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martedì 10 dicembre 2019

Le candele lidensi dei Diritti Umani

Lido di Venezia, i diritti umani illuminano il mondo © Luca Ferrari
Le candele accese. Noi lì. Chi per lavoro. Chi per puro spirito di partecipazione. Chi per studio. Comunque lì, insieme a scandire i Diritti Umani durante la Giornata Internazionale.

di Luca Ferrari

Lido di Venezia, 10 dicembre 2008. Una serata indimenticabile vissuta in prima persona insieme agli studenti del Global Campus of Human Rights e raccontata l'indomani sul giornale Granviale.it, poi pubblicata nel libro in prosa "La fabbrica dei giorni". Quella era l'epoca da inviato al Lido per il Corriere Veneto e la Granviale Editori dell'allora direttore Giacomo Baresi. Quello era il tempo della Municipalità Lido-Pellestina con presidente Giovanni Gusso e il suo Consiglio con i vari Angelo Ghezzo, Giannandrea Mencini, Stefano Stipitivich, Sergio Torcinovich. Quella era la Municipalità dell'ufficio cultura di Anna Grandi.

Il 10 dicembre è la Giornata Internazionale dei Diritti Umani e oggi lo è ancora. Si parla poco dei diritti umani. Se ne parla quasi ed esclusivamente quando vengono violati nel modo peggiore e solo per alcune categorie (nazioni). Le costanti violazioni dei diritti umani da parte di governi filo-occidentali come Arabia Saudita e Yemen interessano molto meno dell'Iran che anche al minimo starnuto viene visto come minaccia per la sicurezza del mondo intero. Non parliamo poi della Cina che praticamente nessuno osa criticare rischiando il taglio degli accordi commerciali.

Ma senza andare a scomodare mondi (non così) lontani, in questi ultimi mesi (anni) abbiamo assistito a una vergognosa crociata europea di indifferenza verso i cosiddetti "immigrati", clandestini o migranti, etc. appellativi che non fanno altro che spogliarli della loro identità perché queste persone hanno un nome, un cognome e una famiglia. E pensate, c'è perfino chi crede siano loro i responsabili del nostro mal-tutto. Si, avete capito bene. Gente in fuga da realtà difficili vengono incolpati di decenni di corruzione italiana, poteri mafiosi e interessi. Per loro quasi nessuno smuove la parola "diritti umani." Si condannano le deportazioni naziste ma queste persone valgono meno di zero.

Come ogni minimo pezzo del nostro ecosistema, nel 2019 anche i diritti umani sono diventati opinioni, e dunque risentono di interessi e ristrettezza mentale. Quella sera nel 2008, al Lido di Venezia soffiava una gelida bora ma il calore che si sprigionò fu qualcosa di indescrivibile. C'erano le istituzioni locali. Avrebbero anche potuto fare a meno di venire, ma vennero. C'era gente del posto. C'erano studenti venuti da ogni parte del mondo. C'era anche l'informazione, lì, per raccontare qualcosa di davvero prezioso. Non era facile tenere accese le candele, esattamente come lottare per i diritti umani, ma ci riuscimmo.

Nella placida isola del Lido di Venezia furono letti gli articoli in lingue differenti e quella gelida brezza, molto poeticamente sembrava essere lì per una ragione. Portarli ovunque, e così è stato.

Lido di Venezia, i diritti umani illuminano il mondo © Luca Ferrari
La Fabbrica dei Giorni, libro edito dalla Granviale Editori
La Fabbrica dei Giorni, il racconto della Giornata Internazionale dei Diritti Umani al Lido di Venezia
Lido di Venezia, tutti insieme per i diritti umani © Luca Ferrari

venerdì 15 novembre 2019

Un aiuto subito per Pellestrina

Uno scorcio lagunare sull'isola di Pellestrina (Ve) © Luca Ferrari
Venezia in ginocchio per l'acqua alta. Il mondo guarda e si mobilita. All'isola di Pellestrina è andata anche (e molto) peggio. È tempo di agire in modo concreto e istantaneo.

di Luca Ferrari

Martedì 12 novembre a Venezia è stata raggiunta una marea di 187 cm. Era dal 1966 che non si verificava una disastro simile. La notizia fa il giro del mondo. Venezia e il suo immenso patrimonio artistico guadagnano le prime pagine su tutte le principali testate, nazionali e internazionali. A pagare il prezzo di promesse mai mantenute, opere inutili e costose, anche e soprattutto la placida isola di Pellestrina, che insieme al Lido di Venezia protegge la Serenissima dagli umori del Mare Adriatico.

D'improvviso le case e le famiglie di Pellestrina si ritrovano in primo piano. Come per altre tragedie la domanda è inevitabile: poteva essere evitata? Non c'è tempo per riflettere e arrabbiarsi. Uomini, donne e bambino hanno bisogno di tutto. L'isola meno note alle masse dell'arcipelago lagunare, non riceve le attenzioni delle varie Murano e Burano. Qui, a Pellestrina, i milioni di turisti che affollano Venezia, non ci arrivano mai e ciò in particolare perché nonostante le incessanti richieste della popolazione da decenni, a oggi non esiste una linea di navigazione diretta che colleghi Pellestrina a Venezia.

Adesso più che mai il turismo può diventare la leva per ricominciare ma senza questo tipo di collegamento, non si potrà nemmeno incominciare a ragionarci. Pellestrina, isola di rara bellezza, è facilmente raggiungibile da Chioggia, con la differenza che il turismo che arriva dalla suddetta località non è neanche paragonabile a quello dell'antica Repubblica Marinara. A oggi per andare da Pellestrina a Venezia, una persona qualunque deve fare un autentico tour:
  • Autobus di linea per attraversare l'isola
  • Ferry boat per raggiungere l'isola del Lido
  • Attraversare tutto il Lido in autobus (9-10 km circa): il pontile per Venezia è al capo opposto
  • Prendere il vaporetto e dunque raggiungere le fermate varie di Venezia. Per arrivare in terraferma, siamo a più di un'ora e mezza di sola andata così come dalle varie fermate Tronchetto - Piazzale Roma - Stazione
Quale turista che sta due-tre giorni di media a Venezia si ritaglierebbe una giornata intera per andare a Pellestrina? Nessuno.

L'impegno del Governo, a quanto pare, si è tradotto in un conguaglio di cinquemila euro che le famiglie potranno ricevere tra due anni. Se fosse vero, sarebbe una scelta al limite della barzelletta di cattivo gusto. Le famiglie di Pellestrina hanno bisogno di un aiuto concreto, ora e subito. Qualcuno intanto ha cominciato a muoversi, chiamando a raccolta l'intera popolazione e chiunque voglia contribuire per risollevare uomini, donne e bambini. Salvare le opere d'arte dall'acqua alta è un dovere, aiutare le persone è un obbligo civico e morale.

Sabato 16 novembre (ore 9-13) intanto, la Proloco del Lido Pellestrina allestisce un gazebo in Gran Viale, nell'area pedonale d'inizio Piazzetta Lepanto (a neanche 5 minuti a piedi dall'imbarcadero di Santa Maria Elisabetta) dove si effettuerà raccolta di alcuni beni come elettrodomestici per aiutare le famiglie di Pellestrina. Si raccoglieranno anche donazioni e diverse attività commerciali forniranno prodotti dolciari da poter acquistar, con offerta per poter colmare un po' di spese che le famiglie colpite sono costrette ad affrontare. In particolare, si richiedono:
  • elettrodomestici (priorità)
  • mobilio
  • donazioni
  • offerta libera per acquisto prodotti dolciari
Anche l'informazione è scesa in campo in modo concreto. Promosso dal suo stesso direttore Enrico Mentana, il TgLa7 in collaborazione con il quotidiano Corriere della Sera, ha lanciato una raccolta fondi proprio per aiutare le persone colpite da questa mareggiata. "Per quanto riguarda la sottoscrizione Un aiuto subito per Venezia, mi faccio personalmente garante di ogni euro raccolto" ha sottolineato il giornalista. Questi i dettagli per chi voglia contribuire:

  • IBAN: IT23G0306909606100000169236  
  • c/c n. 1000/169236 presso IntesaSanpaolo, Filiale Terzo Settore Milano Città 
  • In alternativa è possibile usare un «codice semplificato» che va inserito nel campo «beneficiario» per versamenti e bonifici senza commissioni esclusivamente da Intesa Sanpaolo: 09754.
  • Per le donazioni dall’estero vale lo stesso Iban con il codice Bic BCITITMM.
Ora vi voglio invitare a guardare tutte le foto di Pellestrina. Molti di questi scenari non si vedono più. È tempo di agire subito. Nuove mareggiare sono in arrivo. È tempo di agire adesso.

Un aiuto per Venezia
Venezia e Palazzo Ducale sommerse dall'acqua alta
Il lungo murazzo sull'isola di Pellestrina (Ve) © Luca Ferrari
La placida vita sull'isola di Pellestrina (Ve) prima del disastro © Luca Ferrari
Il lungomare Pellestrina (Ve) © Luca Ferrari
Pellestrina (Ve) © Luca Ferrari
Pellestrina (Ve) © Luca Ferrari
Pellestrina (Ve) © Luca Ferrari

giovedì 1 marzo 2018

Soffice candida Venezia

Neve a Venezia lungo la fondamenta Cannaregio © Leida Tiozzo
Nevica in quasi tutta Italia. La neve è arrivata anche a Venezia. Il risultato? Un panorama mozzafiato in ogni angolo della città lagunare. Guardare (e leggere) per credere.

di Luca Ferrari

Martedì sera 27 febbraio, in anticipo di più di ventiquattro ore rispetto a quanto era stato comunicato dal Comune di Venezia, è cominciata a scendere la neve sulla città lagunare. Un concerto silenzioso di bianco andato avanti tutta la notte e quando la mattina il popolo si è risvegliato, ciò che si è trovato fuori dalle finestre è stato qualcosa di semplicemente meraviglioso. Usando il celebre slogan del film Come farsi lasciare in 10 giorni, Venezia era ricoperta di glassa.

Un tempo rarissima da vedere, nell'ultimo ventennio la neve si è presentata più spesso alle porte della laguna e aldilà di qualche inevitabile disagio, specie per gli spostamenti degli anziani (comunque nettamente inferiori rispetto a gran parte d'Italia), il risultato è uno spettacolo unico e incredibile. Social network ovviamente presi d'assalto tanto dai semplici utenti, vedi gli scatti di Leida Tiozzo, Margherita Murgia, Antonietta Salvatore e Flavia Laurino, quanto dai canali ufficiali di Venezia Unica (facebook) e Lido di Venezia (Instagram).

Complice anche una giornata le cui nubi hanno via via lasciato spazio a un cielo limpido baciato dal sole, il risultato è stato di quelli da immortalare. Che si tratti di una fondamenta, un ponte o le mete più classiche come piazza San Marco, Palazzo Ducale, ponte di Rialto e la paradisiaca panoramica della città dalla terrazza del Fondaco dei Tedeschi, il risultato è sempre quello di una nuvola soffice e candida "ad altezza acquea".

Ovviamente non c'è solo Venezia. Eccomi allora a bordo di un vaporetto e via, fino all'isola del Lido di Venezia già a suo agio con le soffici nevicate. Si cammina di via in via, godendosi la prospettiva dei canali interni e i ponti traboccanti di bianco fino ad arrivare lì dove, ogni fine estate, ha sede l'unica e inimitabile Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, il festival della settima arte più antico del mondo. Oggi intanto, giovedì 1 marzo, la neve ha ricominciato a cadere da un poetico cielo plumbeo.

Neve a Venezia e la sua laguna © Antonietta Salvatore
Neve a Venezia sopra le colonne di San Marco e San Todaro © Margherita Murgia
Neve a Venezia in piazza San Marco © Venezia Unica
Neve a Venezia davanti a Palazzo Ducale © Venezia Unica
Neve a Venezia sopra i tetti © Flavia Laurino
Neve a Venezia sopra i tetti © Flavia Laurino
Neve al Lido di Venezia davanti all'ex-Casinò, sede della Mostra del Cinema © lido_di_venezia_
Neve al Lido di Venezia © lido_di_venezia_
Neve a Venezia sull'isola della Giudecca presso Villa Heriot,
dove si studia per diventare tecnici del restauro di beni culturali © Luca Ferrari
Neve a Venezia sull'isola della Giudecca presso Villa Heriot,
sede dell'UIA - Università Internazionale dell'Arte © Luca Ferrari

martedì 29 settembre 2015

Anna Grandi, il Lido di Venezia che ho vissuto

Lido di Venezia, l'arcobaleno spunta davanti alla Municipalità © Luca Ferrari
Il Lido di Venezia non è solo spiaggia, Cinema e tramonti mozzafiato. Nei miei trascorsi da inviato di cronaca locale, ricorderò sempre l'amichevole professionalità di Anna Grandi. 

Per quanto magica che sia, una città come una piccola isola sarebbe poca cosa senza i propri abitanti. 
È il contatto umano con la gente che ti lascia un ricordo davvero indelebile. Per me è stato così a Chester (UK) e nell'ancor più lontana Seattle (USA). È stato così anche al Lido di Venezia, dove in diverse occasioni mi sono imbattuto in Anna Grandi, responsabile del servizio Cultura-Sport della Municipalità del Lido e Pellestrina.

Non ricordo con esattezza quando sia stata la prima volta che incontrai di persona Anna, anche se dovendo rischiare, direi ai tempi della presentazione del mio primo libro di narrativa giornalistica La fabbrica dei giorni (2009, Granviale Editori) in Municipalità del Lido. Fu così che proposi il progetto alla responsabile del settore cultura (e sport), appunto la dott.ssa Anna Grandi che insieme alla sua collega Francesca Rossato, mi diedero il via libera.

A dispetto di tanti anni trascorsi al Lido di Venezia, posso dire in tutta onestà che ho cominciato a viverlo e conoscerlo davvero da quando mi sono occupato di cronaca locale, in parallelo per il Corriere Veneto, edizione locale del Corriere della Sera, e Granviale.it del quale scrivevo sia sulla rivista cartacea sia sulla versione online realizzando variegati servizi, rubriche specifiche incluse.

Nei quattro anni intercorsi tra il 2008 e il 2011 ho percorso l'isola in lungo e in largo. A piedi, sfrecciando in bici, salendo in autobus e talvolta pure prendendo la macchina. Mi sono trovato in mezzo ad acque alte eccezionali. L'ho vissuta con la neve, di cui Anna gradì molto un immacolato articolo pubblicato proprio su questo sito. Ho raccontato eventi spaziando tra arte pittoricadanza orientale, diritti umaniMostra del Cinema, manifestazioni e passando anche per gli aeroplani del Festival dell'Aria all'aeroporto Nicelli.

Ho assistito a epiche battaglie politiche in Municipalità, di cui non potrò mai dimenticare la mia prima riunione con uno scontro infuocato tra l'allora presidente Giovanni Gusso e il battagliero avvocato Mario D'Elia che lo incalzava senza sosta (disemoea una buona volta, ndr). E così capitava che recandomi col mio fedele laptop all'ennesimo consiglio, incrociassi Anna, sempre gentile e sorridente. Chiedendomi come andasse la vita, ed esprimendo anche apprezzamenti sul mio lavoro di giornalista.

Quei tempi ormai sono andati e salvo qualche rara eccezione per il settimanale internazionale L'Italo-Americano con cui collaboro, del Lido ormai non seguo quasi più nulla. Adesso poi che anche Anna lascia, la Municipalità del Lido Pellestrina per me non sarà più la stessa. Direi che a questo punto mi resta una sola cosa da fare. Alzarmi presto, venire al Lido e salutare Anna Grandi. Ed è quello che ho intenzione di fare. Oggi. Questa mattina.

Lido di Venezia, il Tempio Votivo © Luca Ferrari
Lido di Venezia,  l'acqua alta dell'autunno 2008 © Luca Ferrari
Lido di Venezia, il Festival del Volo all'aeroporto Nicelli © Luca Ferrari
Lido di Venezia, Luca Ferrari in prima linea per il Corriere Veneto e Granviale.it ©

venerdì 26 giugno 2015

Le mie amiche danza orientale

(da sx) le danzatrici veneziane Giulia, Elena, Monica e Khalida © Luca Ferrari

Non sapevo niente di danza orientale, poi un giorno incontrai delle persone speciali che ebbero la pazienza di raccontarmela. Iniziò così, un incredibile viaggio nell'anima umana.

di Luca Ferrari

Contaminazioni emotive. Culture millenarie. Affinità interiori. Storia di un incontro casuale che divenne legame. C'era una volta, in una calda giornata estiva... E mentre presidiavo lo stand di un’associazione umanitaria al Festival dei Popoli al Lido di Venezia, nel chiostro di S. Nicolò, d’improvviso fu annunciato che di lì a poco sarebbe cominciato lo spettacolo di danza orientale del locale Gruppo Shams. Tra le protagoniste c’erano Elena Zamborlini, che conoscevo già da qualche anno, e altre danzatrici tra cui Giulia Giamboni e Monica Zacchello. A fine performance m’invitarono al saggio finale dei corsi che tenevano al Lido, davanti alla spiaggia del Pachuka Beach. Giacché all’epoca mi occupavo di cronaca sull'isola lagunare, presi due piccioni con una “danza”. Fu il mio primo e casuale incontro con la danza orientale.

Prima di procedere, una doveroso passo indietro. Fino al 2005 non sapevo proprio niente di danza orientale, danza del ventre e/o danza mediorientale che fosse. Se qualcuno mi avesse chiesto cosa fosse, mi sarebbe (forse) venuta in mente una danzatrice vista parecchi anni prima nel video Numb della rock band irlandese U2 o tuttalpiù qualche movenza di una giovane Shakira. Qualcosa nell'estate 2005 però, cambiò. Non fu tanto l'aver assistito a uno spettacolo, più che altro furono le parole di chi (e come) me le raccontò. Già, le parole. Qualcosa che “conoscevo” piuttosto bene ma non perché facessi (solo) il giornalista. All’epoca erano già 11 anni che scrivevo in modo incessante poesie/testi di matrice anglofona rock. Una strada questa, poi fusasi con la danza orientale e da cui nacque il libro Belly Roads – parole di danza, sentieri d’Oriente (2012, Granviale Editori)

Detto fatto, un bar del Lido fece da anfiteatro alla prima intervista multipla a delle danzatrici. Monica, Elena Giulia si aprirono al mio rudimentale registratorino mentre sul block note mi segnavo qualcosina, raccontandomi entusiaste ciò che facevano e di quanto fosse speciale. Impossibile non lasciarsi contagiare. L’anno successivo feci ritorno lì, al Pachuka Beach per assistere a un loro nuovo show, e così pure 365 giorni dopo. Nel frattempo conobbi la “quarta moschettiera” della bellydance lidense, la più giovane Khalida. Alla stregua delle sue più navigate colleghe, fu sempre molto cordiale e disponibile per qualsiasi informazione danzante le chiedessi.

Da allora è passato molto tempo. Per qualche anno io e la carovana della danza orientale abbiamo "navigato" fianco a fianco. Mi ero talmente appassionato a questa disciplina, da lanciarmi nell'ambizioso progetto di fondare il primo giornale specifico italiano online, il defunto Bellydance Italia che, dispiace ammetterlo, poco interessò la rispettiva comunità italiana. Il mio primo sito sul mondo della danza orientale però, Belly Roads, è rimasto. Tra articoli e reportage, spesso spaziavo anche sulle poesie, molte delle quali poi finite nell'omonimo libro, Belly Roads (2012). Di recente gli articoli di Belly Roads sono stati traslati qui, su "Viaggi del Mondo (in costante working progress), per continuare a tenere in vita e raccontare questo incredibile e variegato mondo così ricco di storia, cultura e arte umana. 

No, se su quel palco nel giugno 2005 non ci fossero state loro, probabilmente la danza orientale avrebbe occupato solo un piccolo spazio nel mio lavoro giornalistico. Se non avessi incontrato Elena, Giulia, Khalida e Monica, non mi sarei fatto contagiare. L'arte ha il potere di comunicare nei modi più immaginabili, ma sono le persone poi a fare la differenza. Il tempo è passato, e a parte un'incursione sulle pagine del settimanale internazionale L'Italo-Americano, è da parecchio tempo che ormai non mi occupo più di bellydance. Chissà, magari un giorno tornerò a raccontarla. Magari proprio a uno spettacolo di queste incredibili donne, e allora sarà anche l'occasione di poterle salutare. E allora potrò ringraziarvi, perché senza di voi, la vostra sincera amicizia e ispirazione, non avrei mai iniziato a scrivere di danza orientale.

Le danzatrici veneziane Monica, Elena, Giulia e Khalida

venerdì 2 gennaio 2015

Ibernisti in Mare Adriatico, buon 2015

Lido di Venezia (Ve) – iberniste in acqua © Luca Ferrari
Per la 37° volta gli ibernisti del Lido di Venezia hanno salutato l'anno nuovo (2015) con un tuffo nelle fredde acque adriatiche.

di Luca Ferrari

Cosa c'è di meglio dell'iniziare il nuovo anno stando a contatto con la fresca natura? Per informazioni, chiedere agli eroici ibernisti del Lido di Venezia che puntuali da 37 edizioni sfidano qualsiasi temperatura ed entrano nelle acque del Mare Adriatico per un tuffo benaugurante. Li ho visti nuotare il 1 gennaio con la neve e con il cielo  bigio. Oggi per fortuna c'è il sole. L'isola veneziana risplende.

Dalle 10 a mezzogiorno è una cavalcata costante di arrivi, locali e stranieri. Tutti lì, sulla battigia della spiaggia del Blue Moon, ad attendere e festeggiare questi tritonici e sireneschi gladiatori. Nell'attesa i bimbi giocano, i più grandicelli si scaldano col vin brulé, qualcuno va a raccogliere conchiglie ripensando magari allo scorso luglio quando beatamente si prendeva il sole. Adesso però siamo inverno ed è arrivato il loro momento. 

In un tripudio di palloncini rossi, arrivano decisi e spavaldi. Loro, gli ibernisti del Lido di Venezia. Mostrano i muscoli, ma più che altro sorridono. Entrano in acqua, ci danno di bracciate e poi tutti insieme di rientro sulla terra per scaldarsi con una succulenta porzione di lenticchie e cotechino. Dall'isola venezianadel Lido, possiate tutti avere un 2015 pieno di felicità.

Lido di Venezia (Ve) – gli ibernisti augurano buon 2015 sulla spiaggia © Luca Ferrari
Lido di Venezia (Ve) – la spiaggia del Blue Moon gremita in attesa degli ibernisti © Luca Ferrari
Lido di Venezia (Ve) – intrattenimento sulla spiaggia del Blue Moon © Luca Ferrari
Lido di Venezia (Ve) – nell'attesa ci si scalda con il  vin brulé © Luca Ferrari
Lido di Venezia (Ve) – l'arrivo degli ibernisti © Luca Ferrari
Lido di Venezia (Ve) – ibernisti pronti per entrare in acqua © Luca Ferrari
Lido di Venezia (Ve) – ibernisti in acqua © Luca Ferrari
Lido di Venezia (Ve) – ibernisti in acqua © Luca Ferrari
Lido di Venezia (Ve) – ibernisti in acqua © Luca Ferrari
Lido di Venezia (Ve) – ibernisti in acqua © Luca Ferrari
Lido di Venezia (Ve) – cotechino e lenticchie in arrivo © Luca Ferrari
Lido di Venezia (Ve) – un piatto fumante di cotechino e lenticchie © Luca Ferrari

giovedì 23 gennaio 2014

I sapori ittici del Lido di Venezia

Lido di Venezia, frittura di pesce © Luca Ferrari
Viaggio culinario al Lido di Venezia. Passeggiando da un capo all’altro dell’isola tra spiaggia e Murazzi. Assaporando il pesce delle ricette marinare.

di Luca Ferrari

Il pesce domina tra i sapori del Lido di Venezia. Da San Nicolò a Malamocco, l’isola lagunare è una continua scoperta di scorci naturali e ricette. Il viaggio inizia sull’acqua, e dove se no. Niente battello via Canal Grande ma una prospettiva differente. Imbarcatomi al Tronchetto sul ferry boat (volgarmente linea 17), posso dominare al meglio il panorama salendo al primo piano dell’ampia imbarcazione su cui, per chi non lo sapesse, c’è posto anche per gli automezzi. Destinazione unica, il Lido di Venezia. Nessuna fermata intermedia.

Dopo le prime “falcate marine”, si entra nel Canale della Giudecca costeggiando il Molino Stucky. Superate poi la Chiesa del Redentore, l’isola di S. Giorgio e la Punta della Dogana, ecco apparire sulla sinistra Piazza S. Marco e Palazzo Ducale. Resta l’ultimo tratto di laguna veneziana prima di scendere al Lido.

Una traversata di poco più di mezz’ora e smonto a S. Nicolò, d’estate zona balneare con stabilimenti a pagamento e ampie porzioni di spiaggia libera. Il mio primo step culinario inizia proprio in questa zona, alla Trattoria La Battigia all’incrocio tra via Nicosia e via P. Orseolo, una tra le mete più apprezzate dal pubblico della Mostra del Cinema.

Le bolge veneziane sono ormai un lontanissimo ricordo. Qui ora, al Lido, sono immerso nel verde difeso strenuamente dalla popolazione. In sequenza provo succulenti porzioni di peoci al sugo, gnocchi con seppia, spaghetti col nero di seppia e per finire una soffice e profumata frittura di pesce (gamberi, calamari, seppie, etc.)

Passeggiando per il dedalo di viuzze del Lido, la giornata assolata mi spinge a entrare all’altezza del Blue Moon direttamente in spiaggia e iniziare un lungo assolo sabbioso. Lungo la battigia passo per gli stabilmenti (ora chiusi) di Des Bains, Consorzio, Quattro Fontane e via via gli altri fino a cambiare decisamente scenario (mare a parte), facendo il mio ingresso nel regno dei Murazzi.

Scogli, vegetazione selvaggia e dighe in pietra. C’è sempre qualcuno che prende il sole. Avvicinandomi sempre più alla quasi estremità settentrionale dell’isola, saluto il mondo naturale e rientro nella società nel borgo di Malamocco, camminando fino a Rio Terre Mercerie dove ad attendermi ci sono i gustosi cicchetti del bar Trattoria Ponte di Borgo tra baccalà mantecato o alla  vicentina, canocchie, sarde in saor e altre delizie.

Il viaggio di ritorno mi chiama. Passo alla strada principale. La grande arteria che attraversa tutto il Lido di Venezia. Ma prima di riprendere la strada verso chissà dove, mi concedo quale intenso minuto davanti alla laguna. Society, you’re crazy breed Hope you’re not lonely without me - Società, sei una razza strana/Spero non ti sentirai sola senza di me.

Venezia, l'approdo del ferry boat al Tronchetto © Luca Ferrari
Venezia, il ferry boat in manovra © Luca Ferrari
Venezia, il Molino Stucky © Luca Ferrari
Lido di Venezia, gnocchi con seppia © Luca Ferrari
Lido di Venezia, antipasto di pèsce © Luca Ferrari
La spiaggia fronte Mare Adriatico del Lido di Venezia © Luca Ferrari
I murazzi del Lido di Venezia © Luca Ferrari
Lido di Venezia, canocchie (canoce) © Luca Ferrari
Lido di Venezia, l'antico borgo di Malamocco © Luca Ferrari