sabato 23 dicembre 2023

La cicca della vecchia

Autostrada Bologna-Firenze © Luca Ferrari

In ogni viaggio che si rispetti, c'è sempre un momento di tensione, a tratti anche esilarante. Per il sottoscritto, quello è il momento della "cicca della vecchia".

di Luca Ferrari

Ma quanto è bello viaggiare, in particolar modo quando lo facciamo per svago e in compagnia delle persone che amiamo. Quale che sia la destinazione e il mezzo prescelto, arriva sempre il momento dello "sclero", quando cioè succede qualcosa che ti fa drizzare i capelli. Qualcosa che per un brevissimo lasso di tempo, ti fa imprecare contro tutto e tutti. Un momento, dunque, vissuto il quale, desidererai ardentemente fermarti e rilassarti, magari sorseggiando una calda tisana, degustando una dolce brioche o più, "selvaggiamente", fumarti una sigaretta. Un episodio però, quasi sempre anche un po' comico, che si apprezzerà a tal punto da rendere quell'esperienza ancora più speciale. Per il sottoscritto, in procinto di nuovo viaggio in terra slovena, è arrivato il momento di raccontarvi la storia quasi "Ginzburghiana" (cit. Lessico familiare), della "cicca della vecchia".

C'era una volta un tempo molto lontano, dicasi anni '80, quando ci si stringeva in auto in più persone senza troppi problemi né leggi cui attenersi. Di ritorno dall'ennesima incursione montana in Alto Adige, in un atipico rettilineo, una macchina stava procedendo ad alta velocità nel senso opposto. Nulla di particolare, se non fosse che la suddetta urtò lo specchietto retrovisore del nostro mezzo, scatenando paura e soprattutto l'ira di mio padre che inchiodò, scese e inveì contro il malcapitato che manco si degnò di verificare se ci avesse procurato danni. Nei sedili posteriori c'era anche mia nonna. In apparenza rimase impassibile. Una volta arrivati a casa però, l'adrenalina per lo sfiorato incidente prese il sopravvento e così passò le ore successive ore fuori dalla porta, ancora tremante, a bere camomilla e fumando una "cicca" dopo l'altra per calmarsi. Tutto questo, un giorno, mi tornò in mente all'improvviso e nacque il mito della cicca della vecchia.

Un ricordo così non sapevo di possederlo ancora. Perché venisse fuori, ho dovuto rivivere qualcosa di simile all'originale. Accadde sull'autostrada Bologna-Firenze, non esattamente "un'arteria" poco frequentata, puntando a raggiungere il placido Chianti,  Dopo l'ennesimo impeccabile sorpasso della mia dolce metà, seguito però da irresponsabili guidatori che si buttarono in scia a velocità ben oltre il limite, per di più, abbagliando per avere strada, mi venne una tale ansia di vedermi "spalmato sul guardrail" per colpa di questi pericoli pubblici, che provai un fortissimo desiderio di fermarmi nella più vicina area di servizio (la mitica Roncobilaccio, ndr) per respirare un po' di "sano tabacco". Così, ecco riemergere il ricordo sopradescritto. Da allora, ogni situazione di potenziale pericolo in viaggio, ha sempre scaturito la frase: "cicca della vecchia!".

Premesso che col volo ho un rapporto molto particolare (...), in fase di atterraggio a l'Avana (Cuba), ad esempio, provai l'ebbrezza di più interminabili minuti di vuoti d'aria, facendomi desiderare addirittura "il pacchetto della vecchia". Sebbene il Canada sia stata un'esperienza su gomma più che rilassante, l'inizio non fu dei più promettenti: per chi non è abituato a guidare nelle metropoli infatti, uscire dalla città di Montreal, non è proprio uno scherzo viste le quattro corsie (e dico quattro!) per senso di marcia. Inevitabile che un gigantesco tir ci sparasse una potente clacsonata da far rabbrividire. In tempi recenti, spersi in un incrocio croato,letteralmente ci buttammo per uscire dall'impasse, con due macchine che quasi ci rifilarono. E anche lì, che cosa mai avrei potuto dire? Cicca della vecchia!

Ma questi non sono che pochi esempi delle innumerevoli e tragicomiche esperienze vissute. D'ora in avanti in questo articolo, aggiungerò un paragrafo ogni "cicca della vecchia" provata, passata e presente, tra cui n indimenticabile e recente face to face con la polizia slovena. Prima di ciò però, partiamo subito con l'immediato. Avete mai guidato di sera nel centro di Vienna? Nemmeno io, per fortuna! Il mio ruolo da navigator però, non è stato meno scevro di adrenalina. Il 30 dicembre scorso, ho provato l'ebbrezza di ritrovarmi su quattro corsie (e dico quattro) per senso di marcia, con Google Maps a dettarci ogni singola immissione. Siamo stati miracolosamente bravi, a parte una pericolosa sosta all'inizio di un guardrail/sparto traffico non sapendo più dove andare. Poi appena arrivati a destinazione, cicca della vecchia.

... continua

Traffico a Vienna (Austria) © Luca Ferrari

lunedì 13 novembre 2023

Benvenuti alla Scuola Elementare Diedo

Bimbo percorre il cortile della Scuola Elementare Diedo (Venezia) © Luca Ferrari

Sono passati due mesi esatti da quando mio figlio ha cominciato la Scuola Elementare Diedo (Venezia). Il viaggio è appena all'inizio e ne siamo già tutti felicemente entusiasti.

di Luca Ferrari

Storia di scelte, emozioni e nuove esperienze nella vita dei più piccoli. Sono passati due mesi esatti da quando mio figlio ha varcato le porte della Scuola Elementare Diedo di Venezia. Due mesi da quel primo fatidico giorno, e già oggi la novità è diventata splendida quotidianità. Ma che cosa potrò mai sapere dopo soli due mesi di un lungo quinquennio? Molto, e citando le parole di una collega genitore: "so di aver fatto la scelta migliore per mio figlio". In soli due mesi le amicizie si sono già consolidate e ampliate. Dopo solo due mesi di scuola elementare, alla Diedo di Venezia, i piccoli saltano disinvolti da una materia all'altra, fanno i compiti due-tre volte la settimana senza mai dimenticare di stare bene e giocare. Buongiorno a tutti, sono un papà e questa è una sincera storia di vita, in diretta dalla scuola Elementare Diedo di Venezia.

"Quanto è stato difficile per me decidere la scuola primaria. Stomaco attorcigliato, pensieri nel cuore della notte, liste stilate di pro e di contro, puntualmente stracciate..." inizia così il ricordo di Elisa, mamma di un neo-alunno alla Diedo. Un racconto che molti di noi genitori potranno sicuramente condividere. Nell'ultimo anno di scuola materna infatti, anche io mi sono scervellato di continuo per capire cosa si sposasse meglio con l'anima di mio figlio. Sì, l'istruzione è fondamentale ma non bisogna mai dimenticare che ogni bambino/a ha la sua personalità, e per quanto una scuola si possa presentare al meglio, bisogna poi vedere se questa si potrà adattare o meno al suo essere. La scuola elementare Diedo è stata una delle nostre candidate fin da principio, nonostante non fosse la più vicina a casa, elemento questo che complicava la scelta. È una scuola cosiddetta a "MODULO", ossia con due rientri per pranzo a casa. Un elemento questo di ampio gradimento per il sottoscritto e mia moglie. E ma... Ma se non riuscissimo a conciliare scuola e lavoro? ... Molti suoi amici però sono nell'altra... Quanti dubbi, quanti pomeriggi passati a confrontarsi.

Il modulo, già. Due pomeriggi a casa con fine lezioni alle 12.30. Sebbene il mio lavoro sia principalmente da remoto ormai da più di 12 anni, qualche dubbio, com'è inevitabile, ce lo avevo anche io. Qualcosa però non lo avevo ancora messo a fuoco, a cominciare dal tempo in più che avrei trascorso insieme a mio figlio. Due pomeriggi liberi significa avere più tempo per stare insieme a lui, sebbene poi diviso tra amici e attività sportive. Sono otto ore in più comunque insieme, molto gradite a entrambi. Sono otto ore in meno sui banchi, cosa che in una fase di crescita e passaggio dalla scuola materna, ha la sua importanza. Più di una maestra di altre scuole e con esperienza in entrambe le modalità, mi ha detto: "col modulo avrete la possibilità di organizzarvi per far fare i compiti tra i bambini insieme, con grandissimo beneficio per la loro autonomia scolastica". Sono passati solo due mesi dall'inizio dell'avventura elementare ma l'impronta è già palpabile, e ormai ogni martedì-modulo si sprecano i vari: "tu da chi vai, tu a che ora vieni, etc.", il tutto in un mix di entusiasmo e condivisione sempre più crescente.

"Ricordo il momento preciso in cui sono entrata per la prima volta alla Diedo" racconta disponibile Elisa. "Il giardino enorme. L'altalena e lo scivolo. Gli alberi di melograno. Una volta all'interno dell'edificio poi, ho visto i colori, i libri, i disegni, le lavagne (classica e digitale, ndr). Il tutto mi sapeva di apprendimento, gioco e libertà. Ho visto più di una semplice scuola. Mai una parola pomposa del corpo docente. Solo la schietta verità su ciò che avrebbero potuto offrire ai nostri figli. Ho avuto la sensazione immediata di una classe vissuta dai bambini e VIVA. Ho sentito di essere nel posto giusto, come se quello fosse il naturale proseguimento dell'esperienza avuta nei tre anni precedenti, che chiamarli meravigliosi è dire poco. Ricorderò sempre ogni dettaglio della scuola materna, perché oltre ad aver accudito e visto sbocciare mio figlio, quella scuola ha fatto crescere anche me come mamma. Qualcosa che sono certa avverrà e proseguirà anche alla Diedo".

1° giorno alla Scuola Elementare Diedo (Venezia) © Luca Ferrari

Dalle parole ai fatti del recente presente. Mercoledì 13 settembre 2023, primo giorno di scuola. Il tempo di entrare ed ecco i nuovi arrivati chiamati uno per uno dalla maestra con gli alunni di 5° elementare a prenderli per mano, accompagnandoli fino in classe, "quasi a voler passare il testimone e ad accoglierli in quella che sarà la loro casa per i prossimi cinque anni", aggiunge la sopracitata mamma. In classe poi, uno striscione di benvenuto. Tutti molto sereni i piccini. Nel mondo adulto, qualcuno inevitabilmente più provato emotivamente. Dopo tre anni di fantastica scuola materna, adesso d'improvviso lo vedo lì, seduto su di un banco "da grande". Ve lo garantisco, fa impressione. Forse non ero ancora pronto, ma ci vorrà poco per superarlo. Lo sguardo della nuova 1° elementare e il clima accogliente del corpo docente è quanto di più speciale e autentico avrei mai potuto desiderare per l'inizio di questa nuova porzione della vita di mio figlio. Una scuola che lo ha visto entrare bambino e lo vedrà uscire ragazzino, pronto per spiccare il volo verso l'adolescenza.

Venezia, lunedì 13 novembre. Sono le 7.50 del mattino. Nel momento stesso in cui l'articolo è stato pubblicato online, mio figlio è appena uscito di casa insieme alla sua mamma. Come sempre li saluto dalla finestra. Camminano spensierati verso la scuola elementare Diedo. Mi sembra di vederli, e in parte è un po' così. Una decina di minuti di camminata e non appena avranno raggiunto la fondamenta Moro (in realtà già da ponte San Marziale), partiranno le corse per raggiungere gli amici e amiche fuori dal portone. Qualche ciaccoea (chiacchiera), qualche gioco esagitato, specie dei maschietti, e la porta si apre. A noi genitori dei più piccoli è concesso il privilegio di accompagnarli fino a ridosso del complesso scolastico, attraversando tutto l'ampio e verde giardino, in attesa che la maestra della prima ora se li porti via.

“Il passaggio dalla scuola dell'infanzia alla primaria è importante. È un grande salto” conclude Elisa, “Cambia il modo di vivere la scuola. Cambiano certe regole, certe dinamiche. Si lavora parecchio e si gioca un po' meno, ma quando affronti questo passo in una scuola come la Diedo, sai che lo affronterai in un ambiente sereno e felice, ed è fondamentale, almeno per me. Sono pur sempre ancora bambini. So di aver affidato la mia creatura a delle persone speciali per i prossimi cinque anni". Ricordo la prima volta che ho compreso che mio figlio avrebbe cominciato ad avere libri e quaderni, anticamera di una realtà che anche solo un anno fa mi sembrava inimmaginabile e lontanissima. Lo ammetto, mi ha fatto impressione e se non mi fossi controllato all'ultimo, qualche lacrima mi avrebbe solcato il viso (lo ha fatto comunque, ndr). Adesso invece è tutto reale ma non potrei che essere più felice nel vedere lui, e tutta la sua classe, così scatenata ed entusiasta ogni nuovo giorno di scuola.

La scuola elementare è ormai cominciata. Per finirla mancano "solamente" poco più di 55 mesi. Lo vedete lo spazio bianco alla fine di quest'ultimo paragrafo e prima della gallery fotografica? No, non è uno sbaglio né un errore di format. Tutto voluto. Le ultime righe le scriverò e pubblicherò online venerdì 2 giugno 2028. Sì, tra quasi cinque anni, ossia quando l'esperienza alla scuola elementare Diedo sarà in dirittura di arrivo. Lo riempirò con tutte le emozioni e i pensieri che starò provando. Se vorrà, scriverò anche qualche ricordo di mio figlio stesso. Lo riempirò, ne sono certo, confermando tutto quello che ho sentito e scritto dopo questi primi due mesi. Adesso mi rivolgo a voi, colleghi genitori con cui condivideremo cinque anni. Se in questo lungo periodo vorrete commentare questo articolo o ancora meglio, lasciare nel corso degli anni i vostri ricordi nello spazio "posta un commento", renderete un semplice articolo qualcosa di molto più profondo. Un diario pulsante di vita. Un libro aperto di storia umana che accomuna tutti noi e chiunque ha frequentato e verrà a frequentare la scuola Elementare Diedo. 

Venezia, 2 giugno 2028 (continua)... 







ingresso alla Scuola Elementare Diedo (Venezia) © Luca Ferrari
1° giorno alla Scuola Elementare Diedo (Venezia) © Luca Ferrari
Scuola Elementare Diedo (Venezia) © Luca Ferrari
Il futuro della Diedo è qui, adesso  © Luca Ferrari
Gli spazi verdi della Scuola Elementare Diedo (Venezia) © Luca Ferrari
Gli spazi verdi della Scuola Elementare Diedo (Venezia) © Luca Ferrari
La Scuola Elementare Diedo (Venezia) © Luca Ferrari
Primi compiti alla Scuola Elementare Diedo (Venezia) © Luca Ferrari
Disegni alla Scuola Elementare Diedo (Venezia) © Luca Ferrari

mercoledì 25 ottobre 2023

Halloween, la festa delle zucche (e dei bambini)

zucca di Halloween a Venezia © Luca Ferrari

Tremate, tremate... le zucche son tornate, più colorate e "mostruosamente" mascherate come non mai. Halloween, la festa delle zucche e dei bambini con licenza di sedurre chiunque.

di Luca Ferrari

L'autunno è finalmente arrivato e con esso le prime piogge, purtroppo senza particolari abbassamenti di temperatura, anzi. Ecco la natura prendere il sopravvento e cromatismi che più romantici non si può. Sempre più ormai anche in Italia, ottobre è diventato il mese per eccellenza di Halloween, una delle feste "importate" tanto amate quanto chiacchierate e spesso ostracizzate, Venezia inclusa per la concomitanza della "locale" San Martino. Seriamente, vorreste farmi credere che se foste ancora bambini/e non vi piacerebbe vestirvi da mostri, fare incetta di dolciumi, andare in giro con amici a divertirvi, avendo pure la fortuna di stare a casa da scuola l'indomani per Ognissanti? Nulla esclude nulla. Il mondo è un grande universo culturale da valorizzare insieme.

Un richiamo quello di Halloween sempre più irresistibile. Nelle "lande lagunari" ad esempio, sabato 28 e domenica 29 ottobre infatti, a Forte Marghera, sbarca “Fortenebra 2”, organizzata da Venezia Comix: evento gratuito per bambini e adulti, dedicato agli amanti dell’horror e del thriller. Nel corso della due giorni veneziana, verranno dedicate 12 ore ai corsi di fumetti con gli insegnanti della Mangaschool Venezia e altrettante ai corsi di manualità, dove sarà possibile confezionare il proprio costume di Halloween. Ci sarà la novità dei Campfire tales e la “tenda del mistero” ad attendere i bambini più coraggiosi per una serie di letture da brivido.

Ci sarà spazio anche per sessioni di giochi di ruolo condotte dal “maestro” Matteo “Barabba” Barbieri e dalla master Elena Pantaleoni, giochi di società a tema horror con esperti del settore. Novità di quest’anno, il gioco di ruolo di Ghostbusters per un tuffo negli anni ‘80. Verrà inoltre dedicato uno spazio al cinema, con due proiezioni cinematografiche in programma: il cult anni '90 Hocus Pocus con una giovane Sarah Jessica Parker e una giovanissima Thora Birch, per bambini e ragazzi e il truculento Suspiria (1977) di Dario Argento per gli adulti. Immancabile infine la fiera mercato, con una quindicina di operatori del settore gioco e fumetto selezionati tra i migliori del Veneto. Ingresso e partecipazione completamente gratuita.

Eventi a parte, la bellezza di Halloween è la naturale coreografia che inizia a tingere le città, dalle metropoli ai comuni più piccini, con quel tocco così magico e dal sapore vagamente natalizio. Su moltissimi balconi della città di Venezia ad esempio, ecco spuntare zucche addobbate e intagliate, senza contare poi i costumi dei più piccoli che affollano calli, campielli e fondamenta. Ma questo è "solo" lo step finale. C'è tutto un lavoro precedente che riscuote sempre più successo, ossia la preparazione delle zucche di Halloween. Laboratori veri e propri per creare ulteriori momenti di aggregazione, così come nelle cucine delle case private dove una volta acquistata la materia prima, ci si sbizzarrisce con mamma, papà e/o amiche e amici.

La prima operazione è la più difficile, la zucca. Se nei supermercati la scelta è sempre abbastanza limitata e neanche tanto economica, si può rimediare su strutture fuori porta, anche se spesso troppo di moda e super affollate, l'antitesi del godersi un po' di relax senza essere travolto da orde "mocciosesche-genitoriali". Molto più interessante e liberatorio per l'anima, andare alla scoperta di angolini meno commerciali, come la campagna slovena tutt'attorno la pittoresca realtà medievale di Skofia Loka. Un giretto nell'area rurale e si possono incontrare produttori di zucche senza tanti fronzoli. Solo contadini e i prodotti di Madre Natura. Una varietà da far impallidire anche le storie più fiabesche.

Tornati a casa cin la preziosa preda, prima di tutto occorre mano ferma per il disegno preparatorio sulla zucca, quasi come fossimo antichi artisti dell'affresco Poi, una volta tolta la polpa, si può iniziare la fase d'intaglio. A quel punto, un bel lumino all'interno e non resta che aspettare il calar delle tenebre. Nell'attesa, qualche pellicola può accompagnare a vivere l'atmosfera nel migliore e nel più spaventoso dei modi, e sotto questo aspetto, l'animazione di Nightmare Before Christmas (1993) di Tim Burton non conosce rivali. Se non vi fidate troppo della vostre mani chirurgiche e foste più inclini a spennellare, non c'è problema. Il solo limite a ciò che potrete realizzare è la fantasia stessa.

Arrivato il tanto atteso 31 ottobre, non resta che mettersi in maschera e andare di porta in porta per una ghiotta sessione di "dolcetto o scherzetto" per poi tornare nelle calde mura domestiche e imbastire un laboratorio di "delizie mostruose", chissà, magari condito da una cioccolata calda. Ecco, ho provato a raccontarvi un po' la festa di Halloween ma sicuramente avrò trascurato ciò che si fa in tanti altri lochi. Halloween, la festa delle zucche è un miscuglio di magia, natura e voglia di sano divertimento. Per le nuove generazioni è una conquista accertata, per noi vecchi un mondo nuovo che abbiamo il dovere e il piacere di regalare a chi ci strappa il cuore con due semplici parole: mamma, papà.

zucche a Skofja Loka (Slovenia) © Luca Ferrari
intaglio di zucca "halloweenesca" © Luca Ferrari
intaglio di zucca "halloweenesca" © Luca Ferrari
zucca halloweenesca a Venezia
zucca "halloweenesca" © Luca Ferrari
un film d'atmosfera
Colorazione di zucche ad Halloween © Luca Ferrari
Colorazione di zucche ad Halloween © Luca Ferrari
dolcetti di Halloween © Luca Ferrari
dolcetti al forno di Halloween © Luca Ferrari

lunedì 9 ottobre 2023

Vajont (1963-2023), per non dimenticare

Superstiti al disastro del Vajont  - Ph. Giorgio Salomon
Il progetto della diga, l'allarme e l'incuranza. A sessant'anni dal disastro del Vajont che costà la vita a quasi 2000 persone, la ferita gronda ancora dolore e non si è mai rimarginata.

di Luca Ferrari

Sessant'anni fa, il 9 ottobre 1963, una parte del Monte Toc franò nel bacino artificiale della diga del Vajont, provocando un’onda di 250 metri d'altezza. Furono spazzati via i comuni di Erto, Casso, Longarone e altri centri abitati del fondovalle bellunese, provocando la morte di 1917 persone tra uomini, donne e bambini. Per anni da piccino sono passato per quelle zone, sentendo le storie di questa tragedia. La cosa che fa più male è che il bieco interesse continua a svillaneggiare ancora oggi nel nome del profitto più laido. Il disastro del Vajont ci ricorda quanto poco impariamo dalla Storia. Il disastro del Vajont ci impone di agire per garantire il rispetto della vita umana.

Nell’archivio dell’Ateneo Veneto, la più antica istituzione culturale di Venezia in attività, sono conservate le carte relative alla difesa del principale imputato nella causa penale del Vajont, l’ingegnere della Sade (poi Enel) Alberico Biadene, difeso dallo studio legale dell’avvocato Alessandro Brass. All'epoca in quegli uffici lavorava anche l’avvocato Mario Vianello, socio onorario dell’Ateneo Veneto, che nel 2010 appunto decise di fare dono del fondo documentario riguardante il processo.

Di questo patrimonio cartaceo-giuridico ne ha parlato di recente il Corriere della Sera, con un’intervista allo storico Pietro Ruzzante che ricorda (anche) il coraggio di un giovane tecnico dell’Università di Padova, Lorenzo Rizzato. Questi tentò invano di avvisare dell’imminente pericolo con tanto di carte che portarono anche a un’interrogazione parlamentare. Per questo venne arrestato e poi licenziato dall’ateneo euganeo. Una delle tante vicende italiane concluse nel peggiore dei modi. Una di quelle pagine atroci che il Bel paese si sarebbe potuto risparmiare, e invece tutto finì nel fango e sepolto insieme alle grida strozzate. 

Il 9 ottobre 2023 passerà e cosa rimarrà? Celebrazioni in tutto il Nordest e poi? Oggi ricordiamo il disastro del Vajont e onoriamo le vittime, ma l'unico modo onesto per rendergli vera giustizia, è di lavorare perché simili tragedie causate unicamente dall'avidità umana non tornino a colpire il cuore delle persone. E invece, solo per citare gli ultimi anni, la valanga di Rigopiano, il crollo del ponte Morandi di Genova fino all'ultimo incidente mortale sul cavalcavia di Mestre (Ve), ci raccontano tutt'altra storia. Una storia che mette ancora il profitto illecito al di sopra della vita dei cittadini. Questa è un'Italia che non tollero più. Questa è un'Italia che deve cambiare una volta per tutte.

Il disastro del Vajont

La prima pagina sulla stampa ph. Archivio CameraPhoto Venezia
Vajont
Fondo documentario Vajont - ph. Ateneo Veneto

martedì 3 ottobre 2023

Fallire significa (anche) ricominciare... e vincere!

Mai arrendersi... pH Thomas Kilbride su Unsplash
Perdere significa anche fallire ma ci vuole maturità per ammetterlo. Dalla fine ci si rialza per vincere. Niente alibi, solo volontà e forza. Chiedetelo a "un certo" Michael Jordan.

di Luca Ferrari

Fallire, che brutta parola. Fallire, com'è diseducativo. Fallire, com'è politicamente scorretto! Fallire, fallire, fallire. Sssh, non si può dire! Che ci piaccia ammetterlo o meno, la vita è costellata di fallimenti: relazioni umane, lavoro, sport, qualsiasi cosa. Ognuno però ha modi differenti di affrontare la cosa e in certi casi, si può addirittura negare l'evidenza, come è accaduto nei mesi scorsi all'applauditissima stella NBA, Giannis Antetokounmpo. Altri invece, famosi e non, prendono coscienza della situazione, ripartendo proprio da lì, per poi risorgere e vincere con una rinnovata e ancor maggiore energia. Io come, ciascuno di voi, ho fallito. Ci sono state delle volte che mi sono arreso e altre volte che mi è servita da molla per ripartire. Io non ho problemi ad ammetterlo, e voi?

Giannis Antetokounmpo è un fortissimo giocatore greco di basket. Dal 2013 milita nella franchigia dei Milwaukee Bucks con la quale si è laureato campione NBA nel 2021, vincendo nello stesso anno il titolo di MVP delle finali. Un successo personale quest'ultimo che va a sommarsi al doppio titolo (consecutivo) di MVP delle regular season 2018-19 e 2019-20. Nell'ultima stagione i Bucks sono arrivati ai playoff da primi della classe, tanto nella Central Division quanto nella Eastern Conference con 58 vittorie e 24 sconfitte. Nessuno come loro! Logico dunque che fossero tra i favoriti all'anello. Al primo turno degli scontri diretti però, è successo l'incredibile. Sono stati fatti fuori dai Miami Heats, questi ultimi con due partite extra alle spalle (sconfitta contro gli Atlanta Hawks e vittoria sui Chicago Bulls), cosa che gli ha permesso di strappare uno degli ultimi posti per i play off.

I Bucks sono strafavoriti ma sul campo cambia tutto. La corsa al titolo finisce subito al 1° turno e appena alla quinta partita, con il sorprendente risultato di 4-1 per Miami. In conferenza stampa il giornalista Erich Nehm (The Athletics) pone una legittima domanda ad Antetokounmpo, parlando di stagione fallimentare, alla quale però il cestista replica infastidito con deboli paragoni sulla carriera dell'intervistatore, e andando a scomodare perfino Michael Jordan, dimenticandosi evidentemente che tipo di giocatore fosse His Airness. Torniamo allora alla stagione '89-90 quando in gara 7 i Bulls vennero bloccati in finale di Eastern dai formidabili Detroit Pistons di Isiah Thomas per il terzo anno consecutivo. Jordan mastica amaro e sarei pronto a scommettere che per lui, quella che si era appena conclusa, è stata una stagione fallimentare, poiché non aveva raggiunto l'obiettivo che si era prefissato: diventare campione NBA.

Che cosa ha fatto Michael Jordan? Ha stretto le mani agli avversari, ha annullato le vacanze e il giorno dopo era già in palestra con un solo obiettivo: strapazzare i Bad Boys l'anno successivo e vincere, cosa che puntuale avverrà. Giannis Antetokounmpo invece, esce come un trionfatore dalla conferenza stampa. Blogger, sportivi accomodanti e l'immancabile esperto popolo dei social media applaudono tutti la possente ala che, a loro dire, ha demolito il giornalista. Al contrario, fin dalla prima volta che vidi questa intervista, ho sempre empatizzato con il collega dei media. No, non per affinità lavorative, più che altro per una questione di onestà. Personalmente non ho alcun problema ad ammettere i miei fallimenti. So bene quando ce l'ho fatta e quando no. Alle volte i fallimenti mi hanno condotto a nuovi successi, altre volte a mollare. E con questo?

E sempre chiamando in causa quello che è universalmente considerato il più grande giocatore della storia del basket, guardando alla sua carriera, parlò così: "Nella mia vita ho sbagliato più di novemila tiri. Ho perso quasi trecento palle. Ventisei volte i miei compagni di squadra mi hanno affidato il tiro decisivo e l’ho sbagliato. Ho fallito. Molte, molte volte. Ed è per questo che alla fine ho vinto tutto". Ladies and gentleman, questo è Michael Jordan! Anche io, come tutti voi sono un essere umano. Non sento il bisogno di pormi come un indomito vincitore sempre e comunque, anche perché non lo sono. Nessuno lo è, MJ incluso. Anche se nella mia vita ho fallito e fallirò ancora, vivo bene, mi guadagno da vivere e mi godo la mia famiglia ogni giorno. 

La conferenza stampa di Giannis Antetokounmpo

Un abbattuto (ma mai domito) Michael Jordan

venerdì 15 settembre 2023

Regata Storica, la cultura voga

L'equipaggio della Canottieri Giudecca si allena per la Regata Storica © Luca Ferrari

Tradizioni, competizioni sportive e cultura. Viaggio nella Regata Storica di Venezia insieme alla Canottieri Giudecca e l'Ateneo Veneto.

di Luca Ferrari

Rosa come il film campione d'incassi, Barbie (di Greta Gerwig con Margot Robbie protagonista). Rosa come il genere femminile. Rosa come una delle imbarcazioni della Regata Storica di Venezia, supportata per la prima volta dalla più antica istituzione culturale veneziana in attività. Tra le caorline scese in gara quest'anno, la sorte ha consegnato il colore rosa proprio alla Canottieri Giudecca. Un sorteggio quasi dettato dal destino. L'equipaggio infatti, era sostenuto (anche) dall'Ateneo Veneto, fondato per decreto napoleonico nel lotano 1812, il cui Presidente in carica è l'ex- magistrato Antonella Magaraggia. Unica donna, al momento, ad aver ricoperto questo ruolo in oltre 200 anni di storia.

La Regata Storica è un'autentica festa per la città di Venezia, anzi, per i veneziani. Più della Vogalonga e probabilmente anche più dell'amatissimo Redentore. Per onor di cronaca, negli ultimi anni la partecipazione di massa (locale) è venuta un po' a mancare. Che sia carenza di materia prima (cittadini) o meno, il fascino resta comunque inalterato. A livello strettamente professionale poi, la mia attività giornalistica "remiera" iniziò proprio sulle acque lagunari della Storica, quando a sfidarsi all'ultima voagata sui gondolini dei campioni, c'erano ancora i Vignotto di Sant'Erasmo e il "gigante" D'Este di Burano. Quest'anno sono tornato ad assaporare il clima di questa manifestazione. Un primo "antipasto" però, lo avevo già avuto. Andando proprio a documentare l'allenamento della Canottieri Giudecca, pochi giorni prima dell'evento.

L'isola della Giudecca è un po' un mondo a parte, come del resto ogni singola isola della laguna di Venezia. Smontato alla Palanca e attraversato il lungo ponte di ferro, mi ritrovo dalla parte opposta dell'isola, direttamente affacciata su una porzione di laguna per lo più sconosciuta alla stragrande maggioranza delle persone, veneziani inclusi, se non per chi ha un "barchin" o per l'appunto chi si diletta con la voga. Le isole sono un mondo a parte? Non solo loro. Le associazioni remiere anche di più. Piccoli cosmi animati da una passione incredibile. Sembrano quasi alveari e i soci sono autentiche api operose. Instancabili ed entusiasti. Come per l'equitazione, prima di una vogata bisogna preparare "il destriero", in questo caso una possente imbarcazione della tradizione della voga alla veneta su cui, in questo caso, si daranno battaglia equipaggi di 6 uomini: la caorlina.

L'impegno è di quelli tosti. L'equipaggio della Canottieri Giudecca è uno dei favoriti. Nelle qualifiche disputatesi pochi giorni prima a Malamocco (Lido di Venezia), è arrivato primo. Mancano pochi giorni ormai alla Regata Storica. Dalla mia postazione, mi godo/assisto a tutte le fasi. L'incontro dei regatanti, la messa a punto della barca, il sollevamento meccanico della suddetta e il delicato varo sull'acqua. Iniziano le prime vogate. Con la complicità di un gentile presente, li seguo anche in laguna. Una meraviglia nella meraviglia. Per un po' di tempo siamo solo noi. Nessun battello pubblico. Niente taxi (acquei, ovviamente) né grandi navi. Solo due barche. Tutt'intorno a noi, il blu della laguna e quello del cielo. Vivere a Venezia significa potersi continuamente sorprendere da questa meravigliosa città, ed è così ancora per chi ci vive.

"A nome di tutto l'equipaggio, vogliamo ringraziare l'Ateneo Veneto per il patrocinio che ci ha riservato e che da veneziani ci inorgoglisce non poco!" ha detto prima della gara, Gianluigi Fongher, "Siamo da sempre convinti che - alleare - simbolicamente realtà così intrise della storia e della cultura veneziana, possa costituire, almeno così lo sentiamo noi per quanto concerne l'amata tradizione della voga alla veneta, un importante elemento di sostegno e visibilità in una città che sta soffrendo un tremendo analfabetismo di ritorno. Il morale dell'equipaggio è alto e pure la voglia di far bene. Faremo quanto nelle nostre possibilità per ricambiare l'attenzione che ci avete voluto concedere".

Arriva il giorno. Il calendario segna la prima domenica di settembre. È arrivato il momento della Regata Storica 2023. Un'edizione accompagnata da non poche polemiche delle associazioni remiere contro le istituzioni, a causa dei problemi e la sicurezza legata moto ondoso, ma non solo. Tutti guardano. Chi dalla comodità di palazzi affacciati sul Canal Grande, chi dai ponti, chi dai campielli o simili, chi da piccoli approdi. Inizia il corteo storico guidato dalla bissona Serenissima, seguita dalla gondola con il doge e la dogaressa quindi il corteo delle associazioni remiere, poi toccano le gare. Arriva il momento delle caorline. La cultura affianca lo sport. Lo sport è cultura. Su uno dei due lati della caorlina della Canottieri Giudecca, a  prua, c'è il nome dell'Ateneo Veneto, così come sulle t-shirt dell'equipaggio. Un legame, quello dell'istituzione culturale con la Storica non certo nato in questi giorni, come la stessa Presidente Magaraggia ha voluto sottolineare.

"L’Ateneo Veneto e la Regata Storica, realtà apparentemente diverse, vivono entrambe nel cuore della città, appartengono alla sua antica tradizione culturale e sono amate dai veneziani. Per questo il nostro Ateneo ha voluto sostenere la Storica e, in particolare, la caorlina rosa, il cui equipaggio, capitanato da Gianluigi Fongher, porterà anche il logo dell’Ateneo Veneto". Va ricordato inoltre che nel corso degli anni, l'Ateneo ha spesso realizzato eventi collaterali della manifestazione come nel 2019, quando "Aspettando la Regata Storica. Una festa antica e autentica" catalizzò l'attenzione dei veneziani, accompagnando i presenti in un viaggio nella memoria della manifestazione. Adesso siamo nel 2023, e gli equipaggi sono tutti in Canal Grande. Dopo un testa a tesa, la Canottieri Giudecca arriva seconda, staccando tutti gli altri regatanti, e dietro al solo Club Nautico San Marco (bianco) per pochi secondi.

La voga alla veneta e Venezia, un qualcosa che non si può spiegare solo a parole e fotografie. Essere in barca nella laguna è un viaggio che, una volta iniziato, non sembra finire mai (e vorresti che ciò non accadesse, ndr). Tante volte sono stato tentato d'iniziare a vogare ma non ho ancora levato le ancore. Parafrasando la mitica Learning to Fly (Pink Floyd), potrei dire: "Non riesco a distogliere i miei occhi dalla laguna che nuota verso di me/ Muto per la meraviglia e agitato/ Sono solo uno disadattato essere terreno, io". Questa esperienza però, insieme all'Ateneo Veneto e la Canottieri Giudecca, mi ha un po' cambiato. Si è intrufolata in profondità. Di reportage sulla Regata Storica ne ho fatto svariati, ma mancava un coinvolgimento così intenso e ravvicinato con i suoi regatanti e certi legami, finalmente si sono messi a fuoco (acqueo). Chissà, magari un giorno ci sarò anch'io nel corteo della Regata Storica a vogare.

La caorlina rosa della Canottieri Giudecca © Luca Ferrari
L'equipaggio della Canottieri Giudecca si allena per la Regata Storica © Luca Ferrari
L'equipaggio della Canottieri Giudecca si allena per la Regata Storica © Luca Ferrari
L'equipaggio della Canottieri Giudecca si allena per la Regata Storica © Luca Ferrari
La caorlina rosa della Canottieri Giudecca si allena per la Regata Storica  © Luca Ferrari
L'equipaggio della Canottieri Giudecca si allena per la Regata Storica © Luca Ferrari
L'equipaggio della Canottieri Giudecca si allena per la Regata Storica © Luca Ferrari
L'equipaggio della Canottieri Giudecca durante la Regata Storica  © Luca Ferrari
L'equipaggio della Canottieri Giudecca durante la Regata Storica  © Luca Ferrari
L'equipaggio della Canottieri Giudecca durante la Regata Storica © Silva Menetto
L'equipaggio della Canottieri Giudecca durante la Regata Storica © Silva Menetto
L'equipaggio della Canottieri Giudecca durante la Regata Storica © Silva Menetto
L'equipaggio della Canottieri Giudecca alla premiazione della Regata Storica; 
al centro in alto, la Presidente dell'Ateneo Veneto, Antonella Magaraggia © Silva Menetto

mercoledì 6 settembre 2023

Venezia e... Quelli delle barchette

Venezia – Regata Storica, protesta contro il moto ondoso © Luca Ferrari

Facile farsi belli con la Regata Storica, ridicolizzando (prima) chi Venezia la vive davvero. I veneziani, quelli con le barchette, resistono e vogano.

di Luca Ferrari

Quelli delle barchette sono quelli che vogliono una Venezia autentica. Quelli con le barchette conoscono la differenza tra Fondamenta Nove e canale della Giudecca. Quelli delle barchette non hanno paura di guardare in faccia l'autorità sottolineando i gravi rischi di Venezia. Quelli con le barchette consentono a milioni di turisti ogni anno di visitare questa inimitabile città. Quelli delle barchette portano avanti tradizioni che certi personaggi usano solo per il proprio tornaconto elettorale. Quelli con le barchette conoscono i danni causati dal moto ondoso e dalla velocità incontrollata delle barche a motore nei canali e nella laguna. Quelli delle barchette possono anche venire travolti, ma si rialzano e vincono. 

Quelli delle barchette, vogano e remano non solo alla Regata Storica. Quelli della barchette vivono Venezia ogni giorno Quelli con le barchette sono e saranno sempre di più.

Firma anche tu la petizione per inserire Venezia nel Patrimonio Mondiale dell'UNESCO.

Venezia – Regata Storica, protesta contro il moto ondoso © Luca Ferrari
Venezia – Regata Storica, protesta contro il moto ondoso © Luca Ferrari
Venezia – Regata Storica, protesta contro il moto ondoso © Luca Ferrari
Venezia – Regata Storica, protesta contro il moto ondoso © Luca Ferrari
Venezia – Regata Storica, protesta contro il moto ondoso © Luca Ferrari
Venezia – Regata Storica, protesta contro il moto ondoso © Luca Ferrari
Venezia – Regata Storica, protesta contro il moto ondoso © Luca Ferrari
Venezia – Regata Storica, protesta contro il moto ondoso © Luca Ferrari
Venezia – Regata Storica, protesta contro il moto ondoso © Luca Ferrari
Venezia – Regata Storica, protesta contro il moto ondoso © Luca Ferrari