giovedì 29 gennaio 2015

Seahawks, a tutta Seattle

La bandiera del 12° uomo dei Seahawks svetta sullo Space Needle di Seattle
Non solo rock, pioggia e caffè. Seattle è sempre di più la città del football. Per il secondo anno consecutivo i Seahawks si giocano la finale del Super Bowl.

di Luca Ferrari

Il 2014 fu l'apoteosi
, quest’anno la conferma. I Seahawks di Seattle sono a un passo dalla conquista del secondo Super Bowl consecutivo. Un’impresa che poche squadre nella storia della NFL possono dire di aver centrato. Domenica pomeriggio (notte in Italia), a Glendale (Arizona), nel University of Phoenix Stadium, proveranno a tingere del loro azzurro il prestigioso trofeo contro i campioni dell'American Football Conference (AFC), i New England Patriots di Boston.

Nel mio sconfinato archivio mentale ho ancora una nitida foto on the road della metal band statunitense Pantera, il cui bassista Rex Brown, insolitamente con i capelli corti, indossava una felpa dei Dallas Cowboys, franchigia che negli anni Novanta spadroneggiavano nella NFL vincendo tre Super Bowl in quattro edizioni (1992-93, '95). Di Seattle in quegli anni, balzata alle cronache per meriti musicali, non si parlava lontanamente sul fronte sportivo. Gli oggi defunti Sonics (basket) avevano centrato nel 1996 una finale NBA dove s’inchinarono ai Bulls di Michael Jordan, ma nulla di più.

Oggi, nel 2015, c'è una nuova storia da raccontare. Un presente con piacevoli legami negli accordi. Alla finale di National Football Conference disputata a Seattle infatti, dove i Seahawks sono stati capace di rimontare un tremendo passivo di 17 punti nel quarto tempo contro i Green Bay Packers e chiudere in extra time 28-22, c'erano alcune note conoscenze della scena musicale locale. Primo fra tutti, il chitarrista dei Pearl Jam, Mike McCready, autentico sponsor della partita (celebre la sua foto sullo Space Needle con la bandiera 12).

Ancor di più hanno fatto gli altrettanto celebri Alice in Chains, anch'essi di Seattle, che nel corso della sopracitata sfida si sono esibiti dal vivo. Ancora una volta dunque è accaduto ciò che in quella anomala città nel Nordovest americano è quasi una costante, tutti sono uniti. Perfino alcuni dei più celebri ospiti del Woodland Park Zoo hanno dato il loro supporto ai Seahawks: pinguini, lupi bianchi, un leoncino e non poteva certo mancare un falco.

Ottenuto l'accesso per la finalissima del Super Bowl, tanto quanto l'anno passato la città si è riversata per le strade non solo per festeggiare il risultato ma anche (alcuni giorni dopo) per accompagnare i loro beniamini all'aeroporto Sea-Tac dal quale sono partiti alla volta del più caldo Arizona, sede appunto del Super Bowl. Ma se la sfida si dovesse giocare sul piano climatico, non ci sarebbe partita. Perché se è vero che a Seattle l'acqua in verticale cade abbondante, le sue condizioni meteorologiche non arrivano certo a recapitare sprezzanti tempeste di neve capaci di sotterrare le macchine, come è accaduto in questi giorni proprio a Boston.

Seattle, la città della pioggia. La culla di Starbucks, Microsoft, Boeing e del rock anni Novanta. Si, va bene tutto. Almeno fino all’anno passato. Adesso, ogni giorno di più, il mondo conosce la Emerald City anche come la città dei Seahawks e del loro 12° uomo, il chiassosissimo pubblico che affolla le partite casalinghe al Century Link Field. E domenica 1 febbraio i falchi di mare, da veri rapaci, proveranno ad agguantare il loro secondo Super Bowl consecutivo.

Would, live by Alice in Chains at Century Link Field (Seattle)

Seattle, il 12° uomo incita i Seahawks in partenza verso la finale del Super Bowl
Seattle, il 12° uomo incita i Seahawks in partenza verso la finale del Super Bowl
Mike McCready, il chitarrista dei Pearl Jam, issa la bandiera del 12° uomo
Seattle, il 12° uomo incita i Seahawk
Woodland Park Zoo (Seattle) - un leoncino fan dei Seahawks
Woodland Park Zoo (Seattle) - un falco  fan dei Seahawks
Woodland Park Zoo (Seattle) - dei pinguini fan dei Seahawks
Seattle, il 12° uomo incita i Seahawks in partenza verso la finale del Super Bowl
Century Link Field (Seattle), la performance live degli Alice in Chains
Seattle by night incita i Seahawks
Seattle by night incita i Seahawk

giovedì 22 gennaio 2015

Venice Carnival: Welcome to the Show

Venice, some Lego walk in front of Goldoni Theatre © Luca Ferrari
The enchantment of Venice Carnival. My name is Luca Ferrari. I'm a free-lance journalist and photo reporter. If you need photos of the festival, please contact me.

by Luca Ferrari

Hundreds of thousand masks. Spectacular boat races. Flights of human-doves and large papier-mâché rats. Street artists. The delicious cream and zabaione of Venetian frittelle (doughnuts-like fried pastries). The smell of flavoured red wine through alleys. Children full of confetti and sparklers. Winter costumed swimmers. Makeup artists. The big shows in San Marco Square. That's the incredible and colourful atmosphere of Venice during Carnival.

In the last years, I covered the Venetian Carnival for many magazines and newspapers. If you need pictures of the 2015 Venice Carnival (31st January – 17th February) for your activity, please, contact me via e-mail. Here you can see some articles and photo-galleries published on "The Way of the Miles – Steps' Diaries, Journeys' Tales, Life reportage”.
Psycho Circus by Kiss

Venice, Carnival parade along Cannaregio channel © Luca Ferrari
Venice, Carnival mask in front of San Giorgio island © Luca Ferrari
Venice,  human-bees and clowns walk to Ri' Alto bridge © Luca Ferrari

venerdì 16 gennaio 2015

Lassù qualcuno ti sta vicino

...in volo da un continente all'altro © Luca Ferrari
Da Venezia a Bangalore, il primo reportage non si scorda mai. Ancor di più se sui “cieli del ritorno” c'è qualcuno con un gentile occhio di riguardo per te.

di Luca Ferrari

Dalle calli dell'antica Repubblica Marinara alle camminate senza fine dento e fuori la capitale dell'high tech indiano, Bangalore. Lì nel mezzo, uno scalo a Parigi e più di mezza giornata passata nel cielo all'andata così come al ritorno. Lassù, sfrecciando dentro una scatola d’acciaio sopra le nuvole, scoprendo secondo dopo secondo una valanga di scintillanti pepite in quella sconfinata miniera fatta di sensazioni.

10 marzo 2006, l'alba dei miei reportage internazionali. Dopo mesi di preparazione fra contatti, ricerca voli, pianificazione programma, etc. il gran giorno è arrivato, destinazione India meridionale, Bangalore, la capitale dello stato federato del Karnataka. Con alle spalle un solo e vacanziero volo intercontinentale negli Stati Uniti, questa volta è lo spirito dell'avventura al servizio dell'informazione a chiamare.

Niente Lufthansa come accadde per lo sbarco negli USA al New York Newark ma Air France. E niente incursione solitaria ma in compagnia. Al mio fianco c'è un amico nonché valente fotografo, il veneziano Federico Roiter, con cui negli anni a venire divideremo ancora molte esperienze reportagistiche tra cui un'epica incursione a Brescello (Re), il paese Guareschiano di Don Camillo e Peppone, e non di meno innumerevoli edizioni della Regata Storica, del Carnevale e della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.

Pur andando verso un caldo pesante (non calcolato alla partenza così soffocante), partiamo in una giornata davvero lupina. Il pezzo di strada che separa l’approdo dell’Alilaguna (battello che collega direttamente il Lido di Venezia con l’aeroporto Marco Polo di Tessera) dall'ingresso delle Departures, lo facciamo sotto una fredda pioggia autunnale.

Smaltite le pratiche da check-in, cinture allacciate e via. Per esperienza personale so bene che i voli di poche ore sono quelli più “ballerini”. Il tratto Venezia-Parigi non è da meno. Dopo aver interpretato un po’ di “ballo di San Vito” in fase di salita, qualche vuoto d’aria mi offre gratuitamente una lezione di samba post-moderna. Un vero spasso per le mie coronarie mal tolleranti verso simili esercizi.

Atterrato in terra transalpina nell'imponente aeroporto Charles de Gaulle, nel prendere la navetta che ci conduce al “coperto”, mi accorgo di quanto la parentela tra noi e i cuginetti francesi sia ben meritata. Anche oltralpe il clima non è in vena di tiepide carezze, ma punta deciso verso un gelido schiaffo. Ha inizio così il momento più stressante per il sottoscritto. L’attesa prima d'imbarcarsi in nove e più ore di volo. Mangio qualcosa. Penso veloce. Dalla sala d’aspetto osservo decine e decine di aerei alzarsi in volo e atterrare.

Arriva il momento. Medito tra me e me che la prossima volta che toccherò terra sarò in un altro continente. Poco lontano dall’equatore. Mi sembra incredibile. Il tempo di elucubrare e sono di nuovo in cielo. Saluto le creste innevate delle Alpi. Attraverso l’Europa e gran parte dell’Asia. Seguo il tragitto sullo schermo davanti al mio sedile, poi finalmente arrivo nel cuore della notte in India.

Rimaniamo nel subcontinente tre settimane, alternandoci fra la città di Bangalore e i villaggi di Kundapur e Balkur (a nove ore di macchina dalla prima), riuscendo a vivere anch il colorato festival di Holi. Siamo arrivati per documentare l'azione dell'associazione umanitaria Concerned for Working Children, dove ai bambini più poveri viene insegnato un mestiere in modo che non rimangano ai margini della società e possano contribuire al precario sostentamento familiare.

Nei piani ci sarebbe stata anche un’altra tappa (ChennaiMadras) per andare a scoprire il Teatro degli Oppressi ma il clima umido mescolato a un fisico (il mio) molto poco resistente all'epoca, mi lasciano a pezzi con febbri costanti e addio a 5 kg. abbondanti (se qualcuno/a fosse interessato, spiego volentieri come si fa). Di materiale reportagistico comunque ce n'è in abbondanza.

Il volo del ritorno parte all'una di notte. Una volta salito a bordo, dall'innocua t-shirt indossata in taxi, mi ritrovo ad aggiungere in rapida sequenza una camicia a maniche lunghe, felpa, foulard e giacca jeans. Sono almeno due giorni che mi sazio a base di succo di limone caldo e un club sandwich di verdura. Sono abbastanza debilitato. Così, quando prendiamo quota e ci viene offerto uno yogurt, lo ammetto, sono quasi imbarazzato. Essendomi cibato in India di pietanze esclusivamente locali, quel sapore occidentale che scivola nel mio organismo un po' alterato mi fa quasi il solletico.

Il volo sulla compagnia francese prosegue tranquillo. Dopo più di qualche ora ci viene servita la colazione. Boccone dopo boccone sento salire sempre di più una fame a dir poco atavica. Così, con tutto il mio sguardo più innocente (e al naturale spossato), chiedo se fosse possibile averne un'altra. La hostess mi guarda quasi con tenerezza e leggendo nei miei occhi un notevole bisogno alimentare, me ne porta altre due, chiedendomi a più riprese se stia bene. Lo ammetto. Senza volerlo, mi vengono le lacrime agli occhi. Forse il gesto gentile. Forse la sensazione di avercela fatta nonostante le tante ammaccature prese.

Saziato il “pancino” riesco perfino a rilassarmi fra le nuvole, giocando con le forme degli ammassi nebulosi e lasciando (s)correre lungo le praterie celesti ogni possibile emozione. Lo stress d'aria mi è ormai definitivamente passato. Questo viaggio è stato una sorta di iniziazione. Una tappa obbligata. In quelle ore di volo ho cominciato a pensare alla mete future. Ce ne sono state parecchie da allora a oggi tra cui reportage in Svezia, Lituania, Grecia, Croazia, Stati Uniti, etc. Ce ne saranno ancora molte in futuro.

In volo da Venezia a Parigi © Luca Ferrari
Parigi, l'aeroporto Charles de Gaulle  © Luca Ferrari
In volo da Parigi a Bangalore © Luca Ferrari
Bangalore (India), il giornalista Luca Ferrari davanti alla sede del
Concerned for Working Children © Federico Roiter
Bangalore (India), il fotografo Federico Roiter © Luca Ferrari
India, l'alba a Kundapur © Luca Ferrari
Da qualche parte nel cielo tra Asia ed Europa © Luca Ferrari
di ritorno dalla Francia verso l'Italia © Luca Ferrari
Venezia vista dall'aereo © Luca Ferrari

venerdì 2 gennaio 2015

Ibernisti in Mare Adriatico, buon 2015

Lido di Venezia (Ve) – iberniste in acqua © Luca Ferrari
Per la 37° volta gli ibernisti del Lido di Venezia hanno salutato l'anno nuovo (2015) con un tuffo nelle fredde acque adriatiche.

di Luca Ferrari

Cosa c'è di meglio dell'iniziare il nuovo anno stando a contatto con la fresca natura? Per informazioni, chiedere agli eroici ibernisti del Lido di Venezia che puntuali da 37 edizioni sfidano qualsiasi temperatura ed entrano nelle acque del Mare Adriatico per un tuffo benaugurante. Li ho visti nuotare il 1 gennaio con la neve e con il cielo  bigio. Oggi per fortuna c'è il sole. L'isola veneziana risplende.

Dalle 10 a mezzogiorno è una cavalcata costante di arrivi, locali e stranieri. Tutti lì, sulla battigia della spiaggia del Blue Moon, ad attendere e festeggiare questi tritonici e sireneschi gladiatori. Nell'attesa i bimbi giocano, i più grandicelli si scaldano col vin brulé, qualcuno va a raccogliere conchiglie ripensando magari allo scorso luglio quando beatamente si prendeva il sole. Adesso però siamo inverno ed è arrivato il loro momento. 

In un tripudio di palloncini rossi, arrivano decisi e spavaldi. Loro, gli ibernisti del Lido di Venezia. Mostrano i muscoli, ma più che altro sorridono. Entrano in acqua, ci danno di bracciate e poi tutti insieme di rientro sulla terra per scaldarsi con una succulenta porzione di lenticchie e cotechino. Dall'isola venezianadel Lido, possiate tutti avere un 2015 pieno di felicità.

Lido di Venezia (Ve) – gli ibernisti augurano buon 2015 sulla spiaggia © Luca Ferrari
Lido di Venezia (Ve) – la spiaggia del Blue Moon gremita in attesa degli ibernisti © Luca Ferrari
Lido di Venezia (Ve) – intrattenimento sulla spiaggia del Blue Moon © Luca Ferrari
Lido di Venezia (Ve) – nell'attesa ci si scalda con il  vin brulé © Luca Ferrari
Lido di Venezia (Ve) – l'arrivo degli ibernisti © Luca Ferrari
Lido di Venezia (Ve) – ibernisti pronti per entrare in acqua © Luca Ferrari
Lido di Venezia (Ve) – ibernisti in acqua © Luca Ferrari
Lido di Venezia (Ve) – ibernisti in acqua © Luca Ferrari
Lido di Venezia (Ve) – ibernisti in acqua © Luca Ferrari
Lido di Venezia (Ve) – ibernisti in acqua © Luca Ferrari
Lido di Venezia (Ve) – cotechino e lenticchie in arrivo © Luca Ferrari
Lido di Venezia (Ve) – un piatto fumante di cotechino e lenticchie © Luca Ferrari