venerdì 30 maggio 2025

Gaza muore, e la colpa è anche nostra

Una mamma piange la figlioletta morta sotto i bombardamenti a Gaza

Gaza muore. Gaza brucia. Gaza sta per essere cancellata e cosa fa la società civile? Scrive slogan, appende bandiere, marcia a debita distanza. Così non va e non serve a nulla.
 
di Luca Ferrari

Questo non è un articolo di politica internazionale, non avrei le competenze per scriverlo. Questo è un piccolo editoriale su di una tragedia (dis)umana. Uno scritto che non farà saltare di gioia la stragrande maggioranza dei sostenitori della causa palestinese. Qualcosa che li farà sicuramente arrabbiare ma la cosa non mi tange e soprattutto, ancor più tragicamente, non muterà ciò che sta accadendo sulla striscia di Gaza. Ciò di cui parlo è l'inutilità delle azioni della società civile. Sto parlando di qualcosa che avrebbe potuto lasciare il segno negli anni '70, quando scendere in piazza significava sfidare il sistema (in Italia). Oggi non è più così. E se per i giovani può ingenuamente avere un significato e fargli credere che qualcosa stia cambiando, dalle generazioni over 40 tutto questo è inammissibile. Potete riempire i social media di tutti i messaggi e lo sdegno che volete. Potete vestirvi con i colori dell'anguria, appendere bandiere fuori dalle finestre e partecipare a centinaia di migliaia di manifestazioni, ma la realtà non cambia. Il genocidio del popolo palestinese continua imperterrito, con o senza il vostro impegno 2.0. 

In Italia, in Europa e negli Stati Uniti la gente ha molto a cuore la causa palestinese. Israele è ormai l'emblema della vittima diventata carnefice. Eppure, a ben guardare, che cos'ha in comune l'attuale governo sionista con i sopravvissuti alla Shoah? Niente. Solo un utilizzo strumentale della storia da parte dei primi per imporre una spietata guerra di occupazione. Ormai sono decenni che il mondo si mobilita per la Palestina e tutto questo che cosa ha portato? A niente. Adesso alcuni stati hanno cominciato a parlare di genocidio. Nei giorni scorsi al Parlamento Europeo la presidente della Slovenia, Nataša Pirc Musar, ha parlato di genocidio a Gaza. Oggi siamo nel 2025 e l'ultima "grandiosa" presa di posizione della società civile italiana è chiedere al nostro governo, i cui rappresentanti non hanno mai sostenuto la Palestina, di sospendere il sostegno allo stato d'Israele. Per farlo, scenderanno per l'ennesima e inutile volta in piazza in una "coscienziosa" manifestazione, in uno stato di auto-compiacimento delle proprie idee buone e giuste.

"Fate silenzio quando i bambini dormono, non quando muoiono". È una delle frasi maggiormente condivise su Facebook e Instagram. Esattamente vorrei capire come postare un messaggio su di un canale web occidentale contribuisca a fermare la mattanza palestinese. Esattamente vorrei capire il beneficio di tutto ciò a chi sta per essere centrato da una raffica di proiettili o peggio. Esattamente vorrei capire in che modo tutto questo dovrebbe aiutare il popolo palestinese. Credete davvero che chiunque non condivida questo pensiero, possa cambiare opinione solo perché lo state scrivendo voi? La società civile dovrebbe aver capito ormai che raccontarsi le cose tra persone che la pensano allo stesso modo non sortisce alcun effetto. Credete davvero che sarebbe tanto difficile organizzare un contingente internazionale e farlo apparire a Gaza senza che nessuno sappia nulla? Il problema di tutto ciò è che una simile azione non dovrebbe essere pubblicizzata e questo toglierebbe all'attivista della porta accanto la possibilità di  rimarcare il proprio impegno pubblico.

Il 2 giugno è la festa della Repubblica. L'Italia non sanzionerà Israele. I vostri post non fermeranno il genocidio palestinese. Le vostre azioni non fermeranno il genocidio palestinese. Come vi fa sentire tutto questo? Perché continuate a farlo? A cosa serve chiedere qualcosa che sapete benissimo non sortità l'esito sperato? Che senso ha insistere così e non fare altro? Un bambino continua a chiedere le stesse cose perché spera che il genitore cambi idea e lo accontenti. Lui è piccolo ed è giusto che lo faccia ma perfino lui, a un certo punto, capisce che non ne vale più la pena e inizia a ragionare. Inizia a capire che se vuole raggiungere il suo scopo dovrà cambiare strategia. Per fermare un genocidio c'è bisogno di professionisti decisi e non marcette da figli dei fiori. Per fermare una guerra c'è bisogno di azioni concrete di persone capaci che mettano in gioco la propria vita o anche la propria carriera. Volete davvero fermare la morte? Non serve dirlo. Dovete agire e basta. Gaza brucia proprio come il Sud Sudan, di cui a nessuno importa nulla e non scomoda le masse. Gaza muore. Anche in questo istante qualcuno è stato appena ucciso e la colpa è anche di tutti noi. 

L'inviato dell'ONU scoppia in lacrime per la morte dei bambini a Gaza

lunedì 12 maggio 2025

Il dolce buio, l'amorevole pioggia

Venezia in una giornata di pioggia  © Luca Ferrari

Il caldo e l'estate sono ormai arrivati ma non tutti ne sono felici. C'è chi preferisce la pioggia, il buio e l'inverno. Adesso vi racconto, amorevolmente, il perché.

di Luca Ferrari

È l'ultimo weekend di ottobre e come ogni anno, nella notte a cavallo tra i sabato e la domenica, si torna all'ora solare. Si dorme un'ora in più e le giornate via via si accorciano sempre di più fino al solstizio d'inverno. Il tempo solitamente si fa più freddo e incerto, bigio e piovoso. Per la maggior parte delle persone questa è la fase peggiore dell'anno, per altri, inizia la migliore. Io sono uno di questi ultimi e dopo tante esilaranti conversazioni con la "fazione estiva", ho deciso di raccontarvi il perché mi piacciano così tanto il buio e la pioggia. Vi chiedo di leggere il tutto fino alla fine senza pregiudizi e vi prometto una cosa. Alla fine di questo articolo non la penserete come me, non è questo il mio obiettivo, però sono certo che capirete perché la pioggia, il freddo e il buio possano anche essere sinonimo di felicità e perfino di amore. Siete scettici? E allora che state aspettando, mettetevi sotto il "vostro" sole caldo e regalatemi cinque minuti del vostro tempo per scoprire un mondo nuovo. Il mondo della più amorevole oscurità.

Perché il buio renda così tristi la gente, non l'ho mai capito. Dopo il buio c'è sempre la luce. Non importa quanto duri, prima o poi arriva. Vale lo stesso per l'arcobaleno. Non c'è fragore acqueo che non si concluda con quei magici colori sospesi nell'aere. Nessuno chiama qualcuno per dire, guarda c'è il cielo azzurro ma lo fa con l'arcobaleno e con la neve. Sono anni e anni che io lavoro in smartworking ma anche quando andavo e venivo per le strade come corrispondente, il brutto tempo mi dava una sensazione di calore. Non importa quanto potesse complicarmi la vita. Col tempo ho imparato ad attrezzarmi proprio per poterne beneficiare al meglio. Come dicevo, lavoro da casa e quando succede che una sonora pioggia inizi a occupare il cielo, mi viene naturale aprire le finestre e starmene lì, come sospeso, solitamente prediligendo un balcone dove possa vedere le foglie delle piante con le goccioline di pioggia sopra. Nel mio romanticismo di sognatore, quando impazza la pioggia, è come se d'improvviso la gente trovasse un punto in comune e si stringesse più unita. Tanto lì fuori quanto tra e mura domestiche.

Venezia è una città con il potere di rendere meravigliosa qualsiasi bizza metereologica. Ogni tettoia sporgente può diventare un riparo per la pioggia dove ammirare la città e fermarsi un attimo dentro di sé. Se penso alla pioggia primaverile, vedo un sottoportico senza nessuno intorno, una sigaretta, una canzone degli Stone Temple Pilots e una carezza interiore. Se penso a un temporale, sento la mano di mio figlio che si stringe ancora più forte mentre acceleriamo il passo per tornare a casa e preparare la merenda. Senza scomodare la poesia immacolata della neve, quando vedo il cielo minaccioso, vedo me stesso alla finestra che attendo la mia dolce metà (senza ombrello) e l'arcobaleno. Quando lì fuori tutto è nero e l'azzurro del cielo appare come un ricordo lontano, sento sprigionarsi una forza dentro di me. Il buio ci rende più fragili e ci spinge a stare uniti. Vicini. Più amorevoli. Il buio spaventa ma non fa altro che avvicinarci per affrontare la vita insieme. È sempre stato così, una cosa che mi porto dentro dall'infanzia più remota e anche quando le strade si fecero dolorosamente complicate, vedere un cielo grigio tagliato dai fulmini mi offriva una pausa dall'inondazione dei miei troppi pensieri.

La bella stagione ha i suoi lati positivi, a cominciare dall'abbigliamento. Posso permettermi di vivere tutta la stagione estiva nel modo più easy possibile. Analogo discorso per l'attività di jogging, cosa che fare in una città come Venezia è pura magia, specie quando ti bastano "due stracci indosso" e via. Ma non è certo solo questo. Il caldo mi ha portato (e mi porta tutt'ora) a vivere indimenticabili avventure in terra croata e allo stesso tempo mi sprona a raggiungere mete più fresche come la Finlandia e il Canada, entrambi attraversati proprio nei sempre più insostenibili mesi di luglio e agosto. Non credo di essere il solo a tollerare poco l'umidità e quelle "rilassanti" nottate in cui non si respira, condividendo l'agonia con il ronzio delle zanzare ma questi li potrei definire "dettagli". L'amore per la pioggia e il buio più sincero nascono a livello interiore. Prima che fuori, la luce va cercata dentro di sé e io (forse) ne sarò sempre un 'po' debitore.

E adesso siate sincere, credete ancora che la pioggia e il buio celino tristezza? 

Venezia in una giornata di pioggia  © Luca Ferrari
Venezia in una giornata di pioggia  © Luca Ferrari
Venezia in una giornata di pioggia  © Luca Ferrari
Un cielo minaccioso a Venezia © Luca Ferrari
Un cielo minaccioso a Venezia © Luca Ferrari
Cala la notte a Venezia © Luca Ferrari
Cala la notte a Venezia © Luca Ferrari

venerdì 2 maggio 2025

Reyer Venezia, un'emozione infinita

La Reyer Venezia femminile ha conquistato la finale scudetto dei playoff 2024-25. Che vinca o perda, questa squadra di basket è una fonte d'ispirazione, nello sport e nella vita.

di Luca Ferrari

Un viaggio. Un'esperienza. Un'emozione. Un anno a tu per tu con la squadra di basket femminile Reyer Venezia. Ho iniziato ad avvicinarmi alla pallacanestro appena pochi anni fa e vivendo in laguna, è stato istintivo scoprire la squadra orogranata. Dopo essermi fatto le ossa con qualche partita iniziale e le esaltanti finali scudetto 2023-24, il mio battesimo dal vivo è avvenuto con la vittoria nella finale di Supercoppa contro l'eterna rivale Schio, a cui poi sono seguite altre incursioni sul parquet casalingo del Taliercio nel corso della successiva Regular Season. Ogni partita, un'esperienza diversa e profonda. Basket, ma non solo. Adesso siamo arrivati all'atto finale ma a prescindere dall'esito di questi playoff,  ricorderò qualcosa di molto più profondo della stagione 2024-25. Ovviamente sarò più che felice se la Reyer dovesse vincere, specie per le sue protagoniste, ma quello che mi rimarrà dentro sarà una costante ispirazione "passatami" dal loro autentico senso di squadra, pronte ad affrontare sempre e unite ogni nuova sfida.

Da settembre a maggio è stato un costante seguire e appassionarsi di questa squadra. Dall'inarrestabile francese Berkani nella suddetta finale disputata tra la vincitrice del campionato e quella della Coppa Italia, ai canestri da posizioni impossibili di Villa e Smalls nell'ultimo atto della semifinale scudetto, passando per la travolgente partita di Santucci in gara 3 sempre contro Campobasso, e ancora la vittoria esterna contro Schio nel girone di andata, le notti europee di Euroleague, etc. tutte le giocatrici, quando chiamate in causa, hanno sempre risposto presente con il massimo impegno.  Grazie anche a una fervente attività su Instagram col mio account specifico sul mondo del basket, badboy_venice, ogni partita è diventata un'occasione per vederle da vicino e da lontano, creando contenuti per celebrare i successi, raccontare i live e ricominciando dalle sconfitte. La Reyer Venezia è ormai una realtà importante nel basket nazionale e proseguendo su questa strada, diventerà più imponente anche in Europa. 

Esattamente come avviene con le singole persone, anche l'entrare in sintonia con una squadra ha bisogno di un momento preciso e il mio lo ricordo molto bene. C'è una partita in particolare che mi ha colpito, anche per una questione molto personale. La prima vittoria del 2025, giocata tra le mura domestiche del Taliercio contro la MEP Pellegrini Alpo di Villafranca (Tv). Mentre le altre volte ero andato con amici e/o insieme al mio figlioletto (artefice della mia passione per il basket), questa volta sono venuto da solo. Per la prima volta da quando è nato, ho partecipato a un evento in solitaria. Complice anche un caigo (nebbione in veneziano) serale, lo ammetto, ero un po' intimidito dalla situazione e questo nonostante abbia passato anni e anni di giornalismo a recensire eventi di ogni sorta, anche come inviato alla Mostra del Cinema, Regata Storica, concerti di ogni tipo, etc.

Questa volta c'era qualcosa di diverso, forse proprio l'assenza dello "scioiattolino Alvisianesco" a lasciarmi un po' spaesato. Non è andata meglio nemmeno quando sono entrato nell'arena, spostandomi di continuo. Nessuna particolare simbiosi col pubblico "amico". Poi sono entrate loro, le giocatrici della Reyer Venezia e lì qualcosa è successo. Non mi sono più sentito solo. Awak Kuier (34). Caterina Logoh (0). Dragana Stankovic (10). Eleonora Villa (6). Francesca Pan (9). Giuditta Nicolodi (7). Kamiah Smalls (3). Lisa Berkani (1). Lorela Cubaj (13). Maria Miccoli (15). Mariella Santucci (22). Martina Fassina (19). La loro presenza in qualche modo mi ha rincuorato e senza rendermene conto, mentre le guardavo affinare i tiri nel riscaldamento, ho provato una sorta di empatia umano-sportiva. Il resto è stato ed è una storia in costante aggiornamento.

Il campionato di Serie A1 della Lega Basket Femminile è pronto a eleggere la sua regina. Il basket femminile si sta facendo notare e reclama, a ragione, sempre più attenzione. È sempre più competitivo e coinvolgente, Bel paese incluso. Dal 2 al 13 maggio il meglio del meglio della pallacanestro italiana si contenderà lo scudetto 2024-25. La solidità della Famila Wuber Schio contro l'effervescenza della Reyer Venezia. La squadra lagunare è ormai entrata nella mia vita e lo ha fatto nel modo più sincero. Oggi, quando scendo in campiello e attacco un canestro da qualche parte, non mi vengono in mente solo i gloriosi nomi dei Detroit Pistons del Back-to-Back '89-'90 o quelli più recenti dell'aramada canadese in NBA. Oggi, quando prendo una palla arancione tra le mani, rivedo i passaggi di Fassina, Santucci e Nicolodi. I tiri impossibili di Berkani. Gli slalom di Villa e Smalls. I canestri di Kuier, StankovicCubaj. La forza e l'impegno di Logoh e Miccoli. Le triple di Pan.

Sento l'energia della Reyer Venezia e il loro spirito di squadra. Sento un'ispirazione nel gioco e nelle sfide della vita. 

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