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giovedì 24 agosto 2023

Un'estate senza web

Relax "cartaceo" © Luca Ferrari

Un'estate senza essere perennemente connessi online? L'ho sperimentato, almeno, per un certo periodo ed è stato davvero piacevole. 

di Luca Ferrari

Le vacanze di un tempo non prevedevano "compiti" in sospeso. La rivoluzione digitale e un errato modus operandi lavorativo sempre più opprimente con l'avvallo dei governi, hanno cambiato tutto. Sono stato all'estero quest'estate. Un paio di settimane dove comunque avevo dei compiti da rifinire e tenere d'occhio. Dopo pochi giorni però, ecco il messaggio più odioso e inaspettato: copertura dati in esaurimento. Cosa?!? Già pronto a ingaggiare battaglia, mi sono fermato e ho riflettuto. Tutto quello che dovevo fare avveniva la mattina presto ed eventualmente la sera, ossia in orari in cui solitamente avevo sempre wifi a disposizione. Detto fatto! Mi sono rilassato e una volta ottemperati i miei obblighi, ho iniziato a lasciare il telefono in modalità aereo per la stragrande maggioranza della giornata.

Lavoro ma non solo. Viviamo costantemente con la tecnologia e ogni minima attesa viene subito "sedata" da una sorta di intrattenimento, azzerando i fatidici tempi morti. Nel mio ultimo periodo vacanziero ho come fatto un salto nel tempo, rimanendo senza internet per gran parte della giornata. Lo smartphone in costante modalità aereo. Il piacere di un libro da leggere senza l'assillo (involontario ormai) di controllare posta elettronica e social network. Lo ammetto, in principio era molto strano ma non ci è voluto così tanto per re-imparare a riappropriarsi del proprio tempo, godendosi tanto i momenti speciali quanto la semplicità di una conversazione e di una passeggiata slegata da internet, standosene al mare senza scrollare alcunché (non sa cosa si perde, esimio Dott. Feltri, ndr).

Un'ulteriore step sono state le incursioni museali, per le quali mi sono affidato unicamente a brochure locali, suggerimenti dei centri informativi e le spiegazioni del personale, senza "documentarmi" su siti od opinionisti dell'acqua tiepida e simili. Lo vediamo ogni giorno. A ogni minima pausa, lo smartphone viene subito estratto, e a prescindere dall'utilizzo, è un uso sempre più massiccio e invasivo. La vacanza 2023 mi ha insegnato qualcosa di più.  Credo che utilizzerò sempre di più la modalità aereo nella mia vita. Quando avrò terminato i miei compiti, chiuderò con internet. Credo che ciascuno di noi si meriti di vivere il proprio tempo senza distrazioni, e questo vale sia nella sfera lavorativa sia in quella ludico-privata

lunedì 12 settembre 2022

Scuola materna, l'ispirazione del cuore

Lavori nella scuola veneziana Comparetti © Luca Ferrari
Ogni giorno mio figlio vive meravigliose esperienze umano-educative alla Scuola materna Comparetti di Venezia. Oggi è il suo presente... e se domani fosse il mio futuro? 

di Luca Ferrari

Una breve passeggiata lungo la fondamenta. Il monopattino lasciato davanti all'ingresso (insieme a moltissimi altri). I primi saluti. Il cambio di scarpine nell'armadietto. Uno sguardo al menù scritto a pennarello. Un bacio al sottoscritto o alla sua mamma prima di lasciarlo e via, può cominciare l'avventura! Per mio figlio inizia sempre così un nuovo giorno alla scuola dell'infanzia (materna) Comparetti di Venezia. Quest'anno sarà l'ultima volta. Nel tempo fin qua trascorso, ho avuto modo io stesso di imparare molto e sebbene ciò che faccio per vivere mi garbi parecchio, se dovessi pensare a una nuova avventura lavorativa, nulla come operare in una scuola materna, oggi mi renderebbe più felice e soddisfatto.

Negli ultimi due anni la scuola di mio figlio è stato il luogo che ho "bazzicato" di più, e non potrei esserNe più felice. In questo primo ciclo della sua vita ha incontrato compagne/i di classe davvero speciali e maestre con un'autentica passione per la loro crescita. A dispetto delle difficoltà e limitazioni imposte dalla crisi pandemica, sono comunque riusciti a svolgere moltissime attività e laboratori, anche fuori dalle mura scolastiche. Visite a musei, gita in fattoria didattica e varie escursioni in barca (a remi, e a motore), tra cui in occasione della festa di San Martino, conclusa con canti e schiamazzi di pentole, così come vuole la tradizione veneziana, per la casa di riposo di Cannaregio.

Tra un anno esatto mio figlio inizierà la scuola elementare, e come genitore non ho che un unico desiderio: trovare ciò che ha vissuto fino a ora, sotto ogni profilo. Così, mentre mi confronto ogni giorno con amici, papà e mamme nella mia stessa situazione, o che magari hanno appena iscritto i propri figli al 1° anno elementare, mi sono reso conto quanto sia stata importante questa scuola per lui. Certo, sta crescendo ma ci sono tanti modi di farlo, e non fu un caso che quando ci venne consegnato un video natalizio dopo appena pochi mesi, il piccolino lo volle/ce lo fece vedere di continuo, raccontando sempre chi fossero i suoi amici, i nomi di tutti, etc.

Nel panorama lavorativo italiano, faccio parte di quella schiera di anime che il buon Checco Zalone avrebbe chiamato "i condannati alla partita IVA" (Quo Vado?, 2015). In questi ultimi anni però, mi sono sentito un dolce privilegiato, anche se l'Italia è lontana anni luce dai diritti genitoriali della Finlandia della Premier Sanna Martin, il cui Governo ha di recente esteso il congedo parentale a 160 giorni (maschi inclusi). La scrittura è il mio mestiere. Dopo aver svolto una lunga ed esclusiva attività foto-giornalistica, ho iniziato a collaborare anche con aziende internazionali e ormai sono più di 10 anni che la mia principale attività consiste nello scrivere a distanza (social media inclusi). Ciò mi ha consentito di poter seguire mio figlio senza il minimo problema, lockdown incluso. 

Finito di "pigiare la tastiera", ogni giorno il mio quotidiano mi accompagna dentro a una scuola materna. Due anni dove io stesso ho incontrato persone speciali che mi hanno per certi versi ispirato a tal punto, che ho cominciato a pensare sempre di più alle figure che lavorano "lì dentro", e a quanto siano importanti nello sviluppo di queste creaturine che dai 3 ai 6 anni compiono progressi incredibili. "Lì dentro" passano quasi più tempo che in famiglia, e da lattanti diventano bambine/i con idee e sogni ben precisi. Ogni giorno che varco la soglia di quella scuola, mi chiedo se sarei capace di fare un simile mestiere. Ogni giorno che chiedo a mio figlio com'è andata e cos'ha fatto, immagino se anch'io sarei capace di passare le mie giornate a formare a queste piccolissime generazioni.

Oggi, 12 settembre 2022, il mio figlioletto inizia il suo ultimo anno alla Scuola Materna Comparetti di Venezia. La prossima estate sarà tempo di addii e qualche lacrima (mia di sicuro). Ci restano e ci resteranno di sicuro una miriade di ricordi, ma mentre lui guarderà inevitabilmente sempre più avanti, il "vecchio" si soffermerà un po' di più coi pensieri, chissà, magari gettando le basi per un nuovo futuro. E quando passerò dinnanzi a questo edificio, situato nel cuore dell'antico ghetto ebraico veneziano, sarà inevitabile ripensare a questi primi e incredibili anni. Un tempo unico che ho potuto vivere ogni giorno al suo fianco. Un tempo che non smetterò mai di raccontargli. Un tempo in cui il legame di un padre e un figlio è diventato qualcosa di sempre più profondo. Un tempo che ha ancora molt(issimo) da vivere e tramandare...

Venezia, si va a scuola (materna)... © Luca Ferrari
Monopattini parcheggiati davanti alla scuola Comparetti © Luca Ferrari
Venezia - scuola Comparetti © Luca Ferrari
Venezia - lavori alla scuola Comparetti © Luca Ferrari
Venezia - lavori alla scuola Comparetti © Luca Ferrari
Venezia - l'ampio giardino della scuola Comparetti © Luca Ferrari
Venezia - merenda © Luca Ferrari

Venezia - in gita sul Canal Grande con la scuola Comparetti © Luca Ferrari
Venezia - in gita con la scuola Comparetti © Luca Ferrari

mercoledì 1 dicembre 2021

Smart working per sempre

Ore 7.00, inizia una nuova giornata di smart working © Luca Ferrari

10 anni di smart working... e non sentirli! Nell'autunno 2011 iniziai a lavorare da remoto, e da allora non ho più smesso. Una scelta che non cambierei per nessuna ragione!

di Luca Ferrari

Contratti inesistenti e prestazioni sottopagate. Fino all'autunno 2011 gran parte delle mie collaborazioni lavorative viaggiavano tragicamente su questi due binari, poi un giorno ebbi una risposta diversa. Nella giungla anarchica degli annunci online, accade qualcosa di inaspettato. Ricevetti una risposta seria da un'azienda straniera che prevedeva una prova pratica, e che a prescindere dall'eventuale inizio della collaborazione, mi sarebbe stata retribuita. Nessun colloquio, qualche scambio di email e un test per dimostrare (o meno) di saper fare o meno ciò che mi veniva richiesto. Un paio di testi (valutati) dopo, la mia avventura nel lavoro a distanza, oggi smart working, iniziò ufficialmente. Dieci anni dopo sto ancora continuando e non farei a cambio con niente al mondo.

Dicembre 2011, scrivania della mia camera da letto. Concordato l'orario, inizio ogni giorno alle 7,30 del mattino collegandomi su Skype. Via chat ricevo le "ordinazioni testuali". Lavoro otto ore al giorno con una di pausa pranzo. Alle 16.30 finisco, e avanti così per cinque giorni la settimana. Ho tre colleghi con cui m'interfaccio. C'è sempre serietà ma anche leggerezza. Un giorno però, la mia capa mi sgrida e neanche poco. Il mio errore? Non averla avvisata che il 5 del mese non ho ancora ricevuto lo stipendio. "Mi devi avvisare subito se non ricevi entro i primi giorni del mese". In un'altra occasione le chiedo di fare un'ora extra. Lei rifiuta, motivando così: "Tu lavori bene, e non voglio che ti stanchi oltre il dovuto. Le ore che fai sono sufficienti". Riposarsi è fondamentale per dare il massimo, e loro lo hanno capito. La collaborazione infatti prosegue a gonfie vele.

Proseguo così per quasi due anni, facendo fattura ogni mese con partita IVA. Nel frattempo però ho iniziato a masticare l'emergente realtà del SEO e decido di proseguire, facendo corsi professionali con l'ottimo Studio Samo di Bologna. Sono temporaneamente senza lavoro ma rispetto a una volta, non mi perdo d'animo. Investo su me stesso. In contatto con i miei ex collaboratori da remoto, inizio a mandare CV ad aziende sparse ovunque nel globo senza aspettare. Sono io a propormi e proporre le mansioni, diventando sempre più intraprendente. Riesco a ottenere risposte da aziende incredibili: tra le altre, le Risorse Umane del Manchester United Football Club e l'Alaskan Airlines. Dall'Italia invece è lo zero assoluto. Nulla di nulla, nemmeno un "grazie, le faremo sapere". Continuo a puntare sull'estero, e dopo qualche mese ricomincio a lavorare online. Altro settore di scrittura, altra collaborazione.

Questa volta l'approccio è ancora più ideale, e personalmente la formula che prediligo. Mi vengono richiesti un numero (adeguato) di contenuti al giorno, senza necessità di restare collegato online. Posso metterci cinque ore o meno se fossi veloce, o tutte le otto giornaliere. A loro non interessa! Unendo la mia indubbia bravura nello scrivere in un italiano impeccabile e la velocità di scrittura imparata (a furia di sudate) durante gli anni di cronaca al Corriere Veneto, riesco a finire il miei compiti in netto anticipo. Sono libero di fare la spesa, sistemare la casa e pensare alla mia vita. Lavoro tanto e sono rilassato. La differenza è che in questo settore viene pagata la qualità del mio lavoro e non la quantità delle ore

In parallelo all'ottimizzazione dei contenuti, il mondo dei social media si fa sempre più dominante e inizio a muovermi anche in quel settore. Dopo ennesimi lavori di scrittura e traduzione, mi sposto sul fronte della promozione via social finalizzato al turismo, mettendo a frutto tutta la mia esperienza di reporter al momento di interagire con i clienti dall'estero. Scrivo in inglese, fornisco informazioni, il tutto corredato da immagini certosine da me realizzate, per raggiungere la meta. Si chiude una porta, se ne apre un'altra. Dall'hosting passo a un ulteriore settore ancora, di cui ho giù ampia conoscenza grazie al mio variegato percorso scolastico, e nel giro di un paio d'anno inizio due collaborazioni social, entrambe nella mia città d'origine, Venezia, continuando in parallelo a lavorare sul fronte del copywriting e scrittura testi in italiano per aziende straniere.

Qualcosa nella mia vita intanto è cambiato. Nella mia casa c'è una cameretta in più. Con mia moglie tornata al lavoro dopo la maternità, mi occupo io del bambino, riuscendo a gestire il tutto. Lavoro e seguo il piccolo. Un qualcosa che non avrei mai immaginato di saper fare. Un qualcosa, che anche durante la pandemia, ho amorevolmente portato avanti senza il minimo problema. Grazie allo smart working posso prendermi tutte le pause che voglio per stare dietro a mio figlio. Grazie alle mie indubbie competenze, riesco a eseguire tutti i miei compiti. La cronaca raccontata al Lido di Venezia mi ha insegnato/obbligato a sapermi concentrare e scrivere in qualsiasi situazione, cosa che mi è tornata utile tra pappe e teneri abbracci. 

Dicembre 2021. In un mondo ancora sfiancato dalla pandemia, le mie giornate iniziano sempre presto. Preparo la colazione per tutti, e già  che ci sono anche il pranzo per il sottoscritto, così da ottimizzare il tempo. Vesto il piccolo e mia moglie va con lui alla scuola materna. Alle 7,45 del mattino, quando molti ancora devono ancora uscire di casa, io inizio già a lavorare, saltando e postando tra Facebook, Twitter, Linkedin e Instagram. Rispondo/programmo nuove mail. Mi organizzo la giornata, e riprendo a scrivere testi e/o articoli. Abituato ai ritmi del piccolo, ormai sono abituato a pranzare a mezzogiorno. Per staccare un po', se ho bisogno, vado al supermercato subito dopo. E' l'una circa e sono fresco come una rosa. Vado avanti altre due ore a ritmi serratissimi, poi mi bevo il mio "brodo canadese": un'ampia tazza di caffè caldo (ma bella grande) con un po' di latte, accompagnato da un dolcino.

Rivedo le ultime cose, impostando già l'indomani in un'ultima mezz'ora di lavoro a distanza. Controllo news, social, etc. Sono quasi le 4. Preparo la merenda a mio figlio e lo vado a prendere alla Scuola Materna. Adesso tocca a lui. Adesso il mio impegno è stare insieme a lui. Posso farlo ogni giorno senza problemi perché il mio lavoro me lo consente. Lo so bene, nessuno mi versa contributi e ci saranno momenti che guadagnerò meno ma non si può avere tutto e niente a questo mondo è perfetto. Ok, forse l'ultima affermazione è sbagliata. Quando rientra mia moglie e siamo di nuovo tutti e tre insieme, sì, questo è il mio autentico e sincero stato di perfezione. Negli ultimi quattro anni ho vissuto inimmaginabili emozioni familiari, e questo anche grazie allo smart workingBuongiorno lavoro, e buona vita a tutti. 

Venezia, finestra dal mio ufficio/camera © Luca Ferrari

lunedì 15 marzo 2021

Lettera di un padre amareggiato

Mimose dell'8 marzo dipinte da un bambino © Luca Ferrari

Dal lockdown 2020 alla zona rossa 2021 (lockdown?). Lì nel mezzo, l'incompetenza mondiale che continua a condannare milioni di persone, anche alla bancarotta.

di Luca Ferrari

Sono un genitore. Sono un professionista. Sono un essere umano esasperato. Fino a oggi ho avuto la fortuna di non vedere nessuno dei miei cari ammalarsi di covid19 ma la strada è ancora molto lunga, e l'alba della svolta (autentica) è lontana Ho affrontato il primo lockdown con un certo ottimismo. Mi sono difeso, ho lavorato e mi sono preso cura del mio cucciolo. È stato piacevole averlo in quei mesi a casa. Non pensavo avrei più avuto l'opportunità di vederlo crescere a stretto contatto col sottoscritto in così tenera età. Adesso è diverso. Adesso mi aspettavo qualcosa di più da quel mondo che dirige le nostre esistenze. A parte qualche scampolo ironico, non ho mai preso di petto la situazione sui social media. Oggi sento che è arrivato il momento di scrivere qualcosa. Un pensiero. Un rimprovero. Un'amara considerazione su qualcosa che non è mai davvero cambiato.

Perché ogni singolo errore del popolo lavoratore viene pagato nel peggiore dei modi e al contrario chi è ai vertici di comando, può permettersi di sbagliare anche in modo clamoroso senza conseguenze? Siamo di fronte all'incompetenza più crassa e letale. Un'incompetenza che ricadrà sulle nostre spalle e dei nostri figli, nipoti e bisnipoti. Un'incompetenza che arricchirà banche e malavita, cosa per altro già evidenziata da molti analisti. Un'incompetenza che ci chiede di continuare a lavorare in smartworking ma con i figli a casa, nel frattempo impegnati studiare a distanza (dando per scontato dunque che tutti abbiamo più computer a disposizione e ci sappiamo sdoppiare in 2-3 entità, ndr), o per chi li ha più piccoli, intrattenerli a prescindere da tutto, senza nemmeno poter uscire di casa.

In questi mesi abbiamo assistito alle liti peggiori interne ai partiti e/o l'un contro l'altro. L'ennesima caduta del governo, e l'ennesimo governo deciso senza il voto degli elettori. Fa niente, non c'è stato nulla di illegale. La legge lo consente e ce ne faremo una ragione (...). Dopo un anno di privazioni però, la domanda sorge spontanea: che cosa è stato fatto fino a ora per invertire la rotta? Smaltite le comprensibili difficoltà iniziali della pandemia, com'è stato possibile che non fosse preparata una seria programmazione vaccinale ancor prima che fossero a disposizione i vaccini in modo da guadagnare tempo prezioso? Com'è stato possibile gestire l'estate senza immaginare, seriamente, quello che sarebbe successo in autunno? Tempo che adesso non c'è più, e ci ha condannato all'ennesima restrizione forzata con la speranza di "tornare in pista" martedì 6 aprile, dopo l'apertura pasquale.

Ecco, ci risiamo. Prima il Natale, adesso Pasqua. In tutto questo periodo sembra che la più grossa preoccupazione sia l'ennesimo pranzo familiare, non pensando a nessun modo alternativo di vivere la festività, se non quello di fare quello che è sempre stato fatto, e con la pancia piena. Così, mentre gli studenti di ogni fascia di età vengono privati del loro legittimo diritto alla presenza in aula, il nostro Governo si è subito mobilitato per specificare che a Pasqua verranno concesse aperture, e questo senza nemmeno usare uno straccio di condizionale. Quindi in conclusione: certezza di rimanere chiusi tre settimane, si; far uscire tutti per Pasqua senza aspettare nessun straccio di dato, si. Non mi sono mai ritenuto un campione di logica, ma vorrei che qualcuno che me la trovasse in questa doppia azione.

E ora tu, lettore che sei arrivato fino a questo punto. Ho aspettato la seconda parte di questo articolo per spiegarti che cosa sia l'immagine di copertina: trattasi di un disegno con le mimose per la festa della donna realizzato da mio figlio alla Scuola Materna. Da oggi non ci può più andare. Per il secondo anno consecutivo inoltre, non potrà festeggiare il compleanno con i suoi amichetti. Per il secondo anno consecutivo saremo solo io e la sua mamma a riempirlo d'amore nel giorno della sua nascita. Faremo del nostro meglio ma qualcosa mancherà. Avevo già parlato con le sue maestre per portare tanti dolci e i suoi amati palloncini in quel giorno. Non lo potrò fare. Non è certo colpa di Mario Draghi di tutto questo, ci mancherebbe, ma che qualcosa in più potesse essere fatto, è indubbio. Qualcosa di più che nessuno ormai più potrà fare, e le cui conseguenze, ricadranno sulle spalle altrui.

Mi piacerebbe essere così ottimista da credere che questa crisi sanitaria mondiale sia stata del tutto casuale ma dopo un anno, lo dico con estrema amarezza, ci credo sempre meno, anche a costo di passare per "complottista", che non sono. Se volessi mettermi a tavolino, non avrei difficoltà a trovare elementi a supporto delle tesi più estreme, oltre ad allarmanti analogie col passato. In un anno centinaia di migliaia di persone hanno perso lavoro o la propria attività, sono stati contratti debiti e gli unici a guadagnarci in queste sabbie mobili sono sempre loro: le banche e chi già possiede quasi tutto. "Qualcuno è morto"? E pazienza, quando mai la morte ha fermato il profitto? Questo è il mondo. Lo è sempre stato e sempre sarà. Lo era all'inizio del 19° secolo, lo è nei tecnologici anni Duemila. Chi lo nega, fa parte di quel mondo e lo sa bene.

Venezia, lunedì 15 marzo 2021. Sono appena le 7 del mattino. Io e mia moglie siamo già in piedi da un'ora abbondante. Dormiamo sempre meno, noi come tanti altri genitori (e non). Davanti a noi abbiamo l'ennesimo tunnel dove ci viene promessa una lanterna ma al massimo ci offrono un innaffiatoio per raschiare la terra. Sono appena le sette del mattino di lunedì 15 marzo 2021 e davanti a noi ci sono (almeno) tre settimane a stretto contatto col nostro meraviglioso figlio, insieme al quale dovremo conciliare l'attività lavorativa e le privazioni alla sua vita. Prendo il mano il suo disegno. In quel giallo dipinto dell'8 marzo disegnato per la sua mamma vedo la più autentica delle speranze con cui andare avanti e costruire un mondo diverso. Guardo una foto di mio figlio e mia moglie in campo, sorridenti e felici col disegno in mano, appena pochi giorni fa. Quante persone prima di me hanno fatto lo stesso? E dove siamo arrivati oggi? (...) Sospiro di desolante esasperazione.

Buongiorno, e buona fortuna a tutti.

lunedì 1 giugno 2020

Il dolce privilegio della quarantena

Padre e figlio in quarantena 
Sono un privilegiato. Durante la quarantena da covid-19 il mio lavoro è continuato. Tutti i miei cari e amici hanno goduto di buona salute e sono sempre stato accanto a mio figlio.

di Luca Ferrari

Italia, 1 giugno 2020. A parte qualche inevitabile limitazione, si può ricominciare a camminare senza mascherina. Le attività sono riaperte. Il mondo ha ripreso a uscire. Tutti felici per la fine delle tante limitazioni? Non proprio. A livello puramente personale a me la quarantena non è dispiaciuta, anzi, ma solo perché sono un privilegiato. La mia professione da anni ormai è quasi esclusivamente in smart working e durante questo periodo non si è mai interrotta. Gli anni di cronaca giornalistica al Corriere del Veneto mi hanno insegnato a essere veloce e operativo in qualsiasi situazione. Tutto ciò mi è tornato utilissimo da quando sono diventato padre.

Sono passati tre mesi ormai dall'inizio della quarantena e ne mancano altrettanti prima della ripresa delle scuole. Così, mentre la stragrande maggioranza dei genitori non vede l'ora che ciò avvenga (ovviamente) per ragioni pratico-lavorative, auspicando inoltre che in questi giorni riaprano anche i nidi/materne, il sottoscritto da oggi si sente un po' più triste perché sa già che tra novanta giorni il suo pulcino lo dovrà lasciare e questa casa sembrerà così vuota senza di lui. In questi mesi di quarantena siamo esistiti solo noi tre: io, mia moglie e nostro figlio.

No, non mi è proprio pesato l'isolamento. Forse la mancanza del grande schermo e qualche corsetta mattutina, ma neanche così tanto. Aldilà di questo, la solitudine mi è sempre stata abbastanza congeniale. Certo ormai non posso più parlare di codesta da quando incontrai una persona straordinaria e ancor di più da quando, pochi anni fa, una creaturina è entrata nelle nostre vite. In questi mesi la mia dolce metà ha sempre continuato ad andare al lavoro uscendo la mattina, così è toccato a me stare vicino al piccolo e in parallelo lavorare. Nulla di nuovo, ma comunque molto differente rispetto a quando aveva un anno scarso.

La mia quarantena da coronavirus non ha limitato la mia operatività. La sola differenza è stata una presenza costante in casa. Il lavoro da remoto ha preso in contropiede migliaia di lavoratori, non il sottoscritto. Ci sono momenti in cui si può fare tutto e altri in cui necessitano di specifica attenzione. Ho appena vissuto tre intensi mesi durante i quali ho potuto insegnare a mio figlio cose che avrebbe imparato altrove. Tre mesi durante i quali ho potuto meravigliarmi ogni giorno di quante nuove parole abbia imparato a pronunciare. Tre mesi durante i quali mi sono sempre disteso accanto a lui prima che si abbandonasse alla "nanna" pomeridiana.

So benissimo che in questo periodo il mondo è stato messo sottosopra, non ho certo vissuto nel regno delle fiabe (semmai gliene ho lette parecchie). Tanta gente è morta e sta continuando a morire. Le conseguenze sul piano economico a livello familiare non sono ancora del tutto calcolabili nella loro drammaticità. Non mi beo certo di tutto questo. Io sono stato fortunato. Ho passato tre mesi sempre accanto a mio figlio. Un tempo che pensavo non avrei più avuto la fortuna di trascorrere in età così piccola. È stato un lusso. Un privilegio. E ora sono già un po' triste all'idea che fra tre mesi lo dovrò lasciare andare alla scuola materna ma questa è la vita. Questa è la sua vita che lo reclama.

Tra 15 anni circa mio figlio si starà avviando (presumo) all'esame di maturità. Chissà quante sfide avrà e avremo già dovuto affrontare insieme. Chissà se il mondo avrà davvero fatto qualche passo in avanti. Chissà se una parola come “diritti” sarà uscita da slogan e post, prendendo in modo deciso il sentiero della concretezza. Presto mio figlio sceglierà la sua strada e ci dovremo separare. La mia speranza e ambizione di padre è che dovunque voglia andare, ci sia tanta felicità ad attenderlo. Ci saranno tanti momenti duri, lo so, e forse è (anche) per questo che la quarantena da covid-19 io la ricorderò sempre con un periodo di tanto e ricambiato amore.