Sono tornato sull'isola del Principe Edoardo e non mi è mai sembrata così radiosa.
Lo avevo scritto e così è stato. Lo avevo annunciato. A meno di un anno dalla partenza, con i biglietti acquistati con larghissimo anticipo, avevo scritto che sarei tornato in Canada. Anche un mese in più di vita può cambiare una persona, figuriamoci sette anni di attesa. Ma per quanto sapessi a cosa e dove stessi andando, un Paese che è sempre stato nel mio destino, non ero minimamente pronto a vivere ciò che è stato e ancora una volta è riuscito a sorprendermi. E se ci ho messo così tanto per scriverne, è proprio perché ho dovuto bilanciare al meglio le emozioni. Se durante il mio primo grande viaggio in terra canadese, cambiai location ogni notte, questa volta ho concentrato più della metà dell'esperienza sulla Prince Edward Island. Per raggiungerla, dall'aeroporto di Montreal sono oltre 1.100 km di macchina, tragitto questo che si è allungato in virtù di alcune tappe, a cominciare dal Savage Zoo di St. Felicien, con una strepitosa escursione in mezzo alla fauna locale allo stato brado (orsi inclusi). Il gps poi ha puntato diritto verso la costa del Quebec, quindi traghetto lungo il fiume San Lorenzo per raggiungere più velocemente la parte più orientale dell'immensa provincia canadese, facendo tappa a Gasquet e Perc. Poi, come detto, una lunga tirata per raggiungere l'isola del Principe Edoardo.
Il covid ha cambiato il mercato e se nel 2016 si riusciva a trovare prezzi ragionevoli anche a ridosso o durante il viaggio stesso, questa volta mi sono dovuto organizzare con molto anticipo, perdendo un po' di avventura, ma allo stesso tempo trovando delle sistemazioni da urlo, in particolare grazie a HomeExchange, con il quale ho potuto soggiornare in case fantastiche e in alcune delle zone più belle del Canada. Raggiungere la Prince Edward Island è un viaggio nel viaggio. Un tragitto costellato di cartelli arancioni sul possibile attraversamento di alci. Nessuno di quei bestioni, però, è stato così cortese di farsi vedere a differenza di un cucciolo di orso nero che mi è passato, solitario, a poca distanza dalla mia vettura in transito. Verso sera, finalmente, è arrivato il momento tanto atteso. Poche le macchine in quel momento. Il ponte sembrava non finire mai. Durante il lungo attraversamento (12,9 km), solo acqua sotto di me. In mezzo all'oceano, sullo stretto di Northumberland. Un'emozione indescrivibile. Finalmente ero tornato sulla Prince Edward Island.
Prima tappa, Kensington, in un placido quartiere circondato dal verde e a pochi minuti di macchina da Cavendish, per una imperdibile visita al complesso del Green Gables Heritage Place, dedicato al celebre personaggio di Anna dai capelli rossi, ideato dalla scrittrice locale Lucy Maud Montgomery (1874-1942), di cui il prossimo 30 novembre ricorre il 150° anniversario dalla nascita. Lì, tra i vari sentieri chiamati come Anna Shirley soleva fare entusiasta, anche una graziosa casetta con i tipici abbaini verdi, proprio come riporta il titolo originale del romanzo, "Anne of Green Gables", pubblicato nel 1908.
A questa visita, è seguita poi una sbirciatina dove la scrittrice canadese è realmente vissuta, a New London, sempre sulla PEI. Per chi fosse in "fanciullesca compagnia", si segnala lì vicino un grande parco di divertimenti, il Mariner's Cove Boardwalk con tanto di museo delle cere (tra cui è rappresentata la celeberrima cantante canadese Celine Dion), minigolf e pure un'esperienza da cercatore di pepite preziose. Dulcis in fundo, il limitrofo Sandspit Cavendish Beach con tanto di montagne russe.
Se c'è una cosa che in Canada e sulla Prince Edward Island abbondano, sono i fari. Tra le tappe imperdibili, quello di Panmure Island, sulla Points East Coastal Drive, vicino alle scogliere di arenaria rossa che dominano l'ingresso di Cardigan Bay e il porto di Georgetown. Fu costruito da Peter Stewart e completato nel 1853 da Henry Williams su un sito scelto dal capitano Henry Bayfield, per avvisare le navi della presenza di secche pericolose, note come Bear Reef e Panmure Ledge, che si trovano appena a sud. Ancora oggi è funzionante e di ausilio alla navigazione per imbarcazioni da diporto e da pesca. "Irrobustito" nel 1908 da un allarme anti-nebbia, il faro di Panmure ha quattro piani, tutti visitabili con un piccolo museo & shop al piano terra, aperti solitamente da giugno a metà ottobre. Nel 1984 è stato riconosciuto come sito storico e nel 2013 ha ricevuto la designazione ufficiale. Dal 2015 è stato ceduto alla Panmure Island Lighthouse Association, un gruppo di volontari della comunità, formato per salvare e restaurare questa storica struttura.
Non si può dire di aver visitato un Paese senza averne assaggiato la cucina e sulla Prince Edward Island l'indiscussa pietanza principe, è l'astice, cucinato in tutte le forme possibili: dal panino con astice (lobster burger), meno presente rispetto a un tempo, al gettonatissimo lobster roll, passando per le zuppe e l'aragosta vera e propria. Dai chioschetti affacciati sul mare che servono il pescato del giorno come il Blue Water Grill, dove si può gustare anche un ottimo fish & chips, ai più blasonati ristoranti come il celeberrimo Fisherman's Wharf, a North Rustico. Curiosità. Ovunque si vada, c'è sempre da aspettare una mezz'ora abbondante prima di mangiare, ma non tanto per l'afflusso di bocche voraci ma poiché i piatti vengono sempre preparati al momento e con la massima cura; la qualità è davvero notevole. Pesce consumato a zonzo ma anche tra le mura domestiche. Potendo contare sulle cucine (fisiche) locali, mi sono "viziato" con salmone di altissima fattura, divorato anch'esso a più riprese per una no-stop ittica degna della mia Venezia, e creando così un ideale ponte culinario insulare.
Non solo prelibate ricette. Prince Edward Island è sinonimo di immensità dei parchi naturali. Un ticket d'ingresso e si possono raggiungere angoli impensabili dove si snodano miglia e miglia di spiaggia. In un mese come agosto si può passare facilmente dal sostare con felpa a farsi il bagno con un'acqua a dir poco tiepida (per capirci, in Croazia a luglio ho trovato temperature più fresche, ndr). Proprio a ridosso del faro di Panmure, c'è una delle spiagge più incantevoli, nei pressi di Cardigan Bay. Sabbia rossastra. Un po' di vegetazione. Il sole adagiato dolcemente. Ci sono spiazzi aperti e più battuti dai natanti, ma per chi desiderasse mera tranquillità e solitudine, c'è solo l'imbarazzo della scelta. E una volta parcheggiata la macchina, basta cambiare sponda e le correnti eoliche possono farsi decisamente più incisive così come lo stesso fondale marino, passando da sabbioso a roccioso. Un'altra tappa da cui non si può prescindere, è il Greenwich National Park.
Caratterizzato da grandi dune sabbiose, l'area è una vera bomboniera culturale, habitat naturale di piante e animali rari, per di più con legami con la cultura francese, della popolazione acadiana e la tribù nativa dei Mi’kmaq. Si potrebbe passeggiare per ore grazie ai tanti sentieri, fino ad arrivare al Greenwich Dunes Trail, camminando scalzi sulla sabbia bianca. All'ingresso c'è un dettagliato polo museale dove è possibile visionare filmati e leggere ampi pannelli per un'immersione totale nella cultura del posto. Per vedere tutto questo, si paga solo una tassa d'ingresso, decisamente modica per ciò che attende i visitatori. Un parco, questo, dove non sono ammessi animali domestici. Abbandonata l'area espositiva, prima di raggiungere il golfo di San Lorenzo, un'ampia struttura sempre pulita e completamente gratuita, è a disposizione di tutti: docce, lavabi vari, servizi igienici e perfino una cucina per preparare il pranzo al sacco. Altra curiosità. A parte un piccolo snack-bar (chiamiamolo così, per dirla all'europea), non c'è alcun locale lungo le spiagge.
Se in Quebec il pezzo goloso delle colazioni doc sono soprattutto deliziose crepes traboccanti di sciroppo d'acero, sulla Prince Edward Island invece, come in gran parte delle province anglofone, sono gli originali pancake, serviti anch'essi con quell'abbondante prelibatezza, la cui foglia si erge fiera sulla bandiera del Canada. Prima di una nuova tappa, faccio il pieno delle suddette delizie in una tipica caffetteria-ristorante di Charlottetown, capoluogo della PEI. Ancor più particolare del Greenwich, l'Argyle Shore Provincial Park, situato sulla parte opposta dell'isola del Principe Edoardo a pochi minuti dal piccolo centro rurale di Bonshaw, sullo Stretto di Northumberland, direttamente collegato con l'Oceano Atlantico. Una volta arrivati, a parte madre natura, solo qualche panchina e un paio di altalene. Lo spazio è immenso e sconfinato. L'orizzonte guadagna nuove prospettive. In un casolare gestito dal comune locale per la gestione e la tutela dell'area, viene ogni giorno issato un cartello con scritta a mano l'orario dell'alta marea e della bassa marea.
Le rocce rossastre si adagiano spavalde verso le acque tra le quali sono frequenti i granchi eremiti e le vongole. Una lunga scalinata ci mette a tu per tu con le rocce marnose e il mare, dove si possono fare rilassanti nuotate. Un panorama quasi surreale tra secche e infinto, e dove una corsa spensierata si consacra all'immortalità. Attenzione alle maree. Bastano poche ore, e l'asciugamano disteso per prendere il sole, verrà letteralmente avvolto dalle acque. Il nome dell'area deriva dalla località di origine dei primi coloni che vi arrivarono dalla Scozia, più precisamente da Argyle Shire. Un universo di terra, vegetazione e roccia rossa, al cospetto del quale sventolano fiere e unite le bandiere del Canada e della Prince Edward Island. In questo fazzoletto di terra c'è un'energia che non si può descrivere a parole.
Sono partito per il Canadaconvinto che sarebbe stata l'ultima volta, o al massimo immaginando che ci sarei potuto tornare molto più in là negli anni. Non è stato così. L'inizio del viaggio è stato tribolato. Forse non ero del tutto connesso, poi è successo qualcosa. Poi, semplicemente, sono arrivato sulla Prince Edward Island e ho sentito le mie labbra (il cuore) allargarsi in modo sempre più incontrollato. Mi sono fatto filmare mentre guidavo sul Confederation Bridge, scoprendomi leggero e felice. Sono tornato sull'isola del Principe Edoardo e mi sono sentito a casa mia. Ma una casa non può essere vuota, e come accadde a Seattle, in quel viaggio che cambiò tutto a livello umano, è stato un incontro con delle persone (speciali) a proiettarmi in un'altra dimensione. Da banali conoscenti, sono diventati parte della mia famiglia. Una famiglia che spero un giorno di ritrovare in un nuovo viaggio. Una prossima avventura che ho già cominciato a pianificare: partenza da Venezia, scalo a Montreal e coincidenza per Halifax, in Nova Scotia. Di lì partire alla scoperta del Newfoundland (Terranova e Labrador), quindi tornare sulla terraferma, ritornando in quel posto che ha stravolto e continua a stravolgere la mia esistenza: la Prince Edward Island. Il sogno continua...
Welcome to Prince Edward Island - Argyle Shore Provincial Park
Ciao Canada, le nostre strade si sono unite in modo indelebile ma tranquillo, ci rincontreremo presto. Una promessa? No, un dato di fatto! Ci viediamo il...
Ciao Canada, sono le 13.10 di un apparente anonimo mercoledì 2 agosto 2023. In questo preciso istante, tra un anno esatto, i motori del volo Air Transat staranno pompando al massimo per conquistare i cieli e attraversare l'Atlantico, destinazione l'aeroporto Internazionale di Montreal - Pierre Elliott Trudeau. Di lì in poi, presa una macchina a noleggio, attraverserò e mi fermerò in Quebec e New Brunswick fino a raggiungere l'isola del Principe Edoardo (Prince Edward Island) e la Nuova Scotia. Sarò un viaggio grandioso. Un viaggio atteso da quando sono tornato in Italia alcuni anni or sono, dopo un indimenticabile reportage canadese. Quel viaggio ha dato inizio a una svolta epocale nella mia esistenza. Questo nuovo viaggio invece, giorno dopo giorno, si sta facendo sempre più reale e oltre a nuovi reportage che scriverò, ho già in programma un progetto top secret di cui vi farò partecipe a tempo debito.
Canada 2024, start the inspiration... Se iniziassi a scorrere le pagine della mia vita, il numero "4" ha segnato tappe importanti. Trent'anni fa, nel 1994, si consumava l'estate prima del mio ultimo anno della scuola dell'obbligo. Nel 2024 invece, mio figlio starà vivendo la sua prima estate dopo aver terminato il prima anno della scuola elementare. Sempre nel 1994, iniziai a scrivere poesie, dunque nel 2024 saranno 30 anni esatti di fervente attività di penna. Un qualcosa che, posso dirlo, mi ha davvero stravolto la vita e tracciato le radici della mia professione. L'estate 2004 fu l'anno dell'addio a una città che ho amato moltissimo, Firenze, e dove ho iniziato l'attività giornalistica. Dieci anni dopo, nel 2014, feci svariate incursioni in terra anglosassone, come se mi stessi preparando per fare il grande balzo. Adesso è tempo di aggiornamenti. Nel 2024 farò ritorno in un Paese che ha segnato la mia vita. Un viaggio che chiuderà un nuovo importante cerchio della mia esistenza (e dell'anima).
Canada 2024. Ho già iniziato a costruire l'itinerario e dopo una sosta in una placida casetta nel bosco poco distante da Montreal, l'indomani farò visita a Quebec City. Oltre all'inconfondibile architettura che da sempre desidero ammirare, ho già pianificato una visita all'Aquarium du Quebec! In questo momento, l'obiettivo sarebbe quello di farsi una giornata in viaggio. 7 ore su gomma per arrivare a ridosso dell'isola del Principe Edoardo, percorrendo all'andata il lunghissimo ponte Confederation Bridge (quasi 13 km) e poi prendere il battello per raggiungere la Nuova Scozia, dove ci aspetta di sicuro una capatina ad Halifax e il museo del Titanic, il Maritime Museum of the Atlantic. Non nascondo l'emozione all'idea di dormire in qualche faro ma credo sia un'opzione piuttosto dispendiosa, magari proprio in quella Peggy's Cove, la cui immagine giace sulla copertina della guida Routard che ancora una volta mi accompagnerà in questa avventura.
Per chi è nato davanti al mare, il richiamo di questo elemento è qualcosa di davvero unico. Se già una volta mi sono dedicato al whale watching in Canada, questa volta vorrei andare anche oltre, trovando anche il tempo di prendere una canoa a noleggio da qualche parte e dedicarmi a qualche ora nel totale abbraccio di Madre Natura (acquea). Sebbene sia fondamentale organizzarsi prima, e garantisco che dopo la pandemia da covid il mercato dell'affittanza e in generale dei viaggi sia molto cambiato, non ho intenzione di programmare tutto al dettaglio. So dove devo andare ma voglio anche concedermi il piacere dell'improvvisazione, valorizzando al meglio uno degli aspetti di cui il Canada è principe supremo: il viaggio.
Un elemento che del Canada mi ha molto colpito fin dal principio, è la valorizzazione del turismo. Mi spiego meglio. Oltre a un grande ufficio sul confine tra uno Stato e l'altro del Paese, anche i piccoli centri abitati hanno uffici turistici con personale sempre disponibile e cordiale. Magari non c'è moltissimo da vedere ma viene comunque proposto, mostrando un'attenzione autentica al territorio, senza svenderlo al turismo di massa. Un'alta peculiarità di questo Paese, decisamente differente rispetto all'Europa centro-meridionale, le case dove pernottare. Tutt'altre dimensioni e architettura. Un mondo davvero particolare. Un mondo che si può e si deve scoprire, viaggiando. Il treno è di sicuro un must per il Canada ma ciò che si può ammirare su quattro ruote, è impareggiabile, anche solo per vedere i cartelloni gialli che indicano il possibile attraversamento di alci sulla strada.
Da Seattle alle isole Azzorre, passando per Cuba, Canada, Finlandia e innumerevoli altre sortite oltre confine. Quante storie potrebbe raccontavi il mio passaporto in questi 10 anni di viaggi.
Sono già passati dieci anni. Dieci anni di viaggi vissuti intensamente e sempre insieme. Sto parlando del mio passaporto. Dopo un lungo periodo di inattività e la naturale conclusione del mio primo esemplare, lo rinnovai nel giugno 2012, quando in un vicinissimo orizzonte c'era un viaggio atteso da una vita intera: a Seattle. Un viaggio di cui a beve racconterò qualcosa di amichevolmente speciale. Un viaggio che non si limitò al cambiare continente gironzolando per l'immenso stato di Washington, ma mi avrebbe portato per la prima volta in Canada, a Vancouver, altro timbro al confine, e poi nell'Oregon, a tu per tu col mondo dei Goonies.
Per chi viaggia, un timbro sul passaporto è come una medaglia al merito, e anche se in tutti paesi dell'Unione Europea non ho potuto chiedere l'apposito timbro una volta atterrato, ogni volta che riuscivo a varcare i cieli, me lo portavo sempre con me. Anche per una sorta di sicurezza personale, nel caso andasse smarrita la carta d'identità. Un timbro violaceo invece, venne impresso sul mio fedele passaporto appena due anni dopo la trasferta usa-canadese, questa volta su un "isolotto" nel Mar dei Caraibi, che negli anni '50 fu al centro del mondo: Cuba, in quello che fu un viaggio a dir poco surreale.
Altra meta europea e poi fu la volta nuovamente del Canada. Questa volta però, interamente dedicato al gigante del nord. Un viaggio che iniziò atterrando all'aeroporto Pierre Elliot Trudeau di Montreal, e che fece acquisire al mio passaporto un bollino rosso, incollato sull'ultima pagina. Un viaggio che poi si spostò su strada, facendomi attraversare posti meravigliosi lungo le province del Quebec, New Brunswick, Nuova Scozia, raggiungendo infine l'incantevole isola del Principe Edoardo (Prince Edward Island).
E veniamo infine a quello che è stato di fatto l'ultimo timbro impresso. Appena un anno dopo l'esperienza canadese, la bussola guardò ancora verso nord, questa volta però restando nel continente europeo. Un nuovo viaggio mi stava chiamando, e questa volta fu ancora più speciale, poiché vi prese parte per la prima volta anche una minuscola creaturina di pochi mesi. Atterrato all'aeroporto di Helsinki-Vantaa, eccomi partire alla scoperta della Finlandia, spingendoci fino in Lapponia a trovare Babbo Natale e le sue tantissime (e placide) renne.
Viaggiare è una dimensione dell'anima. Non tutti sono predisposti a farlo. Non tutti hanno voglia di scoprire il mondo. C'è chi si accontenta di andare sempre negli stessi posti. Negli ultimi anni della sua vita mia nonna diceva sempre che era felice di aver viaggiato molto, e si sentiva fortunata ad averlo potuto fare. Poi per ragioni di età e salute poi, non lo poté più fare ma riusciva comunque a consolarsi con i ricordi... e qualche dolce leccornia! Nel frattempo, quando l'andavo a trovare, le stampavo le cronache dei miei tanti reportage, regalandole ulteriori miglia nei pensieri e nell'anima.
Il 7 giugno 2012 si è chiuso questo decennale capitolo. Non rifarò subito il passaporto. Ne riparliamo nel 2023, destinazione il mondo intero.
A zonzo per la città di Montreal, agli esordi di un reportage in terra canadese. Realtà cosmopolita, il 17 maggio 2022 la città più popolosa del Quebec ha spento 380 candeline. Auguri!
Questo è solo un pezzetto di Montreal. Un giringiro. Un "giretto" che ho potuto fare agli esordi di un epico reortage nel Canada orientale, spingendomi poi fino all'isola del Principe Edoardo. Se adesso mi concentrassi dinnanzi all'ennesima colazione casalinga di pancake, riesco ancora a sentire la dolce aroma di quelle prelibatezze gustate all'ostello Le Gite Plauteau-Mont Royal, dopo il mio primo risveglio in Canada. Da lì iniziai a muovere i miei primi passi nel Quebec. Il 17 maggio 2022 Montreal ha festeggiato il 380° anno dalla sua fondazione.
Come in ogni reportage, anche il Canada fu uno di quei viaggi per certi versi surreali, assumendo una sorta di incredulità una volta sbarcati. Dopo quasi 9 ore passate in cielo, ritrovarsi a oltre 6.000 km più a ovest, è un colpo mica da poco. Rispetto ad altre mete così lontane però, l'impatto fu meno invasivo. Pur con le dovute differenze, un po' l'atmosfera europea, un po' la sensazione di essere in un posto sulla stessa lunghezza della propria anima, l'aggancio con questa nuova realtà fu più istintivo che mai. Se l'inglese viene parlato ovunque in città, miglio dopo miglio avrei scoperto che è quasi inesistente in gran parte dello stato del Quebec,
La prima serata è un mix di curiosità, esplorazione e relax cristallino, vagando un po' alla cieca. Qualche passo in strade affollate, un boccone e jet lag da smaltire, rimandando all'indomani la presa di coscienza definitiva. Non faccio tempo a fare pochi passi che subito mi ritrovo davanti a una delle mie cine-eroine preferite, Mary Poppins, un cui murales con tanto di inimitabile ombrello e il Big Ben di Londra, si trova all'angolo tra Boulevard St. Laurent e rue Sherbrooke. L'opera fu realizzata da Antoine Tavaglione (TAVA) nel 2016, in collaborazione con il Festival Just For Laugh e uno spettacolo teatrale dedicato alla tata più famosa del mondo.
Dalla magia di all'esperienza umana, al quotidiano sempre lì a rue Sherbrook. All'angolo della suddetta via con il McGill College, una statua di un ragazzo con un computer in mano attira la mia attenzione. Lì per lì penso si tratti di un qualche geniaccio che ha inventato qualcosa, e nativo proprio di Montreal. Non potrei essere più in errore, trattasi di un semplice studente indaffarato sul proprio laptop, opera di Cedric Loth. Un'immagine molto familiare a ciascuno di noi, quasi che l'artista volesse suggerire una riflessione sul rallentare. Cartina in mano, inizio un cammino che mi conduce fino alla Basilica di Notre-Dame, costruita tra il 1824 e il1829, con chiari riferimenti all'omonima parigina.
Montreal è sinonimo anche di grande musica, dal lontano 1980 infatti ospita il celeberrimo Montreal Jazz Festival, dal 2004 entrato nel guinnes dei primati come il più grande festival del jazz al mondo. Con non poca sorpresa scopro che molti eventi sono gratuiti e così, accomodatomi con qualche leccornia locale, mi godo la verve dei giovani artisti del terzo millennio. Il tempo intanto passa. La mia autovettura è pronta. Montreal è solo la primissima tappa di un lungo viaggio. Non ci sono rimasto molto, lo so bene. Vi avevo avvisato che era solo un giretto, no? Chissà, magari tornerò presto. Non so se volando come un'amica incontrata poc'anzi, ma sono certo che ci riuscirò canticchiando così: Vento dall'est, la nebbia è là... Qualcosa di magico fra poco accadrà... Fin troppo difficile capire cos'è... Un viaggio speciale arrivi per me...