martedì 29 settembre 2015

Anna Grandi, il Lido di Venezia che ho vissuto

Lido di Venezia, l'arcobaleno spunta davanti alla Municipalità © Luca Ferrari
Il Lido di Venezia non è solo spiaggia, Cinema e tramonti mozzafiato. Nei miei trascorsi da inviato di cronaca locale, ricorderò sempre l'amichevole professionalità di Anna Grandi. 

Per quanto magica che sia, una città come una piccola isola sarebbe poca cosa senza i propri abitanti. 
È il contatto umano con la gente che ti lascia un ricordo davvero indelebile. Per me è stato così a Chester (UK) e nell'ancor più lontana Seattle (USA). È stato così anche al Lido di Venezia, dove in diverse occasioni mi sono imbattuto in Anna Grandi, responsabile del servizio Cultura-Sport della Municipalità del Lido e Pellestrina.

Non ricordo con esattezza quando sia stata la prima volta che incontrai di persona Anna, anche se dovendo rischiare, direi ai tempi della presentazione del mio primo libro di narrativa giornalistica La fabbrica dei giorni (2009, Granviale Editori) in Municipalità del Lido. Fu così che proposi il progetto alla responsabile del settore cultura (e sport), appunto la dott.ssa Anna Grandi che insieme alla sua collega Francesca Rossato, mi diedero il via libera.

A dispetto di tanti anni trascorsi al Lido di Venezia, posso dire in tutta onestà che ho cominciato a viverlo e conoscerlo davvero da quando mi sono occupato di cronaca locale, in parallelo per il Corriere Veneto, edizione locale del Corriere della Sera, e Granviale.it del quale scrivevo sia sulla rivista cartacea sia sulla versione online realizzando variegati servizi, rubriche specifiche incluse.

Nei quattro anni intercorsi tra il 2008 e il 2011 ho percorso l'isola in lungo e in largo. A piedi, sfrecciando in bici, salendo in autobus e talvolta pure prendendo la macchina. Mi sono trovato in mezzo ad acque alte eccezionali. L'ho vissuta con la neve, di cui Anna gradì molto un immacolato articolo pubblicato proprio su questo sito. Ho raccontato eventi spaziando tra arte pittoricadanza orientale, diritti umaniMostra del Cinema, manifestazioni e passando anche per gli aeroplani del Festival dell'Aria all'aeroporto Nicelli.

Ho assistito a epiche battaglie politiche in Municipalità, di cui non potrò mai dimenticare la mia prima riunione con uno scontro infuocato tra l'allora presidente Giovanni Gusso e il battagliero avvocato Mario D'Elia che lo incalzava senza sosta (disemoea una buona volta, ndr). E così capitava che recandomi col mio fedele laptop all'ennesimo consiglio, incrociassi Anna, sempre gentile e sorridente. Chiedendomi come andasse la vita, ed esprimendo anche apprezzamenti sul mio lavoro di giornalista.

Quei tempi ormai sono andati e salvo qualche rara eccezione per il settimanale internazionale L'Italo-Americano con cui collaboro, del Lido ormai non seguo quasi più nulla. Adesso poi che anche Anna lascia, la Municipalità del Lido Pellestrina per me non sarà più la stessa. Direi che a questo punto mi resta una sola cosa da fare. Alzarmi presto, venire al Lido e salutare Anna Grandi. Ed è quello che ho intenzione di fare. Oggi. Questa mattina.

Lido di Venezia, il Tempio Votivo © Luca Ferrari
Lido di Venezia,  l'acqua alta dell'autunno 2008 © Luca Ferrari
Lido di Venezia, il Festival del Volo all'aeroporto Nicelli © Luca Ferrari
Lido di Venezia, Luca Ferrari in prima linea per il Corriere Veneto e Granviale.it ©

giovedì 10 settembre 2015

Regata Storica 2015, i Vignotto fanno 13

Regata Storica 2015 - Igor e Rudi Vignotto lanciati verso la vittoria © Luca Ferrari
Poteva essere l’anno del pareggio “D’Estiano”, e invece no. Alla Regata Storica 2015 di Venezia si sono imposti i cugini Vignotto per la 13° volta nelle ultime 24 edizioni.

di Luca Ferrari

È da sempre la sfida più attesa della Regata Storica, i campioni su gondolino. Io c’ero. Sono anni ormai che nel giorno della Regata Storica mi separo dalle amate sale del Festival del Cinema per salire in barca e venir “scaraventato” nel mondo della voga alla veneta. Questa volta è stato diverso. Da sempre più concentrato (per esigenze editoriali) sul corteo storico, quest’anno ho avuto anche la possibilità di seguire tutte le gare dalla prospettiva migliore. Direttamente sulla laguna.

Venezia, 6 settembre. Smaltita la passerella del Corteo Storico, quest’anno anticipata dal gruppo dei nuotatori dei Murassi che dopo aver raggiunto Venezia dalla cittadina slovena di Pirano, hanno avuto anche il privilegio di farsi una nuotatina nel Canal Grande, l’attenzione del sempre numerosissimo pubblico si è concentrata sulle quattro gare. I primi a partire sono stati i giovanissimi su pupparini a due remi, quindi le donne su mascarete su due remi, le caorline a sei remi e infine la regata dei gondolini a due remi.

Spazio anche alla sfida universitaria tra l'equipaggio locale Ca’ Foscari-IUAV opposto all'università sviuzzera di Losanna (Svizzera), Vienna (Austria) e Warwick (Inghilterra).
I regatanti in questo caso si sono sfidati su galeoni a 8 remi.

Ogni imbarcazione, un colore. A tagliare il traguardo per primi nelle rispettive categorie sono stati Filippo Bon e Mattia Vignotto (verde) nei Giovanissimi, chiudendo la regata in 19 minuti e 10,9 secondi. A risplendere tra le donne è stato invece il viola di Valentina Tosi e Giorgia Ragazzi che hanno terminato la gara in 36.03,1. Sfida combattutissima poi tra le caroline con il rosa di Jesolo (equipaggio formato da Marino Almansi, Sandro Tagliapietra, Vittorio Selle, Marino Massaro, Vito Redolfi Tezzat e Nicola Ballarin) che ha preceduto di appena 2 secondi il collega marrone.

Infine loro. I gondolini dei campioni. È dal 1992 (incluso) che la bandiera rossa viene conquistata o dai cugini Igor e Rudi Vignotto (12 successi) di Sant’Erasmo o dal gigante Giampaolo D’Este (11 volte), che nel corso delle edizioni ha cambiato tre compagni: Franco Dei Rossi Strigheta, Bruno Dei Rossi Strigheta e dal 2002 Ivo Redolfi Tezzat. L’attesa era forte. Ci sarebbe stato il pareggio di D’Este, vincitore della scorsa edizione, o l’ennesimo allungo dei rivali? La risposta purtroppo non ci ha messo tanto ad arrivare.

Scrivo “purtroppo” perché la coppia dei campioni uscenti si è resa complice di una scorrettezza presso San Silvestro facendo optare la giuria per la squalifica immediata. L’occasione era troppo ghiotta per i “viola” Igor e Rudy che senza farsi troppo pregare hanno imposto la loro “legge” arrivando davanti alla machina-palco delle autorità per primi, staccando di 5 secondi gli inseguitori verdi, e così conquistando il loro 13° sigillo.

Appuntamento ora al 2016 per nuove appassionante sfide, ma le mie fatiche di penna non finiscono certo qua. Per un ancor più ricco e vissuto servizio sulla Regata Storica, vi rimando alle pagine del settimanale internazionale L’Italo-Americano, su cui prossimamente uscirà il mio reportage. Chiunque ne volesse una copia, si senta pure libero di contattarmi al mio indirizzo e-mail. Parafrasando Guerre Stellari, che la voga sia con voi.

Regata Storica 2015 - Music on the Water © Luca Ferrari
Regata Storica 2015 - l'imponente Serenissima © Luca Ferrari
Regata Storica 2015 - c'è anche l'AVIS di Venezia nel corteo storico © Luca Ferrari
Regata Storica 2015 - in attesa delle gare davanti al bacino San Marco © Luca Ferrari
Regata Storica 2015 - le donne su mascareta in azione © Luca Ferrari
Regata Storica 2015 - le donne su mascareta in azione © Luca Ferrari
Regata Storica 2015 - uomini su caorline a sei remi © Luca Ferrari
Regata Storica 2015 - le università su galeone © Luca Ferrari
Regata Storica 2015 - D'Este e Tezzat vogano mesti dopo la squalifica © Luca Ferrari

domenica 6 settembre 2015

Regata Storica, un sms per la Riviera del Brenta

Regata Storica, i campioni D'Este e Vignotto © Federico Roiter
Nel giorno della Regata Storica la città di Venezia ha attivato l'SMS solidale 45500 per la ricostruzione della Riviera del Brenta dopo il devastante tornado dello scorso luglio.

di Luca Ferrari

Caorline, mascarete, pupparini e gondolini scaldano scafi e remi. A Venezia tutto è pronto per una nuova edizione della Regata Storica. Chi vincerà quest'anno? Lo scopriremo oggi, domenica 6 settembre 2015. Una giornata questa molta importante poiché proprio in concomitanza con la celeberrima manifestazione remiera, la città di Venezia ha aderito alla campagna della Regione “SMS solidale 45500” per la ricostruzione della Riviera del Brenta in seguito al devastante tornado del luglio scorso.

Fino a martedì 15 settembre infatti, grazie alla collaborazione con il Dipartimento nazionale della Protezione Civile, Rai, Sky Italia, Mediaset, La7, Rcs, Tim, Vodafone, Wind, 3 Italia, PosteMobile, CoopVoce, Tiscali, Telecom Italia, Infostrada, Fastweb, Twt, Uno Communications, Clouditalia Telecomunicazioni, è attivo il numero telefonico 45500 per gli sms solidali e le chiamate da rete fissa del valore di 2 euro.

L'ultima edizione della Regata Storica in cui a salire sul gradino più alto del podio dei gondolini non fu uno dei cugini Vignotto (remiera di S. Erasmo) o Giampaolo D'Este (Burano) fu il 1991. Da allora Rudy e Igor Vignotto hanno conquistato la più importante manifestazione remiera veneziana 12 volte (1995-98, 2000-02, '04, '09-10, '12-13) mentre il gigante Giampaolo D'Este insieme a Franco Dei Rossi Strigheta prima, Bruno Dei Rossi Strigheta poi e infine Ivo Redolfi Tezzat, ha dominato in 11 edizioni ('92-'94, '99, 2003, 2005-08, 2001, 2014).

E allora, che la solidarietà e la Regata Storica sia con tutti voi. Io sarò lì nel mezzo. A bordo della barca-stampa per realizzare un servizio per il settimanale internazionale L'Italo-Americano.

Guarda i miei passati servizi della Regata Storica su The Way of the Miles.

Regata Storica,  il pubblico guarda dal ponte degli Scalzi © Federico Roiter
Regata Storica il corteo storico © Federico Roiter
Regata Storica, la Serenissima © Federico Roiter
Regata Storica, il corteo storico © Federico Roiter
Regata Storica, equipaggi in gara © Federico Roiter
Regata Storica, il corteo storico © Federico Roiter
Regata Storica, il corteo storico © Federico Roiter
Regata Storica, i campioni su gondolino © Federico Roiter
Regata Storicale donne su mascareta © Federico Roiter
Regata Storicai campioni su gondolino © Federico Roiter
Regata Storicai campioni su gondolino © Federico Roiter

venerdì 21 agosto 2015

La pura normalità di un bosco incantato

Cadore, nel cuore del bosco ecco spuntare il Col di Quaternà © Luca Ferrari
Dalla Malga Coltrondo all'Alpe di Nemes. Non mi sto arrampicando su nessuna vetta impervia. Sto solo camminando in un bosco normalmente incantato.

di Luca Ferrari

Avamposto quotidiano di pace montana dove i sensi sono sempre all’opera. Qui, nel cuore del Comelico Superiore bellunese, scenari quotidiani da re-incontrare e varcare. Un giorno d'alta quota dove il vento sposta briciole, terra e nuvole. Partito da Padola di Cadore, la strada è tutta una curva. Pochi minuti di guida ed ecco il  cartello giallo con le indicazioni per la Malga Coltrondo (1880 m).

La carreggiata si dimezza. I tornanti si fanno più serrati. La pendenza aumenta. Metro dopo metro mi faccio innocua comparsa umana. Sbircio fra i signori della Natura. Abbozzo tane di volatili e altri esseri viventi. Rivedo l’albero maledetto di Sleepy Hollow. Immagino un sottobosco divertito intento a spiarmi degustando resina e bevendo acqua di fonte.

Poco più di un centinaio d'altre incontaminate divagazioni mentali e sono arrivato. Inizia il mio sentiero verso l'Alpe di Nemes. Addentrandomi dentro il sentiero, bastano pochi metri per venir proiettato in una dimensione fatta di pini, larici e abeti. Brevi frazioni torrentizie e pozzanghere ornate di fragili croste gelate forgiano riflessi e giochi di luce. Si rincorrono tenui gradazioni di verde. Un dedalo cromatico mi attanaglia magicamente le caviglie guidandomi (come accadeva al protagonista del videoclip There There dei Radiohead) fino al rifugio di passaggio Hutte - Rinfreddo.

La testa si gira e rigira. Su ogni ramo pare esserci una forma di vita che nasce e si trasforma. Le formiche sono all’opera. Faccio la conoscenza del fungo “spia”, rosso coi puntini bianchi. Vietato coglierlo e ancor di più mangiarlo (velenoso). Trotto a zig-zag. Abbozzo un ballo senza regole né schemi. Uno stato d'intima apertura. Rispettoso e capace di meravigliarsi per una ragnatela e una tana di scoiattolo. Chiedere d’incontrare un loro ingombrante abitante sarebbe troppo. Un cervo, o magari un capriolo. Forse un elfo, chi lo sa.

Il sentiero si fa sempre più largo e dalla macchia mi ritrovo in una radura. Nel vedere il primo lembo di struttura umana arretro di qualche passo. Prendo una penna e scrivo freneticamente qualcosa sulla mano. Poi sul braccio. Lo mostro alle nuvole. Lo mostro alle montagne millenarie. Resto qualche secondo in questa posizione per ricordarcelo a dovere. Tutti loro e me. Mi dileguo in un abbozzo di sorriso senza smorfie. Possano gli spiriti di queste terre custodire le generalità di simili pensieri.

Se l'articolo ti è piaciuto, vai sul sito di Altitudini.it e lascia un commento alla fine del mio pezzo che partecipa al concorso.

There There (Radiohead)

Cadore, nel cuore del bosco © Luca Ferrari
Cadore, nel cuore del bosco © Luca Ferrari
Cadore, nel cuore del bosco © Luca Ferrari
Cadore, nel cuore del bosco © Luca Ferrari
Cadore, nel cuore del bosco © Luca Ferrari
Cadore, nel cuore del bosco © Luca Ferrari
Cadore, nel cuore del bosco © Luca Ferrari
Alpe di Nemes © Luca Ferrari
Fuori dal bosco davanti alle montagne © Luca Ferrari

lunedì 27 luglio 2015

Le grotte dell’isola di Dino

Le grotte dell'isola di Dino © Luca Ferrari
Acque cristalline, grotte con coralli, specie arboree e marine di rara bellezza. Viaggio nelle acque di Calabria. Dentro e fuori l'isola di Dino, la perla del Mar Tirreno.

di Luca Ferrari

Pedalata dopo pedalata, schizzo dopo schizzo, il pedalò si allontana sempre di più dalla costa nord occidentale cosentina. Uno sguardo all'indietro verso il centro abitato di Praia a Mare (Cs) e poi sempre più deciso nel cuore dell’isola di Dino, la più grande realtà insulare della Calabria. Un mondo incantato fatto di coralli, vegetazione e specie naturali.

Percorribile a piedi dalle pendici fino alla sommità, l'isola di Dino  ha un perimetro di 4 km e un'altitudine di 65 m. Il suo fiore all’occhiello sono le grotte. Quella del Frontone, delle Cascate, delle Sardine, del Leone (provvista di stalagmiti) e la più gettonata, la Grotta Azzurra. Angoli di terra acquea nascosti dove poter entrare e uscire senza poteri magici.

Sembra che il nome derivi dall'etimo greco dina: vortice, tempesta. Un tempo infatti, quando il mare s’ingrossava, la corrente poteva giocare brutti e pericolosi scherzi alle imbarcazioni in avvicinamento.

Una volta arrivato a Praia a Mare, quale miglior modo di partire alla scoperta dell’isola se non quello di noleggiare un'imbarcazione (pedalò) e circumnavigarla? Il sole batte ancora forte e mi aspetta un bel po’ di movimento alle gambe. Finalmente si parte. Basta poco ed eccomi alla prima grotta.

Da lassù intanto c’è più di qualcuno che a turno si lancia per un tuffo da un bel po’ di metri di altezza. Al momento ho il timore che mi possano cadere in testa. Il servizio è invece perfetto. Chi è in acqua avvisa del possibile tuffatore o meno, e viceversa.

Sono nella grotta. Nella mia mente risuona l'immortale colonna sonora del celebre esploratore Indiana Jones. Pur non essendo inseguito da tribù o qualche nemico mortale, riesco ugualmente a sentirmi alla ricerca di qualche inestimabile tesoro. E così è in effetti. La vista dei coralli è una “pugnalata” di rara bellezza. Li vedo in superficie. Li vedo dentro l’acqua.

Una volta uscito, il mare sale in pole position. Lui è il re. Il padrone incontrastato. La terra? Un buon servitore. Più mi allontano dalla costa, più provo questa sensazione. Si fatica intanto. L’acqua è talmente azzurro-limpida da assomigliare a quella clorata che si trova in piscina.

Da un punto di vista naturalistico l’isola di Dino è una vera gemma. Oltre ad essere sito di Interesse Comunitario (SIC), è in corso l'iter di istituzione di una Riserva Naturale. La ragione si spiega facilmente vista la presenza di varie specie quali la palma nana, il talittro calabro, il garofano delle rupi (Dianthus rupicola) e in particolare l'endemica Primula di Palinuro (Primula Palinuri).

È proprio grazie a questo esemplare che Dino ha suscitato così tanto successo da un punto di visto botanico. Questo tipo di primula infatti è inserita nell'elenco dello IUCN (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura) come specie minacciata. Di ospiti volatili invece, qui vengono a nidificare gabbiani, rapaci e svariate specie di uccelli migratori. Nel mondo subacqueo dominano crostacei: cavallucci marini, le temibili murene, polpi, castagnole, e più in profondità, tra i venti e i trenta metri, nuotano cernie e ricciolo, ma soprattutto gli octocoralli Gorgonie.

Abbandonato provvisoriamente il timone e affidato alle attenzioni di un temporaneo compagno di viaggio, scelgo una nuova postazione. Con una mano attaccata all’imbarcazione e con l’altra stretta sulla fotocamera, m'immergo nelle acque calabresi per un ultimo sguardo all'ecosistema dell'isola di Dino. Tempo di risalire a bordo e le sirene di Praia a Mare sono giù a richiamarmi.

L'isola di Dino © Luca Ferrari
In pedalò ci si allontana da Praia a Mare © Luca Ferrari
In pedalò verso le grotte dell'isola di Dino © Luca Ferrari
In pedalò verso le grotte dell'isola di Dino © Luca Ferrari
Dentro le grotte dell'isola di Dino © Luca Ferrari
I coralli nelle grotte dell'isola di Dino © Luca Ferrari
L'isola di Dino © Luca Ferrari
La costa cosentina davanti all'isola di Dino © Luca Ferrari
Il mare al largo dell'isola di Dino © Luca Ferrari
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giovedì 9 luglio 2015

Venezia-Seattle, la felicità abita qui

Seattle e lo Space NeedleVenezia con Palazzo Ducale e il campanile di San Marc© Luca Ferrari
Lo Space Needle bagnato dalle acque del Puget Sound. Palazzo Ducale e San Marco da quelle della laguna veneta. Seattle e Venezia, due città che più vicine non si potrebbe.

di Luca Ferrari

Le onde del Pacifico arrivate fino al Puget Sound. I fondali sabbiosi dell'Adriatico che spingono le acque dentro la laguna veneta. Una città patria della Microsoft, Boeing e Starbucks. Una città che non ha eguali al mondo i cui simboli sono il ponte di Ri' Alto e piazza San Marco. Seattle, avamposto dei cercatori d'oro. Venezia, antica porta d'Oriente. Seattle e Venezia. Venezia e Seattle, due città dall'insospettabile legame (personale).

Sono da poco passati tre anni da quando feci il mio primo sbarco a Seattle, tornando così negli Stati Uniti dopo un'assenza di otto anni e mezzo. Eppure, nonostante tanti viaggi successivi tra Gran BretagnaGrecia e perfino a Cuba, il mio pensiero tornava sempre lì. In quell'anomala cittadina degli Stati Uniti nord-occidentale, più canado-giapponese che non a stelle e strisce. E ogni volta che il mio cielo veneziano si tinge di un grigio striato, lei mi torna in mente e sale la nostalgia. Sale davvero.

L'avevo desiderato tanto quel viaggio e forse quegli 11 giorni non sono stati abbastanza per rendersi davvero conto che fossi lì, a Seattle. La permanenza in terra americana infatti venne anche divisa con l'Oregon dei Goonies, il mito di Twin Peaks a North Bend e pure la Vancouver della British Columbia (Canada). Fin dal giorno del mio ritorno però, mentre ero ancora a Parigi per prendere la coincidenza che mi avrebbe riportato in Italia, qualcosa borbotttava forte. Ero soddisfatto, ma non del tutto. Come se non avessi fatto tutto ciò che dovevo fare.

E ne ho fatte di cose. La prima cosa che ho fatto è stato essere felice in un modo alquanto anomalo. Mica poco. In realtà nemmeno sapevo quanto lo sarei stato, ma il merito non è stato certo tutto mio. Per quanto desiderata, una meta non sarà mai in grado di regalarti l'esperienza meravigliosa della vicinanza umana. E si, stare su di una scogliera fumandosi una sigaretta e ascoltandosi una canzone ripensando agli anni passati è qualcosa che lacera e innalza ma ci può essere perfino di meglio. La felicità è reale solo quando è condivisa, tramandò all'eternità lo sfortunato e morente Chritopher McCandless, poeticamente raccontato da Sean Penn nel film Into the Wild (2007).

Mercoledì 8 luglio è stata una giornata alquanto movimentata in Veneto, con violenti nubifragi alcuni anche con risvolti tragici. A Venezia è scesa un po' di grandine ma solo verso sera inoltrata il vento ha cominciato a soffiare freddo-fresco, così l'indomani, uscito di mattina presto ho incontrato un cielo dolcemente plumbeo con venature azzurro-biancastre che mi hanno subito ri-catapultato a Seattle, al punto che mi chiedessi dove mi trovassi. Ed ecco la voce amica che mi risponde - sei a Venesseattle  - (in dialetto locale Venezia si pronuncia Venessia).

Così, ogni qual volta soffia il vento con un cielo di codeste tonalità, io mi sento uno di quei ragazzini spensierati alla fine del video Stardog Champion dei Mother Love Bone che danzano davanti alla baia di Seattle. E immagino di svegliarmi lì. Insieme a voi. A noi. Avamposto umano-italiano nello stato di Washington dal sangue mediterraneo ansioso di scrivere una storia che potrà essere unica. Una storia comune che comunque vada è già stata unica.

Venezia, lungo il Canal Grande © Luca Ferrari
Seattle, il Puget Sound © Antonietta Salvatore