venerdì 11 ottobre 2013

Santa Maddalena (Bz), Val di Speck

S. Maddalena (Bz), Speckfest - vassoi di speck © Antonietta Salvatore
Abbandonato il Mercato del pane e dello strudel, si prosegue fin nel cuore della Valle di Casies, a Santa Maddalena, per tuffarsi nell’atmosfera e i sapori dello Speckfest.

di Luca Ferrari

Due giorni per scoprire tutti i segreti di uno dei salumi simbolo dell’Alto Adige, lo speck. A Santa Maddalena (Bz), 1337 m s.l.m, nella quiete montana della Val di Funes, tra melodie folcloristiche tirolesi e l’allegria contagiosa dei bambini accompagnati su pony e cavalli. Tutt’intorno l’ampio spazio fronte la celeberrima Chiesa di S. Giovanni a Ranui, tra dolci e più affumicati assaggi, vecchi artigiani cuciono e formano la storia di un nuovo mondo.

S. Maddalena (Bz), Speckfest © Luca Ferrari
S. Maddalena (Bz), Speckfest - artigiano © Antonietta Salvatore

S. Maddalena (Bz), Speckfest - panificatori © Antonietta Salvatore
S. Maddalena (Bz), Speckfest - vassoio di assaggi di speck © Luca Ferrari
S. Maddalena (Bz), Speckfest - l'antica tradizione del filato © Antonietta Salvatore
S. Maddalena (Bz), Speckfest - l'antica tradizione del filato © Antonietta Salvatore
S. Maddalena (Bz), Speckfest © Antonietta Salvatore
La spettacolare panorama della Val di Funes (Bz) © Antonietta Salvatore
S. Maddalena (Bz), Speckfest - bimbi a cavallo ©Luca Ferrari
S. Maddalena (Bz), Speckfest ©Luca Ferrari
S. Maddalena (Bz), Speckfest © Antonietta Salvatore

mercoledì 9 ottobre 2013

Bressanone, la città delle mele

Bressanone (Bz), frutta e dolci: mele e strudel © Antonietta Salvatore
La pasta frolla dello strudel. Il burro fuso sopra i canederli al formaggio. La compatta morbidezza del Landjäger. Viaggio a Bressanone, nel Mercato del pane e dello strudel.

di Luca Ferrari

Una romantica nottata bolzanina nella quiete di Laion (1100 m s.l.m.) e l’indomani si punta diritti verso la Piazza Duomo di Bressanone, teatro di nuova edizione del Mercato del Pane e dello Strudel. Nei pochi chilometri che mi separano dalla meta, alla mia sinistra sfreccia l’autostrada del Brennero. Poi, dopo qualche breve galleria, irrompono i meleti su entrambi i lati della carreggiata.

Se ai primi di ottobre nel 2011 qui, in Alto Adige, la temperatura era tale da poter restare perfino in pantaloni corti, quest’anno l’autunno si è fatto sentire con ampio anticipo. Ma a parte la giornata inaugurale del venerdì, già l'indomani il tempo aveva iniziato a stabilizzarsi e a dispetto dei nuvoloni sempre presenti, la pioggia si è fatta vedere con poche gocce lasciando sbucare anche sprazzi di sole.

Parcheggiata l’autovettura, in un attimo mi accodo alla folla composta fino a raggiungere la piazza dove prendono vita i colori e i sapori del Mercato del Pane e dello Strudel di Bressanone. Il vociare si fa sempre più alto. Le fragranze delle specialità dolciarie si spintonano con refoli affumicati. E una volta lì, le panche sono già tutte occupate per gustare le tante e rinomate specialità locali.

Per chi volesse qualcosa di classico e veloce, c’è la merenda tirolese con speck, pane nero e formaggio, inframmezzati da qualche pezzo di Landjäger, una particolare salsiccia affumicata. Ci sono ovviamente loro. I piatti per eccellenza: i canederli, provabili nelle tre varietà di spinaci, grano saraceno e al formaggio con burro fuso, e la zuppa gulasch. Gran finale con i dolci, a scelta tra krapfen, torta di grano saraceno e lo strudel di mele

I bambini intano si cimentano a impastare nell'apposito stand Il Piccolo Fornaio (Kinderbackstube).

Su e giù per la piazza. Ogni giro, un assaggio differente. Ogni giro, un sapore da ricercare. Seguire. Ritrovare. Vicino all’angolo per i più piccini c’è anche il burro artigianale. Tutti prodotti con il marchio di qualità Alto Adige. Quando sono pronto per rimettermi al volante e raggiungere S. Maddalena per lo Speckfest, la vista di una mamma e due giovanissimi cuochi per mano sembra rappresentare al meglio il senso di questa terra. Una dolce storia tramandata di generazione in generazione.

Bressanone, giovani panificatrici al Piccolo Fornaio (Kinderbackstube) © Luca Ferrari
Alto Adige, on the road verso Bressanone © Luca Ferrari
Alto Adige, on the road verso Bressanone © Luca Ferrari
Alto Adige, on the road verso Bressanone © Luca Ferrari
Mercato del Pane e dello Strudel 2013 © Antonietta Salvatore
Mercato del Pane e dello Strudel 2013 © Antonietta Salvatore
Mercato del Pane e dello Strudel 2013 © Antonietta Salvatore
Mercato del Pane e dello Strudel 2013 © Antonietta Salvatore
Mercato del Pane e dello Strudel 2013, burro © Antonietta Salvatore
Bressanone, quadretto familiare al Mercato del Pane e dello Strudel © Luca Ferrari

martedì 8 ottobre 2013

Pane, tradizione dell’Alto Adige

Bressanone (Bz), Mercato del Pane: panificatore infarina in Piazza Duomo © Antonietta  Salvatore
All’11° edizione del Mercato del Pane e dello Strudel di Bressanone (Bz), nel cuore dell'Alto Adige più verace, tra soffice burro e l'impareggiabile succo di mela, salgono in cattedra i prodotti preparati con la farina del progetto Regiograno.


Un alimento base. Simbolo. Esportatore di cultura, storia e tradizioni. Per l’unidcesima volta la Camera di Commercio di Bolzano ha celebrato a Bressanone (Brixten) uno degl’indiscussi primi attori della tradizione altoatesina, il pane, con l’omonimo Mercato (4-6 ottobre 2013).

Marion Fischer © A.  Salvatore
E anche quest’anno, a dispetto di un tempo un po' ballerino, la rassegna è stata visitata da moltissimi turisti, molti dei quali italiani, come ha confermato la stessa Marion Fischer (EOS, Organizzazione export Alto Adige della Camera di commercio di Bolzano).

Tra i numerosi prodotti presenti (incluso anche soffice burro da spalmare e un rinfrescante succo di mela), tutti rigorosamente controllati e certificati col marchio Alto Adige, vi erano anche i cosiddetti Regiograno.

L’Alto Adige ha una lunghissima tradizione nella coltivazione di cereali, e già agli albori del XX secolo ogni maso coltivava il suo campo di cereali. Il passaggio però da un’economia individuale a un mercato rivolto a una produzione frutticola e lattiera, ha portato nel giro di un secolo a veder ridota la superficie dei cereali da 30.000 ettari ad appena 243.

A partire dal 2011 però, qualcosa è cambiato. Grazie alla domanda crescente di prodotti locali infatti, TIS innovation park, l’Unione Agricoltori e Coltivatori diretti Sudtirolesi e Centro di Sperimentazione Laimburg hanno dato vita al progetto Regiograno, coltivazione di cereali nell’ambito dell’agricoltura di montagna.

Al Mercato del Pane e dello Strudel 2013 è stata l’occasione per aggiornare il bilancio. Con 10 ettari e 50 tonnellate in più rispetto all’anno passato, il secondo raccolto di cereali del progetto Regiograno, appoggiato da EOS - Organizzazione Export Alto Adige della Camera di commercio di Bolzano e cofinanziato dal Fondo Sociale Europeo, ha prodotto un raccolto complessivo di 350 tonnellate di segale e spelta coltivati su una superficie di 82 ettari tra Val Pusteria, Val Venosta e Valle Isarco.

Segale e spelta vengono macinati nel Molino Merano e venduti a 47 panificatori altoatesini, che trasformano la farina in pane e prodotti da forno locali, come il celeberrimo Schüttelbrot (pane croccante di segale), le pagnotte venostane Vinschger Paarl in coppia, e la pagnotta pusterese Pusterer Breatl. Tutti ritrovati sugli stand dei panificatori presenti alla rassegna di Bressanone. 

Arriva finalmente anche il mio momento. Quello dell’assaggio. E non si fa tempo ad avvicinare un pezzo di pane alla bocca che già l’aroma parte a sprigionare sapore e memoria. E per un lungo (e intenso attimo), a dispetto della folla stretta in Piazza Duomo, mi sento un gigante nell’universo. Sballottato da una dimensione (del gusto e del piacere) a un'altra fino al risveglio. Ad occhi aperti e pancia piena. Lì, al Mercato del Pane e dello Strudel. Dinnanzi a una panificatrice che gentilmente mi chiede se voglia provare un’altra specialità altoatesina.

Bressanone (Bz), Mercato del Pane © Antonietta Salvatore
Bressanone (Bz), Mercato del Pane © Antonietta Salvatore
Bressanone (Bz), Mercato del Pane © Antonietta Salvatore
Bressanone (Bz), Mercato del Pane © Antonietta Salvatore
Bressanone (Bz), Mercato del Pane © Antonietta Salvatore
Bressanone (Bz), Mercato del Pane © Antonietta Salvatore
Bressanone (Bz), Mercato del Pane © Antonietta Salvatore
Bressanone (Bz), Mercato del Pane © Antonietta Salvatore

lunedì 7 ottobre 2013

Varanasi, One Love One Heart

Varanasi, bambina disegna nel Saraswati Education Center © Somit Dutta
Viaggio a Benares, nel Saraswati Education Center per dare alle nuove generazioni più povere una speranza e solide basi culturali per cambiare la propria vita.

di Luca Ferrari

Volti sorridenti di bambini praticano yoga. Disegnano. Imparano. La cultura può essere la chiave di salvezza per troppi minori condannati alla povertà senza speranza.

Alle sorgenti del Gange si erge la città di Varanasi, a Città Sacra degli Induisti Conosciuta anche col nome di Benares, capoluogo dell’omonimo distretto nello stato federato dell’Uttar Pradesh, a nord del subcontinente indiano e confinante con il Nepal. Sul Gange scorre l’alba e il tramonto della vita di un’induista. Ogni adepto di questa millenaria religione vi si deve recare almeno una volta nella propria esistenza.

È qui che una volta cremati, le ceneri degli uomini vengono  sparse. È sempre qui che la mattina gli induisti svolgono le proprie abluzioni.

Anche in questo universo di spiritualità che supera il milione di abitanti, fa la sua ingombrante presenza una delle più grosse piaghe che ancora attanaglia l’India. La povertà. Soprattutto quella infantile. Per cercare di sanare questa emorragia, Somit Kr. Dutta, insegnante di yoga, ayurveda (medicina tradizionale) e astrologia, ha aperto il Saraswati Education Center.

Obbiettivo dichiarato, quello di poter presto realizzare un grande istituto per i troppi abitanti delle slum di Varanasi e fornirgli così basi culturali che possano loro consentire di avere una vita come tanti altri e non restare abbandonati ai margini della società senza una concreta speranza per il futuro.

“Da piccolo anche la mia famiglia era molto povera” racconta il giovane Somit, “è stata molto dura all’inizio. C’erano giorni in cui non mangiavamo nulla perché i miei genitori non riuscivano a lavorare. Mia madre non aveva avuto istruzione. Poi in una comunità ashram ho appreso lo studio dello yoga e ora pratico l’insegnamento”.

Il progetto di  Somit, iniziato otto anni or sono, all’inizio riusciva ad aiutare solo due bambini. Ora i “pargoletti” sono sempre di più. Viene loro insegnato gratuitamente inglese, matematica, lingua Hindi, scienze, scienze sociali, storia, musica, disegno, giochi e yoga.

Il tempo dell’insegnamento va dalle 8 del mattino alle 12.30, e nel pomeriggio per tre ore a partire dalle 17. Nelle ore in cui non sono al centro, tutti i bambini devono lavorare poiché molto poveri e si arrangiano a fare i mestieri più disparati (spesso anche sfruttati): vendono cartoline, lavano e puliscono nelle case, fanno ghirlande di fiori, etc.

Sig. Somit, com’è la situazione con i bambini?
Vorrei sottolineare che la situazione dei minori a Varanasi (e in India in generale) è molto preoccupante. Hanno troppe responsabilità perché le loro famiglie non sono istruite e così non hanno lavori e quindi tocca anche a loro darsi da fare in età precoce.

Cosa ci può dire di questo suo progetto?
È un programma unico in India. Un raro e ben gestito esempio di lavoro sociale. Saremmo felici di ospitare volontari da ogni parte del mondo per aiutarci, e così che anche loro si rendano conto di cosa potrebbe succedere. Come insegna il karma-yoga, "se sarai buono, riceverai a tua volta bontà".

 “Una libera e buona educazione può cambiare la vita di molte persone” conclude poi Somit, “Aiutare le persone in difficoltà è un lavoro nobile e giusto. Nella nostra scuola vengono bambini d’ogni estrazione religiosa, perché secondo noi il credo più importante è quello dell’essere umano”.

India, la città di Varanasi © Fabrizio Ferrari
India, la città di Varanasi e il fiume Gange © Fabrizio Ferrari
India, il fiume Gange lungo la città di Varanasi © Fabrizio Ferrari
India, il centro per bambini a Varanasi © Fabrizio Ferrari
India, il centro per bambini a Varanasi © Fabrizio Ferrari
India, il centro per bambini a Varanasi © Fabrizio Ferrari

giovedì 3 ottobre 2013

Vancouver, i totem dello Stanley Park

Stanley Park (Vancouver), totem © Antonietta Salvatore
Antico insediamento dei nativi Squamish, dal 1860 riserva militare e nel settembre 1888 Parco Naturale. Viaggio a Vancouver, nello Stanley Park.

di Luca Ferrari

Il viaggio è stato breve. Appena un paio d’ore in autobus da Seattle. Passato il confine, sono fermo a un incrocio quando fuori dal finestrino, al volante di un tir, un sikh mi saluta cordiale. Arrivato alla Water Front Station di Vancouver, il primo assaggio della città canadese ha il sapore orientale con il quartiere di Chinatown.

Una prima giornata/nottata a prendere le misure, a orientarmi e visitare l'antico Giardino Ming ed ecco che con le prime luci, il sole esce allo scoperto (e dalle nuvole), accompagnandomi fin nel cuore dello Stanley Park.

A darmi il benvenuto nel parco, il governatore generale del Canada in persona. Lord Frederick Stanley, XVI conte di Derby, con la statua che ne ricorda l’inaugurazione nel lontano 1888, immortalato in una rasserenante posizione. Come se volesse abbracciare tutti i visitatori (milioni ogni anno), e infatti l’inscrizione dice: “To the use and enjoyment of people of all colours, creeds and customs for all time – I name thee Stanley Park – Per l’uso e il divertimento della gente di tutti i colori, religioni e usanze”.

Fiumi e laghi interni. Alberi secolari. L’immancabile acero, la cui foglia è stampata sulla bandiera del Canada. Memoriali, e perfino una fontana dedicata alla Regina Vittoria. Lì accanto, l’Oceano Pacifico.

Poco distante dall’ingresso di Brockton Point ci sono i totem, copie degli originali portati nei musei per preservarli. Nelle facce scolpite, sguardi minacciosi. Sereni. Giocosi. Decisi. Ciascuno di questi totem sono stati incisi su legno di cedro rosso occidentale (una delle specie presenti nell’area) e ogni intaglio parla di un evento reale o mistico. L’aquila rappresenta il regno dell’aria, la balena invece la signora dei mari. Il lupo, il genio della terra e la rana, il legame passeggero tra la terra e il mare.

Sbuco sulla strada che circumnaviga l’immenso parco, il Seawall, parte del lungomare più lungo al mondo che inizia nel centro di Vancouver e termina dopo 22 km sulla spiaggia di Kitsilano Beach. Qui è pieno di autoctoni e turisti che corrono facendo jogging, o pedalando.

Mi basta un attimo e sono già a immaginare di vestire i loro panni. A darmi ulteriore spinta, in posizione di tagliare il traguardo, la statua dedicata al velocista Harry Winston Jerome (1940-1982), atleta canadese specialista della velocità, medaglia di bronzo nei 100 metri alle Olimpiadi di Tokyo ’64, e vincitore dei Giochi del Commonwealth nel 1966 e ai Giochi Panamericani nel 1967 sempre nella medesima distanza.

Sulla distesa acquea dell’English Bay si alza un velivolo proprio mentre sopraggiungo al faro, con le correnti pacifiche che mi ricordano che è tempo di tornare in città. Ma s’è fatto tardi, e le dimensioni dello Stanley Park non aiutano chi è di corsa, chi ha fretta e soprattutto chi non ricorda di preciso dove prendere l’autobus. Il treno per far ritorno nella città di Seattle mi aspetta e quando ormai la situazione appare una battaglia persa, vedo una macchina che sta per uscire dal parco e gentilmente chiedo informazioni al conducente. Non faccio tempo a finire la frase che lesto mi dice, C’mon, intimandomi di salire e poi lasciandomi proprio davanti all’hotel.

Chiunque tu sia, grazie ancora.

See ya soon Vancouver. A presto Stanley Park, ho ancora molto da scoprire nel tuo sconfinato ventre arboreo.

Stanley Park (Vancouver), l'ingresso © Antonietta Salvatore
Stanley Park (Vancouver), totem © Antonietta Salvatore
Stanley Park (Vancouver), turisti © Antonietta Salvatore
Stanley Park (Vancouver), totem © Antonietta Salvatore
Stanley Park (Vancouver), totem © Luca Ferrari
Stanley Park (Vancouver), totem © Luca Ferrari
Stanley Park (Vancouver)© Luca Ferrari
Stanley Park (Vancouver), a passeggio in carrozza © Luca Ferrari
Stanley Park (Vancouver), il Seawall © Luca Ferrari
Stanley Park (Vancouver), la statua del velocista Harry Winston Jerome © Antonietta Salvatore
Vancouver, l'English Bay diacente lo Stanley Park © Antonietta Salvatore
Vancouver, l'English Bay adiacente lo Stanley Park © Antonietta Salvatore
Brockton Point (Stanley Park): il faro sulla English Bay © Antonietta Salvatore
Vancouver © Antonietta Salvatore
Stanley Park (Vancouver), la bandiera del Canada sventola fiera © Luca Ferrari