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sabato 25 giugno 2022

Seattle, il viaggio che cambiò tutto

Seattle, lo Space Needle © Luca Ferrari
Ho aspettato sedici anni per andarci ma ciò che accadde lì, fu l'esatto contrario di quello che avevo sempre immaginato. Il 25 giugno 2012 partii per Seattle e tutto cambiò  per sempre. 

di Luca Ferrari

La natura stessa del viaggiare indica scoperta e cambiamento. Ogni esperienza è importante ma per il sottoscritto, come per chiunque altro, ci sono viaggi più significativi degli altri. Fino a quel momento avevo solcato vari cieli europei facendo reportage, anche in compagnia, ma dentro di me, la dimensione più intima era ancora molto personalizzata e solitaria. Poi qualcosa accadde. E il destino volle che fosse proprio in un viaggio che stavo aspettando da una vita intera. L'emblema di quel mio ermetismo si aprì a una nuova era. Lì, a Seattle, scoprii davvero il significato della condivisione, insieme alla mia compagna e due amici speciali. E lì, a Seattle, nacque "Viaggi del mondo"

Non riesco neanche a immaginare la mia vita senza che sia ispirata da quelle band formatesi nel nordovest americano. Ecco, io a 19 anni volevo andare a Seattle per loro: Nirvana, Pearl Jam, Mudhoney, Alice in Chains, Soundgarden, Mother Love Bone, Temple of the Dog. E quando misi su carta la promessa che ci sarei arrivato, riprendere quel prezioso documento e completarlo a distanza di quasi vent'ani, fu un'emozione bruciante. Mi ero sempre immaginato di andarci da solo. Vagando in compagnia di un diario, penne e parecchie cassette da ascoltare. Scrivere, scrivere e solo scrivere. Il 25 giugno 2012 sbarcai a Seattle, e una volta ottemperato il mio giuramento, le strade mi portarono a scoprire qualcosa di unico e inimmaginabile.

Fino ad allora, ogni viaggio aveva sempre avuto le stesse caratteristiche. Mi calcavo le cuffie e iniziavo a scrivere. Fino ad allora la stragrande maggioranza dei mie voli erano avvenuti in solitaria. Adesso era diverso e in quelle tante ore che mi portarono sulle coste del Pacifico, fui quasi costretto ad aprirmi a una storia collettiva. Una storia che si sarebbe rivelata più preziosa e ispirante di qualsiasi esecuzione prosaica. Atterrati all'aeroporto Sea-Tac, un amico italiano era lì ad accoglierci e accompagnarci nella sua abitazione e di sua moglie, nel quartiere di Georgetown. Ci misi poco per capire che la Seattle dell'adolescenza non esisteva più. Quella di oggi era la Seattle della consapevolezza di una nuova vita, ancor più ispirante e condivisa con l'amore e l'amicizia. Tutto iniziò così, fin dalle prime battute.

L'indomani per certi versi fu ancora più surreale. D'improvviso ero dentro quel "sogno". Il Pike Place Market, storico mercato del pesce (e non solo) di Seattle, direttamente affacciato sul golfo del Puget Sound, era dinnanzi a me. Ci entrai dentro. Visitai ogni singolo negozietto e alla fine ci concedemmo un frugale pranzetto, scoprendo con sorpresa che una volta ordinata una bibita, potevo fare il pieno della suddetta a piacimento. Ma tutto questo non lo stavo annotando su di un block notes. Come sotto dettatura di un qualche elfo immortale, nuove pagine di Storia umana si stavano imprimendo nel mio cuore. La mattina facevo il turista, ma la sera ero a tavola a condividere il mio tempo.

Seattle non fu solo un viaggio singolo, ma anche un avamposto che mi portò a (ri)scoprire vecchie storie cinematografiche, da allora diventate parte integrante dei miei ricordi più incredibili. Tutti insieme allora, andammo alla scoperta delle sorgenti della serie I segreti di Twin Peaks a North Bend, a mezz'ora da Seattle. Se ripenso a quando vidi quella serie per la prima volta, durante l'adolescenza, non mi viene in mente alcun ricordo felice. Adesso invece ero dentro quel mondo a mangiare hamburger e torta di ciliegie, sorseggiando caffè nero. Adesso il fantasma demoniaco di Bob brindava amichevole insieme a tutti noi.

Non si può dire di aver viaggiato negli Stati Uniti senza averli attraversai su strada, e così eccoci a macinare più di 180 miglia dallo stato di Washington all'Oregon, attraversando il lunghissimo Astoria-Megler Bridge, e arrivando ad Astoria, celebre scenografia naturale di tante produzioni cinematografiche, e in particolare del cult '80, I Goonies. Un viaggio a tu per tu con emozioni, confidenze fraterne e sorprese, dove un passato ingombrante si stava finalmente fracassando in nome di una vita inaspettata. Emblema di tutto questo, la straordinaria vegetazione tutt'intorno, generosa oltre modo. Come una sorta di richiamo. Una promessa indomita verso un futuro più rigoglioso... e così sarebbe stato!

Rientrati a Seattle, e fatto una piovosa tappa ad Aberdeen, città natale del cantante-chitarrista dei Nirvana, Kurt Cobain, il gps puntò questa volta a Forks, fino a qualche anno fa cittadina sconosciuta al resto del mondo, e poi diventata popolarissima grazie alla saga cinematografica di Twilight. Il caso volle che fosse la festa del 4 luglio, e assistemmo così alle tipiche parate, con protagonisti anche i nativi Quileute, citati nello stesso romanzo di Stephanie Meyer da cui vennero tratti i vari film, il tutto anticipato da una sontuosa colazione a base di giganteschi pancake con fragole e panna.

Lungo il percorso, trovammo il tempo di goderci anche i fuochi d'artificio, cucinando anche i tipici mash mellow sul fuoco in spiaggia. Lì, davanti a me c'era l'oceano che molto "IntoWildanamente" si stava aprendo a una felicità, a tratti davvero difficile da vivere e raccontare a parole sul momento. Quando fu l'ora di riprendere l'aereo, fui attraversato da un sensazione di incompletezza. Come se non avessi fatto o vissuto abbastanza. Ero certo ci sarei tornato a Seattle ma fin'ora non è mai accaduto. Finalmente ero andato a Seattle ma nulla andò com'era previsto e lo capii subito. In quel viaggio, la mia percezione del mondo attorno a me cambiò per sempre, sentendo finalmente di meritarmi di essere sopravvissuto...

Ho cominciato a scrivere questo articolo parecchi mesi fa, immaginando il giorno che sarebbero passati 10 anni esatti dal giorno della partenza per Seattle. Quel giorno è arrivato, e io l'ho appena condiviso insieme a tutti voi. 

La città di Seattle (USA) © Luca Ferrari
Il Public Market Center (Seattle) © Luca Ferrari
A zonzo per i negozietti di Seattle © Antonietta Salvatore
Il primo hamburger (di pesce) mangiato a Seattle © Luca Ferrari
Seattle, la spiaggia di Alki Beach © Luca Ferrari
North Bend (Wa), la cascata di "Twin Peaks" © Luca Ferrari
Quattro amici tra Seattle, North Bend e Oregon 
Ruby Beach (Oregon), le rocce immortalate nel film I Goonies © Luca Ferrari
Forks (Wa), parata del 4 luglio © Luca Ferrari
 I fuochi d'artificio del 4 luglio © Luca Ferrari
Gli original mash mellow (Wa) © Luca Ferrari
On the road sulle Merymere Falls (Wa) © Luca Ferrari
Seattle © Luca Ferrari
Seattle si avvicina... © Antonietta Salvatore
Seattle by night © Antonietta Salvatore

mercoledì 8 giugno 2022

Dieci anni di viaggi insieme (2012-2022)

Timbri americano-canadesi sul passaporto © Luca Ferrari

Da Seattle alle isole Azzorre, passando per CubaCanadaFinlandia e innumerevoli altre sortite oltre confine. Quante storie potrebbe raccontavi il mio passaporto in questi 10 anni di viaggi.

di Luca Ferrari

Sono già passati dieci anni. Dieci anni di viaggi vissuti intensamente e sempre insieme. Sto parlando del mio passaporto. Dopo un lungo periodo di inattività e la naturale conclusione del mio primo esemplare, lo rinnovai nel giugno 2012, quando in un vicinissimo orizzonte c'era un viaggio atteso da una vita intera: a Seattle. Un viaggio di cui a beve racconterò qualcosa di amichevolmente speciale. Un viaggio che non si limitò al cambiare continente gironzolando per l'immenso stato di Washington, ma mi avrebbe portato per la prima volta in Canada, a Vancouver, altro timbro al confine, e poi nell'Oregon, a tu per tu col mondo dei Goonies.

Per chi viaggia, un timbro sul passaporto è come una medaglia al merito, e anche se in tutti paesi dell'Unione Europea non ho potuto chiedere l'apposito timbro una volta atterrato, ogni volta che riuscivo a varcare i cieli, me lo portavo sempre con me. Anche per una sorta di sicurezza personale, nel caso andasse smarrita la carta d'identità. Un timbro violaceo invece, venne impresso sul mio fedele passaporto appena due anni dopo la trasferta usa-canadese, questa volta su un "isolotto" nel Mar dei Caraibi, che negli anni '50 fu al centro del mondo: Cuba, in quello che fu un viaggio a dir poco surreale

Altra meta europea e poi fu la volta nuovamente del Canada. Questa volta però, interamente dedicato al gigante del nord. Un viaggio che iniziò atterrando all'aeroporto Pierre Elliot Trudeau di Montreal, e che fece acquisire al mio passaporto un bollino rosso, incollato sull'ultima pagina. Un viaggio che poi si spostò su strada, facendomi attraversare posti meravigliosi lungo le province del Quebec, New Brunswick, Nuova Scozia, raggiungendo infine l'incantevole isola del Principe Edoardo (Prince Edward Island)

E veniamo infine a quello che è stato di fatto l'ultimo timbro impresso. Appena un anno dopo l'esperienza canadese, la bussola guardò ancora verso nord, questa volta però restando nel continente europeo. Un nuovo viaggio mi stava chiamando, e questa volta fu ancora più speciale, poiché vi prese parte per la prima volta anche una minuscola creaturina di pochi mesi. Atterrato all'aeroporto di Helsinki-Vantaa, eccomi partire alla scoperta della Finlandia, spingendoci fino in Lapponia a trovare Babbo Natale e le sue tantissime (e placide) renne

Viaggiare è una dimensione dell'anima. Non tutti sono predisposti a farlo. Non tutti hanno voglia di scoprire il mondo. C'è chi si accontenta di andare sempre negli stessi posti. Negli ultimi anni della sua vita mia nonna diceva sempre che era felice di aver viaggiato molto, e si sentiva fortunata ad averlo potuto fare. Poi per ragioni di età e salute poi, non lo poté più fare ma riusciva comunque a consolarsi con i ricordi... e qualche dolce leccornia! Nel frattempo, quando l'andavo a trovare, le stampavo le cronache dei miei tanti reportage, regalandole ulteriori miglia nei pensieri e nell'anima.

Il 7 giugno 2012 si è chiuso questo decennale capitolo. Non rifarò subito il passaporto. Ne riparliamo nel 2023, destinazione il mondo intero.

Il passaporto con il bollino rosso del Canada © Luca Ferrari
Il confine USA-Canada © Luca Ferrari
On the road sulla Capre Breton Island (Canada) © Luca Ferrari
Il timbro sul passaporto a Cuba © Luca Ferrari
La spiaggia di Cayo Guillermo (Cuba) © Luca Ferrari
Il timbro del Circolo Polare Artico (Finlandia) © Luca Ferrari
Rovaniemi (Finlandia), a casa di Babbo Natale © Luca Ferrari

giovedì 25 giugno 2020

L'immenso Woodland Park Zoo (USA)

Un orso nel Woodland Park Zoo di Seattle © Luca Ferrari
Alla scoperta del Woodland Park Zoo, l'imponente giardino zoologico di Seattle (Wa, USA). Oltre novanta ettari nella zona nord-occidentale della capitale dello stato di Washington.

di Luca Ferrari

Continua il viaggio nella città smeraldo (Emerald City) dello stato di Washington (USA), Seattle. A poca distanza dal placido Green Lake c’è il Woodland Park Zoo, al cui interno si trova il celebre giardino zoologico situato attorno a Phinney Ridge, quartiere nord. A seguire le indicazioni non è un’impresa impossibile anche facendola a piedi. Non sono troppo di questo avviso per cui mi avventuro un po’ alla cieca finendo per chiedere indicazione a ogni possibile abitante della zona anche se in realtà incontro più scolaresche per un sano picnic all’aperto. Prima ancora di vedere il parcheggio a ridosso dell’ingresso, capisco di essere arrivato da un vociare bambinesco sempre più fragoroso.

Sono dentro. Un’area di 92 acri (37 ettari) dove hanno trovato casa 300 specie circa, per un numero complessivo di oltre mille esemplari animali, settemila alberi e oltre cinquantamila tra piante e simili. Ognuno come sempre può girarselo come gli pare, seguendo a proprio piacimento gli itinerari.A darmi il benvenuto è il rosa dei fenicotteri, passando poi alle ampie vasche con i pinguini che inevitabilmente riportano alla memoria alcuni dei protagonisti animati della saga del lungometraggio Madagascar. Leopardi, elefanti, il drago di Komodo, civette e aquile, lupi bianchi e anche un gigantesco orso, che per la gioia dei presenti si concede un bagno proprio davanti al vetro della vasca.

Dal cinema poetico di La mia vita è uno zoo (2012, di Cameron Crowe con Matt Damon, Elle Fanning e Scarlet Johansson) alla vita autentica dentro e fuori i recinti. In una sorta di passaggio di testimone, chiudo gli occhi per indovinare a quale ospite dello Woodland Park Zoo mi stia avvicinando, dal verso che sento. Una costante carezza familiare di aromi naturali mi accompagna delicatamente all’uscita, ma non è ancora tempo di rientrare al cospetto dello Space Needle, lì, sul Puget Sound. La visita al giardino botanico mi aspetta. E l’immagine di una corolla rossa come il fuoco più dolce, si fa sempre più vicino ai miei occhi. Direi quasi, a portata di battito incessante.

L'ingresso nel Woodland Park Zoo di Seattle © Luca Ferrari
Un pinguino nel Woodland Park Zoo di Seattle © Luca Ferrari
Un orso nel Woodland Park Zoo di Seattle © Luca Ferrari
Un drago di Komodo nel Woodland Park Zoo di Seattle © Luca Ferrari
Un elefante nel Woodland Park Zoo di Seattle © Luca Ferrari
Dei lupi nel Woodland Park Zoo di Seattle © Luca Ferrari
Il giardino botanico nel Woodland Park Zoo di Seattle © Luca Ferrari

giovedì 9 luglio 2015

Venezia-Seattle, la felicità abita qui

Seattle e lo Space NeedleVenezia con Palazzo Ducale e il campanile di San Marc© Luca Ferrari
Lo Space Needle bagnato dalle acque del Puget Sound. Palazzo Ducale e San Marco da quelle della laguna veneta. Seattle e Venezia, due città che più vicine non si potrebbe.

di Luca Ferrari

Le onde del Pacifico arrivate fino al Puget Sound. I fondali sabbiosi dell'Adriatico che spingono le acque dentro la laguna veneta. Una città patria della Microsoft, Boeing e Starbucks. Una città che non ha eguali al mondo i cui simboli sono il ponte di Ri' Alto e piazza San Marco. Seattle, avamposto dei cercatori d'oro. Venezia, antica porta d'Oriente. Seattle e Venezia. Venezia e Seattle, due città dall'insospettabile legame (personale).

Sono da poco passati tre anni da quando feci il mio primo sbarco a Seattle, tornando così negli Stati Uniti dopo un'assenza di otto anni e mezzo. Eppure, nonostante tanti viaggi successivi tra Gran BretagnaGrecia e perfino a Cuba, il mio pensiero tornava sempre lì. In quell'anomala cittadina degli Stati Uniti nord-occidentale, più canado-giapponese che non a stelle e strisce. E ogni volta che il mio cielo veneziano si tinge di un grigio striato, lei mi torna in mente e sale la nostalgia. Sale davvero.

L'avevo desiderato tanto quel viaggio e forse quegli 11 giorni non sono stati abbastanza per rendersi davvero conto che fossi lì, a Seattle. La permanenza in terra americana infatti venne anche divisa con l'Oregon dei Goonies, il mito di Twin Peaks a North Bend e pure la Vancouver della British Columbia (Canada). Fin dal giorno del mio ritorno però, mentre ero ancora a Parigi per prendere la coincidenza che mi avrebbe riportato in Italia, qualcosa borbotttava forte. Ero soddisfatto, ma non del tutto. Come se non avessi fatto tutto ciò che dovevo fare.

E ne ho fatte di cose. La prima cosa che ho fatto è stato essere felice in un modo alquanto anomalo. Mica poco. In realtà nemmeno sapevo quanto lo sarei stato, ma il merito non è stato certo tutto mio. Per quanto desiderata, una meta non sarà mai in grado di regalarti l'esperienza meravigliosa della vicinanza umana. E si, stare su di una scogliera fumandosi una sigaretta e ascoltandosi una canzone ripensando agli anni passati è qualcosa che lacera e innalza ma ci può essere perfino di meglio. La felicità è reale solo quando è condivisa, tramandò all'eternità lo sfortunato e morente Chritopher McCandless, poeticamente raccontato da Sean Penn nel film Into the Wild (2007).

Mercoledì 8 luglio è stata una giornata alquanto movimentata in Veneto, con violenti nubifragi alcuni anche con risvolti tragici. A Venezia è scesa un po' di grandine ma solo verso sera inoltrata il vento ha cominciato a soffiare freddo-fresco, così l'indomani, uscito di mattina presto ho incontrato un cielo dolcemente plumbeo con venature azzurro-biancastre che mi hanno subito ri-catapultato a Seattle, al punto che mi chiedessi dove mi trovassi. Ed ecco la voce amica che mi risponde - sei a Venesseattle  - (in dialetto locale Venezia si pronuncia Venessia).

Così, ogni qual volta soffia il vento con un cielo di codeste tonalità, io mi sento uno di quei ragazzini spensierati alla fine del video Stardog Champion dei Mother Love Bone che danzano davanti alla baia di Seattle. E immagino di svegliarmi lì. Insieme a voi. A noi. Avamposto umano-italiano nello stato di Washington dal sangue mediterraneo ansioso di scrivere una storia che potrà essere unica. Una storia comune che comunque vada è già stata unica.

Venezia, lungo il Canal Grande © Luca Ferrari
Seattle, il Puget Sound © Antonietta Salvatore

giovedì 29 gennaio 2015

Seahawks, a tutta Seattle

La bandiera del 12° uomo dei Seahawks svetta sullo Space Needle di Seattle
Non solo rock, pioggia e caffè. Seattle è sempre di più la città del football. Per il secondo anno consecutivo i Seahawks si giocano la finale del Super Bowl.

di Luca Ferrari

Il 2014 fu l'apoteosi
, quest’anno la conferma. I Seahawks di Seattle sono a un passo dalla conquista del secondo Super Bowl consecutivo. Un’impresa che poche squadre nella storia della NFL possono dire di aver centrato. Domenica pomeriggio (notte in Italia), a Glendale (Arizona), nel University of Phoenix Stadium, proveranno a tingere del loro azzurro il prestigioso trofeo contro i campioni dell'American Football Conference (AFC), i New England Patriots di Boston.

Nel mio sconfinato archivio mentale ho ancora una nitida foto on the road della metal band statunitense Pantera, il cui bassista Rex Brown, insolitamente con i capelli corti, indossava una felpa dei Dallas Cowboys, franchigia che negli anni Novanta spadroneggiavano nella NFL vincendo tre Super Bowl in quattro edizioni (1992-93, '95). Di Seattle in quegli anni, balzata alle cronache per meriti musicali, non si parlava lontanamente sul fronte sportivo. Gli oggi defunti Sonics (basket) avevano centrato nel 1996 una finale NBA dove s’inchinarono ai Bulls di Michael Jordan, ma nulla di più.

Oggi, nel 2015, c'è una nuova storia da raccontare. Un presente con piacevoli legami negli accordi. Alla finale di National Football Conference disputata a Seattle infatti, dove i Seahawks sono stati capace di rimontare un tremendo passivo di 17 punti nel quarto tempo contro i Green Bay Packers e chiudere in extra time 28-22, c'erano alcune note conoscenze della scena musicale locale. Primo fra tutti, il chitarrista dei Pearl Jam, Mike McCready, autentico sponsor della partita (celebre la sua foto sullo Space Needle con la bandiera 12).

Ancor di più hanno fatto gli altrettanto celebri Alice in Chains, anch'essi di Seattle, che nel corso della sopracitata sfida si sono esibiti dal vivo. Ancora una volta dunque è accaduto ciò che in quella anomala città nel Nordovest americano è quasi una costante, tutti sono uniti. Perfino alcuni dei più celebri ospiti del Woodland Park Zoo hanno dato il loro supporto ai Seahawks: pinguini, lupi bianchi, un leoncino e non poteva certo mancare un falco.

Ottenuto l'accesso per la finalissima del Super Bowl, tanto quanto l'anno passato la città si è riversata per le strade non solo per festeggiare il risultato ma anche (alcuni giorni dopo) per accompagnare i loro beniamini all'aeroporto Sea-Tac dal quale sono partiti alla volta del più caldo Arizona, sede appunto del Super Bowl. Ma se la sfida si dovesse giocare sul piano climatico, non ci sarebbe partita. Perché se è vero che a Seattle l'acqua in verticale cade abbondante, le sue condizioni meteorologiche non arrivano certo a recapitare sprezzanti tempeste di neve capaci di sotterrare le macchine, come è accaduto in questi giorni proprio a Boston.

Seattle, la città della pioggia. La culla di Starbucks, Microsoft, Boeing e del rock anni Novanta. Si, va bene tutto. Almeno fino all’anno passato. Adesso, ogni giorno di più, il mondo conosce la Emerald City anche come la città dei Seahawks e del loro 12° uomo, il chiassosissimo pubblico che affolla le partite casalinghe al Century Link Field. E domenica 1 febbraio i falchi di mare, da veri rapaci, proveranno ad agguantare il loro secondo Super Bowl consecutivo.

Would, live by Alice in Chains at Century Link Field (Seattle)

Seattle, il 12° uomo incita i Seahawks in partenza verso la finale del Super Bowl
Seattle, il 12° uomo incita i Seahawks in partenza verso la finale del Super Bowl
Mike McCready, il chitarrista dei Pearl Jam, issa la bandiera del 12° uomo
Seattle, il 12° uomo incita i Seahawk
Woodland Park Zoo (Seattle) - un leoncino fan dei Seahawks
Woodland Park Zoo (Seattle) - un falco  fan dei Seahawks
Woodland Park Zoo (Seattle) - dei pinguini fan dei Seahawks
Seattle, il 12° uomo incita i Seahawks in partenza verso la finale del Super Bowl
Century Link Field (Seattle), la performance live degli Alice in Chains
Seattle by night incita i Seahawks
Seattle by night incita i Seahawk

mercoledì 20 agosto 2014

Fremont (WA), centro dell'Universo

Fremont (Wa), statua di Lenin © Luca Ferrari
Viaggio sulle colline di Seattle. Nel quartiere di Fremont, centro dell’Universo, dove ha trovato casa un’imponente statua di Vladimir Lenin.

di Luca Ferrari

Le caffetterie a Downtown sono già lontane. Lo Space Needle è scomparso all’orizzonte. Scegliere tra i quartieri limitrofi della città di Seattle non è una decisione semplice, specialmente per la ricca varietà di parchi e zone verdi che la capitale dello stato di Washington mette a disposizione.

Chiacchierando con i residenti, molti di essi indicano  come meta imperdibile il quartiere di Fremont, situato lungo un braccio del canale fluviale del Lake Washington Ship Canal che collega le acque del suddetto con quelle salate dello stretto del Puget Sound.

Per chi arrivasse dal centro di Seattle, poco prima di attraversare il ponte che segna il passaggio al quartiere, c’è un eloquente cartello con la scritta “Welcome to FREMONT, Center of the Universe – Turn your watch ahead 5 minutes (trad. Benvenuti a Fremont, Centro dell’Universo – Metti l’orologio avanti di 5 minuti).

La fermata dell’autobus mi lascia poco più avanti dell'avviso. Il tempo di pochi passi e all’incrocio tra la N 36th Street e l’arteria principale che attraversa il nucleo cittadino, la Fremont Ave, trovo quello che non avrei mai immaginato d’incontrare negli Stati Uniti: una statua bronzea di Vladimir Lenin. Alta alto cinque metri e realizzata dallo scultore bulgaro Emil Venkov su commissione dell'allora governo cecoslovacco.

La caratteristica principale di questa opera fu il tentativo da parte dell’artista di non raffigurare Lenin come un filosofo o educatore come avviene nella maggioranza dei casi, ma come un rivoluzionario. La statua venne collocata a Poprad (oggi in Slovacchia) nel 1988, poco prima della Rivoluzione di Velluto che segnò la fine del Sistema Comunista in Cecoslovacchia.

A trasportarla negli Stati Uniti fu un docente d’inglese, Lewis E. Carpenter che lavorava nella suddetta città europea, e trovandola in un deposito di rottami, ne riconobbe l’alto valore artistico e così iniziò un lungo lavoro burocratico per farle varcare l’oceano, cosa che gli costò la somma di tredicimila dollari.

Nel 1995 la statua venne collocata a Seattle, nel quartiere di Fremont. Per chi fosse interessato è ancora in vendita. Lasciata la Storia, prima di partire alla scoperta dei vari pianeti verdi della cosiddetta Emerald City (Seattle), merita “una doppia attraversata” l’omonimo Fremont Bridge.

Il tempo di passare dall’altra parte e per rientrare nel cuore di Fremont e devo attendere qualche minuto. Il ponte infatti lo vedo aprirsi in due per far passare qualche alta imbarcazione. Da collega a collega, da qui mi godo la visuale del George Washington Memorial Bridge, chiamato anche Aurora Bridge, situato lungo la State Route 99 (Aurora Avenue North) tra i quartieri di Queen Anne and Fremont appunto.

Welcome to Fremont © Luca Ferrari
Fremont (Seattle, Wa) - murales © Luca Ferrari
 Seattle (Wa), Fremont Bridge © Antonietta Salvatore
 Seattle (Wa), Fremont Bridge © Antonietta Salvatore
Fremont © Luca Ferrari
Fremont (Seattle, WA) - la statua di Lenin © Luca Ferrari
Fremont (Seattle, WA) - George Washington Memorial Bridge © Luca Ferrari
Fremont (Seattle, WA) - George Washington Memorial Bridge © Luca Ferrari