venerdì 26 luglio 2013

Cheeseburger in Chester

Chester, il cheeseburger del Telford’s Warehouse © Luca Ferrari
È quasi l’ora di pranzo quando il sole scalda il mio girovagare in quel di Chester, nel nordovest inglese. È ora di gustare qualche prelibatezza al pub Telford's Warehouse.

di Luca Ferrari

Nella patria del nuovo James Bond, l’attore Daniel Craig, tra i tanti pub dove poter affondare le fameliche fauci, i miei legami lagunari mi conducono al Telford’s Warehouse, situato a ridosso di un placido canale. Bar e ristorante aperti 7 giorni la settimana, con musica anche dal vivo. Per rifocillarsi alla grande a una modica cifra, niente di meglio di un colossale cheeseburger, qui servito nella versione personalizzata del Telford's Burger con bacon, formaggio, cipolla rossa dolce, lattuga e patatine fritte. Il tutto innaffiato da un succo di mela biologico.  

God save the Queen!

Chester (UK), il Telford’s Warehouse

giovedì 25 luglio 2013

Dolomiti in torba

Panoramica dolomitica con torba © Luca Ferrari
Da vallate in quota fino ai pascoli caprini e bovini lungo uno dei tanti sentieri dolomitici. Partendo da Passo Monte Croce di Comelico (Kreuzbergpass). al confine tra Veneto e Trentino-Alto Adige a un’altitudine di 1636 m s.l.m. in direzione Alpe di Nemes (1877 m).

di Luca Ferrari, ferrariluca@hotmail.it
giornalista/fotoreporter – web writer
 tra funghi, bacche e mirtilli, s’incontra anche l’ecosistema delle torbiere, ambiente di transizione tra acqua e terra, casa di specifiche piante e animali nonché custode vegetativo dei secoli passati. La torba può assorbire acqua fino al 90 per cento del suo volume, protegge dalle inondazioni e costituisce una riserva idrica per i periodi di siccità.

Ecosistema torbiero (Bz) © Luca Ferrari

venerdì 19 luglio 2013

Seattle, l'Oceano Pacifico e Noi

Seattle © Luca Ferrari
Pioverà anche nove mesi l’anno lassù, a Seattle, ma il clima umano che si respira nel capoluogo della contea di King (WA) è tutt’altro che gelido.

di Luca Ferrari

Una città cordiale. In perfetta simbiosi con la delicatezza dell’immenso patrimonio arboreo-marino da cui è circondata. Quasi sommersa. Impregnata. E la sua linfa, isolata dal resto del continente, racconta una storia dal volto multiculturale che guarda non solo oltre all'immenso Oceano Pacifico che le carezza il golfo.  Viaggio a Seattle.

Gli scenari statunitensi coprono ogni possibile fantasia paesaggistica. La mia destinazione questa volta è appena sotto l’estremo ovest canadese, a poco più di due ore (via strada) da Vancouver oltre confine. Un volo che dal centro Europa è di circa undici ore. Fatto scalo a Parigi, mi pare quasi impossibile poter coprire una simile distanza di migliaia di chilometri senza tappe intermedie. Ma così è. E in un attimo il velivolo conquista le infinite autostrade celesti, lasciandosi via via alle spalle Gran Bretagna, Islanda, quindi la Groenlandia. Si supera la Baia di Baffin e poi è tutto un assolo canadese fino a raggiungere la sponda pacifica, e l’atterraggio all’aeroporto di Seattle – Tacoma.

L’impatto con la città inizia come se si fosse in provincia. In una caffetteria nel quartiere di Georgetown. Musica jazz di sottofondo e il sapore di una gentile tazza di caffè caldo. Un autobus nelle vicinanze mi conduce poi verso Downtown.

Non faccio tempo ad aprire la cartina per iniziare a orientarmi, che subito un poliziotto mi viene incontro per chiedermi se ho bisogno d’aiuto. Tra me e me penso sia il suo dovere. Sbaglio. Durante il mio rallentato vagare per le varie avenue, più di un cittadino si dimostra prodigo di attenzione. La prima meta intanto si avvicina. Tra Pine Street e Pike Street, punto al celebre Pike Place Market.

Prima di arrivarci però, m’imbatto in un luogo cult per gli amanti della musica. L’Hard Rock Cafè. Se la città di Seattle richiama subito alla memoria il leggendario chitarrista Jimi Hendrix (1942-1970), tra fine anni ’80 e anni ’90, altri gruppi furono capaci di guadagnare le luci della ribalta internazionale, annientando il pomposo concetto di rock star e proponendo sonorità incisive legate a varie tradizioni (rock, metal, punk, pop) incarnate da band della porta accanto quali Mudhoney, Mother Love Bone, Soundgarden e in seguito Nirvana, Pearl Jam e Alice in Chains.

Saziato dunque l’appetito musicale, seguo l’istinto della buona tavola, immergendomi nei sapori ittici del suddetto mercato (PPM). Il pesce è il protagonista principale, ma il Market Center è un bazar globale che spazia dai gadget turistici a negozietti vintage di gusto. Un universo culturale tinteggiato dall’aria salmastra.

Lo spirito di conquista gli americani non l’hanno mai perduto. E quando i pionieri partirono alla corsa all’oro nella fredda terra dello Yukon, furono in molti a salpare proprio da Seattle. La città rende omaggio al loro spirito avventuriero in quella che fu una delle più grandi epopee, con il Klondike Gold Rush Museum (ingresso gratuito), poco lontano da Capitol Hill. Un imperdibile viaggio tra storia, sofferenze e ricchezza (per pochi) conquistata. Pannelli descrittivi e oggetti d’epoca riescono alla perfezione nel concretizzare il salto temporale, facendoci sentire tutti un po’ argonauti, nel gelo delle acque dei torrenti, alla ricerca delle agognate pepite.

E dai cercatori passo a un altro livello. Sulla 5th Avenue salgo a bordo della Monorail, direzione Space Needle, simbolo indiscusso della città di Seattle. Una torre alta 184 metri, realizzata nel 1962 in occasione dell’Expo. Si può raggiungere la quasi sommità del cosiddetto “Ago dello Spazio” attraverso l’ascensore in meno di un minuto. E lì sotto, a fianco del Seattle Centre e dei tanti negozietti, l’Experience Music Project and Science Fiction Museum and Hall of Fame (EMP/SFM), museo dedicato alla fantascienza e alla musica.

Se il sound di Seattle fu (è) un’ispirazione, ora è il suo stesso volto pulsante a dettare i tempi. Seattle, chiamata anche Emerlald City (città smeraldo), è collocata tra il Lake Washington e un braccio dell’Oceano Pacifico, il cosiddetto Puget Sound. Abbandono il moderno dello Space Needle, avvicinandomi sempre di più al mare.

Raggiunta l’Alaskan Way che costeggia le acque marine con tanti moli su cui sporgersi per fare un ritratto alle correnti, immetto nel mio quadro visivo anche la Ruota panoramica, la più alta degli Stati Uniti inaugurata il 1 luglio scorso, e le celebri gru rosse del porto, da cui il geniale regista Steven Spielberg trasse ispirazione per dare forma ai suoi terribili mostri del film La guerra dei mondi (War of the Worlds, 2005).

Avvicino le mani dentro l’acqua oceanica. Sto un po’ tremando. Nella profondità arborea di una collina da cui godermi questo panorama, trovo conferma di una legittima aspirazione onirico-sentimentale. Mi sento intenzionato a respirare tutta l’aria fresca a disposizione. Ho fatto le valigie senza trascendere. È tutto così continuativamente infinito. Dinnanzi ai tanti fiori che guardano la baia di Seattle, le pagine del proprio stato umano raccontano che cosa si vede. Si dice. Sopraggiunge.

Altre immagini nella versione inglese: Seattle, the Pacific and Us

Seattle © Luca Ferrari
Seattle © Luca Ferrari
Seattle © Luca Ferrari
Seattle © Luca Ferrari
Seattle, la baia © Luca Ferrari
Seattle, la monorotaia verso lo Space Needle © Luca Ferrari
Seattle, verso la cima dello Space Needle © Luca Ferrari
Seattle, la baia sulle luci del tramonto © Luca Ferrari
... good night Seattle © Luca Ferrari

Seattle, the Pacific and Us

Seattle, the Space Needle © Luca Ferrari
The weather may be rainy in the American North-West, yet the atmosphere surrounding me is one of warm human feelings. That's Seattle.

by Luca Ferrari

A city in symbiotic communion with the delicate forest and sea landscapes that embrace it. Its essence, isolated from the rest of the continent, tells a story of multiculturalism which looks at the Pacific and beyond.

The variety of scenarios and landscapes of the United States satisfies all possible tastes. The destination of this journey is a still an unknown region for many Italians. I left my native Venice and stopped in Paris before taking the transatlantic flight that brings me to the Tacoma Seattle International Airport.

A non-stop eleven-hour flight. By the time I think of this, the airplane is already high in the sky and is crossing the Channel and the British Islands, Iceland and Greenland, the Baffin Bay and the Canadian shore. Finally, it is time to go west, towards the Pacific coast where Seattle lies.

The encountering with the city begins as if I were in a small town rather than in a metropolis. I take my time in a cafe in Georgetown. Jazz music on the background and the taste of hot coffee. A bus brings me to Downtown. I just open my tourist guide and a nice officer greets me and asks me whether I need some help. I think that’s his duty but I’m wrong. While wandering through the various avenues more than one recognizes me as a tourist and is ready to help me by answering my many queries. My first stop gets closer. Between Pine Street and Pike Street, I’m going toward the popular Pike Place Market.

Before getting there, I stop at the local Hard Rock Cafe. If Seattle immediately evokes to rock lovers the birthplace of the legendary guitar player Jimi Hendrix, other bands affirmed themselves between the 1980s and the 1990s annihilating the stereotypical imagery of the rock star. Borrowing from different styles such as rock, metal, punk and pop, new sounds developed and affirmed themselves thanks to bands such as Mudhoney, Mother Love Bone, Soundgarden, Nirvana, Pearl Jam and Alice in Chains.

Once I’ve gratified my musical appetites, I need to satisfy a more trivial yet not less important hunger. I need a good meal. I follow the way down to the fish market and finally I find myself on Market Center, a global bazar offering the most disparate merchandise for tourists and small taverns or restaurants. A cultural universe gently caressed by the sea breeze.

American people never lost its conquering spirit. When the pioneers started the gold rush in the Canadian Yukon, many left from Seattle. The city celebrates their stories and ethos in the Klondike Gold Rush Museum (free entry), little afar from Capitol Hill. There the visitor is lost in the epics of heroism, hardship and richness (for very few, though). The items displayed in the museum and the several relics of that age make it possible to feel another epoch, including the freezing rivers that diggers searched night and day in the hope to find gold nuggets.

From the epics of the gold rush to the 5th Avenue, where I board on the Monorail towards the Space Needle, the iconic symbol of the city. A tower of 184 meters built in 1962 on occasion of the Expo. Visitors can get to the summit by elevator in less than a minute. From up there it is possible to admire, side by side with the Seattle Centre and the many tourist shops, the Experience Music Project and Science Fiction Museum and Hall of Fame (EMP/SFM).

Seattle, also known as Emerald City, lies between Lake Washington and the Pacific on Puget Sound. While leaving the modern landscape and the Space Needle, I get closer to the sea. From the Alaskan Way that sides the coast, I gaze at the Seattle Great Wheel, the biggest in the US, open to the public on July, 1st 2012, and the red cranes lying along the harbours, a series of structures that inspired Steven Spielberg’s alien monsters in his 2005 motion picture War of the Worlds.

I am almost touching the Pacific waters with my hands. I shiver. From deep down the trees of a hill, I enjoy this breath-taking landscape and find my oniric feeling confirmed. I breathe the fresh air around me. I packed my stuff with no transcendence. Everything is so endless and infinite. In front of the many flowers that look at the bay of Seattle, the pages of human feelings tell different stories and views. It has been said. It is coming.

Watch other Seattle pictures on the Italian article Seattle, l'Oceano Pacifico e noi

Seattle, the Pike Place Market © Luca Ferrari
Seattle, a simple lunch at Pike Place Market © Luca Ferrari
Seattle, inside the Klondike Gold Rush Museum © Luca Ferrari
Seattle, The Steven Spielberg’s "alien monsters "© Luca Ferrari
Seattle, the Puget Sound bay © Luca Ferrari

venerdì 12 luglio 2013

La Settimana Gastronomica della Val Gardena

Val Gardena (Bz), maso
Sette giorni di  sagre, feste, escursioni e gite culinarie. È la Settimana Gastronomica (21-28 settembre) della Val Gardena

di Luca Ferrari, ferrariluca@hotmail.it
giornalista/fotoreporter – web writer

Si comincia il 22 settembre con la partecipazione alla Sagra del paese di Selva Gardena, con concerto della banda musicale in Piazza Comunale e la possibilità di assaggiare i tipici krapfen gardenesi ripieni di papavero. Sempre il 22, Festa di montagna sull'alpe Col Raiser, con S. Messa alle h. 14.30 presso la Chiesetta Fermeda, accompagnata dal coro maschile Sasslong con la partecipazione dei costumi gardenesi.  

Il 26 settembre, alle h. 10, appuntamento alla stazione a valle della cabinovia dell'Alpe di Siusi per l’escursione gastronomica con la bicicletta elettrica (E-Bike). Un giro panoramico e culinario per ammirare un panorama unico, gustando specialità locali. Il 27 settembre sarà poi il momento della Gita culinaria nelle baite dell'Alpe Mastlé, un’escursione gastronomica tra varie baite, con punto di ritrovo presso la Cabinovia Col Raiser (stazione a valle) – S. Cristina, alle h. 9. 

Inoltre, nell’offerta è inclusa la Val Gardena Card, per 6 giorni e la “Mobilcard Alto Adige”.

una deliziosa fetta di strudel con crema in Val Gardena (Bz)

giovedì 11 luglio 2013

Giovanni da Verrazzano, dal Chianti a New York

Greve in Chianti (Fi), la statua di Giovanni da Verrazzano © Luca Ferrari
Viaggio nel comune fiorentino di Greve in Chianti dove al centro di piazza Matteotti domina una statua del navigatore Giovanni da Verrazzano.

di Luca Ferrari

Dalla Firenze di fine XV secolo alle coste di Stati Uniti e Canada. Le spedizioni oltreoceano di Giovanni da Verrazzano (1485-1528) iniziarono nel 1523 quando fu inviato dal monarca francese Francesco I di Valois a esplorare una zona fra l’odierna Florida e Terranova per cercare una nuova rotta per l'Oceano Pacifico.
 
Nel 1524 attraccò presso The Narrows, lo stretto fra Staten Island e Long Island della futura Grande Mela. Ma solo di recente, negli anni ’60, è stato riconosciuto come primo scopritore della Baia di New York. Per questo infatti, venne dedicato all’esploratore toscano il celeberrimo Narrows Bridge chiamato appunto Verrazano-Narrows Bridge, conosciuto anche come The Verrazano.

A celebrare il coraggio e l’intraprendenza di Giovanni ci ha pensato il piccolo comune fiorentino di Greve in Chianti, ove poco distante su di un poggio sopra la Val di Greve c’era il castello della sua famiglia. Nella Piazza Matteotti del suddetto comune toscano, un'imponente statua bronzea realizzata da Romeo Pazzini, è lì a ricordare le sue epiche gesta. Inoltre, sempre a Greve, ogni anno, il 17 aprile si tiene il Verrazzano Day, in memoria della data della scoperta della baia newyorchese.


Greve in Chianti (Fi) © Luca Ferrari
Greve in Chianti (Fi), piazza Matteotti - la statua di Giovanni da Verrazzano © Luca Ferrari
Greve in Chianti (Fi), piazza Matteotti - la statua di Giovanni da Verrazzano © Luca Ferrari
Greve in Chianti (Fi), piazza Matteotti - la statua di Giovanni da Verrazzano © Luca Ferrari
Greve in Chianti (Fi), piazza Matteotti - la statua di Giovanni da Verrazzano © Luca Ferrari
Greve in Chianti (Fi), piazza Matteotti - la statua di Giovanni da Verrazzano © Luca Ferrari
Greve in Chianti (Fi), piazza Matteotti - la statua di Giovanni da Verrazzano © Luca Ferrari