giovedì 31 agosto 2023

Cres, il fiabesco borgo di Lubenice

L'antico borgo di Lubenice © Luca Ferrari

Alla scoperta dell'incredibile borgo di Lubenice, sull'isola di Cres (Croazia). Passeggiando tra pecore e folletti verso la spiaggia di San Giovanni.

di Luca Ferrari 

Piccolo borgo appollaiato (378 m s.l.m.) a poche centinaia di metri sull'isola di Cres, nel golfo del Quarnero, Lubenice, è una delle tante perle insulari della Croazia. Pochi caseggiati, un museo, un ristorante e una panoramica mozzafiato sul mare cristallino. Ancora prima di partire per lo stato balcanico, il suo nome mi stava già inseguendo. Un'amica era stata categorica: se vai a Cres, devi visitare Lubenice. Com'è sempre un po' tipico della mia impostazione dei viaggi, non vado alla ricerca di troppe informazioni delle mete prescelte, lasciando l'eventuale stupore e il senso di scoperta una volta in loco. Così, dopo una mezza giornata trascorsa nel relax della vicina Beach Raca, a Valun, dove il noleggio orario dei pedalò è di gran lunga più economico (8€), inizio a muovermi verso Lubenice.

A metà strada, quasi in una radura a Mali Podol, il percorso si apre. Ci sono un paio di caseggiati e un cartello che invita i viandanti a gustare un casereccio gelato di fichi (sladoled od smokve), un sorbetto più che il classico dolce ghiacciato con pallina o simili. 

La titolare è una gentilissima signora austriaca, scrittrice, che ci presenta anche l'opzione di una soffice torta alla menta, quest'ultima talmente leggiadra nell'impasto da deliziare anche una persona come il sottoscritto che non la può soffrire. Per chi volesse, ci sono anche liquori locali. Sembra quasi di essere in una fiaba. Davanti alla casa c'è proprio un albero di fichi e una madonnina. A pochi metri, una piccola fontana dove veniamo invitati a bere e fare scorte di acqua, poiché sull'isola di Cres è potabile e buona ovunque. 

Riprendo la strada e la carreggiata inizia a stringersi. Sebbene ci siano sempre spazi a destra o a sinistra per passare da entrambi i sensi, bisogna comunque fare attenzione. Un perentorio cartello inoltre, avvisa che sarà possibile trovare pecore lungo il cammino. Così è! Poco prima di trovare l'insegna arancione che mi indica l'arrivo a Lubenice, due pecore brucano l'erba nel bosco tutt'attorno. Presto scoprirò che questi animali sono gl'indiscussi protagonisti dell'isola. Intanto però, è finalmente arrivato il momento di lasciare la macchina. Inizia la meraviglia. Prima ancora di entrare nel borgo, il panorama sale subito in cattedra. La vista è incredibile: cielo, vegetazione e giù, la spiaggia di San Giovanni, raggiungibile solo ed esclusivamente a piedi in 45 minuti circa. Se l'andata è ovviamente in discesa, il ritorno in salita potrebbe non essere molto facile per chi avesse bambini piccoli.

Affacciata sulla baia tra Punta Miracine e Punta Brkljac all'inizio della penisola di Pernat, Lubenice ti accoglie con la piazzetta quadrata e la Chiesa di Santa Domenica, costruita nel 1400, mentre più avanti si trova la cappella gotica di Sant’Antonio l’Eremita. Si possono ancora ammirare i resti delle mura di cinta, antico insediamento romano, così come l'impronta di un architettura medievale. Il borgo è davvero piccolo. Alcuni edifici sono abbandonati, altri sono affittabili con tanto di insegna e numero di telefono scritto. C'è un unico e rinomato ristorante, il Konoba Hibernicia, dove una delle indiscusse specialità è l'agnello cotto a campana per il quale però, bisogna prenotare il giorno prima.

Prima di soddisfare il palato, è la cultura a reclamare spazio e tempo con il Museo dell'Ovinicoltura (muzej ovcartsva), fondato dal Gruppo Insulare Rurale nel 2008, quando venne allestita la mostra "L'Ovinicoltura tradizionale", per documentare e presentare le numerose attività da svolgere per avere successo nell'allevamento delle pecore, indiscusse protagonista dell'intera isola di Cres. Come per molte altre piccole realtà, lo spopolamento ha duramente colpito questo villaggio. Ecco dunque l'impegno del Gruppo per far conoscere le tradizioni locali e la storia ai tanti turisti che sempre più vengono a scoprire la Croazia insulare, e non solo d'estate.

Il museo è un edificio che potrebbe ricordare un po' le case di montagna del Bellunese. L'allestimento dell'esposizione è realizzato come un cammino che dura tutto l'anno, ma attenzione, non seguendo le nostre classiche quattro stagioni, bensì attraverso le attività stagionali inserite (armoniosamente) fra le peculiarità biologiche e climatologiche del loro micro-ambiente. Il visitatore potrà così scoprire le attività della primavera/inizio estate: agnellatura e mungitura, preparazione del formaggio, costruzione del meh, la tradizionale zampogna, e la tosatura. E prima di entrare, appoggiata su un antico pozzo, c'è proprio un esempio di codesta attività: un po' di lana da accarezza, immaginando qualche soffice indumento con cui scaldarsi durante i mesi più freddi.
 
Si prosegue con l'estate inoltrata/inizio autunno: lavaggio e scardassatura della lana, quindi tardo autunno/inverno per ulteriori mansioni: filatura della lana, lavoro a maglia, preparazione del gudic (prosciutto pecorino) e dell'olito, un dolce locale. A chiudere il tour del museo, una proiezione di un documentario suddiviso in tre parti tra conciatura della pelle pecorina, tosatura e preparazione del formaggio. La mostra, realizzata da Marijana Dlacicm, vede l'impostazione artistica a cura di Branko Lencic mentre la realizzazione dell'allestimento è di Mario Slosar.

Finito il tour, c'è anche un piccolo store. Oltra a qualche chicca di lana con una signora impegnata nel realizzare indumenti, vengo attratto da libri, in particolare dalla fiaba Il segreto dei Masmalici (Tanja Masmalica), realizzato dalla pedagogista sociale Mirjana Mauhar, illustrato dalla pittrice Koraljca Placek e tradotto in italiano da Sanja Versic. Il volume infatti prevede entrambe le lingue, e racconta la storia dello gnomo Masmalico dei boschi, attraverso il cui progetto l'Associazione Ruta di Cres vuole educare ecologicamente giovani e bambini in particolare, al rispetto della natura e tramandando le tradizioni della parte settentrionale dell'isola di Cres, l'altopiano della Tramuntana. Pur non essendo grandissimo, il volume è fatto con estrema cura e si merita tutto il prezzo (15€). Così agendo, si contribuirà a preservare la cultura locale. Il segnalibro attaccato inoltre, è il folletto stesso.

Continuo a camminare, su e giù, godendomi il panorama da ogni possibile angolazione. A furia di scattare fotografie, lo smartphone si scarica del tutto. Sembra quasi un segno. Nel tempo che trascorro ancora a Lubenice mi affido unicamente ai sensi. Ogni tanto sento qualche belato lontano, ogni tanto qualche idioma un po' troppo colorito ma nel complesso, si respira pace e serenità. Forse dovrei sedermi qua e aspettare il calar delle luci fino all'ultimo frammento diurno. Così faccio. E quando sono pronto per far ritorno al centro abitato di Cres, ho come l'impressione di vedere qualcosa. No, non una stella cadente. Una piccola creaturina che si muove fugace tra la folta vegetazione circostante. Sarà mica il folletto masmalico che è venuto a salutarmi? Immaginazione o meno, lo prendo come un segno del destino... e una promessa. Va bene Lubenice, un giorno tornerò a trovarti. 

On the road verso Lubenice © Luca Ferrari
Incontri ovini lungo la strada verso Lubenice © Luca Ferrari
L'anrrivo a Lubenice © Luca Ferrari
L'antico borgo di Lubenice © Luca Ferrari
L'antico borgo di Lubenice © Luca Ferrari
Lubenice - Il museo dell'Ovinicoltura © Luca Ferrari
Lubenice - Il museo dell'Ovinicoltura © Luca Ferrari
Lubenice - Il museo dell'Ovinicoltura © Luca Ferrari
Lubenice - Il museo dell'Ovinicoltura © Luca Ferrari
Lubenice © Luca Ferrari
Lubenice © Luca Ferrari
Il panorama mozzafiato da Lubenice © Luca Ferrari
Il panorama mozzafiato da Lubenice © Luca Ferrari

mercoledì 30 agosto 2023

Venezia e i 1000 anni del vetro ungherese

Agnus Dei di Balázs Sipos

Sabato 2 settembre verrà inaugurata Glass Art NOW, la prima mostra collettiva ungherese di arte del vetro a Venezia, presso l’Ateneo Veneto. Circa 100 le opere esposte.

di Luca Ferrari

È l'ora dell'arte vetraria ungherese a Venezia. È l'ora di Glass Art NOW!, la prima mostra d'arte del vetro ungherese in programma da 2 al 15 settembre (h. 11-19) all’Ateneo Veneto di Venezia (Campo San Fantin 1897, adiacente il Gran Teatro della Fenice), la più antica istituzione culturale attiva della città. Glass Art NOW! è un viaggio nei “mille anni del vetro ungherese”, la storia del vetro nel bacino dei Carpazi, dai primi scavi romani fino ai giorni nostri, con quasi 100 reperti esposti legati al lavoro di ricerca effettuato dalla Fondazione Bohus-Lugossy, raggruppandoli in quattro unità tematiche sotto i nomi di città italiane e ungheresi: Roma, Venezia, Veszprém e Salgótarján.

I visitatori potranno ascoltare in italiano e in inglese brevi storie su ciascuna delle quattro vetrine tematiche scansionando i codici QR posti sui tavoli, mentre chi desidera approfondire le storie complete, potrà leggerle sul sito web della mostra. I materiali della storia del vetro sono stati selezionati dalle collezioni dei musei ungheresi e dei collezionisti privati che partecipano al progetto di ricerca dal curatore della mostra, il direttore professionale della Fondazione Bohus-Lugossy, dottor András B. Szilágyi, storico dell’arte e docente presso l’Università Moholy-Nagy di Arte e Design, e da Szonja Dohnál, co-curatrice, storica dell’arte e vice direttrice della Casa delle Arti di Veszprém.

La mostra è stata realizzata con il contributo del programma Veszprém-Balaton 2023 Capitale Europea della Cultura, in quanto la regione di Veszprém è uno dei più importanti centri di produzione del vetro in Ungheria. La produzione del vetro è presente sin dalla metà del XVIII secolo nelle foreste del Bakony, nella regione di Veszprém. Per molti decenni, generazioni di vetrai e famiglie, la maggior parte delle quali provenienti dalla Germania, produssero vetro nei forni da loro costruiti nei boschi. Il lavoro degli otto forni è stato poi proseguito dalla nona fabbrica di vetro di Ajka, che iniziò la produzione nel 1878.

Gli oggetti in vetro qui prodotti erano caratterizzati da tecniche sofisticate e il lavoro degli artisti artigiani ne garantiva la qualità. Oggi la fabbrica è chiusa e i suoi edifici sono stati demoliti. Per questo motivo è importante preservare questa tradizione per i posteri. Uno degli obiettivi della Casa delle Arti di Veszprém è presentare la sopravvivenza di questa tradizione nell’arte contemporanea. Nel gennaio 2023 è stata aperta la mostra internazionale d’arte vetraria contemporanea Glass Focus, con la partecipazione di artisti ungheresi accanto ad artisti americani e danesi. La città ospita una delle più grandi collezioni d’arte vetraria contemporanea e storica dell’Ungheria, il Museo Laczkó Dezső, dove, oltre agli antichi vetri dei forni del Bakony e ai vetri decorativi dell’ex fabbrica di Ajka, sono presenti i più grandi creatori dell’arte vetraria autonoma ungherese. La collezione di oggetti in vetro del museo è rappresentata con importanti opere nella mostra Glass Art NOW!

“Le opere e le installazioni presentate nei progetti di arte figurativa, fotografica e design del programma della Capitale Europea della Cultura Veszprém-Balaton 2023 (VEB2023 CEC) rappresentano il patrimonio naturale e culturale e la realtà quotidiana della regione. Riteniamo straordinariamente importante mostrare le persone e le comunità che vivono qui insieme alle tradizioni che caratterizzano questa regione. Oggi l’artigianato, la lavorazione e la modellazione dei vari materiali, accanto alle vecchie tecniche, offrono nuove possibilità, permettendoci di illustrare sia il passato che il presente, la tradizione e l’innovazione. In qualità di Capitale europea della cultura, continuiamo a credere che sia essenziale invitare e mettere in mostra artisti nazionali e internazionali. Siamo molto contenti quando iniziative e programmi ungheresi e stranieri si uniscono per rafforzare il lavoro e il pensiero comune”, ha dichiarato Can Togay.

I materiali dell’arte vetraria contemporanea della mostra sono stati realizzati coinvolgendo quasi quaranta artisti, molti dei quali hanno creato opere completamente nuove per la prima mostra di arte del vetro ungherese a Venezia. László Hefter, “decano” dell’arte vetraria ungherese, artista del vetro premio Ferenczy Noémi e restauratore, membro dell’Accademia delle Arti Ungherese, che festeggia il suo 80esimo compleanno a settembre, ha creato una nuova opera per la mostra. Hefter è uno dei pochi artisti che utilizza il metodo medievale della pittura su vetro nelle sue opere contemporanee. La sua opera intitolata Fragmentum è un pannello di vetro antico dipinto che rappresenta i 50 anni del suo lavoro di designer del vetro architettonico.

Anche Vajk Farkas ha creato per la mostra di Venezia il suo nuovo lavoro Struttura del colore, esplorando e sfruttando le nuove tecniche. James Carcass, artista del vetro britannico che vive in Ungheria, ha debuttato con l’opera Cranberry Split utilizzando diverse tecniche di soffiatura del vetro in un forno per il vetro aperto per un fine settimana presso la Manifattura di Parádsasvár, organizzato dalla Fondazione Bohus-Lugossy. È stato il direttore responsabile di un workshop di tre giorni per gli studenti del MOME nel luglio 2023 e gli oggetti in vetro lì creati saranno esposti anche alla mostra Glass Art NOW!

Zsuzsanna Deák presenta a Venezia un pezzo rilevante della sua collezione Ossidi e Metalli preziosi, la cui particolarità è data dall’inserimento di vari metalli tra gli strati di vetro. In collaborazione con l’Università ungherese Pannon, un’importante istituzione ungherese per la ricerca scientifica nel campo dell’industria dei silicati, ha sperimentato un processo per creare opere riciclando rottami di vetro edile e fanghi di vetro. Quest’anno è stata candidata al premio EDIDA “Iniziativa sostenibile dell’anno” da ELLE Deco International.

Il giorno dell'inaugurazione, Can Togay, consulente culturale e creativo del progetto Veszprém-Balaton 2023 Capitale Europea della Cultura, inaugurerà la mostra Glass Art NOW! presso l’Ateneo Veneto. Alto patrocinatore della mostra è il dottor Tibor Navracsics, commissario ministeriale per la Capitale Europea della Cultura Veszprém-Balaton 2023. Anche la maggior istituzione ungherese d’istruzione superiore, l’Università Pannon di Veszprém, sarà presente all’evento. L’istituzione è un’università con una lunga tradizione nella ricerca scientifica e nella formazione nell’industria dei silicati. A breve lancerà un corso di formazione professionale in arte del vetro nell’ambito della collaborazione con la Fondazione Bohus-Lugossy. L’accordo quadro di collaborazione verrà firmato il 2 settembre nell’Aula Magna dell’Ateneo Veneto nell’ambito d’una cerimonia.

La mostra Glass Art NOW! è organizzata dalla Fondazione Bohus-Lugossy e da FAMPATH, con il contributo di Veszprém-Balaton 2023 Capitale Europea della Cultura, del Comune di Veszprém, dell’Accademia Ungherese delle Arti, dell’Accademia d’Ungheria di Roma e del Progetto Liget Budapest. Alto patrocinatore della mostra: dottor Tibor Navracsics, ministro dello sviluppo territorial Patrocinatore della mostra: Accademia d’Ungheria di Roma

Espongono all'Ateneo Veneto: Péter Botos, Balázs Sipos, Luca Kohut-Görömbei, Ágnes Smetana, Zsuzsa Vida, Barbara Szőke, Birgit Köblitz, Zsuzsanna Deák, Márta Edőcs, Luca Dimény, Judit Füri, Jusztina Jegenyés, László Lukácsi, Péter Lendvai, Melinda Soltész, Daniella Koós, Balázs Telegdi, György Gáspár, László Hefter, Judit Grünfelder, Gyöngyvér Amala Varga, Vajk Farkas, Boldizsár Lukácsi, James Carcass, Barnabás Wölfinger, Csilla Szilágyi. Opere degli studenti e neolaureati del MOME invece: Szabolcs Baranyai, Lujza Pálfi, Emese Mráz, Ingrid Válint, Rebeka Boda, Tamás Köte, Beatrix Regina Kis, Péter Cserba, Melinda Doktor, Fülöp Bechtold

La mostra Glass Art NOW! è visitabile ogni giorno dal 2 al 15 settembre 2023, dalle 11 alle 19, presso l’Ateneo Veneto.


giovedì 24 agosto 2023

Un'estate senza web

Relax "cartaceo" © Luca Ferrari

Un'estate senza essere perennemente connessi online? L'ho sperimentato, almeno, per un certo periodo ed è stato davvero piacevole. 

di Luca Ferrari

Le vacanze di un tempo non prevedevano "compiti" in sospeso. La rivoluzione digitale e un errato modus operandi lavorativo sempre più opprimente con l'avvallo dei governi, hanno cambiato tutto. Sono stato all'estero quest'estate. Un paio di settimane dove comunque avevo dei compiti da rifinire e tenere d'occhio. Dopo pochi giorni però, ecco il messaggio più odioso e inaspettato: copertura dati in esaurimento. Cosa?!? Già pronto a ingaggiare battaglia, mi sono fermato e ho riflettuto. Tutto quello che dovevo fare avveniva la mattina presto ed eventualmente la sera, ossia in orari in cui solitamente avevo sempre wifi a disposizione. Detto fatto! Mi sono rilassato e una volta ottemperati i miei obblighi, ho iniziato a lasciare il telefono in modalità aereo per la stragrande maggioranza della giornata.

Lavoro ma non solo. Viviamo costantemente con la tecnologia e ogni minima attesa viene subito "sedata" da una sorta di intrattenimento, azzerando i fatidici tempi morti. Nel mio ultimo periodo vacanziero ho come fatto un salto nel tempo, rimanendo senza internet per gran parte della giornata. Lo smartphone in costante modalità aereo. Il piacere di un libro da leggere senza l'assillo (involontario ormai) di controllare posta elettronica e social network. Lo ammetto, in principio era molto strano ma non ci è voluto così tanto per re-imparare a riappropriarsi del proprio tempo, godendosi tanto i momenti speciali quanto la semplicità di una conversazione e di una passeggiata slegata da internet, standosene al mare senza scrollare alcunché (non sa cosa si perde, esimio Dott. Feltri, ndr).

Un'ulteriore step sono state le incursioni museali, per le quali mi sono affidato unicamente a brochure locali, suggerimenti dei centri informativi e le spiegazioni del personale, senza "documentarmi" su siti od opinionisti dell'acqua tiepida e simili. Lo vediamo ogni giorno. A ogni minima pausa, lo smartphone viene subito estratto, e a prescindere dall'utilizzo, è un uso sempre più massiccio e invasivo. La vacanza 2023 mi ha insegnato qualcosa di più.  Credo che utilizzerò sempre di più la modalità aereo nella mia vita. Quando avrò terminato i miei compiti, chiuderò con internet. Credo che ciascuno di noi si meriti di vivere il proprio tempo senza distrazioni, e questo vale sia nella sfera lavorativa sia in quella ludico-privata

mercoledì 2 agosto 2023

Canada, Here We Come

On the road per il Canada © Luca Ferrari

Ciao Canada, le nostre strade si sono unite in modo indelebile ma tranquillo, ci rincontreremo presto. Una promessa? No, un dato di fatto! Ci viediamo il...

di Luca Ferrari

Ciao Canada, sono le 13.10 di un apparente anonimo mercoledì 2 agosto 2023. In questo preciso istante, tra un anno esatto, i motori del volo Air Transat staranno pompando al massimo per conquistare i cieli e attraversare l'Atlantico, destinazione l'aeroporto Internazionale di Montreal - Pierre Elliott Trudeau. Di lì in poi, presa una macchina a noleggio, attraverserò e mi fermerò in Quebec e New Brunswick fino a raggiungere l'isola del Principe Edoardo (Prince Edward Island) e la Nuova Scotia. Sarò un viaggio grandioso. Un viaggio atteso da quando sono tornato in Italia alcuni anni or sono, dopo un indimenticabile reportage canadese. Quel viaggio ha dato inizio a una svolta epocale nella mia esistenza. Questo nuovo viaggio invece, giorno dopo giorno, si sta facendo sempre più reale e oltre a nuovi reportage che scriverò, ho già in programma un progetto top secret di cui vi farò partecipe a tempo debito.

Canada 2024, start the inspiration... Se iniziassi a scorrere le pagine della mia vita, il numero "4" ha segnato tappe importanti. Trent'anni fa, nel 1994, si consumava l'estate prima del mio ultimo anno della scuola dell'obbligo. Nel 2024 invece, mio figlio starà vivendo la sua prima estate dopo aver terminato il prima anno della scuola elementare. Sempre nel 1994, iniziai a scrivere poesie, dunque nel 2024 saranno 30 anni esatti di fervente attività di penna. Un qualcosa che, posso dirlo, mi ha davvero stravolto la vita e tracciato le radici della mia professione. L'estate 2004 fu l'anno dell'addio a una città che ho amato moltissimo, Firenze, e dove ho iniziato l'attività giornalistica. Dieci anni dopo, nel 2014, feci svariate incursioni in terra anglosassone, come se mi stessi preparando per fare il grande balzo. Adesso è tempo di aggiornamenti. Nel 2024 farò ritorno in un Paese che ha segnato la mia vita. Un viaggio che chiuderà un nuovo importante cerchio della mia esistenza (e dell'anima).

Canada 2024. Ho già iniziato a costruire l'itinerario e dopo una sosta in una placida casetta nel bosco poco distante da Montreal, l'indomani farò visita a Quebec City. Oltre all'inconfondibile architettura che da sempre desidero ammirare, ho già pianificato una visita all'Aquarium du Quebec! In questo momento, l'obiettivo sarebbe quello di farsi una giornata in viaggio. 7 ore su gomma per arrivare a ridosso dell'isola del Principe Edoardo, percorrendo all'andata il lunghissimo ponte Confederation Bridge (quasi 13 km) e poi prendere il battello per raggiungere la Nuova Scozia, dove ci aspetta di sicuro una capatina ad Halifax e il museo del Titanic, il Maritime Museum of the Atlantic. Non nascondo l'emozione all'idea di dormire in qualche faro ma credo sia un'opzione piuttosto dispendiosa, magari proprio in quella Peggy's Cove, la cui immagine giace sulla copertina della guida Routard che ancora una volta mi accompagnerà in questa avventura. 

Per chi è nato davanti al mare, il richiamo di questo elemento è qualcosa di davvero unico. Se già una volta mi sono dedicato al whale watching in Canada, questa volta vorrei andare anche oltre, trovando anche il tempo di prendere una canoa a noleggio da qualche parte e dedicarmi a qualche ora nel totale abbraccio di Madre Natura (acquea). Sebbene sia fondamentale organizzarsi prima, e garantisco che dopo la pandemia da covid il mercato dell'affittanza e in generale dei viaggi sia molto cambiato, non ho intenzione di programmare tutto al dettaglio. So dove devo andare ma voglio anche concedermi il piacere dell'improvvisazione, valorizzando al meglio uno degli aspetti di cui il Canada è principe supremo: il viaggio

Un elemento che del Canada mi ha molto colpito fin dal principio, è la valorizzazione del turismo. Mi spiego meglio. Oltre a un grande ufficio sul confine tra uno Stato e l'altro del Paese, anche i piccoli centri abitati hanno uffici turistici con personale sempre disponibile e cordiale. Magari non c'è moltissimo da vedere ma viene comunque proposto, mostrando un'attenzione autentica al territorio, senza svenderlo al turismo di massa. Un'alta peculiarità di questo Paese, decisamente differente rispetto all'Europa centro-meridionale, le case dove pernottare. Tutt'altre dimensioni e architettura. Un mondo davvero particolare. Un mondo che si può e si deve scoprire, viaggiando. Il treno è di sicuro un must per il Canada ma ciò che si può ammirare su quattro ruote, è impareggiabile, anche solo per vedere i cartelloni gialli che indicano il possibile attraversamento di alci sulla strada.

Altro aspetto cruciale di un territorio da esplorare, la cucina. Nel Canada ho scoperto essere un must l'astice, provato davvero in ogni sua deliziosa forma (hamburger, al burro, zuppa) e che, complice i costi sostenuti in Italia, è un piatto che non ho più assaggiato da allora. Altra specialità che bramo di tornare a gustare, i pancake. Una prelibatezza che già amavo prima di scoprire il Canada, ma che ho ulteriormente imparato a valorizzare con le ricette originali anche nella mia quiete domestica durante i weekend. Dalla semplicità della poutine, le patate fritte canadesi con salsa e formaggio, alle tante specialità ittiche e quelle a base di carne condite con uno degli elementi tipici della cucina locale, lo sciroppo d'acero, ritornare in Canada significa anche dedicarsi con gusto ai piaceri della forchetta. 

Canada 2024. Parola d'ordine, condividere? Andiamoci piano. Andiamoci molto piano! La prima volta che attraversai il Canada fui molto restio a condividere le tappe di quel viaggio, e lo avevo già anticipato in un articolo. Questa volta mi sbottonerò un po' di più. Lavorando sui social media, ho fatto la conoscenza del gruppo facebook "We Love Prince Edward Island" dove io stesso, da anni ormai, scrivo qualcosina, godendomi gli scatti in diretta di questo territorio. Seguo sempre con molto interesse l'attività dell'Ambasciata del Canada in Italia, i cui post spesso condivido sulla mia pagina dedicata: My Lovely Canada. I social media possono essere anche un luogo sereno dove alimentare interessi e passioni, ed è proprio su questi due binari che tra un anno esatto, il 2 agosto 2024, sarò in volo per il Canada. Un sentimento sincero che mi porterà a scoprire angoli noti e remoti di un Paese davvero incredibile e su cui non vedo l'ora di scrivere pagine e pagine di autentica e condivisa esperienza umana.

Inizia un nuovo viaggio in Canada © Luca Ferrari
Canada - la natura del Quebec © Luca Ferrari
Canada - Cape Jourinaim (New Brunswick) © Luca Ferrari
Canada - Greenwich Park (isola del Principe Edoardo© Luca Ferrari
Canada - alloggio turistico a Cavendish (Prince Edward Island© Luca Ferrari
Canada - colazione di pancake Desable (Prince Edward Island© Luca Ferrari
Canada - whale watching sulla Cape Breton Island (Nova Scotia© Luca Ferrari
Canada - il centro turistico della Nova Scotia © Luca Ferrari
Canada - faro Cape d'Or (Nova Scotia© Luca Ferrari
Canada - un delizioso lobster roll © Luca Ferrari
Canada - Lunenburg (Nova Scotia© Luca Ferrari
Canada - casolari attorno al faro di Peggy's Cove (Nova Scotia© Luca Ferrari
Canada - il panorama oceanico da Peggy's Cove (Nova Scotia© Luca Ferrari