Venezia e la sua storia. La storia di Venezia, passata e presente, costruendo e raccontando il futuro che l'attende. Per cinque anni e mezzo ho avuto il privilegio di avvicinarmi a questo mondo. Viverlo, documentarlo e condividerlo sui social media (Facebook, Twitter, Linkedin, Instagram) attraverso parole, immagini e video. Per cinque anni e mezzo, a partire dalla primavera 2019, il mio primo pensiero di ogni giornata lavorativa è sempre stato rivolto all'Ateneo Veneto di Scienze, Lettere e Arti, la più antica istituzione culturale veneziana in attività, fondata per decreto napoleonico nel 1812. Sede dell'Ateneo, l'ex-Scola dei Picai, oggi di San Fantin, situata nell'omonimo campo adiacente il Gran Teatro la Fenice, nel sestiere di San Marco, a pochi minuti dalla celeberrima piazza. Un edificio che potrebbe essere anche un museo. Nelle sale Tommaseo, di Lettura e la maestosa Aula Magna infatti, è possibile ammirare opere dei maestri della pittura veneta: Paolo Veronese, Leonardo Corona, Antonio Zanchi, Alessandro Longhi, Jacopo Palma e il Tintoretto, di cui è esposta la pala raffigurante l'Apparizione della Vergine a San Girolamo.
Marzo 2019. La prima volta che mi sono occupato dell'Ateneo Veneto, iniziai immortalando un volume sulla storia dell'istituzione con uno sfondo lagunare. Nonostante non fossi alla mia prima esperienza social, un po' di ansia fu inevitabile ma allo stesso tempo, anche molta soddisfazione per i risultati ottenuti. Nei mesi e negli anni successivi, è stato tutta una serie di anticipazioni di eventi, live dal vivo nonché studio di possibili e ulteriori sviluppi. Sarebbe riduttivo vedere in quest'esperienza un semplice rapporto collaborativo. È stato molto di più, e questo in particolare per la tipologia dell'attività che ho svolto, capace di aprirsi a una miriade di altri aspetti, oltre a un costante contatto-confronto da remoto e in sede con la referente dell'ufficio stampa, la giornalista Silva Menetto.
Occuparsi dei social media vuol dire (anche) essere la voce occulta di una realtà, imparando a conoscere tutto quello che la riguarda, dentro e fuori. Lavorando ogni giorno, calamità incluse. Durante la mia attività social infatti, mi sono trovato a documentare l'acqua granda che colpì Venezia il 12 novembre 2019 e in seguito, come tutti, affrontare la pandemia da Covid, quando per tre mesi restammo chiusi in casa. In quel periodo riuscimmo comunque a tenere attivo l'Ateneo Veneto, proprio attraverso i canali social, in primis potenziando il canale Youtube e pubblicando, tra gli altri la rubrica "Raccontaci di te", dove la popolazione fu invitata a mandare un contributo su come stesse vivendo quei terribili momenti, pubblicati poi sui vari social media con format diversi. "[…] Qualcuno ha esposto alla finestra una bandiera. Chissà se saremo migliori quando questa pandemia sarà passata, se sapremo capire la differenza fra ciò che conta e ciò che non conta, coscienti della nostra fragilità che non è solo dei vecchi [...]” ha tramandato Gabriella Bianco.
Altrettanto notevole fu il lavoro estivo realizzato sui dogi di Venezia, poi ripreso in un'altra occasione e con protagonisti differenti. I social media non vanno mai in vacanza e anche quando gli uffici sono chiusi, si è sempre continuato a lavorare, postando pillole delle più alte figure della politica veneziana, ma non solo. Lavorando in Ateneo Veneto ho imparato io stesso moltissimo sulla storia veneziana, e certe date ormai mi sono entrate dentro, come il 14 luglio, quando nel 1902, il campanile di San Marco crollò all'improvviso senza mietere alcuna vittima, o il 13 maggio 1804, data dei natali di Daniele Manin, patriota veneziano di cui è conservato un busto nella sala Tommaseo al 1° piano della sede dell'Ateneo Veneto, poco distante proprio da campo Manin. Ma esattamente come per certe rock band, il momento cruciale dell'Ateneo Veneto sono gli eventi dal vivo. E lì che si capisce cosa rappresenti davvero questa istituzione culturale. È in questi momenti che le storie del passato e del presente assumono quell'umanità, di cui anche io posso dire con orgoglio, sono stato e sono tutt'ora testimone osservante, e narrante.
Le celebrazioni del Giorno della Memoria, ad esempio, sono sempre state un appuntamento molto sentito e partecipato. Personalmente, un momento per riflettere non solo sul dramma della Shoah, ma anche sulle tante tragedie disumane che hanno insanguinato il mondo, da quelle passate a quelle più recenti. Il 27 gennaio 2023 studenti e società civile si sono alternati nella lettura integrale del volume Se questo è un uomo di Primo Levi. "[...] Per noi la storia si era fermata [...] Con tutte le nostre forze abbiamo lottato perché l'inverno non arrivasse... Non sappiamo cosa vuol dire perché eravamo qui anche l'inverno scorso. Chi non morirà, soffrirà moltissimo [...]". "[...] Devo andare a dirgli che non gli servirà più la camicia? [...] Non capisce che è accaduto un abominio [...] "Adesso basta. Adesso è finita [...]". Restando in tema di diritti umani e visione internazionale, l'Ateneo Veneto ha avuto l'onore di ospitare Rami Elhanan e Bassam Aramin per parlare di pace in Palestina, realizzando anche un intenso incontro sui diritti delle donne in Afghanistan.
Di tutt'altro genere invece, quando mi ritrovai nell'epicentro tradizional-sportivo di Venezia. Un evento che non ha eguali per l'ex Serenissima, la Regata Storica. Per la prima volta, nel 2023, l'Ateneo Veneto ne ha sostenuto un equipaggio, la caorlina della Canottieri Giudecca. Prima della gara ho avuto il privilegio di seguire un allenamento della suddetta in una zona lagunare scarsamente attraversata da qualsivoglia imbarcazione, e dunque scoprendo una Venezia inedita, per di più, da una prospettiva acquea. Poi è arrivato il giorno della Regata Storica, ed eccomi su e giù per il Canal Grande a seguire prima il corteo storico e poi le singole competizioni di remo. Un forte momento di appartenenza ed emozione. Un lungo momento che mi ha riportato ai tempi in cui scorrazzavo su e giù per l'Europa (e mezzo mondo), facendo reportage di viaggio e di carattere umanitario (tematica quest'ultima su cui vinsi anche un premio giornalistico).
Nel corso della sua storia l'Ateneo Veneto ha istituito alcuni Premi. Tra questi, il premio (biennale) “Pietro Torta” per il restauro di Venezia, la cui XXXVII edizione fu davvero particolare poiché a vincere non fu il classico studio o ditta/istituzione, ma i veneziani stessi, tutti: "per nascita o per scelta, cittadini che con ordinaria straordinarietà si impegnano ogni giorno per mantenere Venezia una città viva e attuale". Non solo furono speciali i vincitori dell'edizione 2023, ma anche il volume celebrativo, realizzato con una copertina “riflettente”, per fare in modo che i cittadini vedessero loro stessi e “riflettessero su quello che è stato fatto fino a oggi e su quanto sarà ancora possibile fare per la città". Ateneo Veneto aperto a grandi e piccini. In questi giorni di fine ottobre, è ritornato in Aula Magna lo spettacolo "Chi ha paura del lupo", per un doppio show aperto al pubblico e riservato alle scuole, queste ultime protagoniste del premio "Un'idea per il futuro".
Con i post del 31 ottobre 2024 termina ufficialmente la mia collaborazione con l'Ateneo Veneto, ma non significa che smetterò di seguirlo e/o di scriverne. Tra i tanti Paesi raccontati su "Viaggi del mondo", c'è anche una sezione dedicataproprio all'Ateneo Veneto, che aumenterà ancora nei prossimi anni. Vorrei congedarmi con una frase speciale, e tra i tantissimi eventi cui ho partecipato, ne scelgo uno dei primissimi. Qualunque strada io scelga per il mio futuro lavorativo, sarà sempre figlia della poesia, l'ispirazione originale che mi ha spinto a lavorare nel mondo della scrittura e dei media, e che ancora oggi porto avanti, condividendola online sul sito "Live on Two Hands - le parole come non le avete mai ascoltate". Agli albori della mia collaborazione con l'Ateneo Veneto, presenziai alla cerimonia d'inaugurazione del 207° anno accademico, la cui prolusione fu affidata all'allora Presidente della Biennale, Paolo Baratta che così disse: "L'arte chiede dialogo. L'arte è dell'umanità e per l'umanità. L'arte ci offre l'occasione di una boccata d'ossigeno. Il mondo ha bisogno della creazione e del mutamento".
Passione palla a spicchi. I love this game, recita lo slogan della NBA. Aggiornate subito la vostra comunicazione. La stagione appena conclusasi del basket femminile americano è stata da paura. Il WNBA quest’anno ha fatto numeri da record. La pallacanestro femminile sta crescendo sempre di più nell’interesse popolare, grazie a una qualità sempre più alta, vedi anche in Italia grazie a squadre come la Famila Wuber Schio e la Reyer Venezia, quest'ultima reduce da una doppietta campionato/Supercoppa e imbattuta a oggi, incluse due sfide in Euroleague. A catalizzare l’attenzione di questa annata si parquet americani, la giovane rookie Caitleen Clark, in forza alle Indiana Fever che ha collezionato numeri pazzeschi, e bloccata però al 1° turno dei playoff dalle Connecticut Sun. Partite emozionanti e azioni da guardare e riguardare. Una finale strepitosa e tiratissima tra New York Liberty e Minnesota Lynx, conclusa nell'ultima e decisiva gara 5 e che ha visto il successo delle squadra della Grande Mela.
Il successo delle NY Liberty in gara 3
L’effetto Parigi 2024
L’NBA sta per tornare. Il 22 ottobre 2024 inizia la 79° edizione del campionato di basket NBA. Un assaggio del basket americano è stato già consumato nel corso dell’estate, durante i Giochi Olimpici di Parigi dove un team fortissimo guidato dal meglio del meglio a stelle e strisce (James, Durant, Curry, Edwards, Davis, etc.) ha vendicato l’onta della sconfitta ai Mondiali. Se la medaglia d’oro non è stata così scontata come oltreoceano si pensava, non si vedeva così tanta attenzione verso la squadra di basket americano dai tempi del mitico Dream Team di Michael Jordan, Magic Johnson e Larry Bird. Gli USA hanno vinto, e meritatamente, ma non c’è stata quella supremazia che esisteva fino a qualche decennio fa.
Un dato su tutti, mentre la squadra degli anni ‘90 rifilò più di 30 punti in due occasioni (girone e finale) all’allora neonata Croazia guidata dal Mozart del basket, Drazen Petrovic, gli Stati Uniti contemporanei hanno vinto a fatica (parecchia) di appena 4 punti contro la Serbia di Nikola Jokic (Denver Nuggets), e rimasta in bilico fino alla fine del quarto quarto. Il basket europeo ormai è cresciuto moltissimo, e non solo. Curiosità: negli ultimi 6 anni, il titolo di MVP è andato a giocatori non americani: il nigeriano naturalizzato greco Giannis Antetokounmpo (2019-20), il serbo Jokic (2021-22), Joel Embiid (Camerun, 2023) e ancora Jokic (2024), stagione quest’ultima che ha visto come top scorer anche un altro europeo, lo sloveno Luka Doncic.
Finalmente tutti in campo
Prime franchigie a scendere in campo, i campioni in carica dei Boston Celtics opposti ai New York Knicks. In Western Conference invece, a dare il via alla stagione, i Los Angeles Lakers della coppia padre-figlio James contro i finalisti di Conference della passata stagione, Minnesota Timberwolves, guidati come sempre dal giovane e vulcanico Anthony Edwards. Curioso che proprio quest’ultima partita sia stata una delle due prime partite di Preseason, con la vittoria dei lupi grigi. Una sfida questa che ha visto il debutto ufficiale di Bronny James, figlio del mitico Lebron.
Per ammirare i finalisti NBA 2024 invece, i Dallas Mavericks, bisognerà aspettare giovedì, quando la squadra capitanata dal cestista sloveno Luka Doncic sfideranno i San Antonio Spurs, del giovane e altissimo Victor Wembanyama (2,24 cm), deciso quest’anno a lasciare il segno in modo più decisivo, per una sfida che si preannuncia a dir poco scoppiettante anche-in particolare per la pallacanestro europea. Sulla panchina degli Spurs, per l’ennesima stagione e imperterrito dal lontano 1996, sempre lui, il veterano per eccellenza, Gregg Popovich. I Mavs si sono rinforzati ulteriormente, prelevando dai Golden State Warriors la possente guardia Klay Thompson. Rinforzi anche in casa della finalista di Eastern, quegli Indiana Pacers che nel 2024 fecero secchi ai playoff prima i Bucks (4-2) di Antetokounmpo e poi i Knicks (4-3) di Jalel Brunson. A fianco dei vari Haliburton e Turner, quest’anno ci sarà anche l’ex-Toronto Raptors, Pascal Siakam, vincitore del titolo nel 2019 con la franchigia canadese.
Chi trionferà nel 2025?
Sei anni e sei vincitori diversi: Toronto Raptors (2019), Los Angeles Lakers (2020), Milwaukee Bucks (2021), Golden State Warriors (2022), Denver Nuggets (2023), Boston Celtics (2024). Non era mai successo nella storia della NBA. Non si assiste a un back-to back dal biennio 2017-18 con i GSW, e ancora prima bisogna tornare al 2012-13. In molti quest’anno vedono probabile il bis di Boston, e lo stesso giocatore di punta, “l’inutilizzato olimpionico" Jayson Tatum ha predetto che la prossima finale sarà nuovamente Celtics - Mavericks, con buona pace per l'esagitato supertitifoso dei Knicks, il regista Spike Lee, convinto che il titolo arriverà a New York dopo un'attesa infinita.
Ci potranno essere sorprese? La Regular Season è una storia, i playoff un’altra. Per informazioni, chiedere ai Bucks nelle ultime due stagioni. A ovest, la più probabile è Phoenix, con un Kevin Durant che ha fatto faville alle Olimpiadi. Più “romantica” l’ipotesi di un trionfo lungo la West Coast via Lakers o Warriors. Molto più credibile l’avanzata dei City Thunder, non a caso ben visti dalla maggioranza dei siti specialistici, con il canadese Shai Gilgeous-Alexander (classe ‘98), deciso a lanciare la scalata all’Olimpo dei grandi. Sulla East Coast invece, nessuno sembra, al momento, avere il roster per impensierire seriamente la forza dei Celtics.
Viaggi, pallacanestro e memoria. Una sfida sportiva mi riporta nel centro storico di Lubiana, la città dei draghi, tra arte, cucina e... le imprese del cestista sloveno, Luka Doncic.
Viaggiare è memoria. La memoria fa viaggiare. Martedì 1 ottobre 2024 è iniziata una nuova edizione di Eurocup, una delle principali competizioni cestistiche europee. Nella prima sfida, la squadra veneziana della Umana Reyer ha incrociato la palla a spicchi contro il Cedevita Olimpija Ljubljana. Da Venezia a Lubiana, un giro molto familiare per il sottoscritto ed ecco i miei pensieri prendere il sopravvento e "guidare" subito oltre confine, tornando proprio lì, in Slovenia, uno dei Paesi che più amo visitare insieme al Canada e alla Finlandia. Appena pochi mesi fa, in una mattinata piacevolmente assolata, stavo passeggiando per il centro di Lubiana, tra le più piccole capitali continentali con neanche 300mila abitanti, ammirando le sontuose architetture e i draghi ornamentali, con un occhio sempre proteso alla neonata passione del basket. Ed ero proprio nel posto giusto per gustare questa disciplina. Un "certo" Luka Doncic, iniziò proprio qui la sua scalata verso la pallacanestro mondiale, nella sua città natale, Lubiana.
Il drago è l'indiscusso protagonista della capitale slovena, presente non solo sul simbolo cittadino, ma anche ornamento del celebre ponte dedicato all'Imperatore Francesco Giuseppe, poi diventato "ponte dei draghi", poiché questi sostituirono i grifoni, e realizzato dall'architetto Jurij Zaninović. Ma cosa c'entra un simile animale con Lubiana? La risposta è semplice. Si tramanda che la città slovena sia stata fondata dal mitico Giasone. Dopo aver compiuto l'impresa di recuperare il vello d'oro (indumento col potere di curare ogni ferita e/o malattia), salpò sulla nave Argo insieme ai suoi compagni, arrivando fino alle sorgenti del fiume Ljublanica. Qui vi era un lago e una palude, dove viveva per l'appunto un drago che l'eroe greco affrontò e uccise. Non sorprenderà dunque, scoprire che il drago sia ovunque, Dai tombini fognari alla birra, e perfino la mascotte turistica della città ha le tipiche ali verde di questi bestioni, e altri non è che il draghetto Ljubo.
Difficile non farsi "rapire" dal fascino della capitale slovena, e ancor di più nella stagione invernale, dove i mercatini lungo il fiume Ljubljanica sono una delle tante mete da ammirare, almeno una volta (o più) della vita. Giunti a Lubiana, non si può non visitare il Castello che domina la città da 900 anni, e comodamente raggiungibile anche in funicolare. Una volta arrivati in cima, è possibile godere di una visione della capitale davvero spettacolare, in primis dalla Torre di avvistamento che prese il posto di quella dei Pifferai, demolita durante l'occupazione francese nel 1813. Non di meno, sono presenti varie esposizioni, a cominciare dal museo "La storia slovena" e per i più piccini, c'è il museo delle marionette. A completare questa sorta di mondo a parte, quasi sospeso, locali dove assaggiare le specialità locali, un caffè e perfino un jazz club.
Un'altra tappa cruciale per poter dire di essere stati a Lubiana, è il Museo di Scienze Naturali,il principale della Slovenia. Percorsi con un occhio di riguardo per i più piccoli, e caratterizzato da tre collezioni: quella dei gusci di molluschi del conte Karl Hohenwart, quella di insetti di Ferdinand J. Schmidt, le collezioni di erbari e la collezione di minerali di Žiga Zois. A colpire, appena si entra nell'imponente edificio, uno scheletro quasi completo di un mammut e scheletri di altre specie vertebrate. Una città e una nazione sono anche la propria cultura culinaria, e dopo aver provato i cevapcici, questa volta immersi nel kajmak (un prodotto caseario), ho fatto la deliziosa conoscenza del prebanec, una sorta di casseruola con fagioli. Un piatto "povero" della cucina balcanica, in particolare della cucina serba, bosniaca e macedone, ma ormai cliente fisso anche sui menù della Repubblica di Slovenia. Semplicemente divino, una pietanza che aspetto solo di poter tornare ad assaggiare nel prossimo viaggio a Lubiana.
Tornato dal Castello, la cui vista dal basso in notturna assume un'aura quasi magica, il caso ha voluto che nell'appartamento dove fossi alloggiato, abbia potuto assistere insieme al mio figlioletto (ormai lanciatissimo con la pallacanestro e già al 3° anno con l'Alvisiana Basket Venezia) alla nostra prima partita integrale dell'NBA. Dopo tutto non c'è da sorprendersi, nelle repubbliche della ex-Jugoslavia il basket è più seguito del calcio, anche dove c'è una fortissima tradizione, come in Croazia e in Serbia. E chi poteva esserci quel giorno? E quale partita abbiamo potuto vedere dall'inizio alla fine? Ovviamente i Dallas Mavericks di Luka Doncic che vinsero contro i Sacramento Kings una sfida fondamentale nella corsa verso i playoffs 2024, dove poi i Mavs sarebbero arrivati alla finalissima, perdendo contro i Boston Celtics. Lubiana non è solo una delle più belle città europee. È una meta da visitare appena ogni qual volta si abbia l'occasione. Oltre a ciò, Lubiana resterà un viaggio indelebile in cui abbiamo consacrato la nostra passione per il basket.