Imbarcazione con persone in difficoltà © marina militare |
di Luca Ferrari
Cerimonie. Manifestazioni. Paroloni contro l'antisemitismo. Scolaresche in visita ai luoghi della cosiddetta Memoria. Tutto bello. Tutto molto rispettoso. Tutto molto giusto. Tutto molto insignificante. Il 27 gennaio 1945 venne rivelato al mondo l'orrore del campo di concentramento di Auschwitz. A partire dal 2005, con tanto di risoluzione ONU, quel giorno è stato decretato come Giornata della Memoria. Oggi, più di settant'anni dopo, è un tragico emblema di un mondo che sa indossare il lutto nel guardare il passato. Taglierino e stivale col tacco nell'affrontare il presente, lasciato quest'ultimo affogare nella fermezza della propria propaganda politica.
Che valore può avere rievocare una delle peggiori tragedie dell'umanità mentre il mondo è dilaniato da guerre e ondate di revisionismi fascio-xenofobi? Sarebbe ora di finirla con la retorica che il passato insegna perché a giudicare da tutto quello che è successo dopo la II Guerra Mondiale, c'è ben poco di cui essere orgogliosi della nostra presunta comprensione. E soprattutto è offensivo vedere personaggi di ogni ideologia, dai politici al cittadino comune, che dicono/scrivono sul genocidio ebraico, ma per tutto il resto del tempo istigano all'odio e alle differenze, come se fosse qualcosa di diverso.
La Giornata della Memoria non è per tutti. Ha di sicuro valore per chi crede davvero nei valori umani come le associazioni non governative (ONG), oggi equiparate ad approfittatori con futile superficialità da beoti ben addestrati da chi asperge facile bava rabbiosa per il proprio tornaconto elettorale e mediatico. Ha di sicuro valore per quei comuni e quelle comunità che credono che l'accoglienza sia un dovere dell'essere umano prima che un voto parlamentare. Ha valore per chiunque immagini anche per un solo millesimo di secondo di poter essere un giorno al posto loro.
"Non accetto che il Governo del mio paese, coscientemente e volontariamente, mandi a morte queste persone" ha sottolineato Gino Strada, chirurgo fondatore dell'associazione umanitaria Emergency, nella puntata del 24 gennaio 2019 di Otto e mezzo condotto dalla giornalista Lilli Gruber, "Lo fanno perché sono dei razzisti. Perché sono dei fascisti. Perché hanno la stessa ideologia, mutatis mutandis, che abbiamo sentito nei tempi antichi. Come possiamo accettare migliaia e migliaia di morti? E come possiamo accettare politici che rivendicano queste azioni? Queste sono azioni criminose".
In un'altra sede, l'ottantasettenne Liliana Segre, deportata ad Auschwitz e sopravvissuta all'Olocausto, ha parlato agli studenti al Teatro della Scala di Milano. Le sue parole fanno eco al medico italiano, com'è stato raccontato su Libreriamo.it: "Per la colpa di essere ebrea. Anch’io sono stata una clandestina nella terra di nessuno, io lo so cosa vuol dire essere respinti quando le frontiere sono chiuse". Nuove pietre d'inciampo sono state e verranno collocate, eppure ogni giorno, sempre più persone calpestano la razza umano sputando in primis, proprio sulla memoria degli ebrei e di tutti coloro che vennero mandati a morire. Ieri, nei campi di sterminio, oggi lasciandoli su imbarcazioni e rimpallando ad altri la responsabilità della loro fine. E questo non è più accettabile.
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