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venerdì 8 gennaio 2021

Chester, la (mia) conquista d'Inghilterra

Il centro storico di Chester (Inghilterra - UK) © Luca Ferrari

Viaggio in Inghilterra per migliorare l'inglese nella multietnica e accogliente Chester. Un'esperienza fondamentale che segnò l'inizio della mia svolta lavorativa, e anche umana. 

di Luca Ferrari

Un percorso professionale arenato. Le inevitabili difficoltà nel cercare una nuova direzione in un mercato saturo e molto compromesso da internet. Poi, la decisione. Un mese all'estero in Inghilterra a migliorare l'inglese. Un'incursione totale Oltremanica quando ancora il Regno Unito faceva parte della Unione Europea. La scoperta di una realtà accogliente e incantevole, Chester, capoluogo della contea del Cheshire. Un periodo incredibile. E al ritorno? Tante lacrime, ma anche la ferma volontà di cambiare vita. Di lì a qualche mese sarebbe accaduto e da allora non ho praticamente più smesso di lavorare da remoto, l'odierno smart working. Quel viaggio a Chester fece la differenza nella mia vita e stava iniziando proprio dieci anni fa. Era l'8 gennaio 2011.

Facevo il giornalista da anni ormai. A dispetto di un numero spropositato di esperienze, inclusi reportage internazionali e umanitari (Bosnia, India), alla fine dei conti il saldo economico era a dir poco sconfortante. Ero stufo ma allo stesso tempo bloccato dalla mia passione per la scrittura e la voglia di non buttare via tutto quel che avevo fatto nel campo dei media. Forse ci voleva una pausa. Un qualcosa per ricalibrare le idee, rifiatare e imparare anche qualcosa. Da sempre amante della lingua inglese, pensai fosse arrivato il momento per migliorarlo in situ. Iniziai a fare un po' di ricerche e m'imbattei in una scuola davvero particolare, la English in Chester. I corsi duravano per il tempo desiderato, iniziando quando si desiderasse. Un'opportunità che non mi feci sfuggire.

Fu così che l'8 gennaio 2011 salii a bordo dell'ultimo volo giornaliero della Easyjet da Venezia a Londra, dove sostai una notte, per poi proseguire l'indomani col treno dalla stazione di Central Euston fino a Chester. Nella City c'ero stato altre volte in gioventù e lo ammetto, non mi aveva mai conquistato. Alloggiato nei pressi di Walworth, quartiere dove nacque Charlie Chaplin, l'indomani fui felice di rimettermi in viaggio, attraversare una bella fetta d'Inghilterra rurale e arrivare finalmente a destinazione. L'impatto non fu alla luce del sole, per cui non capii subito dove mi trovassi. Ciò che sapevo era che la mattina seguente mi sarei dovuto presentare e calarmi subito in una nuova realtà insieme a compagni di corso provenienti da ogni dove.

Alla faccia di tutte le parole di facciata che si copiano su curriculum o Linkedin che sia, non mi ritengo (e non sono) una persona che si adatta in un baleno però allo stesso tempo mi basta anche molto poco per sentirmi a mio agio, soprattutto quando sento un clima amichevole attorno a me. Tra i banchi della "English in Chester" è ciò che accadde praticamente subito. Non fu solo la materia a interessarmi, era l'esperienza di questa nuova vita a galvanizzarmi, condivisa oltre tutto con tanti nuovi amici. Mattina dopo mattina, sfruttando anche la mia venezianità nel camminare sempre e comunque, non prendevo mai l'autobus, godendomi una lunga passeggiata prima di arrivare a scuola, e così passando sempre per il centro storico e costeggiando l'imponente Cattedrale della Vergine Maria Purificata

Vivere una città non è come toccarla per una settimana o meno. Vai a fare la spesa. Guardi a sinistra prima di attraversare la strada (se sei in Inghilterra, ndr). Ti immergi nei sapori locali, cosa che in terra d'Albione personalmente apprezzo molto. Entri nella cultura e anche quello che a casa tua non faresti mai, qui assume nuovi contorni, come andare al pub a vedersi una partita di calcio del Liverpool, a Chester tifatissimo, contro i nemici londinesi del Chelsea. Non è questione (banale) dell'erba migliore del vicino, ma per una persona che vuole migliorare la propria lingua, farsi due ore di immersione tra la gente del posto, è quanto di più istruttivo ci possa essere. E pazienza se non ti piace la birra, c'è sempre il sidro con cui gozzovigliare in compagnia, una sorta di succo di mela frizzante così dannatamente British.   

Chester è una realtà abbastanza benestante, e a dispetto di zone più complicate nel Regno Unito dove non sempre una parlata straniera è ben vista, qui al contrario, grazie anche al costante flusso di studenti di ogni età e provenienti da tutto il mondo, la multiculturalità è di casa alla stregua di una Londra con la differenza, fondamentale per il sottoscritto, che la vita è molto meno frenetica. Nei secoli addietro l'Impero Romano arrivò fin quassù, e sono molte le tracce ammirabili a cominciare dalle mura, e potendo anche incontrare un Centurione che ti accompagna nelle visite. La voga all'inglese è un must per la comunità di Chester, potendo "approfittare" del fiume Dee che vi scorre placido e impetuoso. Il tutto ulteriormente impreziosito dal verde tutt'intorno con tanto di scoiattoli negli ampi parchi dove si può passeggiare spensierati.

Chester è situata in un punto molto strategico dell'Inghilterra, a metà strada tra Manchester e Liverpool. Non a caso per arrivarci, ciascuno dei due aeroporti va bene uguale. Se nei primi anni in cui venni a Chester c'era il volo diretto Ryanair da Treviso alla città dei Fab Four che ha intitolato proprio a John Lennon la sua aerostazione, in seguito è stato soppresso, e per ritornare nel Cheshire ho ripiegato sulla tratta Venezia-Manchester, nel complesso più comoda poiché dalla capitale del Brit Pop anni Novanta, c'è il collegamento diretto su rotaia che porta direttamente a Chester. E proprio durante il mio lungo soggiorno di dieci anni fa, una domenica saltai in carrozza per andare alla scoperta della capitale del Merseyside

Le lezioni intano proseguono. Stringo legami in particolare con una simpatica ragazza sudcoreana, una canadese, alcuni ragazzi francesi e una coppia colombiana, che in seguito avrò anche il piacere di ospitare a Venezia. English in Chester non si limita a creare un percorso personalizzato per le proprie esigenze, ma organizza anche uscite collettive per cementare i vincoli tra i vari compagni di classe (che cambiano a seconda delle materie), facendo loro conoscere le città e i dintorni. E così, una domenica mattina, eccomi a bordo di un autobus con studenti da ogni dove, destinazione il Lake District, una delle zone più amate dai sudditi di Sua Maestà. Ancora oggi, quando rivedo il film Miss Potter, storia vera della scrittrice Beatrix Potter (Renèe Zellweger), e ambientato anche nel Lake District, rivedo quel viaggio e quei volti.

Da grande amante della scrittura e del camminare in solitaria, non ci metto molto a trovare qualche angolino dove ritagliarmi momenti di ispirata solitudine. Cresciuto nella cultura del Central Perk della sitcom Friends, una cui copia del locale newyorkese si trova anche a Chester, trovo nel Caffè Nero, lungo la centralissima Eastgate Street, un luogo ideale per scrivere appunti e poesie, pratica questache porto avanti ininterrotta dal lontanissimo 1994. Insieme a una grossa tazza di cappuccino, qualche dolcezza "cioccolatosa" e il mio inseparabile laptop, intingo parole direttamente dalla strada. Alcune di quelle poesie chiuderanno il libro edito Latitudini V - Parole in viaggio (2011, Granviale Editori). Nel calore della vita di Chester, riprendo anche l'antica pratica dello scrivere lettere a mano.

La vita prosegue. Chester mi entra sempre più dentro. Una città a misura d'uomo. Il supermercato Tesco in centro, sempre molto ospitale, mi introduce ai sapori inglesi: dalle apple pie e lo sciroppo d'acero per i pancake già pronti per colazione al burro Country Life grandiosamente pubblicizzato da Mr Johnny Rotten (Sex Pistols), passando per i dolci salati con mele e maiale. Quando posso, vado a mangiare fuori prediligendo sempre l'autoctono fish & chips o hamburger con contorni caserecci come la crema di piselli, come nel rustico Telford Warehouse, lungo il fiume Dee, o il The Brewery Tap, anch'esso molto caratteristico. Già passato durante un reportage all'Estate Farm nella vicina Hawarden in Galles, la permanenza a Chester mi ha ridato la possibilità di immergermi in un clima agreste degno delle fiabe di folletti.

I giorni passano felici, poi arriva l'ultima lezione. La data sul biglietto aereo del ritorno, da Londra, è ormai imminente. Complice l'orario del volo, opto per passare la mia ultima notte nella capitale inglese. Un errore madornale. La metropoli mi stordisce in un nanosecondo. Mi ritrovo così a camminare sul Tower Bridge triste e preoccupato. Non potevo saperlo, ma nel giro di qualche anno sarei tornato su quello stesso percorso in tutt'altro umore, in amichevole compagnia e finalmente sedotto dalla City. Il presente però è diverso e molto sofferto. Solita angoscia da decollo e rieccomi in Italia. Atterro quasi sbattendo a terra tale è la massa di nebbia che sta avvolgendo Venezia, scoprendo in seguito che il mio volo è stato l'ultimo ad aver avuto l'autorizzazione all'atterraggio. 

Sono di nuovo a Venezia, non mi sembra vero, ma qualcosa è cambiato e lo percepisco subito. L'insofferenza per la mia stantia situazione lavorativa monta ogni giorno di più. Nel frattempo il mondo della comunicazione sta cambiando, SEO e i social media si fanno sempre più strada e inizio a interessarmi. Inizio a buttarmi fuori. Sempre di più. Rispondo ad annunci su annunci ma di fronte a me c'è solo un muro appiccicoso di squalificante italianità. Collaboro, sbagliando, anche gratuitamente pur di aumentare l'esperienza. Vacillo, di brutto, ma non crollo. Poi qualcosa accade: ricevo una risposta vera. Professionale. Mi chiedono due articoli tecnici di prova, che mi sarebbero stati retribuiti a prescindere dall'assunzione. La mia interlocutrice era italiana ma l'azienda estera. Passai il test. Di lì a qualche giorno iniziai quella che sarebbe diventata un'esperienza di 22 mesi consecutivi di lavoro da remoto (smart working) full time, dal lunedì al venerdì, sempre in collegamento via Skype

Mi sveglio la mattina. Accendo il computer e alle 7.30 del mattino sono già operativo, alle volte con ancora il cappuccino sul tavolo e il pigiama indosso. Ogni giorno mi vengono dati gli argomenti e le mie dita, già svezzare dalla cronaca e in perfetta sincronia con velocità di analisi e creatività, iniziano a fare il proprio dovere, finalmente e degnamente retribuito. Ogni giorno interagisco con tre persone. C'è sempre rispetto e professionalità. Un giorno la mia capa mi riprende perché il 5 del mese non ho ancora ricevuto lo stipendio e avrei dovuto subito avvisarla. In un'altra occasione, in cui le chiesi di fare 9 ore invece di 8, mi risponde di no poiché non voleva che lavorassi stanco, visto che 8 erano più che sufficienti.

A parte qualche piccola pausa, da allora (10 anni) non ho più smesso di cimentarmi con lo smart working, diversificando non poco le attività e lavorando anche sul fronte della ricettività online, traduzioni dall'inglese all'italiano e in ultima con i social media, di cui mi sono appassionato, studiando e frequentando corsi professionali. Non so cosa mi riserveranno i prossimi dieci anni ed è probabile che molto cambierà ancora ma di sicuro qualcosa non muterà nella mia mente. La certezza che se non avessi deciso di andare in Inghilterra, a Chester, non mi sarei mai sbloccato. Dieci anni fa partii per la Gran Bretagna con poche idee e una forza incrollabile nella ricerca di un futuro migliore. La strada è stata lunga e lo sarà ancora ma qualcosa è accaduto, e dieci anni dopo sono ancora qui a ricordarlo con orgoglio e soprattutto, tanta felicità.

Chester (Inghilterra - UK), la vita quotidiana © Luca Ferrari
Chester (Inghilterra - UK) © Luca Ferrari
Chester (Inghilterra - UK), un canale del fiume Dee © Luca Ferrari
Chester (Inghilterra - UK), un canale collegato al fiume Dee © Luca Ferrari
Il biglietto del treno Chester-Liverpool © Luca Ferrari
Chester (Inghilterra - UK), l'ingresso al supermercato Tesco © Luca Ferrari
Chester (Inghilterra - UK), la pratica dello squash © Luca Ferrari
Chester (Inghilterra - UK), un autobus locale © Luca Ferrari
Chester (Inghilterra - UK), il Caffè Nero © Luca Ferrari
Chester (Inghilterra - UK), campi da tennis gratuiti © Luca Ferrari

Chester (Inghilterra - UK), il pub The Brewey Tap © Luca Ferrari
Chester (Inghilterra - UK), una grassa porzione di fish and chips © Luca Ferrari
L'ingresso all'Estate Farm di Hawarden (Galles) © Luca Ferrari
Il magnifico scenario del Lake District (Inghilterra - UK) © Luca Ferrari
Chester (Inghilterra - UK), davanti allo store ufficiale del Liverpool FC © Luca Ferrari
Chester (Inghilterra - UK), davanti allo store ufficiale del Liverpool FC © Luca Ferrari

venerdì 30 novembre 2018

Londra, il quartiere di Charlie Chaplin

Londra, la casa di Charlie Chaplin a Walworth © Luca Ferrari
Il 16 aprile 1889 a East Street, nel sobborgo londinese di Walworth, nacque uno dei più grandi attori della storia del cinema, Charlie Chaplin.

di Luca Ferrari

La vita di un quartiere inglese. Quasi un mondo a parte dal turismo esasperato del centro città dove è più facile sentir parlare italiano che anglosassone. Tra mercati e piccoli negozi aperti ventiquattrore, viaggio tra i vicoli dove nacque uno dei più grandi attori della storia del cinema. Charles Spencer Chaplin (1889-1977), meglio conosciuto come Charlie Chaplin.

Lo sbarco al Gatwick Airport avviene a mezzanotte. Troppo tardi per iniziare a capire Londra. Salito su un taxi mi limito a rimanere sorpreso nel vedere, nonostante la temperatura non sia ancora estiva per me mediterraneo, ragazzi e ragazze che bevono allegramente fuori dai pub in maniche corte. L’oscurità inglese mi confonde e quando il veicolo si ferma in Westmoreland Road, non ho idea di cosa ci sia là fuori.

Il sapore di un kebab notturno riesce a placarmi gli stimoli della fame lasciati in sospeso ancor prima della partenza. Il sapore della carne con le verdure e lo yogurt sembra la metafora perfetta per dove mi trovi in questo momento. Un mix culturale. E i primi bocconi, assaporati sulla strada in attesa di rientrare in casa, rafforzano questa sensazione.

Non so ancora cosa ci si sia lì vicino. Non è la Londra che mi aspettavo. Il quartiere di Walworth ha più i connotati di un rione dell’Italia meridionale o i lineamenti di un bazar aperto africano. Sembra che tutti si conoscano. I grandi autobus a due piani, sempre pieni, appaiono quasi come corpi estranei.

Arrivato all’East Street Market, un oblò azzurro sulla palazzina adiacente attira il mio sguardo. Avvicinatomi per leggere la scritta interna, leggo: “Charlie Chaplin 1889-1977, Walvorth-born comic genius”. Una scoperta improvvisa. A pochi metri da me, da dove ho dormito questa notte, ha mosso i primi passi l’interprete del Monello (1921), indiscusso capolavoro interpretato e diretto dall’attore inglese, insieme al giovanissimo Jackie Coogan.

Mentre sono ancora fermo sotto l’abitazione del Grande dittatore (1940, altro celebre personaggio interpretato dall’attore, salace satira del nazismo e di Adolf Hitler), mi ritrovo a essere d’impaccio nel traffico umano, così scelgo una bancarella e investo le mie prime sterline

Nella brulicante capitale inglese ci sono ancora quartieri dal sapore mediterraneo e globale. Culture senza distinzioni. Provo ad alleggerire i miei pensieri, convinto di poter parlare una lingua universale. E il mio primo gesto verso una finestra è stata forse la mia miglior comunicazione di questi ultimi giorni.

Londra, Walworth © Luca Ferrari
Londra, Walworth © Luca Ferrari
Londra, Walworth © Luca Ferrari
Londra, Walworth – Westmoreland © Luca Ferrari
Londra, la casa di Charlie Chaplin a Walworth © Luca Ferrari

martedì 9 dicembre 2014

Sticky Walnut, tu il buon cibo lo conosci

Sticky Walnut, rombo con riso di zucca © Luca Ferrari
Non si vive di solo cheese-burger in Inghilterra. Se si avesse la fortuna poi di "pascolare" in quel di Chester, le specialità dello Sticky Walnut vi attendono.

di Luca Ferrari

“Questo (locale) mi è nuovo, non ci ho mai mangiato prima”. Può sembrare assurdo, ma a dispetto di una frequentazione ormai quinquennale della città di Chester, non mi ero ancora accomodato allo Sticky Walnut. Il contatto finalmente c'è stato, in un freddo sabato sera di dicembre con le luci natalizie di Charles Street ad augurare a tutti un costante Merry Christmas.

Una volta aperta la porta, il calore, in senso proprio letterale, è subito avvolgente. Da maglione e cappotto si resta in banalissima camicia (bagno escluso). Il locale è a due piani ma i coperti sono limitati, esattamente come le portate del menù, direttamente proporzionali alla bontà delle suddette. Spazi ristretti in cui le giovani cameriere saettano instancabili.

Ricette elaborate ma non per questo tronfie. Si spazia tra pesce e carne con scelte interessanti anche tra gli antipasti, preceduti da una soffice e oliata focaccia al rosmarino. Consigliabile il rombo (roasted brill) con riso di zucca, tanto gustoso quanto delicato. Un posto da farci ritorno. Magari in un'occasione speciale come un compleanno, comunque in compagnia. Cheers!

Sticky Walnut (Chester),  il pesce haibut © Luca Ferrari
Charles Street (Chester),  addobbata per natale © Luca Ferrari

venerdì 16 maggio 2014

Inghilterra, this is my life

Windermere Lake (Lake District, UK) © Luca Ferrari
Un'infinita storia d'amore lunga già 17 anni. E oggi, in attesa del nostro decimo incontro, vi racconto la mia Inghilterra.

di Luca Ferrari

Città, centri rurali. Aeroporti. Treni. Bus. Metropolitana. Battelli. Romantici vinili e cinema multisala. Dall'imponente Tamigi al più cordiale Dee, nel Cheshire. Dall'hot-dog tardo estivo di Hyde Park alla calda atmosfera uggiosa-invernale di Liverpool. Dal verde tennistico di Southfields a quello più selvaggio del Lake District. Cara dolce Inghilterra, ho tanto da raccontare su di te e molto ancora da scoprire. Si va in scena!

Un prossimo volo andata e ritorno Monarch/Ryanair per Londra e da Manchester e per la 10° volta attraverserò la Manica, rendendo così la terra di Sua Maestà la meta straniera più battuta della mia esistenza. Sarà il clima mai troppo caldo. Sarà il feeling musicale con i vari John Lennon, Iron Maiden, Clash, Sex Pistols, Radiohead (e anche le Spice Girls... lo so, ognuno ha i suoi lati incomprensibili, questo è il mio). Sarà questo e chissà cos'altro ancora, sta di fatto che io in Inghilterra, specie quella più agreste, ci sto bene. Proprio bene.

La mia prima volta in terra d'Albione fu nel lontano settembre 1997. Partito da Venezia subito dopo aver assistito alla Mostra del Cinema alla proiezione di Year of the Horse, il documentario di Jim Jarmusch sul rocker canadese Neil Young, quando dal mio oblò aereo vidi sia la costa francese sia quella inglese, nel walkman si alternavano il punk melodico degli Offspring e lo ska-rock targato No Doubt con la bella Gwen Stefani alla voce. Poi fu un tripudio di "sporca" scuola inglese anni Settanta.

Sbarcato a Heatrow trascorsi una decina di giorni a Londra, vissuti in particolare tra le colline di Golders Green, i club rock di Camden Town, qualche incursione a Piccadilly Circus e il verde di Wimbledon. Una dimensione troppo convulsiva per un carattere più in confidenza con centri a misura d'uomo. Comunque sia, meno di un anno dopo (agosto '98) ero già pronto per il bis londinese con tanto di permesso di espatrio firmato durante il Servizio Civile, ma la salute mi fece un brutto scherzo il giorno prima di partire e tanti saluti.

Passano quattro anni e nel marzo 2002, con già il trasferimento di vita a Firenze in pole position, faccio il mio ritorno in Inghilterra. Ancora a Londra, e questa volta ci sono delle amichevoli ragioni nuziali a farmi salire sull'aereo (la prima volta con le low cost). Passa poco più di un anno e nell'estate del caldo record (2003) mi ritrovo a gironzolare sotto la casa natale di Charlie Chaplin in sandali.

La vita prende strane strade e non troppo belle. L'Inghilterra viene messa in naftalina. Dopo un periodo di fiacca però riprendo a volare. Comincio dall'India per il mio primo reportage internazionale. Si susseguono altre esperienza analoghe di lavoro in Europa ma l'Inghilterra non rientra nel mio radar. Mi ci vogliono sette anni per tornarvi. È il giugno 2010 infatti quando sbarco per la prima volta al John Lennon Airport di Liverpool, destinazione Chester.

Il tempo di capire dove mi trovi e complice il tanto stress accumulato sommato a una sudata di troppo sui campi da tennis gratuiti del capoluogo del Cheshire e sballo di brutto, ritrovandomi con brividi e quasi 39 di febbre. Addio biglietto di ritorno economico e new ticket due giorni dopo con notevole dispendio fisico e monetario.  Lo ammetto, lì per lì Chester mi dice poco.

Il lavoro però mi ci fa tornare in autunno e l'atterraggio è ancora a Liverpool. Una sosta proprio a Chester, e poi via verso il Galles. Forse la curiosità. Forse un'intuizione. L'inizio del 2011 è una rivoluzione. Decido di passare un mese a migliorare la lingua e la città prescelta è proprio lei, Chester. Parto con Easyjet e atterro a Londra Gatwick in compagnia fraterna. Resto una notte e poi mi dileguo nel nordovest inglese by train.

Il capoluogo del Cheshire sale in cattedra. Incontro e stringo amicizia con persone da tutto il mondo (Colombia, Brasile, Italia, Francia, Corea del Sud, Svizzera, Cina). Insieme a loro riesco anche a fare un bellissima escursione tra la natura del Lake District attraversando il Windermare Lake, i piccoli e caratteristici centri di Ambleside e Grasmere, fino a salire in cima un'altura della vallata del Great Langdale.

Scopro e pratico lo squash. Vivo la vita quotidiana. Come il morso di ragno muta Peter Parker in Spider-Man, così l'esperienza multiculturale di Chester mi entra dentro a tal punto che una volta rientrato in Italia, sento da subito la necessità (fisica e mentale) di ritornarci. E lo farò altre due volte nel 2011. In giugno e dicembre. Qualcuno d'altronde "continua" a chiamarmi" fratello insistendo a dire che la sua mensa è la mia mensa! Senza farmelo ripetere ne approfitto allegramente, così d'estate atterro  per la prima volta a a Manchester (Monarch Airlines) mentre d'inverno faccio scalo ad Amsterdam all'andata e al ritorno (KLM).

Dopo una simile indigestione ci vuole una pausa, ma è sempre la lingua anglofona a tracciare il sentiero. Nel 2012 la Manica l'attraverso ancora, solo che invece di atterrare a est, il mio volo ripartito da Parigi punta all'estremo ovest nordamericano per coronare il sogno di una vita intera, Seattle. Ma quando dal mio posto vedo sul quadrante dell'aereo la penisola britannica sotto di me, tra un film e qualche scritto, la mia mano fa un sereno saluto indirizzato alla piccola Chester.

Anno 2013. Il primo viaggio in alta quota dell'anno è qui. Un momento e Manchester è già che ad accogliermi. Da Londra si riparte. Lì nel mezzo, sempre lei. Chester. Il suo supermercato Tesco. I suoi pub. La sua quiete. Il suo essere a due passi dal rilassante verde gallese. La gente del posto sempre molto cordiale anche con chi non è tipically British. Un posto dove alle 4 del mattino ti "potrebbe" anche capitare d'incrociare uno sconosciuto che vedendoti salire sul ponte della stazione col trolley, si potrebbe fermare, aspettare che tu sia passato e salutarti così – good morning, sir –. Esattamente.

See you soon my sweet dear England.

 This is the life, by Amy Macdonald

Londra, il Parlamento e il Big Ben sul Tamigi © Luca Ferrari
Chester, le mura romane © Luca Ferrari
Il centro di Chester © Luca Ferrari
...appena arrivato in treno a Liverpool © Luca Ferrari
In barca sulle acque del Windermere Lake © Luca Ferrari
La natura sherwoodiana di Ambleside © Luca Ferrari
Il panorama mozzafiato del Great Langdale © Luca Ferrari

lunedì 17 marzo 2014

Wannabe in Chester, friendship never ends

Chester (UK), a passeggio © Luca Ferrari 
Vivere per qualche tempo all’estero è un’impareggiabile esperienza di vita. Ci si trasforma in una creatura autoctono-turistica. Così almeno accadde a me, a Chester.

di Luca Ferrari

Le rovine dell’Antica Roma da una parte, la costante del fare la spesa al supermercato Tesco dall’altra. E poi lo studio della lingua inglese, i campi da tennis gratuiti, la visita allo Zoo, il pub preferito e le lunghe passeggiate lungo il fiume Dee. Vivere un’esperienza oltreconfine parla già da sé. Ma aldilà degli aspetti più evidenti, è la quotidianità la vera magia. A me è successo, a Chester, nel nordovest inglese. Ma il merito di quell'indimenticabile quell’esperienza non lo posso certo dare tutto al sottoscritto.

Prendi un aereo e d’improvviso nessuno parla più italiano. Faccio fatica a comprendere tutto. La mattina dopo è uno shock. Dalla finestra non vedi più il classico panorama. Sei smarrito. Sei lontano. Sei felice. Hai freddo, ma sei felice. Sei di passaggio, lo sai. Pensi che non potrai più di tanto affezionarti. Quant’è bello avere torto. Anche la colazione è differente. Se mai avessi ancora dei dubbi, l’odore del pane tostato chiarisce dove mi trovi. In Inghilterra, contea del Cheshire.

Mi sono fatto spiegare la strada per la mia prima destinazione, ma è certo che non andrà tutto regolare specie quando dovrà tornare, perché sarà buio. Così è. Sgusciato fuori da un sottopassaggio perdo ogni punto di riferimento. Per fortuna che sono diretto in zona stazione, e non è difficile da spiegare a una signora, per altro molto gentile come tutti i residenti. L’indomani, lo stesso.

Arriva il primo weekend e vado a Liverpool. Ne seguiranno altri, e mi comporterò da viaggiatore errante armato di penna, taccuino e macchina fotografica. I veri reportage però li faccio ogni giorno. Da quando mi sveglio e parlo in un ambiente familiare italiano a quando mi ritrovo circondato da persone di tutte le età provenienti da Sud Corea, Brasile, Argentina, Francia, CinaCanada, Svizzera e Colombia.

Scopro la passione per lo squash. Scopro la passione di vedere un mondo ogni giorno diverso da me, e quando le lancette del Tempo indicano che all’aeroporto di Manchester mi stanno aspettando, iniziano a prendere corpo fastidi, perplessità e la più classica delle sensazioni del – ma perché le cose belle devono sempre finire –? Così è, almeno fisicamente.

Perché io oggi nemmeno ci pensavo di raccontarvi tutto questo. Poi, quel gran socievole ficcanaso di Facebook mi ha ricordato che una persona oggi compie gli anni. Una persona che ho conosciuto proprio lì, a Chester. E allora, perché non far vedere quei luoghi vissuti nello stesso momento? Friendship never ends cantavano nel loro primo singolo cinque “speziate” fanciulle inglesi. E proprio le note e le parole di quella celebre canzone, un giorno udii uscire da un locale mentre una sera rientravo verso il mio giaciglio.

Una sera qualunque. Una sera di quotidiana e amichevole normalità, a Chester.

Chester (UK), il risveglio © Luca Ferrari 
Chester (UK), © Luca Ferrari 
Chester (UK), uno scoiattolo © Luca Ferrari 
Chester (UK) © Luca Ferrari 
Chester (UK), turismo britannico © Luca Ferrari 
Chester (UK), la fame comanda © Luca Ferrari 
Chester (UK), voga all'inglese sul fiume Dee © Luca Ferrari 
Chester (UK), l'Università © Luca Ferrari 
Chester (UK), torte per la colazione al Tesco © Luca Ferrari 
Chester (UK), l'autobus per la stazione © Luca Ferrari 
Chester (UK), campi da tennis gratuiti © Luca Ferrari 
Chester (UK), l'Anfiteatro Romano © Luca Ferrari 
Chester (UK), la chiesa di St. John The Baptist © Luca Ferrari (5)© Luca Ferrari 
Chester (UK), lo zoo © Luca Ferrari 
Chester (UK), l'acquario © Luca Ferrari 
Chester (UK)... è quasi ora di partire © Luca Ferrari 
Chester (UK), il treno per Manchester © Luca Ferrari