venerdì 20 novembre 2020

Isole Azzorre, il paradiso nel cuore dell'Atlantico

Azzorre, miradouro di Lagoas Das Setes Cidades (isola di Sao Miguel) © Luca Ferrari

Viaggio nell'arcipelago vulcanico delle Azzorre (Portogallo), tra le isole di Sao Miguel Santa Maria. Un paradiso naturale nel cuore dell'Oceano Atlantico.

di Luca Ferrari

Le coordinate si dissolvono nel cielo. Melodie eoliche si fondono nella dolcezza di un miradouro in alta definizione sentimentale. Ho lasciato carta e penna altrove. Terrò tutto a mente. Farò della memoria un nuovo avamposto dove anche le nuvole più anarchiche possano trovare un amorevole giaciglio per rilassarsi. Lì, in in nugolo di isolotti nel mezzo dell'Atlantico tra EuropaAfrica Nord AmericaMa ti rendi conto dove siamo? Continuavo a ripetermi mentre scorrazzavo su e giù per le isole di Sao Miguel e Santa Maria, nell'arcipelago portoghese delle isole Azzorre. Un girovagare placido tra natura, orizzonti dal blu intenso e quel tipo di cordialità umana capace di farti innamorare ogni singolo minuto di più di questo angolo di mondo. 

Per raggiungere le isole Azzorre, la "strada" più conveniente dall'Italia è volare con la compagnia di bandiera TAP Portugal. Non è la prima volta che utilizzo questa linea aerea e mi sono sempre trovato molto bene: voli puntuali e personale gentile. Le combinazioni orarie per raggiungere Sao Miguel, la più grande delle isole, sono diverse. Io prediligo l'attesa di tre ore all'aeroporto di Lisbona. Giusto il tempo di prendersi il tipico galao (caffè in boccale con latte) con soffice contorno di pastel de nata, il dolce lusitano per eccellenza, un giretto per i negozietti e infine un'ulteriore lettura della mia inseparabile guida Routard (solo in inglese per le Azzorre), ed eccomi di nuovo nell'alto dei cieli tra lo spazio infinito. 

Poco più di due ore di volo e finalmente eccomi proiettato verso il blu del mare, il verde della rigogliosa vegetazione e il castano della terra con i piccoli centri abitati. Mi sento un po' un navigatore che finalmente scorge nel suo binocolo l'agognata meta. Una sensazione questa che più avanti, nel corso del viaggio, tornerà a trovarmi durante un emblematico incontro. Atterraggio perfetto e via all'ostello. Lì per lì non me ne rendo conto, ma la differenza con la mia natia Venezia è abnorme. Sceso dal taxi, la percepisco in tutta la sua più "orgasmica" potenza. Non c'è traccia di umidità. Non sono ancora le 7 di sera e l'aria è fresca. Una t-shirt, dei pantaloncini e sandali sono più che sufficienti, con aggiunta di una maglietta leggera a manica lunga da portarsi dietro. Clima ideale per iniziare un tour di scoperta di questo agognato arcipelago.

L'indomani inizio l'esplorazione senza troppe indicazioni. Il lungomare non è lontano, così ci arrivo a vista e senza che me ne accorga sono già alle porte della città (Portas da Cidade), a pochi passi dalla chiesa cattolica di Igreja de São Sebastião (XVI sec.). Le stradine sono una tentazione irresistibile e seppur con le dovute differenze, ritrovo un po' di quel romanticismo assaporato nel vecchio quartiere di Alfama, a Lisbona. Seguendo l'istinto e forse anche un po' l'appetito, mi ritrovo tra i colori e i sapori del Mercado da Graça. Più che comperare, osservo divertito locali e stranieri. Un combo pulsante, decisamente più attivo rispetto all'ormai sempre meno frequentato mercato di Rialto veneziano.

Prenotata da tempo una macchina con il sito specializzato (consigliabile mettersi in contatto prima con l'agenzia locale per evitare fastidiosi contrattempi come l'assicurazione), lascio Ponta Delgada in previsione di rivederla alla fine del mio tour e puntando subito all'interno dell'isola, destinazione la cittadina di Furnas. Le distanze nelle isole Azzorre non sono per niente proibitive e con grande sorpresa scopro un inimmaginabile universo floreale: ortensie ovunque. Mai viste così tante in tutta la mia vita. Dopo aver costeggiato il lago di Furnas e vista in lontananza la cappella di Nossa Senhora das Vitórias, arrivo alla mia destinazione.

L'impatto è di quelli che lasciano il segno. Una cittadina tappezzata di piccole maioliche lungo le vie. Numerose le terme, dove a svettare è la Terra Nostra, con tour botanico all'interno. Ma l'aspetto più grandioso sono le caldeiras, i vapori vulcanici che escono direttamente dal suolo e dove al costo di un euro si può acquistare una pannocchia cotta direttamente sui suddetti "fumi", sgranocchiandola in un contesto quasi "lunare". Trovato un appartamento in centro, la mattina faccio la conoscenza di ciò che sarà un must per tutto il mio soggiorno Azzorriano: la colazione a base di bolo levedo, chiamati erroneamente muffin locali, ma che al contrario sono molto più grandi di questi e hanno le sembianze di soffici saccottini a forma circolare senza buco, da tagliare e farcire con le marmellate prodotte in loco, su tutte quella di ananas di cui vi parlerò più avanti.

Non senza dispiacere, dopo quattro piacevolissimi giorni abbandono Furnas puntando verso Porto Formoso, celebre per le uniche piantagioni di tè autoctono di tutta Europa. Lungo la strada mi fermo in una delle tante spiagge, con tanto di ombrelloni gratuiti. La sabbia è nera, vulcanica. Ancora più apprezzata poiché rispetto alla "collega italo-Adriatica", non si attacca alla pelle e quando è il momento di rimettersi al volante, la macchina non assume le sembianze di in un pantano su quattro ruote. Prima di scoprire questo volto delle Azzorre, faccio una doverosa sosta in un miradouro (punto panoramico) a dir poco spettacolare, quello di Serra da Barrosa, al centro proprio dell'isola di Sao Miguel, e come sempre specificato nel nome con apposita cartellonistica in maiolica. 

Da sempre l'immaginario del tè richiama l'Oriente e/o l'Inghilterra, che introdusse l'esportazione nel vecchio continente. Nonostante internet a disposizione, è raro trovare qualcuno che sappia quali meravigliose piantagioni si trovino in questo isolotto nel mezzo dell'Atlantico, direttamente affacciate sulle acque oceaniche. La prima tappa è a Cha Gorreana, dove ci accodiamo in un elegante e casereccio tour di spiegazione sulla storia e produzione, concluso con degustazioni del loro prodotto. Poco distante ecco la Fabrica Chà Porto Formoso. Complice anche l'ora quasi di chiusura, sono l'unico visitatore al mio arrivo. Il connubio con la natura e i sapori entrano direttamente nell'anima. Per qualche  istante ci sono solo io, le piante e il mare. A risvegliami una tazza fumante di tè Orange Pekoe, accompagnata da qualche biscotto.

Le Azzorre non sono un luogo per chi ama la movida ma un piccolo angolo di paradiso dove farsi trascinare dalla semplicità di Madre Natura. Un cosmo di cui gli abitanti sono i rispettosi custodi. Nel peregrinare, eccomi finalmente in due dei punti più ammirati: la Lagoas Das Setes Cidades, suddivisa in Lagoa Verde e Lagoa Azul, collegate da un ponte (vedi foto inizio articolo, ndr). A poco più di venti minuti di macchina, il miraduro di Boca do Inferno. Una passeggiata in salita per una piccola sterrata, facilmente percorribile anche da bambini piccoli, e sono in cima al Parco Geologico delle Azzorre. Da qui è possibile ammirare l'intera depressione larga oltre cinque km.

Mi resta ancora qualche ora prima di abbandonare Sao Miguel e ne approfitto per fare una "dolce" visita nelle piantagioni di ananas, l'ennesima scoperta di questa isola meravigliosa. I frutti crescono per terra, e dopo aver visitato le serre suddivise per grado di maturazione, un fresco gelato all'ananas (manco a dirlo) è ciò che ci vuole prima di rimettersi in marcia, destinazione l'isola di Santa Maria. Se per le sistemazioni precedenti mi ero arrangiato, in questo caso mi affido all'ottimo sito Visit Azores dove trovo differenti tipologie: Hotel, Alloggio Locale, Turismo rurale, Ostelli della gioventù e Campeggi. Santa Maria è la più vicina delle isole a Sao Miguel, a sole tre ore di navigazione di ferry boat. Un suggerimento: attenzione all'imbarco a Ponta Delgada, le cui indicazioni sono un po' mimetizzate lungo la strada principale EN1-1A. .

La navigazione procede placida. Sembra quasi di pattinare. Neanche un minimo accenno di onde. Molta attenzione viene riservata ai passeggeri più piccini, con spazio specifico a base di materassini e immagini dal fantastico mondo Pixariano del pesciolino Nemo. All'arrivo la luce sta iniziando a sfuocare. La strada principale EN1-2A attraversa l'isola al centro e quella seguo fino alla mia casetta. Quaranta minuti scarsi e si attraversa tutto questo spicchio di terra nel cuore dell'Atlantico. Se già a Sao Miguel si respirava un'aria di meravigliosa immersione nella natura, qui è ancor più dolcemente palpabile. Così, nel giro di pochi minuti, trattenendomi dal fermare l'automezzo e fotografare il paesaggio, mi ritrovo in un piccolo appartamento dove fuori, a farmi compagnia, ci sono girasoli, coltivazioni varie, gatti e pollame.

Una prima tappa nell'ampia spiaggia di Praia Formosa e poi alla scoperta dell'arte sacra nella chiesa di Nossa Senhora da Purificação. Le stradine sono strette, e come a Sao Miguel, abbondano i miraduro. Uno dei primi incontri è il Vigia do Castelo, dove è possibile avvistare le balene. Nel proseguire verso la baia di Anjos, una statua attira la mia attenzione. Con grande sorpresa mi ritrovo dinnanzi a un celebre connazionale, Cristoforo Colombo, qui naufragato insieme alla sua caravella, di ritorno dallo storico viaggio nelle Americhe. La statua fu realizzata nel 1993, a distanza di 500 anni dal suo arrivo (1493). Un viaggio a dir poco tribolato quello di Colombo a Santa Maria, come ho anche raccontato in questo servizio pubblicato sul settimanale internazionale L'Italo-Americano.

Ogni tanto incrocio qualche turista, mai di nazionalità italiana. Faccio due chiacchiere con i miei padroni di casa, originari della Germania. Sull'isola di Santa Maria hanno trovato il loro ideale di vita. I giorni passano e nel frattempo ricevo per email il promemoria del mio ferry per Sao Miguel. Le luci calano e anche (un po') il buonumore. L'indomani passo l'intera giornata sulla Praia di Sao Lorenzo. Il mare è spettacolare. M'immergo e mi rimmergo, provando ogni volta il desiderio di continuare a nuotare, magari fino a raggiugere il Canada, sulle coste della Prince Edward Island (l'isola del Principe Edoardo - PEI), dopo tutto trattasi solo di oltre 3.200 km. Che sarà mai?

Le isole continuano a scuotere e segnare la mia anima. Sono nato e cresciuto sull'isola del Lido di Venezia e da anni ormai vivo nell'attigua Repubblica Marinara, sempre a contatto con l'acqua. Dalla battigia di Santa Maria guardo per l'ultima volta questo Paradiso naturale che risponde al nome di Isole Azzorre. Vedo le mie orme sulla morbida sabbia, rapite dalle onde e trascinate chissà dove. Il blu del mare. Il verde della vegetazione. La serenità della terra e del cielo. Tutto si raccoglie dentro di me, poi il ferry notturno mi riporta a Sao Miguel. È un altro giorno. Adesso devo solo tornare a casa e cominciare a organizzarmi per realizzare un nuovo reportage nelle isole Azzorre, atterrando questa volta a Terceira e di lì partire alla scoperta del resto dell'arcipelago lusitano.

Le caldeiras di Furnas (Sao Miguel, isole Azzorre)

Azzorre, in aereo verso l'isola di Sao Miguel © Luca Ferrari
Azzorre (isola di Sao Miguel), il centro storico di Ponta Delgada © Luca Ferrari

Azzorre (isola di Sao Miguel), tra le ortensie sulla strada verso Furnas  © Luca Ferrari
Azzorre, le caldeiras di Furnas (isola di Sao Miguel) © Luca Ferrari
Azzorre, le terme a Furnas (isola di Sao Miguel) © Luca Ferrari
Azzorre, ortensie e piantagioni di te a Porto Formoso  (isola di Sao Miguel) © Luca Ferrari
Azzorre (isola di Sao Miguel) © Luca Ferrari
Azzorre, piantagioni di ananas poco distante da Punta Delgada (isola di Sao Miguel) © Luca Ferrari
Azzorre, in ferry nell'Atlantico dall'isola di Sao Miguel a Santa Maria © Luca Ferrari
Azzorre, la chiesa di Nossa Senhora da Purificação (isola di Santa Maria) © Luca Ferrari
Azzorre, miradouro vigia da baleia (isola di Santa Maria) © Luca Ferrari
Azzorre, la statua di Cristoforo Colombo ad Anjos (isola di Santa Maria) © Luca Ferrari
Azzorre, la spiaggia di Praia Sao Lorenzo (isola di Santa Maria) © Luca Ferrari
Azzorre, il traghetto è pronto per lasciare l'isola di Santa Maria) © Luca Ferrari


mercoledì 18 novembre 2020

Natale è sempre o non è natale

La magia del Natale sta anche nelle semplici cose © Luca Ferrari

Il Natale tradizionale non si farà quest'anno, accettatelo. Ma invece di piagnucolare, perché non pensare a formule alternative (del cuore)? Adattarsi o soccombere, feste incluse.

di Luca Ferrari

Manca un mese o poco più al natale 2020 e le polemiche montano (ribollono) già in tutto il Bel paese. Credere che i tipici cenoni del 24, 25 e 26 dicembre si possano fare come sempre è stato (si fa per dire, ndr), è mera utopia, se non con drastiche limitazioni, incluse le maschere sempre indosso ed evitando contatti, in un clima comunque di grave rischio per la salute, in primis degli anziani. Ma invece di confrontarsi seriamente con la realtà del covid19 e pensare a soluzioni alternative, che cosa facciamo in Italia? Piagnucoliamo isterici, volendo a tutti qualcosa che non potremo avere. Una pessima figura e un ancor peggiore insegnamento, per noi stessi e i nostri figli.

Natale è sempre o non è natale mai, cantavano Luca Carboni e Jovanotti sulle note di "More Than Words" degli Extreme. Natale non è diverso dal mondo del lavoro e le novità, per quanto possano ridefinire in modo anche improvviso e complicato il nostro spazio, non devono essere viste come qualcosa di sempre e comunque negativo, anche perché a cosa ci porterebbe tutto questo? Rabbia, sconforto e frustrazione. Il natale 2020 sarà una festa diversa. I cenoni caciaroni andranno evitati. Farli è da irresponsabili, e proprio di fronte a questa inesorabile realtà, bisogna trovare strade alternative per stare comunque vicino ai nostri cari, soprattutto a quelle persone che vivono in casa sole. E se il natale è davvero quella festa che troppo spesso, solo a parole ci piace pensare che sia, allora è il momento di aguzzare l'ingegno e dimostrare davvero quanto sia speciale.

La tecnologia al giorno d'oggi ci consente di vederci in tempo reale e continuativo: le stanze di Facebook così come l'applicazione Zoom sono solo due delle tante modalità e più utilizzate. Ma ciò che i tablet e gli smartphone ci consentono di fare, non potrà mai eguagliare la gioia di un abbraccio e questo lo sappiamo bene. Ma questi "cari", quanto spesso li vediamo? Quanto spesso gli diciamo che gli vogliamo bene? Che cos'è natale, un sedersi a tavola facendo finta di essere felici come i meno "fantasiosi" accusano ogni anno, o è davvero qualcosa di più? La risposta è dentro ciascuno di noi e mai come quest'anno saremo costretti a dimostrarlo a noi stessi e a quelle persone che a parole diciamo di tenerci.

Ho sempre pensato che sia sufficiente anche un minuto insieme per sentirsi la persona più speciale del mondo. Ma oggi, plagiati dalla super-velocità della comunicazione, così come del ricevere tutto ciò che vogliamo in pochissimo tempo, siamo in difficoltà. Ci dovremo confrontare con qualcosa cui siamo sempre meno abituati: la pazienza. Ho scritto lettere per tanto tempo e quando ne ricevevo una, era qualcosa di unico. Eppure la persona non la vedevo. Non avevo sue foto recenti. Non potevo guardarla negli occhi né abbracciarla. Qualcosa di analogo sta accadendo adesso. Dovremo trasmettere il nostro sentimento a qualcuno cui non ci potremo sedere accanto in un giorno speciale. Magari passeremo sotto la finestra e leggeremo una storia. Magari il 25 dicembre faremo una breve passeggiata all'aria aperta. Magari potremo rendere questo natale così difficile, un'indimenticabile storia da tramandare.

martedì 17 novembre 2020

Venezia, il buon senso della Salute 2020

Venezia, la basilica della Madonna della Salute © Luca Ferrari

Il 21 novembre a Venezia si celebra la Madonna della Salute. Quest'anno la festività sarà ridimensionata, a cominciare dal pellegrinaggio e il ponte votivo che non ci sarà.  

di Luca Ferrari

C'è stato ad aspettare ma alla fine il buon senso ha prevalso, o forse la paura di trasformare Venezia in una bomba alla pandemia da covid19. Nel 2020 la tradizionale Festa della Madonna della Salute, ed emblematica in quest'anno così martoriato da una pandemia, sarà molto rimaneggiata. Patriarcato e Comune di Venezia hanno collaborato affinché l’annuale festività della Salute possa essere vissuta nel pieno rispetto delle esigenze di sicurezza e di salute pubblica "considerate premesse per ogni tipo di manifestazione religiosa". 

A differenza di ciò che è sempre stato, il pellegrinaggio per pregare la Madonna della Salute potrà essere fatto nella chiesa più vicina alla propria abitazione e non nella specifica chiesa, progettata dall'architetto Baldassarre Longhena (1596-2682), ubicata nel sestiere di Dorsoduro di fronte al Canal Grande, quasi di fronte a piazza San Marco. Nei giorni precedenti e fino al 22 novembre inoltre, l’accesso alla Basilica sarà limitato e comunque regolamentato da un percorso affinché i fedeli possano pregare, nel rigoroso rispetto di tutti i protocolli sanitari posti a presidio della pubblica salute. 

Il 21 novembre la Basilica della Salute rimarrà aperta dalle 6 alle 21. Una speciale immagine dell’icona della Madonna sarà esposta sul portone centrale dell'edificio religioso per abbracciare simbolicamente tutti i territori segnati oggi come quattro secoli fa dalla pandemia. Alle 11 il Patriarca Francesco Moraglia celebrerà la Santa Messa che sarà trasmessa in diretta televisiva su Antenna3 e sulla pagina Facebook di Gente Veneta. Al termine della liturgia il Patriarca reciterà la preghiera dell’Angelus sul sagrato della Basilica rinnovando la consacrazione della Città alla Madonna della Salute e impartendo la benedizione papale, mentre suoneranno a distesa tutte le campane delle chiese del Patriarcato.

In conclusione dal 19 al 22 novembre 2020 saranno osservate le seguenti indicazioni:

  • Non verrà realizzato il tradizionale ponte votivo e saranno regolamentati i flussi, verso la Basilica della Salute, con opportune limitazioni e contingentamenti;
  • Non verrà effettuato il tradizionale mercatino della Salute per le candele votive e i dolciumi;
  • L’accesso alla Punta della Salute avverrà con forti limitazioni e l'attento conteggio delle persone presenti per rispettare rigorosamente le norme sul distanziamento sociale previsto dalle vigenti disposizioni statali e regionali;
  • All’interno della Basilica della Salute potranno essere presenti contemporaneamente non più di 215 persone in assenza di celebrazioni eucaristiche. Durante le Messe il numero dei fedeli sarà limitato a 150 all’interno della cosiddetta “rotonda maggiore” e di 65 nella rotonda minore per partecipare alle funzioni liturgiche;
  • Non sarà possibile accendere autonomamente le candele votive all’interno della Basilica della Salute ma essere potranno invece essere deposte nei cesti predisposti come dono votivo che diventerà un’opera di carità e sostegno alle famiglie in difficoltà economica;
  • La Messa che il Patriarca di Venezia presiederà il 21 novembre sarà trasmessa in diretta televisiva e le altre celebrazioni saranno trasmesse attraverso le modalità streaming;
  • Con ordinanza del Comandante Generale della Polizia Locale verranno istituiti sensi unici in tutta l’area attigua alla Basilica della Salute per regolare i flussi e contingentare gli accessi alla Basilica da giovedì 19 a domenica 22 novembre 2020.

Venezia, un vaporetto si ferma davanti alla basilica della Madonna della Salute © Luca Ferrari

mercoledì 11 novembre 2020

Novecento: Venezia e le Arti

Mercoledì 11 novembre (ore 17.30), in live streaming sul canale Youtube dell'Ateneo Veneto, inizia il "Corso Storia dell'Arte 2020 Novecento: Venezia e le arti”.

di Luca Ferrari

Il covid19 ha fermato le presenze in sala, non la voglia di fare e condividere la cultura. Da qualche settimana ormai l'Ateneo Veneto, la più antica istituzione culturale veneziana fondata per decreto napoleonico nel 1812, ha rinnovato la sua attività sul proprio canale Youtube registrando molti di quegli appuntamenti che si sarebbero dovuti presentare in Aula Magna, alla presenza del pubblico. Oggi inizia una nuova era. L'era della diretta in streaming. Oggi, nel giorno (11 novembre) in cui a Venezia si celebra la festa di San Martino, alle 17.30 parte il live streaming del "Corso di Storia dell’Arte", organizzato dall’Ateneo Veneto e dall’Associazione Amici dei Musei e Monumenti Veneziani.

Il Novecento è il “secolo breve”, così come è stato definito da Eric Hobsbawm, compreso per i suoi elementi di omogenea specificità tra l’inizio della Grande Guerra e la dissoluzione dell’Unione Sovietica nel 1991. In un programma pluriennale, quest’anno viene preso in esame il primo periodo – l’Età della Catastrofe, così come la definisce ancora Hobsbawm – ovvero l’intervallo di tempo tra i due conflitti mondiali, dominato dalle numerose crisi e rivoluzioni che hanno visto la fine di imperi millenari - il russo, l’austriaco, il tedesco e l’ottomano - e l’affermarsi delle ideologie totalitarie.

A questi violenti strappi della storia è corrisposta una produzione delle arti e delle arti applicate vivacissima e di straordinaria qualità, che ha sperimentato in tutti i campi artistici linguaggi espressivi originali, in continua successione e con rapida circolazione, grazie alle moderne tecnologie di comunicazione. Venezia, dal canto suo, in questo tumultuoso rincorrersi delle nuove tendenze, ritrova nella prima metà del secolo la sua centralità culturale proponendosi con le Biennali e con altre numerose manifestazioni quale privilegiato osservatorio internazionale e luogo di confronto delle esperienze artistiche, e che riesce anche a produrre da sé - borgo o arcipelago che sia – quale straordinario incubatore autonomo.

A illustrare in questo Corso i fenomeni di questo periodo nel campo delle Arti visive e nelle loro implicazioni veneziane, senza la pretesa di esaurire la complessità dei tanti - ismi contemporanei che si sono succeduti, si è ricorso alla competenza di alcuni tra i più riconosciuti studiosi ed esperti di questa stagione artistica, docenti universitari e direttori di musei d’arte contemporanea, che ringraziamo vivamente per la loro disponibilità a sostenere i due soggetti promotori.

Tutte le lezioni si svolgeranno sempre in diretta streaming e si potranno seguire direttamente dal canale Youtube (omonimo) dell'Ateneo Veneto. Nel dettaglio:

  • Mercoledì 11 NOVEMBRE – ore 17.30
Lezione inaugurale "Venezia, l’arcipelago delle arti: la nascita del XX secolo".
Relatore: Luca Massimo Barbero.

  • Mercoledì 18 NOVEMBRE – ore 17.30

Il Nuovo Ordine: Sironi, Bucci, Marussig e gli altri.
Relatrice: Elisabetta Barisoni.

  • Mercoledì 25 NOVEMBRE – ore 17.30

"Ore veneziane". Cose che per Filippo de Pisis non si possono descrivere, ma solo dipingere o indossare.
Relatrice: Stefania Portinari

  • Mercoledì 2 DICEMBRE – ore 17.30

D’Annunzio e “il borgo delle arti”: Balsamo Stella, Cadorin, Martinuzzi, Torres…
Relatore: Silvio Fuso.

  • Mercoledì 9 DICEMBRE – ore 17.30

La Biennale del 1948: l'orizzonte dell'arte a Venezia nell'immediato dopoguerra
Relatrice: Cristina Beltrami.