lunedì 9 ottobre 2023

Vajont (1963-2023), per non dimenticare

Superstiti al disastro del Vajont  - Ph. Giorgio Salomon
Il progetto della diga, l'allarme e l'incuranza. A sessant'anni dal disastro del Vajont che costà la vita a quasi 2000 persone, la ferita gronda ancora dolore e non si è mai rimarginata.

di Luca Ferrari

Sessant'anni fa, il 9 ottobre 1963, una parte del Monte Toc franò nel bacino artificiale della diga del Vajont, provocando un’onda di 250 metri d'altezza. Furono spazzati via i comuni di Erto, Casso, Longarone e altri centri abitati del fondovalle bellunese, provocando la morte di 1917 persone tra uomini, donne e bambini. Per anni da piccino sono passato per quelle zone, sentendo le storie di questa tragedia. La cosa che fa più male è che il bieco interesse continua a svillaneggiare ancora oggi nel nome del profitto più laido. Il disastro del Vajont ci ricorda quanto poco impariamo dalla Storia. Il disastro del Vajont ci impone di agire per garantire il rispetto della vita umana.

Nell’archivio dell’Ateneo Veneto, la più antica istituzione culturale di Venezia in attività, sono conservate le carte relative alla difesa del principale imputato nella causa penale del Vajont, l’ingegnere della Sade (poi Enel) Alberico Biadene, difeso dallo studio legale dell’avvocato Alessandro Brass. All'epoca in quegli uffici lavorava anche l’avvocato Mario Vianello, socio onorario dell’Ateneo Veneto, che nel 2010 appunto decise di fare dono del fondo documentario riguardante il processo.

Di questo patrimonio cartaceo-giuridico ne ha parlato di recente il Corriere della Sera, con un’intervista allo storico Pietro Ruzzante che ricorda (anche) il coraggio di un giovane tecnico dell’Università di Padova, Lorenzo Rizzato. Questi tentò invano di avvisare dell’imminente pericolo con tanto di carte che portarono anche a un’interrogazione parlamentare. Per questo venne arrestato e poi licenziato dall’ateneo euganeo. Una delle tante vicende italiane concluse nel peggiore dei modi. Una di quelle pagine atroci che il Bel paese si sarebbe potuto risparmiare, e invece tutto finì nel fango e sepolto insieme alle grida strozzate. 

Il 9 ottobre 2023 passerà e cosa rimarrà? Celebrazioni in tutto il Nordest e poi? Oggi ricordiamo il disastro del Vajont e onoriamo le vittime, ma l'unico modo onesto per rendergli vera giustizia, è di lavorare perché simili tragedie causate unicamente dall'avidità umana non tornino a colpire il cuore delle persone. E invece, solo per citare gli ultimi anni, la valanga di Rigopiano, il crollo del ponte Morandi di Genova fino all'ultimo incidente mortale sul cavalcavia di Mestre (Ve), ci raccontano tutt'altra storia. Una storia che mette ancora il profitto illecito al di sopra della vita dei cittadini. Questa è un'Italia che non tollero più. Questa è un'Italia che deve cambiare una volta per tutte.

Il disastro del Vajont

La prima pagina sulla stampa ph. Archivio CameraPhoto Venezia
Vajont
Fondo documentario Vajont - ph. Ateneo Veneto

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