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giovedì 9 luglio 2015

Venezia-Seattle, la felicità abita qui

Seattle e lo Space NeedleVenezia con Palazzo Ducale e il campanile di San Marc© Luca Ferrari
Lo Space Needle bagnato dalle acque del Puget Sound. Palazzo Ducale e San Marco da quelle della laguna veneta. Seattle e Venezia, due città che più vicine non si potrebbe.

di Luca Ferrari

Le onde del Pacifico arrivate fino al Puget Sound. I fondali sabbiosi dell'Adriatico che spingono le acque dentro la laguna veneta. Una città patria della Microsoft, Boeing e Starbucks. Una città che non ha eguali al mondo i cui simboli sono il ponte di Ri' Alto e piazza San Marco. Seattle, avamposto dei cercatori d'oro. Venezia, antica porta d'Oriente. Seattle e Venezia. Venezia e Seattle, due città dall'insospettabile legame (personale).

Sono da poco passati tre anni da quando feci il mio primo sbarco a Seattle, tornando così negli Stati Uniti dopo un'assenza di otto anni e mezzo. Eppure, nonostante tanti viaggi successivi tra Gran BretagnaGrecia e perfino a Cuba, il mio pensiero tornava sempre lì. In quell'anomala cittadina degli Stati Uniti nord-occidentale, più canado-giapponese che non a stelle e strisce. E ogni volta che il mio cielo veneziano si tinge di un grigio striato, lei mi torna in mente e sale la nostalgia. Sale davvero.

L'avevo desiderato tanto quel viaggio e forse quegli 11 giorni non sono stati abbastanza per rendersi davvero conto che fossi lì, a Seattle. La permanenza in terra americana infatti venne anche divisa con l'Oregon dei Goonies, il mito di Twin Peaks a North Bend e pure la Vancouver della British Columbia (Canada). Fin dal giorno del mio ritorno però, mentre ero ancora a Parigi per prendere la coincidenza che mi avrebbe riportato in Italia, qualcosa borbotttava forte. Ero soddisfatto, ma non del tutto. Come se non avessi fatto tutto ciò che dovevo fare.

E ne ho fatte di cose. La prima cosa che ho fatto è stato essere felice in un modo alquanto anomalo. Mica poco. In realtà nemmeno sapevo quanto lo sarei stato, ma il merito non è stato certo tutto mio. Per quanto desiderata, una meta non sarà mai in grado di regalarti l'esperienza meravigliosa della vicinanza umana. E si, stare su di una scogliera fumandosi una sigaretta e ascoltandosi una canzone ripensando agli anni passati è qualcosa che lacera e innalza ma ci può essere perfino di meglio. La felicità è reale solo quando è condivisa, tramandò all'eternità lo sfortunato e morente Chritopher McCandless, poeticamente raccontato da Sean Penn nel film Into the Wild (2007).

Mercoledì 8 luglio è stata una giornata alquanto movimentata in Veneto, con violenti nubifragi alcuni anche con risvolti tragici. A Venezia è scesa un po' di grandine ma solo verso sera inoltrata il vento ha cominciato a soffiare freddo-fresco, così l'indomani, uscito di mattina presto ho incontrato un cielo dolcemente plumbeo con venature azzurro-biancastre che mi hanno subito ri-catapultato a Seattle, al punto che mi chiedessi dove mi trovassi. Ed ecco la voce amica che mi risponde - sei a Venesseattle  - (in dialetto locale Venezia si pronuncia Venessia).

Così, ogni qual volta soffia il vento con un cielo di codeste tonalità, io mi sento uno di quei ragazzini spensierati alla fine del video Stardog Champion dei Mother Love Bone che danzano davanti alla baia di Seattle. E immagino di svegliarmi lì. Insieme a voi. A noi. Avamposto umano-italiano nello stato di Washington dal sangue mediterraneo ansioso di scrivere una storia che potrà essere unica. Una storia comune che comunque vada è già stata unica.

Venezia, lungo il Canal Grande © Luca Ferrari
Seattle, il Puget Sound © Antonietta Salvatore

venerdì 27 settembre 2013

Puget Sound, la costa di Seattle

Seattle (USA), Alki Beach e lo Space Needle di sfondo© Antonietta Salvatore
X-File d’America. Tra quartieri che salgono e scendono, è la città di Seattle, immersa nel suo delicato isolamento continentale. 

di Luca Ferrari

Un po’ Stoccolma. Un po’ Parigi. Un po’ San Francisco. La città di Seattle. Riparto da Capitol Hill, area popolosa dal romantico sapore retrò. E proprio lì, in una piccola libreria, finisce la mia ricerca di una guida della città. In lingua inglese s’intende. In italiano non c’è ancora nulla di specifico, semmai una guida cumulativa sul nordovest americano. Qui invece c’è la molto gettonata Seattle day by day.

Pur acquistando una copia, lo confesso, mi affido più all’istinto e così arrivo a Pioneer Square, dove la vecchia Europa formato stile Romanico (vedi The Pioneer Building) trova posto insieme a uno dei simboli indiscussi dei nativi americani, i totem. Non faccio tempo a fare qualche passo ed eccomi al Waterfall Garden. Una piccola oasi verde con tanto di cascata e tavolini in ferro battuto dove i viandanti o chiunque altro si possono sedere e godersi un momento di relax. Magari leggendosi il giornale.

Seguendo un certo trend statunitense, anche a Seattle ci sono limitazioni per i fumatori. Non solo come nella maggioranza dei paesi europei nei luoghi e mezzi pubblici, ma anche a ridosso di molti edifici privati e non come banche e supermercati.

Tornato nel cuore di Downtown, proprio a ridosso della celebre Benaroya Hall, all’incrocio tra University Street e la 2nd Avenue, trova posto la memoria per i caduti di guerra. Vietnam. Corea. Afghanistan. Iraq. Nomi e cognomi di tutti i militari uccisi, e con frasi stampate che rimandano anche a pensieri profondi. Su tutte, “This is too nice a time of year to be fighting a war – Questo è un periodo dell’anno troppo bello per combattere una guerra”.

La mia strada poi si allunga e finisco all’Olympic Sculpture Park. Oltre trentamila acri suddivisi tra parco pubblico, sculture all’aperto e un tratto di spiaggia, il tutto inaugurato il gennaio 2007. Il gorgoglio incessante di una fontana appare più fragoroso delle onde che in modo garbato si spengono sui primi lembi di terra. Cambio zona, ma restando incollato al mare. Nel punto più estremo della zona ovest di Seattle, ad Alki Point, nell’omonima spiaggia di Alki Beach, terrazza marina perfetta per godersi la vista delle Olympic Mountains.

Nonostante si pensi che le acque quassù siano gelide, il vedere una ragazza con i piedi in acqua m’infonde coraggio e curiosità nell’imitarla. Con sorpresa scopro che vicino alla riva non è per nulla impossibile, tutt’altro. Avanzo con lo sguardo oltre il Puget Sound.

Lì davanti, dopo parecchie miglia marine c’è il Giappone. Il pensare mi fa accelerare il passo portandomi a ridosso della mia inconsapevole guida, che con grande sorpresa scopro parlare un italiano impeccabile. Lasciata la nuova amica, mi divido tra il camminare in Alki Avenue e la sabbia. C’è chi passeggia. Chi pedala su due, tre e quattro ruote; bizzarri ma divertenti modello go-kart che vanno su e giù nelle apposite corsie. Insieme a loro c’è chi scorrazza anche su skateboard, ma mica con a bordo quattordicenni scapestrati ma anche uomini belli che cresciuti. Sulla sabbia, quattro amazzoni si sfidano in una partita di pallavolo senza esclusione di colpi. Poco prima, altro match e altra rete con squadre miste.

Alki Beach è una delle spiagge più gettonate, specialmente nei fine settimana quando spunta il sole e le famiglie vi si riversano per trascorrere l’intera giornata. L’ampio spazio è dotato di panchine e perfino una griglia per cuocere al barbecue. Sulla strada intanto fanno la loro comparsa anche le classiche macchine con le sospensioni molleggiate appartenenti a cittadini di origine messicana, stabilmente a Seattle da tempo ormai.

Quando credo di avere visto proprio (…) tutto, inclusa una miniatura della celebre Statua della Libertà newyorkese le cui piastrelle circostanti riportano i nomi di chi ha contribuito con donazioni a realizzarla, il mio viaggio sul litorale si ferma su una casetta i cui schizzi del Puget Sound sono in grado di arrivare direttamente alle finestre. Mi sembra già di vedermi stretto nell’abbraccio di una coperta sulle spalle la mattina, con un boccale di caffè in mano, prima di cominciare la mia nuova giornata a Seattle.

Provo a distinguere i ruscelli nascosti nell’oceano. Un’espressione di traccia credo di averla appena inventata e ho intenzione di ricordarmela e conservarla per la prima volta che vi farò ritorno. Sulla sabbia ci sono delle scritte ed è appena salpata una barchetta di carta. La fertilità di questa identificazione istintiva mi ha colto splendidamente preparato di persona. È esattamente quello che stavamo, stiamo dicendo.

Altre immagini nella versione inglesePuget Sound, Seattle’s shore

Seattle (USA), Downtown © Luca Ferrari 
Seattle (USA), Waterfall Garden © Luca Ferrari
Seattle (USA), Olympic Sculpture Park © Luca Ferrari 
Seattle (USA), Alki Avenue © Luca Ferrari
Seattle (USA), Alki Avenue © Luca Ferrari
Seattle (USA), Alki Beach © Luca Ferrari
Seattle (USA), Alki Beach © Luca Ferrari
Seattle (USA), Alki Beach © Luca Ferrari
Seattle (USA), la Statua della Libertà presso Alki Beach © Luca Ferrari

mercoledì 25 settembre 2013

Puget Sound, Seattle’s shore

Seattle, Puget Sound © Luca Ferrari
From the totems of Pioneer Square to the War Memorial. From the green of the Olympic Sculpture Park up to Alki Beach. A long walk in Seattle.

Between Stockholm and Paris. US X-Files. Metropolitan County. Modern composition of skyscrapers, ocean and woodland. Deep down in a delicate continental isolation, between up-and-down neighbourhoods, contemporary art represents itself offering waves of new inspiration. The sea is the everlasting lookout in the urban skyline. In shorts, Seattle. The Seat of King County,

If you’ve just arrived and want to discover the city, walks or buses are the best way to do so. I move from Capitol Hill, a crowded area with a romantic and old-fashioned touch. Right there, I find a small bookshop where I get my city guide. There is nothing yet in Italian, only a general tourist guide to the US north-west frontier. Although the popular “Seattle day by day” is a reliable sources of information, I have to admit is more fun to follow my instinct.

And so I get to Pioneer Square, where one can admire old Europe (the Romanic-styled Pioneer Building) side-by-side to Native American totems. After a short walk, I find myself at Waterfall Garden. A little green oasis with a small waterfall where passer-by’s can sit down and enjoy the relaxing environment while reading the newspaper. As in the rest of the US, there are limitations for smokers. Smoking is not allowed on public transport, public places and even on the premises of banks, offices and malls.

On my way to Downtown, nearby the popular Benaroya Hall, at the cross between University Street and the 2nd Avenue, there is the War Memorial. Names and surnames of all servicemen and servicewomen who died in Vietnam, Korea, Afghanistan, Iraq. Deeply emotional statements are sculpted on the marble. Amongst the others: “This is too nice a time of year to be fighting a war.”

I walk towards the Olympic Sculpture Park. More than thirty thousand acres hosting a public park, open-air sculptures and a beach open to the public in January 2007. The continuous gurgling of a fountain is noisier than the calm waves dying off on the sand. I change neighbourhood, although I stay by the sea. On the most westward point of Seattle, Alki Point, is the homonymous Alki Beach, the perfect place to enjoy from a terrace the view of the Olympic Mountains.

Although many believe the waters are cold, the climate is in fact temperate during the summer. I gaze at a young lady with a coloured kerchief, holding her shoes and waking barefoot on the beach. I do the same. Surprisingly the water by the shore is not freezing. I look towards Puget Sound and beyond. There, many maritime miles away, lies Japan. I move on in between Alki Avenue and the sand. People linger long and walk. Some cycle around and others use pedal karts to stroll on the cyclers path. Kids and adults enjoy skateboarding. On the beach four young women are engaged in a very competitive volley match. Before them, a mixed double.

Alki Beach is one of the favourite by the locals. During the weekend, when the sun is high, families arrive to spend there the whole day. The area is equipped with benches and even a big barbecue. Meanwhile one cannot but notice the presence of the many young Mexicans, a well-established presence in the city, on their characteristic low-riders.

On my way back I see a miniature of the New York Statue of Liberty on whose basement have been engraved the names of those who contributed to its realisation. Then I see a small house on the shoreline. The waves from Pudget Sound easily reaches its windows. I could see myself there, surrounded by a warm blanket in the morning with a hot cup of coffee before my new day. 

I try to find an analogy between my lagoon in Venice and the Ocean. I believe I found one and I intend to keep it for my next visit. There are words on the sand, a paper boat has sailed. This instinctive analogy has struck me down, though not unsurprisingly. It exactly what we were – are – saying. Together.    

Watch other Seattle pictures on the Italian article: Puget Sound, la costa di Seattle

Seattle, Puget Sound © Antonietta Salvatore
Seattle, Waterfall Garden © Luca Ferrari
Seattle, War Memorial © Luca Ferrari
Seattle, Olympic Sculpture Park © Luca Ferrari
Seattle, Alki Avenue © Luca Ferrari
Seattle, Alki Beach © Luca Ferrari
Seattle, Alki Beach © Luca Ferrari
Seattle, Alki Beach - Statue of Liberty © Luca Ferrari
Seattle, Alki Beach © Luca Ferrari

martedì 28 maggio 2013

You know my name, Seattle

Seattle (Wa, USA) - Olympic Peninsula © Giovanni Ligresti
Ci sono posti nel mondo che ci mettono un attimo a diventare la tua pelle. Lo sono sempre stati. Da quasi vent'anni per me è così con la città di Seattle.

di Luca Ferrari

Ci sono posti che ti hanno atteso per anni e tu hai ricambiato con sguardi. Senza tregua. Rimanendo lì, tra sciabole e percezioni supreme. Anche quando il mondo vedeva nella sabbia solo avamposti di tonalità giallo-ambrate, tu recepivi il mare solcato da navi di cristallo le cui onde erano bottiglie invisibili con i messaggi della propria anima. E da allora sei sempre rimasto indietro.

Seattle (Wa, USA) - Olympic Peninsula © Giovanni Ligresti
E da allora ogni risacca è sempre stata l’inizio di una condizione che hai sempre sentito chiamare strana, e tu l’hai sentita etichettare come se a nessuno importasse o forse era il contrario. Il segno della matita sulla schiena è stata la commozione cui mi sono affidato per anni. Non basta una lanterna a fare dell’oscurità un punto di partenza del proprio viaggio di riconquista.

È ancora presto per sentirmi appagato della mia futura decisione di ripartire, ma è indubbio che ci sto facendo i conti per ogni giorno che ne resto lontano. Aver volato per un tempo infinito senza un tetto ti rende proprio così. Tu allora continua ad alimentare i miei desideri...

Seattle (Wa, USA) - Olympic Peninsula © Giovanni Ligresti
Seattle (Wa, USA) - Olympic Peninsula © Giovanni Ligresti

giovedì 21 marzo 2013

Spin The Last Black Dream

Seattle - Puget Sound (Washington, USA) © Luca Ferrari
Lungo le spiagge dell'Oregon vessate dalle correnti pacifiche. Irrompe la poesia di chiara matrice sonora.

di Luca Ferrari

sento il fruscio del mare ma non saprei dire
con certezza di cosa stesse parlando
…la retata dei buoni propositi si è persa in un coro auto-convintosi di fare sempre lo stesso pensiero

vedo l’acqua attraverso le mie mani
eppure le tracce appartengono
a un’altra era di sguardi senza specifiche di memoria

so che te ne devi andare ma almeno lasciami il tuo nome
dove solo io possa vederlo
tanto so che non c’incontreremo più per parlarne,
quindi trattieni pure il respiro
per quanto vuoi... mi prendo il merito di non saper comunicare

non sono mai stato sorpreso da quello che
vedevo negli specchi per quanto mattinieri potessero essere

Cosa ne è stato della mia immortalità? Se l’è presa qualcuno
che non sa che farsene della sua
vita… le carte nascoste sotto il cuscino non hanno reso
il risveglio meno allergico alle bobine solari

non credo sia mai esistita
una corretta pronuncia
per ammettere di aver lasciato
per troppo tempo da soli
i nostri disegni
sulla sabbia… e a questo non c’è
rimedio… non posso nemmeno saltare la parte della lavagna
perché anche a questo punto della vita 
la mia identità vorrebbe iniziare con meno  
c’era una volta

lunedì 4 marzo 2013

Seattle holds on to the Oceans

Alki Beach (Seattle) © Giovanni Ligresti
Passeggiando lungo le strade sabbiose di Alki Beach, nella città di Seattle. L'anima prende appunti e agisce. Le correnti del Puget Sound fanno il resto.

di Luca Ferrari

Hold on to the thread/ The currents will shift ...Glide me towards... You know something's left
And we're all allowed( To dream of the next ... Oh, ohh the next, time we touch...

You don't have to stray/ The oceans away... Waves roll in my thoughts
Hold tight the ring...The sea will rise... Please stand by the shore...
Oh, oh, oh, I will be...
I will be there once more...
(Oceans, 1991) Ten - PEARL JAM 

Non devi allontanare Gli oceani altrove/... Le onde dondolano nei miei pensieri
Stringo forte il bordo... Il mare si alzerà...
Per favore attendi sulla spiaggia... Io ci sarò... Io ci sarò ancora una volta... 

venerdì 31 agosto 2012

Seattle, follow the Human Tribe

Seattle © Luca Ferrari

Girare per Seattle è un costante stimolo d'ispirazioni paesaggistiche e poetico-musicali. Se poi ci si mette anche il tramonto sul Puget Sound, si può solo restare ad ammirare.


It's twenty degree
the sunny fields and sideways drops
new friends are coming again

I’ve followed this close tide
Angles of light drive me to the waves

It's always 6.00 AM here...
I’m waking up again
I’ve had my miles...I want more

The wayward mile is not the distant high
The ancient tribe is the angels’ stripe

Let my boat find its currency
Let every bird land on my arms
Let this sound push at my door

Every angle you’re looking for,
I hadn't still talked about us before Today…

Seattle © Luca Ferrari
Seattle © Luca Ferrari
Seattle © Luca Ferrari
Seattle © Luca Ferrari
Seattle © Luca Ferrari
Seattle, Olympic Sculpture Park © Luca Ferrari
Seattle, Olympic Sculpture Park © Luca Ferrari
Seattle, Olympic Sculpture Park © Luca Ferrari
Seattle, Puget Sound ©Antonietta Salvatore