mercoledì 28 dicembre 2022

Lubiana, i mercatini di natale

Lubiana (Slovenia), luminarie di natale © Luca Ferrari

A natale la capitale della Slovenia si tinge di magia. Lungo la riva del fiume Ljubljanica, a Brag Petkovškovo nabrežje, Lubiana è un trionfo di arte, modernità e calore umano.

di Luca Ferrari

Il natale è arrivato anche in Slovenia e la capitale Lubiana si tinge di un'incredibile e genuina atmosfera. Bastano pochi passi lungo il fiume Ljubljanica per venire totalmente risucchiati in un festante vortice cosmopolita fatto di artigianato autoctono, locali, arte antica e quel fascino parigino da lungo-Senna e i suoi tipici bateau mouches. Camminando fino a Piazza Prešeren, passando per i ponti Šuštarski most, il Fishmarket Foobdridge (Ribja brv) e il Tromostovjev (ponte triplo), Lubiana si rivela come una bomboniera. Da lassù intanto, il castello (Ljubljanski grad), maestoso e fiero, osserva come un padre felice i suoi figli che vivono la città.

Abbandonata l'atmosfera innevata del placido sobborgo di Podkoren, a pochi minuti da Kranjska Gora, mi concedo un'esperienza davvero unica: trascorrere la seconda parte del 25 dicembre proprio a Lubiana, nei suoi famosi mercatini, a Petkovškovo nabrežje e a Brag. Superata anche la sempre incantevole Bled, arrivo facilmente nella capitale, trovando un comodo parcheggio proprio a ridosso del fiume. Bastano pochi passi ed eccomi parte pulsante di un connubio linguistico che avanza, si ferma, fotografa e si meraviglia dinnanzi alle luminarie della capitale. C'è grazia negli addobbi. Niente di esagerato. Luci semplici. Luci che accompagnano a scoprire e ispirano a stare bene (volersi bene).

Un presepe con Sacra Famiglia, re magi e pastori interamente realizzato in paglia, mi accoglie accompagnandomi via via, verso la bellissima Piazza Prešeren, con tanto di maestoso albero di natale a fianco del celebre Triplo Ponte, e dedicata a France Prešeren, uno dei maggiori poeti romantici sloveni. E l'atmosfera è proprio quella descritta dai versi del suddetto, con coppie d'innamorati, giovani famiglie, teenager e più grandicelli che si riversano chi per gustarsi delle croccanti caldarroste, chi per scaldarsi con una corroborante cioccolata calda o chi, solo per godersi l'inimitabile panorama. Prima volta nella capitale, e la sensazione è quella di una città accogliente, capace di raccontare storie umane dal sapore sincero.

Lubiana (Slovenia), luminarie © Luca Ferrari
Lubiana (Slovenia), mercatini di natale © Luca Ferrari
Lubiana (Slovenia), presepe di paglia © Luca Ferrari
Lubiana (Slovenia), piazza Preseren © Luca Ferrari
Il castello di Lubiana (Slovenia) © Luca Ferrari
Lubiana (Slovenia), il ponte triplo sopra il fiume © Luca Ferrari
Lubiana (Slovenia), i mercatini di natale lungo il fiume Ljubljanic© Luca Ferrari
Il castello di Lubiana (Slovenia) © Luca Ferrari

mercoledì 16 novembre 2022

Perché l'Italia rimpiange il fascismo?

Ghetto ebraico di Venezia, lapide commemorativa © Luca Ferrari

Il fascismo è stato uno dei peggiori abomini nella storia dell'umanità eppure in Italia viene ancora ricordato con nostalgia. Ma come è possibile? 

di Luca Ferrari

Com’è possibile? Com'è possibile che l’Italia appaia ancora divisa sul giudizio storico del fascismo? Il fascismo è stato un abominio umano, senza se e senza ma. E se fino a una ventina d'anni fa (quasi) ci si vergognava a sbandierare pubblicamente la propria simpatia per le camice nere, il vento adesso è decisamente cambiato (e non fischia quasi più, ndr). Sì, il fascismo, proprio quello. Un movimento politico brutale che riversò la sua feroce violenza contro chiunque la pensasse diversamente. Il fascismo, sì, quello delle leggi razziali e dell’alleanza (voluta) con Adolf Hitler e il nazismo. Il fascismo, sì, quello della spietata aggressione all'Etiopia e dei campi di sterminio nell'ex-Jugoslavia

All'Ateneo Veneto intanto, la più antica istituzione culturale di Venezia in attività, martedì 22 novembre (Sala Lettura, ore 18.00) si svolge la presentazione del volume L’ombra lunga del fascismo. Perché l’Italia è ancora ferma a Mussolini, di Sergio Rizzo e Alessandro Campi (Milano, Solferino 2022). "Ci si può stupire se nel 2022, a un secolo dall’avvento del fascismo, c’è una ditta che produce e vende su e-Bay magliette celebrative della Marcia su Roma, o se torna di moda il saluto romano, dalle curve degli stadi ai consigli comunali?" si legge. "Perché alla fine della guerra molti fascisti sono rimasti al loro posto; perché sono tutt’ora in vigore 249 leggi, decreti, regolamenti in cui compare la parola - razza -".

Anche la città di Venezia ha conosciuto le angherie nere. Il ghetto ebraico di Venezia è un museo a cielo aperto della memoria, tra cui la lapide dedicata al presidente della comunità ebraica veneziana, Giuseppe Jona, che pur di non consegnare la lista degli ebrei presenti, si suicidò. Uomini, donne e bambini, in particolare tra il 1943 e il 1944, furono strappati alle loro case e deportati nei lager dell'annientamento. Furono 246 in tutto gli ebrei veneziani catturati e mandati a morire. Tra questi, anche l'anziano rabbino Adolfo Ottolenghi insieme agli altri ospiti della Casa di Ricovero Israelitica. Una lapide ricorda i loro nomi in Campo del Ghetto Nuovo, insieme al monumento che lo scultore Blatas ha dedicato alla Shoà. Anno dopo anno si aggiungono nuove pietre d'inciampo con i nomi di tutti i deportati. Mi chiedo: anche di queste "scorribande" i neo-fascisti hanno nostalgia?

Venezia, pietre d'inciampo © Luca Ferrari

In prima linea sul fronte nostalgico, la Destra politica italiana che non smette di ricordarci quanto bravo sia stato Mussolini (e non solo lui), dimenticandosi però di menzionare tutto l'orrore che sparse in Italia e in altre parti del mondo. In mezzo a quell'inferno ci finì anche una bambina, tal Liliana Segre, miracolosamente scampata al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, e oggi Senatrice a vita della Repubblica Italiana. Lei, superstite e testimone vivente della Shoah, oggi collega dell'on. Ignazio La Russa, Presidente del Senato, e sempre nostalgico dei "bei tempi delle camice nere". Chissà  se l'on. La Russa avrà mai il coraggio di guardare negli occhi Liliana spiegandole cosa rimpiange di quel "nobile ventennio".

Erede (furba) della cultura fascista, anche l'attuale Presidente del Consiglio, On. Giorgia Meloni, tra i fondatori del partito Fratelli d'Italia, erede diretto dell'MSI - Movimento Sociale Italiano, partito d'ispirazione neofascista (diciamo così), sorto all'indomani della fine della Seconda Guerra Mondiale, e il cui simbolo della fiamma tricolore è stato ripreso da FI. Tra i fondatori di quest'ultimo, Giorgio Almirante, cui il nostro Premier gli dedicò un generoso tweet un paio di anni fa. Ma chi era Giorgio Almirante? Leggiamo con attenzione il suo tributo:

Il tweet di Giorgia Meloni dedicato a Giorgio Almirante

Per quanti non lo sapessero, Giorgio Almirante fu uno strenuo sostenitore di Benito Mussolini, Segretario e tra le prime firme del periodico italiano "La difesa della razza" dove fu pubblicato il vergognoso Manifesto della RazzaUn uomo che non dimenticheremo mai, ha twittato l'on. Meloni. Immagino che le migliaia di vittime dei rastrellamenti fascisti concorderanno con lei: non  dimenticheranno mai quell'uomo, complice e sostenitore incallito di quell'abominio umano che è stato e sempre sarà il fascismo.

Da giornalista, ma ancor di più da essere umano, mi piacerebbe chiedere alla Presidente Meloni quale sia stata la grandezza di quest'uomo, e magari lo spiegasse anche a tutti quelle persone che hanno perso parenti nei forni crematori nazi-fascisti e(o sono state torturate dai loro aguzzini. Ma perché sorprendersi di questo italico attaccamento al duce? Se un politico può esprimere simili opinioni in barba alla Legge Scelba (1952), riuscendo a ricoprire anche una delle massime cariche dello Stato, c'è ben poco da rispondere. Sulla carta, l'apologia di fascismo è reato, nella pratica non lo è. Mai. E l'agonizzante erede della Sinistra sa al massimo attaccare in modo sterile solo quando c'è odore di elezioni.

Fascisti macellai, in casa e fuori dai patri confini. Ed è proprio oltre quest'ultimi che si continua a fare propaganda portando avanti una delle più grosse bugie storiche: il mito degli italiani brava gente, con la Destra che nel tempo è stata furbissima "ad accaparrarsi" la memoria della tragedia delle foibe causata da Tito e i partigiani slavi, facendo passare l'Italia come unica vittima, senza che in tutto questo il fascismo non avesse alcuna responsabilità. Prima e durante la II Guerra Mondiale l'Italia di Mussolini si macchiò di orrendi crimini contro l'umanità, incluso l'uso di gas nervino ai danni della popolazione africana in barba al protocollo di Ginevra (1925) e la creazione, fra i tanti, di campi di concentramento nei territori dell'ex-Jugoslavia.

L'Italia uscì sconfitta dalla guerra, sì, ma allo stesso tempo fu riabilitata agli occhi dell'opinione pubblica dai partigiani e venne presa sotto l'ala protettrice degli Alleati. Com'è tipico della cultura italiana, il problema non fu affrontato ma nascosto. Il fascismo fu incautamente messo in naftalina, senza alcun processo pubblico né confronto con le vittime. Al contrario l'intera Germania si è dovuta confrontare con i crimini del nazismo, e tutt'oggi è ancora costretta a farlo. L'Italia di Mussolini, no. Perché? Ce lo chiediamo ancora e sempre di più oggi, a più di 75 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Ce lo chiediamo mentre la politica scherza con gli spettri dell'orrore nero per guadagnare consensi nella melma dell'ignoranza. Se lo chiedono quelle bambine e bambini, strappati alle loro famiglie e mandati a morire nel nome di non si sa bene quale ideologia superiore.

Perché l'italia rimpiange Mussolini? Ce lo chiediamo in parecchi e più di tutti, i diretti discendenti di quegli innocenti trucidati dal fascismo.

Manifestazione del 25 aprile, la festa della Liberazione © Luca Ferrari

giovedì 20 ottobre 2022

Il mostruoso Dino Park

Welcome to Dino Park... © Luca Ferrari

Viaggio "preistorico" alla scoperta del Dino Park, a Lesce, in Slovenia, poco distante dal lago di Bled. Un mondo popolato di T-rex, triceratopi, velociraptor e tanti altri dinosauri.

di Luca Ferrari

Famelici velociraptor. Un gigantesco brachiosauro, un minaccioso tirannosauro e un più placido triceratopo. Insieme a loro, altre simpatiche creature che paiono uscite da un viaggio nel tempo di milioni di anni fa o al massimo... dal set Spielberghiano di Jurassic Park. Niente di così complicato né di così lontano. Mi trovo "semplicemente nelle vicinanze del lago di Bled, in Slovenia, nel paesino di Lesce alle cui porte sorge il Dino Park, affascinante parco-divertimenti per bambini con animalesche riproduzioni. La prima volta che ci ero passato, quasi non ci avevo fatto caso. Ad attirare la mia curiosità, subito dopo una rotonda con al centro una enorme palla da golf sulla strada principale, delle enormi corna e dei "musi scheletrici".

L'ingresso del Dino Park © Luca Ferrari

Sfruttando al meglio i vantaggi del roaming europeo, inizio subito una veloce ricerca ed ecco scoprire questo parco che, sia ben chiaro, nulla ha a che fare con la presenza di animali preistorici in questo spicchio d'Europa. Secondo gli orari attualmente pubblicati, il parco è aperto nei fine settimana e festivi nei mesi di ottobre e aprile, quindi da maggio fino a fine settembre tutti. Per i dettagli, meglio visualizzare il sito; attenzione è solo in sloveno, ma scegliendo l'opzione automatica di traduzione in italiano, si accede alle info basilari. In alternativa si può consultare la struttura inviando un messaggio ai sempre attivi canali social di Facebook (DinoParkBled) e Instagram (dino_park_bled).

Arrivati direttamente dall'Italia via Lubiana e fatto il fondamentale bollino (e-vignetta) per circolare in autostrada, comodamente dal mio smartphone a ridosso del confine, poco dopo Gorizia,  superiamo anche la capitale Lubiana, puntando verso Bled ed eccoci arrivati. Poche macchine parcheggiate e comincia l'avventura, subito accolti da un gigantesco brachiosauro, quello che comunemente viene chiamato dinosauro. Il parco è abbastanza grande, senza chissà quale cura con aiuole e simili, ma dentro di me penso: se mi trovassi dinnanzi a questi giganti preistorici, non sarebbe più realistico un'atmosfera selvaggia? Così è! Procediamo allora!

Tra feroci predatori e più placidi erbivori, c'è anche la mano dell'uomo per ricordare alcune delle più epiche ed emblematiche costruzioni dei Tempi Antichi, come le piramidi e Stonehenge.

Dino Park, riproduzione di Stonehenge © Luca Ferrari

Ogni creatura ha la propria scheda didattica, in sloveno e in inglese. Arrivato dinnanzi a un enorme triceratopo, mi tornano in mente le parole meravigliate del prof. Alan Grant (Sam Neill) alla vista di uno di questi esemplari, vivi, durante la sua visita al Jurassic Park (1993, di Steven Spielberg). Ad attirare la mia attenzione, complice anche una sorta di cresta, il pachicefalosauro (vedi ultima foto), con un'espressione simpatica e rassicurante (non è un caso che scopro non cibarsi di carne umana). Tutt'altro sentimento invece, quando sulla mia strada si presentano i letali Velociraptor o il mastodontico T-rex, il Tirannosauro, completo di audio (e non solo lui).

Il Dino Park (Slovenia) © Luca Ferrari

Non riesco a resistere e anche io entro la gola di un vorace, liberando tutta la fantasia, lottando contro i suoi denti aguzzi per una indimenticabile session fotografica. Sfuggito "all'essere uno spuntino preistorico", mi accomodo dentro il guscio aperto di un uovo, dove questa volta sono io a calarmi nei panni di un essere preistorico.

Uova di dinosauro © Luca Ferrari

Prima di uscire, difficile se non impossibile rinunciare a una capatina al negozio di souvenir, dove al di là di qualche scontato peluche, puzzle o simili, trovo molto interessante un kit da paleontologo che avrebbe fatto la gioia del dott. Ross Geller (David Schwimmer), per un tuffo nell'epica della sitcom Friends. In una scatoletta si nasconde un blocco e con una piccola spatolina, si gratta via il superfluo fino a trovare lo scheletro di un dinosauro. Simpatico e molto istruttivo!

Arrivati alla fine, la cucina del vicino Dino Grill è una tentazione davvero troppo verace per lasciar scorrere. Piatti tipici della cucina slovena, carne in particolare, con possibilità di assaggiare anche un succulento maialino (se disponibile) cucinato direttamente allo spiedo. Spinto anche dal mio piccolo compagno di viaggio, ci concentriamo sul T-Rex Burger e una porzione maxi di cevapcici, le tipiche salsicce all'aglio balcaniche, il tutto servito su piatti a forma di uovo di dinosauro. Sopra di noi, all'interno del locale, un grosso scheletro animalesco. Complice la bella giornata però, ci accomodiamo fuori, direttamente dentro il Dino Park.

Dino Grill, cevapcici © Luca Ferrari

Una scelta quanto mai azzeccata, e davvero gustosa. Così, mentre affondo le mie fameliche fauci in cotanta prelibatezza, il figliolo ricomincia un altro giro a tu per tu col mondo preistorico del Dino Park, a Lesce, in Slovenia.


Dentro il Dino Park

L'ingresso del Dino Park (Slovenia© Luca Ferrari
Dino Park, il brachiosauro © Luca Ferrari
Il Dino Park (Slovenia) © Luca Ferrari
Il Dino Park (Slovenia) © Luca Ferrari
Il Dino Park (Slovenia) © Luca Ferrari
Il Dino Park (Slovenia) © Luca Ferrari
Il Dino Park (Slovenia) © Luca Ferrari
La spietata legge della Preistoria al Dino Park © Luca Ferrari
Creature poco raccomandabili al Dino Park © Luca Ferrari
Triceratopo al Dino Park (Slovenia© Luca Ferrari
Pterodattilo al Dino Park (Slovenia© Luca Ferrari
Il brachiocefalosauro al Dino Park (Slovenia© Luca Ferrari

lunedì 12 settembre 2022

Scuola materna, l'ispirazione del cuore

Lavori nella scuola veneziana Comparetti © Luca Ferrari
Ogni giorno mio figlio vive meravigliose esperienze umano-educative alla Scuola materna Comparetti di Venezia. Oggi è il suo presente... e se domani fosse il mio futuro? 

di Luca Ferrari

Una breve passeggiata lungo la fondamenta. Il monopattino lasciato davanti all'ingresso (insieme a moltissimi altri). I primi saluti. Il cambio di scarpine nell'armadietto. Uno sguardo al menù scritto a pennarello. Un bacio al sottoscritto o alla sua mamma prima di lasciarlo e via, può cominciare l'avventura! Per mio figlio inizia sempre così un nuovo giorno alla scuola dell'infanzia (materna) Comparetti di Venezia. Quest'anno sarà l'ultima volta. Nel tempo fin qua trascorso, ho avuto modo io stesso di imparare molto e sebbene ciò che faccio per vivere mi garbi parecchio, se dovessi pensare a una nuova avventura lavorativa, nulla come operare in una scuola materna, oggi mi renderebbe più felice e soddisfatto.

Negli ultimi due anni la scuola di mio figlio è stato il luogo che ho "bazzicato" di più, e non potrei esserNe più felice. In questo primo ciclo della sua vita ha incontrato compagne/i di classe davvero speciali e maestre con un'autentica passione per la loro crescita. A dispetto delle difficoltà e limitazioni imposte dalla crisi pandemica, sono comunque riusciti a svolgere moltissime attività e laboratori, anche fuori dalle mura scolastiche. Visite a musei, gita in fattoria didattica e varie escursioni in barca (a remi, e a motore), tra cui in occasione della festa di San Martino, conclusa con canti e schiamazzi di pentole, così come vuole la tradizione veneziana, per la casa di riposo di Cannaregio.

Tra un anno esatto mio figlio inizierà la scuola elementare, e come genitore non ho che un unico desiderio: trovare ciò che ha vissuto fino a ora, sotto ogni profilo. Così, mentre mi confronto ogni giorno con amici, papà e mamme nella mia stessa situazione, o che magari hanno appena iscritto i propri figli al 1° anno elementare, mi sono reso conto quanto sia stata importante questa scuola per lui. Certo, sta crescendo ma ci sono tanti modi di farlo, e non fu un caso che quando ci venne consegnato un video natalizio dopo appena pochi mesi, il piccolino lo volle/ce lo fece vedere di continuo, raccontando sempre chi fossero i suoi amici, i nomi di tutti, etc.

Nel panorama lavorativo italiano, faccio parte di quella schiera di anime che il buon Checco Zalone avrebbe chiamato "i condannati alla partita IVA" (Quo Vado?, 2015). In questi ultimi anni però, mi sono sentito un dolce privilegiato, anche se l'Italia è lontana anni luce dai diritti genitoriali della Finlandia della Premier Sanna Martin, il cui Governo ha di recente esteso il congedo parentale a 160 giorni (maschi inclusi). La scrittura è il mio mestiere. Dopo aver svolto una lunga ed esclusiva attività foto-giornalistica, ho iniziato a collaborare anche con aziende internazionali e ormai sono più di 10 anni che la mia principale attività consiste nello scrivere a distanza (social media inclusi). Ciò mi ha consentito di poter seguire mio figlio senza il minimo problema, lockdown incluso. 

Finito di "pigiare la tastiera", ogni giorno il mio quotidiano mi accompagna dentro a una scuola materna. Due anni dove io stesso ho incontrato persone speciali che mi hanno per certi versi ispirato a tal punto, che ho cominciato a pensare sempre di più alle figure che lavorano "lì dentro", e a quanto siano importanti nello sviluppo di queste creaturine che dai 3 ai 6 anni compiono progressi incredibili. "Lì dentro" passano quasi più tempo che in famiglia, e da lattanti diventano bambine/i con idee e sogni ben precisi. Ogni giorno che varco la soglia di quella scuola, mi chiedo se sarei capace di fare un simile mestiere. Ogni giorno che chiedo a mio figlio com'è andata e cos'ha fatto, immagino se anch'io sarei capace di passare le mie giornate a formare a queste piccolissime generazioni.

Oggi, 12 settembre 2022, il mio figlioletto inizia il suo ultimo anno alla Scuola Materna Comparetti di Venezia. La prossima estate sarà tempo di addii e qualche lacrima (mia di sicuro). Ci restano e ci resteranno di sicuro una miriade di ricordi, ma mentre lui guarderà inevitabilmente sempre più avanti, il "vecchio" si soffermerà un po' di più coi pensieri, chissà, magari gettando le basi per un nuovo futuro. E quando passerò dinnanzi a questo edificio, situato nel cuore dell'antico ghetto ebraico veneziano, sarà inevitabile ripensare a questi primi e incredibili anni. Un tempo unico che ho potuto vivere ogni giorno al suo fianco. Un tempo che non smetterò mai di raccontargli. Un tempo in cui il legame di un padre e un figlio è diventato qualcosa di sempre più profondo. Un tempo che ha ancora molt(issimo) da vivere e tramandare...

Venezia, si va a scuola (materna)... © Luca Ferrari
Monopattini parcheggiati davanti alla scuola Comparetti © Luca Ferrari
Venezia - scuola Comparetti © Luca Ferrari
Venezia - lavori alla scuola Comparetti © Luca Ferrari
Venezia - lavori alla scuola Comparetti © Luca Ferrari
Venezia - l'ampio giardino della scuola Comparetti © Luca Ferrari
Venezia - merenda © Luca Ferrari

Venezia - in gita sul Canal Grande con la scuola Comparetti © Luca Ferrari
Venezia - in gita con la scuola Comparetti © Luca Ferrari

sabato 25 giugno 2022

Seattle, il viaggio che cambiò tutto

Seattle, lo Space Needle © Luca Ferrari
Ho aspettato sedici anni per andarci ma ciò che accadde lì, fu l'esatto contrario di quello che avevo sempre immaginato. Il 25 giugno 2012 partii per Seattle e tutto cambiò  per sempre. 

di Luca Ferrari

La natura stessa del viaggiare indica scoperta e cambiamento. Ogni esperienza è importante ma per il sottoscritto, come per chiunque altro, ci sono viaggi più significativi degli altri. Fino a quel momento avevo solcato vari cieli europei facendo reportage, anche in compagnia, ma dentro di me, la dimensione più intima era ancora molto personalizzata e solitaria. Poi qualcosa accadde. E il destino volle che fosse proprio in un viaggio che stavo aspettando da una vita intera. L'emblema di quel mio ermetismo si aprì a una nuova era. Lì, a Seattle, scoprii davvero il significato della condivisione, insieme alla mia compagna e due amici speciali. E lì, a Seattle, nacque "Viaggi del mondo"

Non riesco neanche a immaginare la mia vita senza che sia ispirata da quelle band formatesi nel nordovest americano. Ecco, io a 19 anni volevo andare a Seattle per loro: Nirvana, Pearl Jam, Mudhoney, Alice in Chains, Soundgarden, Mother Love Bone, Temple of the Dog. E quando misi su carta la promessa che ci sarei arrivato, riprendere quel prezioso documento e completarlo a distanza di quasi vent'ani, fu un'emozione bruciante. Mi ero sempre immaginato di andarci da solo. Vagando in compagnia di un diario, penne e parecchie cassette da ascoltare. Scrivere, scrivere e solo scrivere. Il 25 giugno 2012 sbarcai a Seattle, e una volta ottemperato il mio giuramento, le strade mi portarono a scoprire qualcosa di unico e inimmaginabile.

Fino ad allora, ogni viaggio aveva sempre avuto le stesse caratteristiche. Mi calcavo le cuffie e iniziavo a scrivere. Fino ad allora la stragrande maggioranza dei mie voli erano avvenuti in solitaria. Adesso era diverso e in quelle tante ore che mi portarono sulle coste del Pacifico, fui quasi costretto ad aprirmi a una storia collettiva. Una storia che si sarebbe rivelata più preziosa e ispirante di qualsiasi esecuzione prosaica. Atterrati all'aeroporto Sea-Tac, un amico italiano era lì ad accoglierci e accompagnarci nella sua abitazione e di sua moglie, nel quartiere di Georgetown. Ci misi poco per capire che la Seattle dell'adolescenza non esisteva più. Quella di oggi era la Seattle della consapevolezza di una nuova vita, ancor più ispirante e condivisa con l'amore e l'amicizia. Tutto iniziò così, fin dalle prime battute.

L'indomani per certi versi fu ancora più surreale. D'improvviso ero dentro quel "sogno". Il Pike Place Market, storico mercato del pesce (e non solo) di Seattle, direttamente affacciato sul golfo del Puget Sound, era dinnanzi a me. Ci entrai dentro. Visitai ogni singolo negozietto e alla fine ci concedemmo un frugale pranzetto, scoprendo con sorpresa che una volta ordinata una bibita, potevo fare il pieno della suddetta a piacimento. Ma tutto questo non lo stavo annotando su di un block notes. Come sotto dettatura di un qualche elfo immortale, nuove pagine di Storia umana si stavano imprimendo nel mio cuore. La mattina facevo il turista, ma la sera ero a tavola a condividere il mio tempo.

Seattle non fu solo un viaggio singolo, ma anche un avamposto che mi portò a (ri)scoprire vecchie storie cinematografiche, da allora diventate parte integrante dei miei ricordi più incredibili. Tutti insieme allora, andammo alla scoperta delle sorgenti della serie I segreti di Twin Peaks a North Bend, a mezz'ora da Seattle. Se ripenso a quando vidi quella serie per la prima volta, durante l'adolescenza, non mi viene in mente alcun ricordo felice. Adesso invece ero dentro quel mondo a mangiare hamburger e torta di ciliegie, sorseggiando caffè nero. Adesso il fantasma demoniaco di Bob brindava amichevole insieme a tutti noi.

Non si può dire di aver viaggiato negli Stati Uniti senza averli attraversai su strada, e così eccoci a macinare più di 180 miglia dallo stato di Washington all'Oregon, attraversando il lunghissimo Astoria-Megler Bridge, e arrivando ad Astoria, celebre scenografia naturale di tante produzioni cinematografiche, e in particolare del cult '80, I Goonies. Un viaggio a tu per tu con emozioni, confidenze fraterne e sorprese, dove un passato ingombrante si stava finalmente fracassando in nome di una vita inaspettata. Emblema di tutto questo, la straordinaria vegetazione tutt'intorno, generosa oltre modo. Come una sorta di richiamo. Una promessa indomita verso un futuro più rigoglioso... e così sarebbe stato!

Rientrati a Seattle, e fatto una piovosa tappa ad Aberdeen, città natale del cantante-chitarrista dei Nirvana, Kurt Cobain, il gps puntò questa volta a Forks, fino a qualche anno fa cittadina sconosciuta al resto del mondo, e poi diventata popolarissima grazie alla saga cinematografica di Twilight. Il caso volle che fosse la festa del 4 luglio, e assistemmo così alle tipiche parate, con protagonisti anche i nativi Quileute, citati nello stesso romanzo di Stephanie Meyer da cui vennero tratti i vari film, il tutto anticipato da una sontuosa colazione a base di giganteschi pancake con fragole e panna.

Lungo il percorso, trovammo il tempo di goderci anche i fuochi d'artificio, cucinando anche i tipici mash mellow sul fuoco in spiaggia. Lì, davanti a me c'era l'oceano che molto "IntoWildanamente" si stava aprendo a una felicità, a tratti davvero difficile da vivere e raccontare a parole sul momento. Quando fu l'ora di riprendere l'aereo, fui attraversato da un sensazione di incompletezza. Come se non avessi fatto o vissuto abbastanza. Ero certo ci sarei tornato a Seattle ma fin'ora non è mai accaduto. Finalmente ero andato a Seattle ma nulla andò com'era previsto e lo capii subito. In quel viaggio, la mia percezione del mondo attorno a me cambiò per sempre, sentendo finalmente di meritarmi di essere sopravvissuto...

Ho cominciato a scrivere questo articolo parecchi mesi fa, immaginando il giorno che sarebbero passati 10 anni esatti dal giorno della partenza per Seattle. Quel giorno è arrivato, e io l'ho appena condiviso insieme a tutti voi. 

La città di Seattle (USA) © Luca Ferrari
Il Public Market Center (Seattle) © Luca Ferrari
A zonzo per i negozietti di Seattle © Antonietta Salvatore
Il primo hamburger (di pesce) mangiato a Seattle © Luca Ferrari
Seattle, la spiaggia di Alki Beach © Luca Ferrari
North Bend (Wa), la cascata di "Twin Peaks" © Luca Ferrari
Quattro amici tra Seattle, North Bend e Oregon 
Ruby Beach (Oregon), le rocce immortalate nel film I Goonies © Luca Ferrari
Forks (Wa), parata del 4 luglio © Luca Ferrari
 I fuochi d'artificio del 4 luglio © Luca Ferrari
Gli original mash mellow (Wa) © Luca Ferrari
On the road sulle Merymere Falls (Wa) © Luca Ferrari
Seattle © Luca Ferrari
Seattle si avvicina... © Antonietta Salvatore
Seattle by night © Antonietta Salvatore