Roma, Carovana Trbale e Ilhaam © Luca Ferrari |
Viaggio in una nuova edizione del Roma Tribal Meeting. A tu per tu con alcune delle protagoniste e le storie delle loro performance e stili.
di Luca Ferrari
(20.11.2011) La Tribal Bellydance è una danza basata sui movimenti di Danza Orientale che include anche elementi di danza indiana, flamenco, danze del Nord Africa, danze meditative e di trance e danza contemporanea. Ha come tratti distintivi l’improvvisazione e l’esecuzione in gruppo” spiega Cinzia Di Cioccio, fondatrice della prima compagnia italiana professionale di Tribal Bellydance, Les Soeurs Tribales “Questo stile è nato alla fine degli anni ’80 nella West Coast, idealmente come danza per unire tutte le donne del mondo. Porta in sé il messaggio che l’unione fa la forza. Danzare insieme significa rispettare le persone con cui si sta ballano. Sostenerle. Non prevaricarle, e lavorare tutte insieme per un fine comune, ovvero l’armonia nella danza”.
È l’alba di una nuova tecnica e un nuovo stile. È la Tribal Bellydance. Al San Lo’, Centro di Danze Etniche in San Lorenzo, si è svolta la seconda edizione del Roma Tribal Meeting (18-20 novembre 2011), tra workshops, una tavola rotonda e due spettacoli serali con protagoniste artiste soliste, gruppi internazionali ed esponenti della giovane scena Tribal italiana e europea.
“Ogni percorso artistico è anche interiore. Estetico e morale. Fisico e metafisico” sottolinea l’organizzatrice del festival, la danzatrice brasiliana Isabel De Lorenzo, “il Tribal ha un’estetica così elaborata, accattivante, ricca di riferimenti ed eclettica, che a volte ci si dimentica il percorso quasi filosofico che porta all’interno. La condivisione è forse l’aspetto etico più importante del Tribal. L’essenza del festiva è basata sulla volontà di creare una comunità della Tribal Bellydance in Italia: dalla danza a un mondo migliore”.
Tra molte e coinvolgenti performance presentate alla seconda edizione del festival, la statunitense Aepril Schaile ha presentato un originale lavoro di Dark & Gothic Fusion, mentre la collega francese Gwenael LaSirène, ha virato in direzione Indian Fusion. L’artista transalpina, prima di scoprire il Tribal, ha viaggiato moltissimo, soprattutto in mare e dentro il mare. Un imprinting questo, rivelatosi decisivo nel suo avvicinamento alla danza Tribal.
“Abbandonata l’Asia e una certa vita nomade, sono tornata a casa e ho incominciato a praticare la danza orientale classica con Julie de St Blanquat, una delle precorritrici del Tribal in Francia” racconta Gwenael, “Per me è stato un vero colpo di fulmine perché la maniera di muoversi, le ondulazioni, la fluidità della danza nel corpo intero, mi hanno ricordato le ore passate sott’acqua. E anche se ero a Parigi, mi ricollegavo con il mare, a quella forza tranquilla che mi ha sempre accompagnata. Il mio modo di danzare attinge da elementi estetici e narrativi dalle danze classiche indiane e si fonde con la fluidezza e gli staccati corporei del Tribal per chiamare a idealizzazioni collettive dell’India eterna. Una danza spirituale, solare e dinamica”.
Teatro. Sciamanesimo. Poesia. Mitologia. Musica (antica, gotica, metal). Spiritualità. Sono i molti elementi del mondo espressivo di Aepril Scahile. Un viaggio composito, fatto di mappe di vita e d’energia intesa come Luce e Oscurità. Un’artista sciamano in grado di comunicare con il lato destro/intuitivo del suo cervello, e valorizzare i dettagli e la ricerca del suo lato sinistro, per portare nei tempi moderni una bellydance rituale-teatrale.
La sua performance, dedicata in memoria della sorella da poco scomparsa, si richiama a Lilith, la dea mediorientale, prima donna ad entrare nell’Eden, e la cui cacciata l’ha trasformò in Energia rabbiosa e distruttiva. “È la parte di tutte quelle donne che si ribellano contro ogni costrizione. È la parte di noi che grida di essere ascoltata quando ci negano la verità. Lilith è anche una Dea dell’Oscurità, e rappresenta il potere della trasformazione attraverso il confronto e l’accettazione dei propri demoni interiori”. Il suo ballo viaggia attraverso l’oscurità per diventare luce. E’ il tempo della rinascita.
Inizia un’altra performance. Ogni passo è un popolo che avanza. Si guarda intorno. Il mondo sboccia insieme a nuove esperienze di vita. Il tempo si fa traghettatore di melodie dal volto umano. Una forma indefinita prende possesso del proprio posto. La mimica assorbe il respiro. Il corpo si scrolla di dosso i tuoni intrappolati nel cielo. È quello che si prova. È quello che sentirò ancora.
“Il Tribal unisce un linguaggio comune attraverso il movimento, permettendo così la connessione di ogni individuo a un livello più profondo” conclude Geneva Bybee, danzatrice statunitense di Tribal Fusion, co-organizzatrice del Roma Tribal Meeting, “La Tribal Dance onora le strade nomadi del Mondo Antico con la musica, la danza e l’abbigliamento. Crescendo e rigenerandosi, questa danza sostiene l’ideale di una famiglia universale”.
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