sabato 24 ottobre 2020

San Nicola Arcella, splendore di Calabria

La costa calabrese presso San Nicola Arcella © Luca Ferrari
Calabria selvaggia. In una delle tante insenature nei pressi di San Nicola Arcella (Cs), la magia del mare si fonde con i pensieri più puri ed evocativi. 

di Luca Ferrari

C’è l’odore di un sentiero. Come se la Dodicesima Notte Shakespeariana potesse replicarsi all’infinito. E di continuo. Si cammina sotto il sole per poi scendere fra le insenature. Lì di fronte, un colore ancora mai visto. Poco lontano da San Nicola Arcella (Cs), in Calabria, la natura prende il sopravvento. La roccia scivola nell’acqua come un essere umano metamorfico mutato in pietra da chissà quale antica divinità. C’è qualche piccola grotta,  dove il mare provoca la sua azione. Il perimetro del cielo viene scolpito da curve tanto ripide quanto ammalianti. Basterebbe un pedalò e potremmo anche raggiungere l'isola di Dino.

Mi siedo sulla ghiaia marina trasportata dalla corrente. Ne vengo quasi sbeffeggiato e sballottato da tutte le parti. Sento l’acqua invadere ogni poro del mio corpo. Mi offre lo spunto. Le pagine. Ogni onda è un nuovo diario di bordo da assaporare e tramandare. In ogni flutto ci sono alfabeti e messaggi da custodire e interpretare. Tutta l’acqua che si è messa di mezzo fra me e il mio cuore è sempre stata una scelta che feci in piena libertà dallo sciopero di qualche  malcapitato ciabattino. Pulsante caricamento di pensieri costellati da sorrisi  e mondi folgorati dal medesimo ossequio ritmato.

Il gesto di qualcosa irrompe nel diamante liquido. È stato un tuffo o sono le vertigini dell’amore che si sono fatte sipario alzato per godersi ogni meglio e resto della vita? Bastano pochi minuti e si passa dagli ombrelloni super-affollati allo sguardo solitario di una cresta che sbuca dal fondale. Ogni coppia che si riversa in questo angolo costiero, ha guardato tutto dall’alto della loro più tenera stretta di mano. Paiono potersi addormentare sognando un ponte che non sappia più allontanare il dono che hanno deciso di concedersi. E già da allora, la magia d’ogni nuovo giorno dopo è stata all’altezza del primo ricordo che ognuno ebbe del cuore dell’altro/a.

La fitta macchia intanto, ci scruta tutti quanti. C’è molta flora selvaggia che cresce spontanea. Tentare di salire su uno scoglio è un’impresa non da poco che può costare qualche graffio se non si sta attenti. Quasi non credo ai miei occhi da quanto il mare sia limpido. È come se avesse un sapore diverso (ce l’ha, ndr). Prima di scrivere ho pensato a che reazione avrebbero potuto avere i vostri occhi. Non è vero. Non l’ho pensato, ma l’ho voluto comunicare. Capire in che direzione vada la propria ombra, con il sole sopra di noi, è un effetto che non tutti siamo in grado di spiegare. Separare le onde dal mare è un incantesimo ancora ben celato.

La costa calabrese presso San Nicola Arcella © Luca Ferrari
La costa calabrese presso San Nicola Arcella © Luca Ferrari
La costa calabrese presso San Nicola Arcella © Luca Ferrari
La costa calabrese presso San Nicola Arcella © Luca Ferrari

giovedì 15 ottobre 2020

Venezia 2050 D.C. e venne l’acqua grandissima

Venezia 2050 D.C. e venne l'acqua grandissima”- gondoliere © Paolo Della Corte
E se i veneziani si ritrovassero a vivere sott'acqua? All'Ateneo Veneto sbarca la mostra fotografica di Paolo della Corte, "Venezia 2050 D.C. e venne l’acqua grandissima".

di Luca Ferrari

Veneziani immersi nell'acqua. Venezia "sprofondata" nelle sua stessa laguna. I veneziani fanno le prove di vita sott'acqua. Dal mito di Atlantide alla realtà inevitabile di Venezia? E' davvero così? La rivista scientifica Nature predisse che nel 2050 i veneziani si sarebbero trovati a vivere sott'acqua. Quella previsione ha trovato la via dell'arte attraverso le fotografie del veneziano Paolo Della Corte. Domenica 7 novembre all'Ateneo Veneto (Sala Lettura, ore 17.00), la più antica istituzione culturale veneziana fondata per decreto napoleonico nel 1812, vernissage della mostra Venezia 2050 D.C. e venne l’acqua grandissima.

Le immagini sono esattamente ciò che il titolo della mostra suggerisce. Tra le 22 "creature" immerse troviamo Massimo Stefanutti, avvocato e presidente dello storico Circolo Fotografico la Gondola; Amanda Cuzdey, gelataia in campo San Giacomo dell’Orio; Piero Pasini, insegnante di karate e giornalista di viaggio; Luciano Gambaro, presidente del Consorzio Promovetro Murano; Emanuela Forti, insegnante con Arturo Pagnin e Giosuè Trolese Bezzi, due suoi studenti; Mattia Romanelli, il gondoliere più anziano ancora in servizio.

Lo sfondo delle fotografie è la vasca grande dell’acquario nell’Aquarius Hotel in campo San Giacomo dell’Orio dove, tuffandosi senza esitazione, osti e gondolieri, artisti e maestri vetrai, giovani e anziani, da soli, in coppia o in gruppo, quasi sembrano trovarsi a loro agio in tale dimensione liquida, dimostrando la veridicità del famoso detto veneziano che “co l'aqua toca el dadrìo, tuti impara a nuar”.

Inghiottiti dai flutti i veneziani si abbracciano, fanno capriole, fluttuano, camminano, danzano, si tappano il naso o emettono bolle, strizzano gli occhi, gonfiano le gote, dando vita a un grande circo che sarebbe piaciuto proprio a Fellini, e sembra che, ributtati nel loro elemento, quasi un liquido amniotico, e non più fermi immobili, disorientati, investiti da orde di turisti, finalmente abbiano ripreso a vivere.

Un carnevale acquatico tanto più allegro e spensierato quanto più grottesco e drammatico, al quale non si può prendere parte, ma solo assistere.

Realizzare gli scatti che compongono questa mostra è stato tutt’altro che facile, tra allestimento, luci, bassa temperatura dell’acqua (le foto sono state realizzate nell’ottobre del 2019) e il timore che qualcuno dei soggetti ritratti potesse avere qualche problema durante l’immersione. Ma ne è valsa la pena, perché il risultato è davvero suggestivo e invita alla riflessione. 

Venezia 2050 d.C.   … e venne l’acqua grandissima. Fotografie di Paolo della Corte. La mostra sarà visitabile fino al domenica 21 novembre dal giovedì alla domenica (h. 15.00-18.00). Ingresso solo con green pass.

Venezia 2050... e venne domenica l'acqua grandissima © Paolo Della Corte

lunedì 12 ottobre 2020

Venezia e le Dolomiti innevate

Lo spettacolo delle montagne innevate davanti alla laguna di Venezia © Luca Ferrari
Essere in vaporetto a zonzo per la laguna e allo stesso tempo vedere le creste innevate delle Dolomiti alpine dietro di sé. Succede anche questo nel placido vivere a Venezia.

di Luca Ferrari

Ottobre 2020. L'autunno è arrivato. Se nel primo weekend si è festeggiato (...) il funzionamento del Mose alle prese con un'alta marea comunque più contenuta del previsto, il secondo ha visto precipitare le temperature e abbattersi violenti temporali un po' ovunque. Per lo meno in pianura, sulle montagne invece nevicava come se fosse dicembre. E se certe immagini si è potuto vederle solo dalla televisione e internet, questa mattina a Venezia si è potuto assistere a uno spettacolo meraviglioso. Le creste innevate delle Dolomiti davanti alla laguna.

Eccoli, tutti in posa per farsi ammirare e immortalare: i monti Civetta, Tamer, Talvena e Schiara.

Venezia è anche questo. Un placido passeggiare per la Fondamenta Sacca San Girolamo (sestiere di Cannaregio) e d'improvviso ritrovarsi catapultati su "tutt'altri lidi", a duemila e più metri. Immaginando di essere già lì, a contatto con la montagna, le nuvole e il sole. Vivere a Venezia significa anche questo. Godersi degli spettacoli improvvisati di Madre Natura capace di unire mare e monti in uno sguardo. Sono qui, davanti a loro. Oltre a me, solo una briccola solitaria. Anch'essa sembra ammaliata da questo paesaggio alpino, non esattamente la norma a neanche metà ottobre. 

Lo spettacolo delle montagne innevate davanti alla laguna di Venezia © Luca Ferrari