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mercoledì 23 luglio 2025

Il ritorno perfetto dalle vacanze

Croazia, traghetto Cres-Valbisca © Luca Ferrari

Tornare dalle vacanze è un momento potenzialmente "esplosivo" e molto stressante. Può anche accadere che si arrivi a casa più rilassati che mai, grazie a un viaggio a dir poco perfetto.

di Luca Ferrari

Ferryboat, autostrada, macchina, battello e clima differente. Il ritorno perfetto. Mi è successo. Mi è appena accaduto e sono ancora incredulo. Un po' mi sono ingegnato. Un po' sono stato fortunato. La verità sta nel mezzo, come spesso accade. Tornare dalle ferie, anche se si tratta di pochi giorni, può essere un momento molto stressante. C'è chi vorrebbe arrivare prima e chi al contrario punterebbe a  godersi fino all'ultimo minuto, incurante dell'inevitabile fatica del giorno dopo al lavoro. Questa volta lo avevo promesso. Torniamo quando vuoi tu, ho detto a mia moglie ed è andato tutto liscio, anzi di più. Le abbiamo azzeccate tutte, cosa non esattamente scontata per chi abita a Venezia (laguna), quindi non potendo lasciare la macchina comodamente sotto il vialetto di casa. Le incognite sono tante ma le ho evitate come neanche avrebbe fatto un collaudato slalomista coi paletti. Ho fatto tanti viaggi nella mia vita e raramente sono tornato così rilassato. Forse ho scoperto un nuovo modo di godermi le ferie. Forse la prossima volta che dovrò far ritorno a casa, ritarderò il più possibile quel momento.

Andiamo con ordine. Dopo tre meravigliose giornate passate a Sveti Jakov, poco distante da Mali Lošinj (Lussinpiccolo), inizia il dilemma del ritorno e di quando prendere il traghetto per l'isola di Krk, quest'ultima collegata con un ponte alla terraferma. È una domenica di luglio: quale sarà l'orario migliore? Un ristoratore del posto ci avvisa che ci sarà parecchio traffico. Dopo attenta analisi si decide per una nuotata a metà mattinata e poi via, a prendere il ferry delle 13.00. Sarà la scelta giusta? A quell'ora tutti o saranno già a Cres o a Krk, penso. Sono abbastanza fiducioso, almeno fino a quando non vedo la coda a Merag. Un cartello indica fino a quale macchina sia garantito il posto a bordo. La mia autovettura è l'ottava dopo il suddetto. Spero di sbagliarmi anche perché non salirci, mi costerebbe un'ulteriore ora e mezza di attesa sotto il sole, non esattamente l'ideale per iniziare un viaggio di ritorno. La buona sorte però è dalla mia parte e riesco a salire come quart'ultima, oltre tutto, senza essere obbligato a mettere il mezzo nel vano inferiore dove la temperatura è a dir poco infuocata. Nel godermi l'aria fresca sull'imponente traghetto verso Valbisca, inizio a pianificare le prossime tappe balneari a Krk (Veglia).

Più rilassati che mai, impostiamo il GPS alla scoperta di altre due spiaggette, la prima molto appartata e l'ideale per tonificarsi con l'ennesimo bagno rigenerante. Come fa l'acqua croata a essere la stessa dove m'immergo sulle sponde veneziane, per me è un mistero. Scherzo, ovviamente, le differenze mi sono note ma è davvero incredibile. Un bel gelato e via, per l'ultima fermata prima di ripartire. Una tappa ideale per tutti i gusti balneari e se dovessi tornare in zona in futuro, la utilizzerei proprio prima di ripartire. Anche uscire da Krk non è/può non essere esattamente una passeggiata. La polizia è sempre molto impegnata ad arrangiare il traffico all'imbocco del ponte, dunque sono inevitabili rallentamenti, figuriamoci poi in un tardo pomeriggio di un giorno estivo e festivo. Un piccolo salto in avanti. L'indomani leggo su qualche gruppo Facebookiano di viaggi in Croazia di code infinite per uscire verso le 7 di sera. Non posso confutarlo né negarlo, quello che so è che a me è andata decisamente meglio. Giusto qualche rallentamento e poi via, senza nessuna coda particolare. Un bye bye a Rijeka (Fiume) e proseguiamo spediti verso il confine croato-sloveno.

Com'era prevedibile, con l'avvicinarsi della sera le strade si fanno meno trafficate. Una volta entrati in Slovenia via Basovizza, senza commettere l'errore di prendere l'autostrada e dunque non pagando la vignetta, siamo praticamente i soli padroni della strada. Complice l'ora, giusto il tempo di fare benzina e via, seduti a cena a gustare una delle specialità balcaniche: il maialino, proprio quella succulenta pietanza che non riuscii mai a gustare sull'isola di Pag (Croazia) perché, come ci venne sempre detto: maialino finito! Fin qui tutto bene ma la buona sorte va anche aiutata. Sapendo bene che potrei prendere o perdere un autobus per pochi minuti, mentre la mia dolce metà e il pargolo sono intenti a ordinare, ne ho approfittato per sistemare tutti i bagagli. Chi abita in laguna non ha molte alternative per muoversi su quattro ruote e una di queste è il noleggio. L'agenzia scelta è proprio davanti a una fermata dell'autobus per Venezia e prima di proseguire la storia, ricordate bene che dopo le ore 21, questi passa solo due volte l'ora. Ecco, immaginate di perderlo solo perché i bagagli non erano pronti. Prima di lasciare l'automezzo infine, bisogna anche perdere tempo a fare benzina per riportare l'auto col pieno. Insomma, la strada verso casa è ancora irta di variabili.

Gustata la cenetta, si riparte. Veneti e friulani sono gente piuttosto abitudinaria se si tratta di rientri post weekend, ergo non mi sorprende trovare l'autostrada Trieste-Venezia praticamente deserta. La domanda è: riusciremo a non aspettare troppo alla fermata dell'autobus? Arrivati all'aeroporto, facciamo il pieno con la stessa velocità del meccanico Guido (cit. Cars), giusto qualche minuto prima che il 5 arrivi al capolinea, e complice nessuno dal benzinaio a rallentarci, procediamo spediti. Lasciamo definitivamente la macchina ma è indubbio che se avessi dovuto sistemare i bagagli una volta arrivato, non so se ce l'avremmo fatta. Il bello però deve ancora venire. Non solo prendiamo comodamente il bus ma addirittura il suddetto ci consentirà di salire a bordo di un vaporetto senza dover nemmeno accelerare né fare mezzo ponte. Al contrario, se avessimo preso l'autobus successivo, non solo non è detto che lo avremmo preso ma per fare ciò, avremmo dovuto correre parecchio sul ponte di Calatrava con i bagagli, non esattamente la più comoda delle operazioni.

Tutto procede alla grande. Tutto è andato alla grande. Sono le 10,30 di sera circa. Sono arrivato a Venezia. Un viaggio di ritorno così non mi era mai capitato. Manca ancora qualcosa. L'apoteosi stessa. Il pontile è vuoto e ok, considerata l'ora e la linea che stiamo prendendo, è abbastanza prevedibile. Quando abbiamo lasciato Venezia, pochi giorni prima, la città lagunare era letteralmente dilaniata da un caldo insopportabile e un'afa anche peggiore. In questo istante fa quasi freddo. Restando nella parte scoperta del vaporetto, e godendomi prima il Canal Grande e poi il canale di Cannaregio, mi metto una camicia a maniche corte sopra la t-shirt. Un clima semplicemente perfetto. Un clima che se fosse così, lo vorrei tutto l'anno e sarei il primo ad amare l'estate: caldo secco di giorno, frescolino la sera in stile isole Azzorre. Smontiamo rilassati come non mai. Domani si va al lavoro ma la stanchezza non abita qui. Un viaggio di ritorno che dubito mi ricapiterà ma una cosa l'ho imparata: godersi volutamente due-tre ore in più di vacanza può fare la differenza. So bene che una simile sequenza fortunella non mi ricapiterà tanto spesso, ma chi può dirlo, intanto però avrò comunque più ricordi a cui pensare con gioia insieme a mia moglie e a nostro figlio.

ciao
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martedì 26 marzo 2024

Basket ergo Croazia

Campo da basket a Seline (Croazia© Luca Ferrari
A canestro dall'isola di Ugljan fino a Cres, passando per la Riviera Paklenica e il lungomare delle stelle di Opatja. Viaggio in Croazia tra mare e (tanti) campi da basket

di Luca Ferrari

Mare (spesso) cristallino, fondali profondi e spiagge variegate tra costa rocciosa e distese sabbiose. La Croazia marina è un autentica perla di Madre Natura. A dispetto del recente passaggio dalla kuna all'euro, è ancora una meta economica e più vantaggiosa rispetto al Bel paese. Ma non è solo la voglia di mare, di natura selvaggia e dei servizi gratuiti che si trovano davanti all'acqua, a spronare a varcare gli ex-confini slavi. A dispetto di una viscerale passione per il calcio come per tanti altri Paesi europei, in Croazia così come in gran parte delle Repubbliche slave, Slovenia e Serbia su tutte, a dettare legge è la pallacanestro. Ovunque ci sono campetti, molti dei quali proprio davanti al mare. Una vera manna per gli appassionati di questa disciplina a cui suggerisco, nel momento di fare le valigie per la Repubblica balcanica, di portarsi dietro anche un pallone da basket. Trovare di che allenarsi non sarà per nulla un problema, anzi. E sarà anche l'occasione per giocare in compagnia in qualche rilassante match internazionale.  

Quasi come se fosse un presagio ciò che mi aspetta, nel mio viaggio verso all'isola di Ugljan, faccio una breve tappa in Istria, giusto per un tuffo in acqua e uno spuntino. Parcheggiata la macchina a Opatija, senza saperlo mi ritrovo a passeggiare sul lungomare delle stelle croate, dedicato ad alcuni dei più celebri personaggi sportivi. Tra i presenti, due monumenti della pallacanestro: Kremisir Cosic (1948-1995) e Drazen Petrovic, quest'ultimo capace di tenere testa al leggendario Dream Team alle Olimpiadi di Barcellona '92, e in forza ai New Jersey Nets nel campionato NBA statunitense, prima del tragico incidente che gli costò la vita in Baviera nel 1993. Raggiunta la mia meta insulare, dopo una bucolica passeggiatina tra alberi, fragole/more selvatiche da cogliere e fiori, faccio una prima tappa nel centro abitato di Kukljica. Il tempo di prendere confidenza con il piccolo Studena Market e il pekarna per fare acquisti per la successiva colazione, ed ecco che a ridosso della chiesetta parrocchiale di San Paolo (XVII sec.), un piccolo campo da basket.

Giorno dopo giorno, Ugljan si rivela davvero una piacevolissima scoperta. Spiagge di ogni tipologia e natura selvaggia. Guidando la statale 110, girando verso Dobropoljana, mi appare un gigantesco murale dedicato al già citato Cosic. Una presenza non esattamente casuale. Originario di Zagabria, legò la prima parte della sua carriera al K.K. Zadar (Zara), squadra dell'omonima città, situata proprio davanti all'isola di Ugljan. Con i colori bianco-blu, vinse la YUBA Liga (il campionato di pallacanestro jugoslavo) cinque volte, tre dei quali juniores. Prima di chiudere la carriera a casa, con la Cibona Zagabria, vincendo un campionato, tre coppe di Jugoslavia e la Coppa delle Coppe, il gigante croato (2,09 m.) disputò anche due campionati italiani con la casacca della Virtus Bologna, conquistando in entrambe le annate il campionato nazionale.

Fermatomi a Tkon per una pausa mangereccia a un pekarna locale, trovo delle succulente pite agli spinaci e formaggio, appena sfornate. Senza neanche uno sforzo, il tempo di fare due passi ed ecco un immenso campo da pallacanestro. Complice forse l'orario mattutino da spiaggia e/o lavorativo, non c'è nessuno. Una tentazione davvero irresistibile che si merita il giusto riconoscimento sul campo. E dopo innumerevoli nuotate, non c'è nulla come una buona lettura per concludere una giornata al mare. Trovo il mio piccolo angolo di paradiso in una baia riparata, a Mrljane, con fichi tutt'intorno da cogliere per una merenda open air. Pochissimi turisti, tutti al contrario concentrati dalla parte opposta dove sono presenti bar davanti al mare e l'ennesimo campo da basket. Questa volta però, la pallacanestro non la vivo col sudore, ma tra le placide pagine di uno dei più bei volumi letti fino a ora, L'uomo che raccontava il basket, del giornalista Sergio Tavcar.

Un volume che racconta la Jugoslavia in parallelo all'evoluzione della Nazionale di basket, arrivando alla epica conquista di Europei, Mondiali e Olimpiadi, per poi assistere al disfacimento e alla nascita delle singole Nazioni. Pagina dopo pagina, è difficile non immaginare/fantasticare su cosa sarebbe potuta essere oggi la squadra con tutti questi formidabili giocatori sotto la stessa bandiera: Jokic (serbo, Denver Nuggets), Bogdanovic (croato, New York Knicks), Vucevic (Montenegro, Chicago Bulls), Doncic (sloveno, Dallas Mavericks), giusto per citarne alcuni. Abbandono l'isola di Ugljan con non poca nostalgia, non solo per i luoghi ma anche per la piacevolissima compagnia incontrata. Prima di prendere il traghetto e tornare in terraferma, trovo il tempo di fare un bagno in mezzo alla natura più fresca e incontaminata dalle parti di Jadransko, regalando un omaggio a una delle più mitiche squadre di tutti i tempi: i Detroit Piston all'epoca dei Bad Boys (di cui vi siggerisco vedere l'omonimo documentario disponibile su Disney+).

Premesso che una volta indentificata la mia destinazione, non mi perdo mai in troppe annotazioni pre-partenza, al contrario lasciando il piacere della scoperta direttamente in situ, sulla strada che mi porta sulla riviera di Paklenjca, passo anche per Rovanjska, meta del mio primo viaggio in terra croata. Il tempo di mettere giù le valigie in un appartamento a Seline e attraversare la strada (letteralmente), sono già davanti al mare. Costeggiando il Kamp Jaz e superato l'acquapark Starigrad Paklenica, ho solo l'imbarazzo della scelta di dove piazzarmi. Nell'ampia area di Beach Seline, oltre a tanti attrezzi esercizi ginnici, c'è un ampio campo da basket proprio davanti al mare. E come tirarsi indietro? Raramente l'ho visto libero, divertendomi anche ad assistere ad accese partite con generazioni miste a sfidarsi con non poca destrezza sotto canestro.

I giorni scorrono lungo la costa nella contea di Zara, ma prima di tornare a "calciolandia" (consentitemi questa steccata all'Italia, ndr), mi attende un'ultima meravigliosa esperienza croata, sull'isola di Cres (Cherso), la più grande realtà insulare dell'Adriatico. Mare stupendo, poco affollata e una perla arroccata, il borgo di Lubenjce, che tutti dovrebbero visitare almeno una volta nella vita. Alloggiato nel centro abitato di Cherso, non faccio neanche tempo ad arrivare davanti all'acqua ed ecco sulla destra, l'ennesimo campo da pallacanestro. Così, prima di iniziare una giornata (e finirla), ci scappano sempre due tiri. Passano gli ultimi giorni così, tra gite in barca a vela in un mare degno dei Caraibi, facendo tappe nell'appartata Raka Beach e successivamente un'interessantissima visita al Beli Visitor Centre and Rescue Centre for Griffon Vultures, dove si curano la specie autoctona dei grifoni. Arrivata l'ora del saluto, guardo il tramonto sul mare di Cres. Vedo un bambino spensierato lanciare la palla a canestro. What a wonderful world...

Campo da basket nel centro abitato di Chersoisola di Cres (Croazia) © Luca Ferrari
Lungomare di Opatija (Croazia© Luca Ferrari
Isola di Ugljan (Croazia), centro di Kukljica - campo da basket © Luca Ferrari
Isola di Ugljan (Croazia), il mare cristallino della spiaggia Plaza Luka © Luca Ferrari
Isola di Ugljan (Croazia), si gioca a basket nelle acque di Plaza Luka © Luca Ferrari
Croazia, isola di Ugljan - murales in memoria di Kresimir Cosic © Luca Ferrari
Croazia, isola di Ugljan - murales in memoria di Kresimir Cosic © Luca Ferrari
Isola di Ugljan (Croazia), Tkon - campo da basket © Luca Ferrari
Isola di Ugljan (Croazia), relax sulla baia di Mrljane © Luca Ferrari
Jadransko (Croazia) © Luca Ferrari
Appassionati di basket a Jadransko (Croazia) © Luca Ferrari
Riviera di Paklenjca (Croazia) - campo da basket a Beach Seline © Luca Ferrari
Il mare sull'isola di Cres (Croazia) © Luca Ferrari
Veleggiando sulle acque di Cres (Croazia) © Luca Ferrari
Panoramica sull'isola di Cres (Croazia) © Luca Ferrari
Tramonto sull'isola di Cres (Croazia) © Luca Ferrari

giovedì 31 agosto 2023

Cres, il fiabesco borgo di Lubenice

L'antico borgo di Lubenice © Luca Ferrari

Alla scoperta dell'incredibile borgo di Lubenice, sull'isola di Cres (Croazia). Passeggiando tra pecore e folletti verso la spiaggia di San Giovanni.

di Luca Ferrari 

Piccolo borgo appollaiato (378 m s.l.m.) a poche centinaia di metri sull'isola di Cres, nel golfo del Quarnero, Lubenice, è una delle tante perle insulari della Croazia. Pochi caseggiati, un museo, un ristorante e una panoramica mozzafiato sul mare cristallino. Ancora prima di partire per lo stato balcanico, il suo nome mi stava già inseguendo. Un'amica era stata categorica: se vai a Cres, devi visitare Lubenice. Com'è sempre un po' tipico della mia impostazione dei viaggi, non vado alla ricerca di troppe informazioni delle mete prescelte, lasciando l'eventuale stupore e il senso di scoperta una volta in loco. Così, dopo una mezza giornata trascorsa nel relax della vicina Beach Raca, a Valun, dove il noleggio orario dei pedalò è di gran lunga più economico (8€), inizio a muovermi verso Lubenice.

A metà strada, quasi in una radura a Mali Podol, il percorso si apre. Ci sono un paio di caseggiati e un cartello che invita i viandanti a gustare un casereccio gelato di fichi (sladoled od smokve), un sorbetto più che il classico dolce ghiacciato con pallina o simili. 

La titolare è una gentilissima signora austriaca, scrittrice, che ci presenta anche l'opzione di una soffice torta alla menta, quest'ultima talmente leggiadra nell'impasto da deliziare anche una persona come il sottoscritto che non la può soffrire. Per chi volesse, ci sono anche liquori locali. Sembra quasi di essere in una fiaba. Davanti alla casa c'è proprio un albero di fichi e una madonnina. A pochi metri, una piccola fontana dove veniamo invitati a bere e fare scorte di acqua, poiché sull'isola di Cres è potabile e buona ovunque. 

Riprendo la strada e la carreggiata inizia a stringersi. Sebbene ci siano sempre spazi a destra o a sinistra per passare da entrambi i sensi, bisogna comunque fare attenzione. Un perentorio cartello inoltre, avvisa che sarà possibile trovare pecore lungo il cammino. Così è! Poco prima di trovare l'insegna arancione che mi indica l'arrivo a Lubenice, due pecore brucano l'erba nel bosco tutt'attorno. Presto scoprirò che questi animali sono gl'indiscussi protagonisti dell'isola. Intanto però, è finalmente arrivato il momento di lasciare la macchina. Inizia la meraviglia. Prima ancora di entrare nel borgo, il panorama sale subito in cattedra. La vista è incredibile: cielo, vegetazione e giù, la spiaggia di San Giovanni, raggiungibile solo ed esclusivamente a piedi in 45 minuti circa. Se l'andata è ovviamente in discesa, il ritorno in salita potrebbe non essere molto facile per chi avesse bambini piccoli.

Affacciata sulla baia tra Punta Miracine e Punta Brkljac all'inizio della penisola di Pernat, Lubenice ti accoglie con la piazzetta quadrata e la Chiesa di Santa Domenica, costruita nel 1400, mentre più avanti si trova la cappella gotica di Sant’Antonio l’Eremita. Si possono ancora ammirare i resti delle mura di cinta, antico insediamento romano, così come l'impronta di un architettura medievale. Il borgo è davvero piccolo. Alcuni edifici sono abbandonati, altri sono affittabili con tanto di insegna e numero di telefono scritto. C'è un unico e rinomato ristorante, il Konoba Hibernicia, dove una delle indiscusse specialità è l'agnello cotto a campana per il quale però, bisogna prenotare il giorno prima.

Prima di soddisfare il palato, è la cultura a reclamare spazio e tempo con il Museo dell'Ovinicoltura (muzej ovcartsva), fondato dal Gruppo Insulare Rurale nel 2008, quando venne allestita la mostra "L'Ovinicoltura tradizionale", per documentare e presentare le numerose attività da svolgere per avere successo nell'allevamento delle pecore, indiscusse protagonista dell'intera isola di Cres. Come per molte altre piccole realtà, lo spopolamento ha duramente colpito questo villaggio. Ecco dunque l'impegno del Gruppo per far conoscere le tradizioni locali e la storia ai tanti turisti che sempre più vengono a scoprire la Croazia insulare, e non solo d'estate.

Il museo è un edificio che potrebbe ricordare un po' le case di montagna del Bellunese. L'allestimento dell'esposizione è realizzato come un cammino che dura tutto l'anno, ma attenzione, non seguendo le nostre classiche quattro stagioni, bensì attraverso le attività stagionali inserite (armoniosamente) fra le peculiarità biologiche e climatologiche del loro micro-ambiente. Il visitatore potrà così scoprire le attività della primavera/inizio estate: agnellatura e mungitura, preparazione del formaggio, costruzione del meh, la tradizionale zampogna, e la tosatura. E prima di entrare, appoggiata su un antico pozzo, c'è proprio un esempio di codesta attività: un po' di lana da accarezza, immaginando qualche soffice indumento con cui scaldarsi durante i mesi più freddi.
 
Si prosegue con l'estate inoltrata/inizio autunno: lavaggio e scardassatura della lana, quindi tardo autunno/inverno per ulteriori mansioni: filatura della lana, lavoro a maglia, preparazione del gudic (prosciutto pecorino) e dell'olito, un dolce locale. A chiudere il tour del museo, una proiezione di un documentario suddiviso in tre parti tra conciatura della pelle pecorina, tosatura e preparazione del formaggio. La mostra, realizzata da Marijana Dlacicm, vede l'impostazione artistica a cura di Branko Lencic mentre la realizzazione dell'allestimento è di Mario Slosar.

Finito il tour, c'è anche un piccolo store. Oltra a qualche chicca di lana con una signora impegnata nel realizzare indumenti, vengo attratto da libri, in particolare dalla fiaba Il segreto dei Masmalici (Tanja Masmalica), realizzato dalla pedagogista sociale Mirjana Mauhar, illustrato dalla pittrice Koraljca Placek e tradotto in italiano da Sanja Versic. Il volume infatti prevede entrambe le lingue, e racconta la storia dello gnomo Masmalico dei boschi, attraverso il cui progetto l'Associazione Ruta di Cres vuole educare ecologicamente giovani e bambini in particolare, al rispetto della natura e tramandando le tradizioni della parte settentrionale dell'isola di Cres, l'altopiano della Tramuntana. Pur non essendo grandissimo, il volume è fatto con estrema cura e si merita tutto il prezzo (15€). Così agendo, si contribuirà a preservare la cultura locale. Il segnalibro attaccato inoltre, è il folletto stesso.

Continuo a camminare, su e giù, godendomi il panorama da ogni possibile angolazione. A furia di scattare fotografie, lo smartphone si scarica del tutto. Sembra quasi un segno. Nel tempo che trascorro ancora a Lubenice mi affido unicamente ai sensi. Ogni tanto sento qualche belato lontano, ogni tanto qualche idioma un po' troppo colorito ma nel complesso, si respira pace e serenità. Forse dovrei sedermi qua e aspettare il calar delle luci fino all'ultimo frammento diurno. Così faccio. E quando sono pronto per far ritorno al centro abitato di Cres, ho come l'impressione di vedere qualcosa. No, non una stella cadente. Una piccola creaturina che si muove fugace tra la folta vegetazione circostante. Sarà mica il folletto masmalico che è venuto a salutarmi? Immaginazione o meno, lo prendo come un segno del destino... e una promessa. Va bene Lubenice, un giorno tornerò a trovarti. 

On the road verso Lubenice © Luca Ferrari
Incontri ovini lungo la strada verso Lubenice © Luca Ferrari
L'anrrivo a Lubenice © Luca Ferrari
L'antico borgo di Lubenice © Luca Ferrari
L'antico borgo di Lubenice © Luca Ferrari
Lubenice - Il museo dell'Ovinicoltura © Luca Ferrari
Lubenice - Il museo dell'Ovinicoltura © Luca Ferrari
Lubenice - Il museo dell'Ovinicoltura © Luca Ferrari
Lubenice - Il museo dell'Ovinicoltura © Luca Ferrari
Lubenice © Luca Ferrari
Lubenice © Luca Ferrari
Il panorama mozzafiato da Lubenice © Luca Ferrari
Il panorama mozzafiato da Lubenice © Luca Ferrari