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sabato 25 giugno 2022

Seattle, il viaggio che cambiò tutto

Seattle, lo Space Needle © Luca Ferrari
Ho aspettato sedici anni per andarci ma ciò che accadde lì, fu l'esatto contrario di quello che avevo sempre immaginato. Il 25 giugno 2012 partii per Seattle e tutto cambiò  per sempre. 

di Luca Ferrari

La natura stessa del viaggiare indica scoperta e cambiamento. Ogni esperienza è importante ma per il sottoscritto, come per chiunque altro, ci sono viaggi più significativi degli altri. Fino a quel momento avevo solcato vari cieli europei facendo reportage, anche in compagnia, ma dentro di me, la dimensione più intima era ancora molto personalizzata e solitaria. Poi qualcosa accadde. E il destino volle che fosse proprio in un viaggio che stavo aspettando da una vita intera. L'emblema di quel mio ermetismo si aprì a una nuova era. Lì, a Seattle, scoprii davvero il significato della condivisione, insieme alla mia compagna e due amici speciali. E lì, a Seattle, nacque "Viaggi del mondo"

Non riesco neanche a immaginare la mia vita senza che sia ispirata da quelle band formatesi nel nordovest americano. Ecco, io a 19 anni volevo andare a Seattle per loro: Nirvana, Pearl Jam, Mudhoney, Alice in Chains, Soundgarden, Mother Love Bone, Temple of the Dog. E quando misi su carta la promessa che ci sarei arrivato, riprendere quel prezioso documento e completarlo a distanza di quasi vent'ani, fu un'emozione bruciante. Mi ero sempre immaginato di andarci da solo. Vagando in compagnia di un diario, penne e parecchie cassette da ascoltare. Scrivere, scrivere e solo scrivere. Il 25 giugno 2012 sbarcai a Seattle, e una volta ottemperato il mio giuramento, le strade mi portarono a scoprire qualcosa di unico e inimmaginabile.

Fino ad allora, ogni viaggio aveva sempre avuto le stesse caratteristiche. Mi calcavo le cuffie e iniziavo a scrivere. Fino ad allora la stragrande maggioranza dei mie voli erano avvenuti in solitaria. Adesso era diverso e in quelle tante ore che mi portarono sulle coste del Pacifico, fui quasi costretto ad aprirmi a una storia collettiva. Una storia che si sarebbe rivelata più preziosa e ispirante di qualsiasi esecuzione prosaica. Atterrati all'aeroporto Sea-Tac, un amico italiano era lì ad accoglierci e accompagnarci nella sua abitazione e di sua moglie, nel quartiere di Georgetown. Ci misi poco per capire che la Seattle dell'adolescenza non esisteva più. Quella di oggi era la Seattle della consapevolezza di una nuova vita, ancor più ispirante e condivisa con l'amore e l'amicizia. Tutto iniziò così, fin dalle prime battute.

L'indomani per certi versi fu ancora più surreale. D'improvviso ero dentro quel "sogno". Il Pike Place Market, storico mercato del pesce (e non solo) di Seattle, direttamente affacciato sul golfo del Puget Sound, era dinnanzi a me. Ci entrai dentro. Visitai ogni singolo negozietto e alla fine ci concedemmo un frugale pranzetto, scoprendo con sorpresa che una volta ordinata una bibita, potevo fare il pieno della suddetta a piacimento. Ma tutto questo non lo stavo annotando su di un block notes. Come sotto dettatura di un qualche elfo immortale, nuove pagine di Storia umana si stavano imprimendo nel mio cuore. La mattina facevo il turista, ma la sera ero a tavola a condividere il mio tempo.

Seattle non fu solo un viaggio singolo, ma anche un avamposto che mi portò a (ri)scoprire vecchie storie cinematografiche, da allora diventate parte integrante dei miei ricordi più incredibili. Tutti insieme allora, andammo alla scoperta delle sorgenti della serie I segreti di Twin Peaks a North Bend, a mezz'ora da Seattle. Se ripenso a quando vidi quella serie per la prima volta, durante l'adolescenza, non mi viene in mente alcun ricordo felice. Adesso invece ero dentro quel mondo a mangiare hamburger e torta di ciliegie, sorseggiando caffè nero. Adesso il fantasma demoniaco di Bob brindava amichevole insieme a tutti noi.

Non si può dire di aver viaggiato negli Stati Uniti senza averli attraversai su strada, e così eccoci a macinare più di 180 miglia dallo stato di Washington all'Oregon, attraversando il lunghissimo Astoria-Megler Bridge, e arrivando ad Astoria, celebre scenografia naturale di tante produzioni cinematografiche, e in particolare del cult '80, I Goonies. Un viaggio a tu per tu con emozioni, confidenze fraterne e sorprese, dove un passato ingombrante si stava finalmente fracassando in nome di una vita inaspettata. Emblema di tutto questo, la straordinaria vegetazione tutt'intorno, generosa oltre modo. Come una sorta di richiamo. Una promessa indomita verso un futuro più rigoglioso... e così sarebbe stato!

Rientrati a Seattle, e fatto una piovosa tappa ad Aberdeen, città natale del cantante-chitarrista dei Nirvana, Kurt Cobain, il gps puntò questa volta a Forks, fino a qualche anno fa cittadina sconosciuta al resto del mondo, e poi diventata popolarissima grazie alla saga cinematografica di Twilight. Il caso volle che fosse la festa del 4 luglio, e assistemmo così alle tipiche parate, con protagonisti anche i nativi Quileute, citati nello stesso romanzo di Stephanie Meyer da cui vennero tratti i vari film, il tutto anticipato da una sontuosa colazione a base di giganteschi pancake con fragole e panna.

Lungo il percorso, trovammo il tempo di goderci anche i fuochi d'artificio, cucinando anche i tipici mash mellow sul fuoco in spiaggia. Lì, davanti a me c'era l'oceano che molto "IntoWildanamente" si stava aprendo a una felicità, a tratti davvero difficile da vivere e raccontare a parole sul momento. Quando fu l'ora di riprendere l'aereo, fui attraversato da un sensazione di incompletezza. Come se non avessi fatto o vissuto abbastanza. Ero certo ci sarei tornato a Seattle ma fin'ora non è mai accaduto. Finalmente ero andato a Seattle ma nulla andò com'era previsto e lo capii subito. In quel viaggio, la mia percezione del mondo attorno a me cambiò per sempre, sentendo finalmente di meritarmi di essere sopravvissuto...

Ho cominciato a scrivere questo articolo parecchi mesi fa, immaginando il giorno che sarebbero passati 10 anni esatti dal giorno della partenza per Seattle. Quel giorno è arrivato, e io l'ho appena condiviso insieme a tutti voi. 

La città di Seattle (USA) © Luca Ferrari
Il Public Market Center (Seattle) © Luca Ferrari
A zonzo per i negozietti di Seattle © Antonietta Salvatore
Il primo hamburger (di pesce) mangiato a Seattle © Luca Ferrari
Seattle, la spiaggia di Alki Beach © Luca Ferrari
North Bend (Wa), la cascata di "Twin Peaks" © Luca Ferrari
Quattro amici tra Seattle, North Bend e Oregon 
Ruby Beach (Oregon), le rocce immortalate nel film I Goonies © Luca Ferrari
Forks (Wa), parata del 4 luglio © Luca Ferrari
 I fuochi d'artificio del 4 luglio © Luca Ferrari
Gli original mash mellow (Wa) © Luca Ferrari
On the road sulle Merymere Falls (Wa) © Luca Ferrari
Seattle © Luca Ferrari
Seattle si avvicina... © Antonietta Salvatore
Seattle by night © Antonietta Salvatore

giovedì 22 agosto 2013

Attraversando l'Astoria-Megler Bridge

U.S.A. – Astoria–Megler Bridge © Antonietta Salvatore
Viaggio sull'ultimo segmento dell’imponente U.S. Route 101 tra Olympia (Washington) e Los Angeles (California). Un gigante d’acciaio lungo 21.474 piedi (6,6 km).

di Luca Ferrari

Dallo stato di Washington all’Oregon. Sotto di noi, le acque del fiume Columbia. Sopra di noi, un imponente coltre di nuvole. La sveglia ha suonato presto nel quartiere di Georgetown, a Seattle. Un mega-cappuccino al volo e la strada diventa la sola compagna di viaggio, destinazione Cannon Beach con immancabile tappa ad Astoria, ancor oggi meta dei moltissimi afecionados del film I Goonies (1985, di Richard Donner), cult movie nato da un soggetto del premio Oscar, Steven Spielberg.

Ho deciso che avrei fatto un giro/ In questa giorno/ Non ho voluto svegliare la notte/ Perché non desidero sia vicina/ Non è un pensiero/ Che ho sempre avuto/ Ma oggi comunque credo qualcosa sia cambiato

Lì nel mezzo, a unire gli stati di Washington e dell’Oregon, l’Astoria–Megler Bridge, costruito nel 1962 e terminato quattro anni dopo. Lo attraverso in entrambi i sensi. Camminando sopra le acque fluviali. Immaginando.  

Nel primo tratto di strada/ Ho lasciato le mani al caldo/ Affidando ai riflessi specchi-forme tutta la mia genuina ingenuità di lontananza perenne/ Non ho mire espansionistiche con la Luna/ mi accontenterei di fermarmi un giorno nella mia vita senza offendere alcuna mancata destinazione/…Da qualche parte sono in cammino... Oggi... Allora... Chissàà... Di nuovo   

U.S.A. – Astoria–Megler Bridge © Luca Ferrari
U.S.A. – in macchina sull'Astoria–Megler Bridge © Luca Ferrari
U.S.A. – in macchina sull'Astoria–Megler Bridge © Luca Ferrari
Astoria (Oregon), l'Astoria–Megler Bridge © Antonietta Salvatore
Astoria (Oregon), l'Astoria–Megler Bridge © Antonietta Salvatore
Astoria (Oregon), l'Astoria–Megler Bridge © Antonietta Salvatore

giovedì 21 marzo 2013

Spin The Last Black Dream

Seattle - Puget Sound (Washington, USA) © Luca Ferrari
Lungo le spiagge dell'Oregon vessate dalle correnti pacifiche. Irrompe la poesia di chiara matrice sonora.

di Luca Ferrari

sento il fruscio del mare ma non saprei dire
con certezza di cosa stesse parlando
…la retata dei buoni propositi si è persa in un coro auto-convintosi di fare sempre lo stesso pensiero

vedo l’acqua attraverso le mie mani
eppure le tracce appartengono
a un’altra era di sguardi senza specifiche di memoria

so che te ne devi andare ma almeno lasciami il tuo nome
dove solo io possa vederlo
tanto so che non c’incontreremo più per parlarne,
quindi trattieni pure il respiro
per quanto vuoi... mi prendo il merito di non saper comunicare

non sono mai stato sorpreso da quello che
vedevo negli specchi per quanto mattinieri potessero essere

Cosa ne è stato della mia immortalità? Se l’è presa qualcuno
che non sa che farsene della sua
vita… le carte nascoste sotto il cuscino non hanno reso
il risveglio meno allergico alle bobine solari

non credo sia mai esistita
una corretta pronuncia
per ammettere di aver lasciato
per troppo tempo da soli
i nostri disegni
sulla sabbia… e a questo non c’è
rimedio… non posso nemmeno saltare la parte della lavagna
perché anche a questo punto della vita 
la mia identità vorrebbe iniziare con meno  
c’era una volta