martedì 29 luglio 2025

La compagnia azzurra della medaglia

Costanza Verona e Laura Spreafico medaglia © Italbasket 

La Nazionale Femminile del basket ha conquistato la medaglia di bronzo agli Europei FIBA 2025. Una vittoria di gruppo che incarna lo spirito più autentico di questa disciplina. 

di Luca Ferrari

Una medaglia per la Storia.
Una medaglia per la Gloria
Questa medaglia è vostra, strepitose eroine
Dei parquet nel mondo, voi, le prossime regine

Il 29 giugno 2025 l'Italia del basket femminile ha concluso il suo incredibile campionato europeo, conquistando la medaglia di bronzo contro la Francia vice-campione olimpica, sigillo che mancava da trent'anni esatti. A vincere è stato il gruppo, solido e unito, dimostrando una notevole maturità cestistica in ogni partita disputata. Guidate da coach Andrea Capobianco, tutte le 12 convocate sono state decisive e determinanti. Cecilia Zandalasini. Costanza Verona. Francesca Pan. Francesca Pasa. Jasmine Keys. Laura Spreafico. Lorela Cubaj. Mariella Santucci. Martina Fassina. Olbis Futo Andrè. Sara Madera. Stefania Trimboli. Troppo spesso gli sport di squadra non sono abbastanza di squadra. L'Italia Femminile, sì. Eccome. Si conoscono bene. Molte di loro condividono la casacca, chi alla Molisana Cambobasso, chi nella Famila Schio, chi nella Reyer Venezia, chi nel Geas Sesto San Giovanni. Si sono sfidate e si sfideranno ancora. Le Azzurre della pallacanestro non hanno solo conquistato il terzo gradino del podio al FIBA EuroBasket Women 2025, hanno lanciato un monito alla pallacanestro mondiale e all'Italia sportiva stessa.

L'Europeo azzurro non era cominciato nel migliore dei modi. Nella seconda amichevole disputata contro le campionesse in carica del Belgio, poi riconfermatesi sul tetto d'Europa, la giovane stella Matilde Villa si era rotta il legamento crociato anteriore del ginocchio. Altra defezione dell'ultimo minuto, la forte Martina Kacerik. C'era molta curiosità attorno al gruppo ma fin dalla prima partita contro la Serbia, vinta con pieno merito 71-60, si era capito che le ragazze non fossero venute per "partecipare". Concetto messo molto bene in chiaro anche nei due successivi match casalinghi del girone, rispettivamente contro Slovenia (77-66) e Lituania (65-51), due squadre con una consolidata tradizione nella palla a spicchi. L'Italia dunque si qualifica come prima del girone, vincendo e convincendo a tal punto che "perfino" la maggioranza della stampa nazionale finalmente si accorge di loro, e inizia a dedicargli sempre più di spazio. L'Europeo intanto si sposta ad Atene, in Grecia, per la fase finale.

Nel clan azzurro si respira ottimismo ed è palpabile una fortissima determinazione. Le giocatrici fanno squadra dentro e fuori dal campo. L'Italia affronta l'insidiosa Turchia ai quarti, vincendo in overtime 76-74 una partita che la maggior parte delle squadre avrebbero perso. Loro no. Avevano la partita in pugno ma i nervi sanno fare brutti scherzi anche alle giocatrici più affermate. Le campionesse però, sanno rialzarsi ribaltando l'inevitabile, ed è proprio quello che è successo. Non una, non due. Tutte insieme, decise e lottatrici. Come una sol donna... Le azzurre sono in zona medaglia. Tra loro e la finale c'è solo il Belgio. Una semifinale incredibile. Una partita subita, riaperta, dominata e persa solo all'ultimo secondo. Una sconfitta che certifica ulteriormente il cuore e la qualità di questa squadra. Una sconfitta che brucia ma non scalfisce neanche di un millimetro la fame e la straordinaria energia delle Azzurre. L'ultimo atto con in palio la medaglia di bronzo, è contro la Francia, quest'ultima capace di rifilare 36 punti di scarto alla Grecia e addirittura 74 alla Svizzera, ma sono dettagli, numeri. Le Azzurre non temono nessuno. Giocano a viso aperto. Impongono il loro gioco. Disputano una partita straordinaria e chiudono 69-54, conquistando così (stra)meritatamente il terzo gradino del podio.

Il basket femminile italiano è in costante crescita (vedi anche il mio prossimo servizio sulle pagine della testata statunitense L'Italo-Americano). Tutte le protagoniste dell'Europeo hanno lasciato il segno nel corso della stagione appena conclusa, regalando spesso grandi partite, a cominciare dalla Supercoppa che ha visto sfidarsi Schio e Venezia. Come non ricordare "un'indemoniata Madera" nella semifinale scudetto 2025 contro la squadra lagunare? Le qualità di Andrè, Santucci, KeysFassina, onnipresenti con "polmoni" e punti nelle rispettive squadre? I costanti fendenti della "cecchina" Verona. La grinta di Cubaj e Pan, il tutto accentuato dai ritorni in Italia delle "figliol prodighe" Zandalasini e Pasa a partire dalla prossima stagione. Per chi segue il campionato LBF, il successo dell'Italia non è stata una sorpresa. Singolarmente erano tutte in forma, estremamente preparate e motivate. Per vincere, la squadra avrebbe dovuto trovare la propria quadratura e la giusta alchimia. L'ha fatto, giocando in modo sinergico e davvero appassionante (ispirante). Agli Europei 2025 i metalli più preziosi sono sfuggiti di un ferro. La caccia al Mondiale e all'Olimpiade è cominciata. L'Italia è pronta, e lo sanno davvero tutti adesso.

Una medaglia per la Storia.
Una medaglia per la Gloria
Una medaglia di bronzo ciondola imperitura,
altre ne arriveranno, è la vostra grande avventura

Il video celebrativo TUTTO Cuore Azzurro, Misto Bronzo

L'Italia festeggia con la medaglia di bronzo a Euro FIBA 2025 © Italbasket
Lorela Cubaj, Jasmine Keys - Olbis Futo Andrè © Italbasket
Francesca Pasa e Martina Fassina/ Stefania Trimboli e Sara Madera © Italbasket

Mariella Santucci e Martina Fassina © FIBA
Cecilia Zandalasini e Francesca Pan © FIBA

mercoledì 23 luglio 2025

Il ritorno perfetto dalle vacanze

Croazia, traghetto Cres-Valbisca © Luca Ferrari

Tornare dalle vacanze è un momento potenzialmente "esplosivo" e molto stressante. Può anche accadere che si arrivi a casa più rilassati che mai, grazie a un viaggio a dir poco perfetto.

di Luca Ferrari

Ferryboat, autostrada, macchina, battello e clima differente. Il ritorno perfetto. Mi è successo. Mi è appena accaduto e sono ancora incredulo. Un po' mi sono ingegnato. Un po' sono stato fortunato. La verità sta nel mezzo, come spesso accade. Tornare dalle ferie, anche se si tratta di pochi giorni, può essere un momento molto stressante. C'è chi vorrebbe arrivare prima e chi al contrario punterebbe a  godersi fino all'ultimo minuto, incurante dell'inevitabile fatica del giorno dopo al lavoro. Questa volta lo avevo promesso. Torniamo quando vuoi tu, ho detto a mia moglie ed è andato tutto liscio, anzi di più. Le abbiamo azzeccate tutte, cosa non esattamente scontata per chi abita a Venezia (laguna), quindi non potendo lasciare la macchina comodamente sotto il vialetto di casa. Le incognite sono tante ma le ho evitate come neanche avrebbe fatto un collaudato slalomista coi paletti. Ho fatto tanti viaggi nella mia vita e raramente sono tornato così rilassato. Forse ho scoperto un nuovo modo di godermi le ferie. Forse la prossima volta che dovrò far ritorno a casa, ritarderò il più possibile quel momento.

Andiamo con ordine. Dopo tre meravigliose giornate passate a Sveti Jakov, poco distante da Mali Lošinj (Lussinpiccolo), inizia il dilemma del ritorno e di quando prendere il traghetto per l'isola di Krk, quest'ultima collegata con un ponte alla terraferma. È una domenica di luglio: quale sarà l'orario migliore? Un ristoratore del posto ci avvisa che ci sarà parecchio traffico. Dopo attenta analisi si decide per una nuotata a metà mattinata e poi via, a prendere il ferry delle 13.00. Sarà la scelta giusta? A quell'ora tutti o saranno già a Cres o a Krk, penso. Sono abbastanza fiducioso, almeno fino a quando non vedo la coda a Merag. Un cartello indica fino a quale macchina sia garantito il posto a bordo. La mia autovettura è l'ottava dopo il suddetto. Spero di sbagliarmi anche perché non salirci, mi costerebbe un'ulteriore ora e mezza di attesa sotto il sole, non esattamente l'ideale per iniziare un viaggio di ritorno. La buona sorte però è dalla mia parte e riesco a salire come quart'ultima, oltre tutto, senza essere obbligato a mettere il mezzo nel vano inferiore dove la temperatura è a dir poco infuocata. Nel godermi l'aria fresca sull'imponente traghetto verso Valbisca, inizio a pianificare le prossime tappe balneari a Krk (Veglia).

Più rilassati che mai, impostiamo il GPS alla scoperta di altre due spiaggette, la prima molto appartata e l'ideale per tonificarsi con l'ennesimo bagno rigenerante. Come fa l'acqua croata a essere la stessa dove m'immergo sulle sponde veneziane, per me è un mistero. Scherzo, ovviamente, le differenze mi sono note ma è davvero incredibile. Un bel gelato e via, per l'ultima fermata prima di ripartire. Una tappa ideale per tutti i gusti balneari e se dovessi tornare in zona in futuro, la utilizzerei proprio prima di ripartire. Anche uscire da Krk non è/può non essere esattamente una passeggiata. La polizia è sempre molto impegnata ad arrangiare il traffico all'imbocco del ponte, dunque sono inevitabili rallentamenti, figuriamoci poi in un tardo pomeriggio di un giorno estivo e festivo. Un piccolo salto in avanti. L'indomani leggo su qualche gruppo Facebookiano di viaggi in Croazia di code infinite per uscire verso le 7 di sera. Non posso confutarlo né negarlo, quello che so è che a me è andata decisamente meglio. Giusto qualche rallentamento e poi via, senza nessuna coda particolare. Un bye bye a Rijeka (Fiume) e proseguiamo spediti verso il confine croato-sloveno.

Com'era prevedibile, con l'avvicinarsi della sera le strade si fanno meno trafficate. Una volta entrati in Slovenia via Basovizza, senza commettere l'errore di prendere l'autostrada e dunque non pagando la vignetta, siamo praticamente i soli padroni della strada. Complice l'ora, giusto il tempo di fare benzina e via, seduti a cena a gustare una delle specialità balcaniche: il maialino, proprio quella succulenta pietanza che non riuscii mai a gustare sull'isola di Pag (Croazia) perché, come ci venne sempre detto: maialino finito! Fin qui tutto bene ma la buona sorte va anche aiutata. Sapendo bene che potrei prendere o perdere un autobus per pochi minuti, mentre la mia dolce metà e il pargolo sono intenti a ordinare, ne ho approfittato per sistemare tutti i bagagli. Chi abita in laguna non ha molte alternative per muoversi su quattro ruote e una di queste è il noleggio. L'agenzia scelta è proprio davanti a una fermata dell'autobus per Venezia e prima di proseguire la storia, ricordate bene che dopo le ore 21, questi passa solo due volte l'ora. Ecco, immaginate di perderlo solo perché i bagagli non erano pronti. Prima di lasciare l'automezzo infine, bisogna anche perdere tempo a fare benzina per riportare l'auto col pieno. Insomma, la strada verso casa è ancora irta di variabili.

Gustata la cenetta, si riparte. Veneti e friulani sono gente piuttosto abitudinaria se si tratta di rientri post weekend, ergo non mi sorprende trovare l'autostrada Trieste-Venezia praticamente deserta. La domanda è: riusciremo a non aspettare troppo alla fermata dell'autobus? Arrivati all'aeroporto, facciamo il pieno con la stessa velocità del meccanico Guido (cit. Cars), giusto qualche minuto prima che il 5 arrivi al capolinea, e complice nessuno dal benzinaio a rallentarci, procediamo spediti. Lasciamo definitivamente la macchina ma è indubbio che se avessi dovuto sistemare i bagagli una volta arrivato, non so se ce l'avremmo fatta. Il bello però deve ancora venire. Non solo prendiamo comodamente il bus ma addirittura il suddetto ci consentirà di salire a bordo di un vaporetto senza dover nemmeno accelerare né fare mezzo ponte. Al contrario, se avessimo preso l'autobus successivo, non solo non è detto che lo avremmo preso ma per fare ciò, avremmo dovuto correre parecchio sul ponte di Calatrava con i bagagli, non esattamente la più comoda delle operazioni.

Tutto procede alla grande. Tutto è andato alla grande. Sono le 10,30 di sera circa. Sono arrivato a Venezia. Un viaggio di ritorno così non mi era mai capitato. Manca ancora qualcosa. L'apoteosi stessa. Il pontile è vuoto e ok, considerata l'ora e la linea che stiamo prendendo, è abbastanza prevedibile. Quando abbiamo lasciato Venezia, pochi giorni prima, la città lagunare era letteralmente dilaniata da un caldo insopportabile e un'afa anche peggiore. In questo istante fa quasi freddo. Restando nella parte scoperta del vaporetto, e godendomi prima il Canal Grande e poi il canale di Cannaregio, mi metto una camicia a maniche corte sopra la t-shirt. Un clima semplicemente perfetto. Un clima che se fosse così, lo vorrei tutto l'anno e sarei il primo ad amare l'estate: caldo secco di giorno, frescolino la sera in stile isole Azzorre. Smontiamo rilassati come non mai. Domani si va al lavoro ma la stanchezza non abita qui. Un viaggio di ritorno che dubito mi ricapiterà ma una cosa l'ho imparata: godersi volutamente due-tre ore in più di vacanza può fare la differenza. So bene che una simile sequenza fortunella non mi ricapiterà tanto spesso, ma chi può dirlo, intanto però avrò comunque più ricordi a cui pensare con gioia insieme a mia moglie e a nostro figlio.

ciao
ciao
ciao
ciao
ciao
ciao
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mercoledì 9 luglio 2025

Io Sono - Il viaggio di Giorgia Sottana

...leggendo in relax il volume Io sono, il viaggio di Giorgia Sottana © Luca Ferrari

Una campionessa si (ri)mette in gioco, scoprendo una nuova consapevolezza di sé. Io Sono - Il viaggio di Giorgia Sottana fianco a fianco del mental coach sportivo Gabriele Bani.

di Luca Ferrari

Un percorso. Un incontro. Due persone incrociano le proprie vite in uno specifico momento delle loro esistenze. Un viaggio imprevedibile. Un viaggio, meglio tardi che mai... Giorgia Sottana è una campionessa affermata di pallacanestro. Ha già vinto campionati con il Famila Schio e Taranto, collezionando anche 8 stagioni nella Reyer Venezia con cui ha conquistato Coppa Italia e Supercoppa Italiana nel 2008. Giorgia Sottana è stata un pilastro della Nazionale. Dopo l'esperienza in terra francese, all'inizio della stagione 2018-19 è pronta per un nuovo salto (sfida), questa volta nel campionato turco con la casacca del Fenerbahçe. Giorgia sente che c'è qualcosa dentro di sé che vuole mettere meglio a fuoco. Non si nasconde dietro paure o alibi. O meglio, ha dubbi ma sceglie comunque l'onestà del proprio essere. La sua verità suprema. Imbocca una strada sconosciuta. Si vuole affidare a un perfetto sconosciuto per ricalibrarsi. Sceglie la via del mental coach sportivo Gabriele Bani. Il risultato è un viaggio dentro di sé i cui sviluppi si vedranno in campo e fuori. Il risultato diventerà (anche) il volume Io Sono - Il viaggio di Giorgia Sottana (2019, Start Me Hub editore).  

"Ammetto che per quanto migliorata sia, a volte mi ritorna difficile: devo fare a botte con i miei pensieri per tenerli in riga e allenarli ad andare dove è bene per me". Così scrive di sé Giorgia Sottana. È stata una delle frasi che mi ha più colpito del libro. Potrebbe essere la strofa di una canzone rock, e invece è l'anima sincera di una donna... Delle tante righe passatemi sotto gli occhi del libro Io Sono - Il viaggio di Giorgia Sottana, questa è stata la prima che ho sottolineato. "Devo fare a botte con i miei pensieri per tenerli in riga", la rileggevo e la leggevo ancora. Immedesimazione totale. Un altro concetto che accompagna il lettore, è quello della consapevolezza. Difficile andare avanti, sbloccarsi o riuscire in qualsiasi cosa senza un pit stop in questa dimensione. Come gli sportivi sotto i riflettori, chiunque passa la sua vita a destreggiarsi col/contro il mondo e le sue sentenze. Che cosa vogliamo fare, lasciarci trascinare senza opporre resistenza e finendo a pancia all'aria sugli scogli o scegliere di guardare in faccia la tempesta e reagire?

Il basket è entrato nella mia vita da pochissimi anni. So che probabilmente a molti potrà non interessare o non ritenere pertinente questa affermazione ma è proprio il contenuto del libro a spingermi ad aggiungere qualcosa di molto personale. Fino a due-tre anni fa non avevo nemmeno idea di chi fosse Giorgia Sottana. Sì, avete letto bene. L'ho "conosciuta" alle prime Finals scudetto perse contro la Reyer Venezia. In questi ultimi due anni poi, ho letto di tutto sulla pallacanestro: da monografie come quella su Allen Iverson alla storia del basket jugoslavo, scritta dal grande giornalista sportivo Sergio Tavčar, passando per l'avvincente storia dei Seattle Supersonics fino al più recente volume sull'ex-campione tedesco Dirk Nowitzki. Dopo aver assistito alla partita subnormale di Giorgia Sottana in gara 2 delle Finals 2025 contro la rivale veneziana, ho voluto saperne di più. Ho cercato in rete e ho trovato questo libro, decisamente atipico. Nessuna autocelebrazione della campionessa veneta ma una testimonianza sincera e diretta di una creatura decisa a far emergere qualcosa di nuovo.

E in questo nucleo inesplorato, il mental coach Gabriele Bani è stato cruciale. "Una cosa che sto notando molto spesso fra gli sportivi professionisti, anche di altissimo livello, è l'assenza totale di premiarsi per tutto il sacrificio quotidiano. Sul medio e lungo periodo questa assenza di auto-valorizzazione conduce a un calo importante di motivazione, di stimoli a fare, qualche volta all'abbandono dello sport". Sono rimasto fermo su questa pagina per qualche ora mentre contemplavo il meraviglioso mare croato. La società in cui viviamo è frenetica e sembra che o si raggiunge il massimo, o saremo condannati alla dannazione eterna. "Come mai la gente lo ama lo stesso anche se è un perdente", sentenza uno dei telecronisti a bordo ring nel film Rocky Balboa (2006) quando l'ormai anziano ex-campione (Sylvester Stallone) si avvia a sfidare il fortissimo e giovane nuovo campione Mason Dixon (Antonio Tarver). In questa affermazione c'è molto del contro-pensiero di Bani. Un pensiero-lavoro che nasce nel profondo, lottando per rafforzarsi ogni giorno di più anche a dispetto degli altri e soprattutto della negatività che ci scaricano addosso.

Giorgia e Gabriele si alternano nella scrittura. Sembrano quasi volerti spingere a ragionare su di te. L'ho fatto, è stato inevitabile, e sarò brutalmente schietto. Penso di non essermi mai valorizzato abbastanza nella mia vita professionale e per le ragioni più svariate. Sono sempre stato ipercritico (lo sono tutt'ora). Se fallisco, lo ammetto senza remore, in modo spietato e senza alibi, facendo terra bruciata attorno. Non ho idea se cambierò atteggiamento e soprattutto se abbia davvero voglia di farlo ma Io Sono - Il viaggio di Giorgia Sottana mi ha conficcato qualche domanda nella mente e sono curioso di vedere cosa farò la prossima volta in cui mi troverò dinanzi a una sfida. Per dire, mentre ero in vacanza su l'isola di Cres, in Croazia, e leggevo il suddetto volume, mi sono dedicato al nuoto, aumentando ogni giorno il numero di bracciate e concedendomi un piccolo premio ogni volta che ci riuscivo. In effetti, a ben guardare, il basket è ormai molto più di una passione. Non ho idea se e soprattutto dove mi porterà. Per il momento mi fa stare bene, lo condivido con mio figlio e mia moglie, ma non solo.

Un'ultima nota. Per volere degli stessi autori Giorgia Sottana e Gabriele Bani, il ricavato della vendita del libro, patrocinato dalla Federazione Italiana Basket (Fip) e dal CONI), verrà devoluto a favore del progetto "NEAR ME: L'OSPEDALE DEI BAMBINI", nel comune di Loul Sessène (Dakar, Senegal), tramite l'organizzazione NutriAid International, un network di organizzazioni medico-umanitarie indipendenti, impegnate nella lotta contro la malnutrizione infantile. A fine libro inoltre, ci sono tre pagine bianche per le note personali, dove scrivere cosa ci ha lasciato questa lettura, quali insegnamenti ognuno intende prendere per la sua vita e non di meno, come intendiamo cambiare la suddetta. "Quando imbocchi un sentiero, chiediti se alla fine c'è un cuore. Un cuore vero che batte di emozione vera. Se c'è quel cuore, allora vai. Continua, perché alla fine sarà stupenda al di là del risultato" Giorgia Sottana