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Ore 7.00, inizia una nuova giornata di smart working © Luca Ferrari |
10 anni di smart working... e non sentirli! Nell'autunno 2011 iniziai a lavorare da remoto, e da allora non ho più smesso. Una scelta che non cambierei per nessuna ragione!
di Luca Ferrari
Contratti inesistenti e prestazioni sottopagate. Fino all'autunno 2011 gran parte delle mie collaborazioni lavorative viaggiavano tragicamente su questi due binari, poi un giorno ebbi una risposta diversa. Nella giungla anarchica degli annunci online, accade qualcosa di inaspettato. Ricevetti una risposta seria da un'azienda straniera che prevedeva una prova pratica, e che a prescindere dall'eventuale inizio della collaborazione, mi sarebbe stata retribuita. Nessun colloquio, qualche scambio di email e un test per dimostrare (o meno) di saper fare o meno ciò che mi veniva richiesto. Un paio di testi (valutati) dopo, la mia avventura nel lavoro a distanza, oggi smart working, iniziò ufficialmente. Dieci anni dopo sto ancora continuando e non farei a cambio con niente al mondo.
Dicembre 2011, scrivania della mia camera da letto. Concordato l'orario, inizio ogni giorno alle 7,30 del mattino collegandomi su Skype. Via chat ricevo le "ordinazioni testuali". Lavoro otto ore al giorno con una di pausa pranzo. Alle 16.30 finisco, e avanti così per cinque giorni la settimana. Ho tre colleghi con cui m'interfaccio. C'è sempre serietà ma anche leggerezza. Un giorno però, la mia capa mi sgrida e neanche poco. Il mio errore? Non averla avvisata che il 5 del mese non ho ancora ricevuto lo stipendio. "Mi devi avvisare subito se non ricevi entro i primi giorni del mese". In un'altra occasione le chiedo di fare un'ora extra. Lei rifiuta, motivando così: "Tu lavori bene, e non voglio che ti stanchi oltre il dovuto. Le ore che fai sono sufficienti". Riposarsi è fondamentale per dare il massimo, e loro lo hanno capito. La collaborazione infatti prosegue a gonfie vele.
Proseguo così per quasi due anni, facendo fattura ogni mese con partita IVA. Nel frattempo però ho iniziato a masticare l'emergente realtà del SEO e decido di proseguire, facendo corsi professionali con l'ottimo Studio Samo di Bologna. Sono temporaneamente senza lavoro ma rispetto a una volta, non mi perdo d'animo. Investo su me stesso. In contatto con i miei ex collaboratori da remoto, inizio a mandare CV ad aziende sparse ovunque nel globo senza aspettare. Sono io a propormi e proporre le mansioni, diventando sempre più intraprendente. Riesco a ottenere risposte da aziende incredibili: tra le altre, le Risorse Umane del Manchester United Football Club e l'Alaskan Airlines. Dall'Italia invece è lo zero assoluto. Nulla di nulla, nemmeno un "grazie, le faremo sapere". Continuo a puntare sull'estero, e dopo qualche mese ricomincio a lavorare online. Altro settore di scrittura, altra collaborazione.
Questa volta l'approccio è ancora più ideale, e personalmente la formula che prediligo. Mi vengono richiesti un numero (adeguato) di contenuti al giorno, senza necessità di restare collegato online. Posso metterci cinque ore o meno se fossi veloce, o tutte le otto giornaliere. A loro non interessa! Unendo la mia indubbia bravura nello scrivere in un italiano impeccabile e la velocità di scrittura imparata (a furia di sudate) durante gli anni di cronaca al Corriere Veneto, riesco a finire il miei compiti in netto anticipo. Sono libero di fare la spesa, sistemare la casa e pensare alla mia vita. Lavoro tanto e sono rilassato. La differenza è che in questo settore viene pagata la qualità del mio lavoro e non la quantità delle ore.
In parallelo all'ottimizzazione dei contenuti, il mondo dei social media si fa sempre più dominante e inizio a muovermi anche in quel settore. Dopo ennesimi lavori di scrittura e traduzione, mi sposto sul fronte della promozione via social finalizzato al turismo, mettendo a frutto tutta la mia esperienza di reporter al momento di interagire con i clienti dall'estero. Scrivo in inglese, fornisco informazioni, il tutto corredato da immagini certosine da me realizzate, per raggiungere la meta. Si chiude una porta, se ne apre un'altra. Dall'hosting passo a un ulteriore settore ancora, di cui ho giù ampia conoscenza grazie al mio variegato percorso scolastico, e nel giro di un paio d'anno inizio due collaborazioni social, entrambe nella mia città d'origine, Venezia, continuando in parallelo a lavorare sul fronte del copywriting e scrittura testi in italiano per aziende straniere.
Qualcosa nella mia vita intanto è cambiato. Nella mia casa c'è una cameretta in più. Con mia moglie tornata al lavoro dopo la maternità, mi occupo io del bambino, riuscendo a gestire il tutto. Lavoro e seguo il piccolo. Un qualcosa che non avrei mai immaginato di saper fare. Un qualcosa, che anche durante la pandemia, ho amorevolmente portato avanti senza il minimo problema. Grazie allo smart working posso prendermi tutte le pause che voglio per stare dietro a mio figlio. Grazie alle mie indubbie competenze, riesco a eseguire tutti i miei compiti. La cronaca raccontata al Lido di Venezia mi ha insegnato/obbligato a sapermi concentrare e scrivere in qualsiasi situazione, cosa che mi è tornata utile tra pappe e teneri abbracci.
Dicembre 2021. In un mondo ancora sfiancato dalla pandemia, le mie giornate iniziano sempre presto. Preparo la colazione per tutti, e già che ci sono anche il pranzo per il sottoscritto, così da ottimizzare il tempo. Vesto il piccolo e mia moglie va con lui alla scuola materna. Alle 7,45 del mattino, quando molti ancora devono ancora uscire di casa, io inizio già a lavorare, saltando e postando tra Facebook, Twitter, Linkedin e Instagram. Rispondo/programmo nuove mail. Mi organizzo la giornata, e riprendo a scrivere testi e/o articoli. Abituato ai ritmi del piccolo, ormai sono abituato a pranzare a mezzogiorno. Per staccare un po', se ho bisogno, vado al supermercato subito dopo. E' l'una circa e sono fresco come una rosa. Vado avanti altre due ore a ritmi serratissimi, poi mi bevo il mio "brodo canadese": un'ampia tazza di caffè caldo (ma bella grande) con un po' di latte, accompagnato da un dolcino.
Rivedo le ultime cose, impostando già l'indomani in un'ultima mezz'ora di lavoro a distanza. Controllo news, social, etc. Sono quasi le 4. Preparo la merenda a mio figlio e lo vado a prendere alla Scuola Materna. Adesso tocca a lui. Adesso il mio impegno è stare insieme a lui. Posso farlo ogni giorno senza problemi perché il mio lavoro me lo consente. Lo so bene, nessuno mi versa contributi e ci saranno momenti che guadagnerò meno ma non si può avere tutto e niente a questo mondo è perfetto. Ok, forse l'ultima affermazione è sbagliata. Quando rientra mia moglie e siamo di nuovo tutti e tre insieme, sì, questo è il mio autentico e sincero stato di perfezione. Negli ultimi quattro anni ho vissuto inimmaginabili emozioni familiari, e questo anche grazie allo smart working. Buongiorno lavoro, e buona vita a tutti.
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Venezia, finestra dal mio ufficio/camera © Luca Ferrari |
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