Mimose dell'8 marzo dipinte da un bambino © Luca Ferrari |
Dal lockdown 2020 alla zona rossa 2021 (lockdown?). Lì nel mezzo, l'incompetenza mondiale che continua a condannare milioni di persone, anche alla bancarotta.
di Luca Ferrari
Sono un genitore. Sono un professionista. Sono un essere umano esasperato. Fino a oggi ho avuto la fortuna di non vedere nessuno dei miei cari ammalarsi di covid19 ma la strada è ancora molto lunga, e l'alba della svolta (autentica) è lontana Ho affrontato il primo lockdown con un certo ottimismo. Mi sono difeso, ho lavorato e mi sono preso cura del mio cucciolo. È stato piacevole averlo in quei mesi a casa. Non pensavo avrei più avuto l'opportunità di vederlo crescere a stretto contatto col sottoscritto in così tenera età. Adesso è diverso. Adesso mi aspettavo qualcosa di più da quel mondo che dirige le nostre esistenze. A parte qualche scampolo ironico, non ho mai preso di petto la situazione sui social media. Oggi sento che è arrivato il momento di scrivere qualcosa. Un pensiero. Un rimprovero. Un'amara considerazione su qualcosa che non è mai davvero cambiato.
Perché ogni singolo errore del popolo lavoratore viene pagato nel peggiore dei modi e al contrario chi è ai vertici di comando, può permettersi di sbagliare anche in modo clamoroso senza conseguenze? Siamo di fronte all'incompetenza più crassa e letale. Un'incompetenza che ricadrà sulle nostre spalle e dei nostri figli, nipoti e bisnipoti. Un'incompetenza che arricchirà banche e malavita, cosa per altro già evidenziata da molti analisti. Un'incompetenza che ci chiede di continuare a lavorare in smartworking ma con i figli a casa, nel frattempo impegnati studiare a distanza (dando per scontato dunque che tutti abbiamo più computer a disposizione e ci sappiamo sdoppiare in 2-3 entità, ndr), o per chi li ha più piccoli, intrattenerli a prescindere da tutto, senza nemmeno poter uscire di casa.
In questi mesi abbiamo assistito alle liti peggiori interne ai partiti e/o l'un contro l'altro. L'ennesima caduta del governo, e l'ennesimo governo deciso senza il voto degli elettori. Fa niente, non c'è stato nulla di illegale. La legge lo consente e ce ne faremo una ragione (...). Dopo un anno di privazioni però, la domanda sorge spontanea: che cosa è stato fatto fino a ora per invertire la rotta? Smaltite le comprensibili difficoltà iniziali della pandemia, com'è stato possibile che non fosse preparata una seria programmazione vaccinale ancor prima che fossero a disposizione i vaccini in modo da guadagnare tempo prezioso? Com'è stato possibile gestire l'estate senza immaginare, seriamente, quello che sarebbe successo in autunno? Tempo che adesso non c'è più, e ci ha condannato all'ennesima restrizione forzata con la speranza di "tornare in pista" martedì 6 aprile, dopo l'apertura pasquale.
Ecco, ci risiamo. Prima il Natale, adesso Pasqua. In tutto questo periodo sembra che la più grossa preoccupazione sia l'ennesimo pranzo familiare, non pensando a nessun modo alternativo di vivere la festività, se non quello di fare quello che è sempre stato fatto, e con la pancia piena. Così, mentre gli studenti di ogni fascia di età vengono privati del loro legittimo diritto alla presenza in aula, il nostro Governo si è subito mobilitato per specificare che a Pasqua verranno concesse aperture, e questo senza nemmeno usare uno straccio di condizionale. Quindi in conclusione: certezza di rimanere chiusi tre settimane, si; far uscire tutti per Pasqua senza aspettare nessun straccio di dato, si. Non mi sono mai ritenuto un campione di logica, ma vorrei che qualcuno che me la trovasse in questa doppia azione.
E ora tu, lettore che sei arrivato fino a questo punto. Ho aspettato la seconda parte di questo articolo per spiegarti che cosa sia l'immagine di copertina: trattasi di un disegno con le mimose per la festa della donna realizzato da mio figlio alla Scuola Materna. Da oggi non ci può più andare. Per il secondo anno consecutivo inoltre, non potrà festeggiare il compleanno con i suoi amichetti. Per il secondo anno consecutivo saremo solo io e la sua mamma a riempirlo d'amore nel giorno della sua nascita. Faremo del nostro meglio ma qualcosa mancherà. Avevo già parlato con le sue maestre per portare tanti dolci e i suoi amati palloncini in quel giorno. Non lo potrò fare. Non è certo colpa di Mario Draghi di tutto questo, ci mancherebbe, ma che qualcosa in più potesse essere fatto, è indubbio. Qualcosa di più che nessuno ormai più potrà fare, e le cui conseguenze, ricadranno sulle spalle altrui.
Mi piacerebbe essere così ottimista da credere che questa crisi sanitaria mondiale sia stata del tutto casuale ma dopo un anno, lo dico con estrema amarezza, ci credo sempre meno, anche a costo di passare per "complottista", che non sono. Se volessi mettermi a tavolino, non avrei difficoltà a trovare elementi a supporto delle tesi più estreme, oltre ad allarmanti analogie col passato. In un anno centinaia di migliaia di persone hanno perso lavoro o la propria attività, sono stati contratti debiti e gli unici a guadagnarci in queste sabbie mobili sono sempre loro: le banche e chi già possiede quasi tutto. "Qualcuno è morto"? E pazienza, quando mai la morte ha fermato il profitto? Questo è il mondo. Lo è sempre stato e sempre sarà. Lo era all'inizio del 19° secolo, lo è nei tecnologici anni Duemila. Chi lo nega, fa parte di quel mondo e lo sa bene.
Venezia, lunedì 15 marzo 2021. Sono appena le 7 del mattino. Io e mia moglie siamo già in piedi da un'ora abbondante. Dormiamo sempre meno, noi come tanti altri genitori (e non). Davanti a noi abbiamo l'ennesimo tunnel dove ci viene promessa una lanterna ma al massimo ci offrono un innaffiatoio per raschiare la terra. Sono appena le sette del mattino di lunedì 15 marzo 2021 e davanti a noi ci sono (almeno) tre settimane a stretto contatto col nostro meraviglioso figlio, insieme al quale dovremo conciliare l'attività lavorativa e le privazioni alla sua vita. Prendo il mano il suo disegno. In quel giallo dipinto dell'8 marzo disegnato per la sua mamma vedo la più autentica delle speranze con cui andare avanti e costruire un mondo diverso. Guardo una foto di mio figlio e mia moglie in campo, sorridenti e felici col disegno in mano, appena pochi giorni fa. Quante persone prima di me hanno fatto lo stesso? E dove siamo arrivati oggi? (...) Sospiro di desolante esasperazione.
Buongiorno, e buona fortuna a tutti.
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