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martedì 23 giugno 2015

Belly Charity, la danza orientale per i rifugiati

Lo show al Belly Charity vol. III © Stefania Cicirello

Belly Charity-Dance for Refugees vol. III, la danza orientale per i rifugiati nel nome della fratellanza e l'accoglienza.

di Luca Ferrari

Danza del ventre. Tango argentino. Danza indiana. Danza polinesianaPercussioni afro. Tribal bellydance e Tribal fusion. Ognuno di questi stili ha preso forma, cuore e movimento venerdì 19 giugno per celebrare la terza edizione di Belly Charity – Dance for Refugees, evento benefico con protagonista il variegato mondo delle danze orientali, tornato on stage in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato 2015. Uno spettacolo arricchito quest’anno anche dalle danza afgane che ha visto scendere in pedana danzatrici singole e gruppi con grande e calorosa partecipazione  del pubblico.

Mondo, 2015. Sono in fuga dalla guerra. Sono in fuga da spietate dittature dove il dissenso è punito col carcere e tortura. Centinaia di migliaia di esseri umani si mettono in viaggio dando tutto quello che hanno e se riescono ad arrivare vivi aldilà del Mediterraneo, cosa trovano? InsofferenzaPopulismoOdio razzistaMercificazione. Mai come nel 2015 la Giornata Mondiale del Rifugiato ha rappresentato un importante momento di riflessione e confronto. Un terreno dove anche la danza orientale ha voluto dare il proprio contributo.

Organizzatrice di Belly Charity – Dance for Refugees vol. III, l'ensemble milanese Tribal Troubles di cui fa parte Virginia Danese. Danzatrice si, ma non solo come lei stessa ha avuto modo di spiegare. Un'edizione questa che alla luce dei sempre più numerosi sbarchi sulle coste italiane accolti spesso da frasi oltraggiose e atteggiamenti inqualificabili anche da una certa classe politica, la giornata è risultata ancor più decisiva per lanciare messaggi precisi.

“Come mediatrice culturale, lavorando con i rifugiati politici da tanti anni, non posso che essere indignata con l'atteggiamento che si è sviluppato attorno al tema dell'asilo politico e che peggiora anno dopo anno” ha analizzato Virginia, “Quando si parla di profughi si parla solo di numeri. Si è persa l'umanità. Non ci si ferma neanche un secondo a pensare che ciò che spinge una persona verso una morte quasi certa è proprio quella probabilità di sopravvivenza”.

Come le due edizioni precedenti, anche Belly Charity: Dance for the Refugees vol. III è stato realizzato per raccogliere fondi la cui intera somma è stata poi devoluta all'Associazione Sviluppo e Promozione Onlus a supporto della gestione del Centro Welcome, centro diurno per rifugiati politici (uomini e donne) e richiedenti asilo con caratteristiche di vulnerabilità. Così, mentre la politica sbraita e la UE sonnecchia facendo finta di non vedere, la danza orientale agisce.

“Ogni anno cerchiamo di offrire al pubblico uno spettacolo di danze di diversa provenienza”, prosegue Virginia, “Crediamo sia un mezzo utile per far avvicinare anche i più scettici o anche i meno esperti alla ricchezza che ogni cultura ha dentro di sé e riesce a esprimere anche attraverso la danza. Personalmente, avere avuto tra il pubblico anche alcuni dei ragazzi rifugiati che frequentano il Centro Welcome, di cui alcuno erano anche Ramadam, mi ha dato un'emozione indescrivibile”.

Mentre c'è chi approfitta della sciagura umanitaria per fare becera propaganda elettorale, l'altra faccia di Milano è quella multietnica del Teatro Edi Barrio's con famiglie, ragazzi e ragazze delle etnie più disparate che applaudono e assistono alle performance delle numerose danzatrici intervenute. Tra le varie artiste che hanno calcato il palco, Jamila Zaki, quest'ultima pioniera della danza orientale in Italia, nonché direttrice di Zagharid, il primo circolo culturale italiano interamente dedicato all’arte della Danza Orientale.

A raccontare i colori e la storia millenaria della danza indiana, ci ha pensato invece Daria Mascotto: antropologa, danzatrice, danzeducatrice e insegnante. “A Belly charity ho portato il lavoro di alcune mie allieve” ha spiegato l'artista, “Una danza che è un'offerta di fiori e di sé, come sincera espressione artistica della gioia di donare, e un brano che ho danzato da sola, dedicato al Dio bambino Krishna, archetipo dell'amore incondizionato per la vita”.

“In un contesto di solidarietà come quello di Belly charity”, ha poi proseguito Daria, da dieci anni ormai attiva sul fronte della danza indiana, “ho voluto portare un messaggio di gioia e umiltà, di vicinanza all'essere umano e al divino che lo abita. É stata una serata dalla splendida atmosfera, ricca di artiste generose. Davvero un piacere collaborare con tante danzatrici sapendo che la propria passione può aiutare a sostenere una giusta causa”.

Lo spettacolo, aperto da una performance di Indian fusion delle padrone di casa, le Tribal Troubles, si è poi chiuso con una performance corale interpretata dal suddetto gruppo, Jamila Zaki e le allieve di Virginia, quest'ultima seduta a suonare le percussioni lasciando alle due colleghe Nicole e Nausicaa la guida della coreografia. Un pezzo questo mai provato prima, del tutto improvvisato. Un nugolo di donne guidate dall'istinto. Quello stesso, ma di sopravvivenza, che spinge ogni giorno migliaia persone a cercare l'impossibile per ricominciare a vivere. E oggi, almeno oggi, il linguaggio universale della danza orientale li ha accolti con amore.

Belly Charity vol. III - Tribal Troubles (sx) e Daria Mascotto © Stefania Cicirello
Belly Charity vol. III - le Tribal Troubles © Stefania Cicirello

domenica 15 giugno 2014

Danze Mondiali per il Rifugiato

Un esibizione delle Tribal Troubles © Massimo Majakovskij
La danza orientale per l'Umanità. Venerdì 20 giugno, in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, è di scena Belly Charity: Dance for the Refugees.

di Luca Ferrari

Anime in fermento. Stimoli universalmente culturali. Parti coreografici. L’arte si fonde con le contaminazioni dell’esperienza quotidiana. Una nuova energia sempre diversa irrompe nella mutevole esistenza umana. È appena cominciata una nuova performance di danza orientale. Danza orientale nel nome degli Esseri Umani. Danze orientali per tutte quelle migliaia di vite in fuga da violenze, abusi e guerre. Danze orientali per accogliere persone in difficoltà regalando loro quel sentimento di unione e fratellanza in una nuova casa.

Istituita dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), il 20 giugno si celebra la Giornata Mondiale del Rifugiato.

“Credo che la danza orientale sia potenzialmente in grado di favorire un processo di unione tra i popoli nel momento in cui accoglie in sé elementi di altre culture.  Non può però farlo da sola” sottolinea Virginia Danese, mediatrice culturale con gli immigrati e rifugiati politici nonché membro del gruppo milanese Tribal Troubles che si esibirà in occasione della Giornata del Rifugiato 2014, “È necessario che la danzatrice abbia una certa apertura mentale che la spinga ad approfondire altre danze e culture. Una volta accolti i loro elementi nella danza orientale, sarà più semplice favorire la diffusione e la conoscenza di una cultura condivisa capace di eliminare tutti i confini”.

Venerdì 20 giugno dunque, a partire dalle 21.30 presso il Teatro Edi Barrio's di Milano (via Boffalora ang. via Barona), è di scena Belly Charity: Dance for the Refugees. Nel corso della serata si esibiranno le Tribal TroublesVirginia DaneseValeria HuraivaNicole CurtiNausicaa Jennifer Tudisca, Jamila ZakiValeria Guatta e le Monedas al AguaDark 'n WhiteIndustrial TribeGruppo Percussioni ZagharidGaia Dunya RaiSabrina SartoriGruppo di Danza Classica PersianaPercussioni Afro con Associazione KaramogoDanza Afro con Afro GirlsDanza Indiana Bharata Natyam con le allieve di Daria Mascotto, infine le allieve delle già citate TT Virginia e Valeria.

Con un biglietto d’ingresso di 5 euro, l'intero ricavato sarà devoluto all'Associazione Casa di Betania Onlus che gestisce da 26 anni un centro di accoglienza per rifugiati politici e richiedenti asilo. Attualmente la struttura ospita 20 persone provenienti per la maggior parte dall’Africa Sub SaharianaCosta d'Avorio e ultimamente molti dal Mali, oltre a qualche afghano e pakistano.

Sebbene ancora troppo vista come danza di seduzione, anno dopo anno la danza orientale avanza sempre più spedita nella cultura italiana decisa a imporsi per il significato con cui realmente è nata e viene sempre più praticata. Artefici di questa affermazione ovviamente loro, le danzatrici e insegnanti.

“Ho avuto la fortuna di studiare con la grande maestra Jamila Zaki che mi ha trasmesso il rispetto per questa danza, senza limitarsi alla sola tecnica ma approfondendo le sue origini culturali, le tradizioni di folklore in cui s’inserisce, la musica e i ritmi che la accompagnano” continua Virginia, “Mi ha insegnato a insegnarla in questo modo, senza farla diventare mai competitiva ma rendendola il mezzo con cui ogni donna riesce a sentirsi Donna nel proprio corpo, imparando a conoscerlo e accettarlo con le imperfezioni che tutte abbiamo”.

Formatesi nell'inverno 2011, le Tribal Troubles sono già alla seconda esibizione nella Giornata Mondiale del Rifugiato. Nel percorso umano di ciascuna delle quattro protagoniste, prima ancora di quello artistico, si trovano singole esperienze nel sociale. Una sensibilità dunque di base poi sviluppata ulteriormente con la danza orientale e messa a disposizione di una causa umanitaria.

“Per noi è molto importante iniziare a sensibilizzare i giovani sui temi del volontariato sociale e, in questo caso specifico, sull’asilo politico” conclude Virginia, “Iniziative come Belly Charity sono da incoraggiare e incentivare. In questo modo si riuscirà anche a dare un contributo importante per una nuova visione della danza orientale. L’asilo politico è un tema ancora troppo sconosciuto e la maggior parte ignora la differenza tra un immigrato cosiddetto economico, che per scelta ha deciso di emigrare, e un rifugiato politico, che è stato costretto a farlo a causa di persecuzioni per i motivi più svariati, non solo necessariamente politici, ma religiosi, di genere, di pensiero”.

 
Tribal Troubles live nella Giornata del Rifugiato 2013

Virginia Danese (Tribal Troubles) © Lisa Conti
Un esibizione delle Tribal Troubles © Lisa Conti
La danzatrice Gaia Dunya Rai
Il duo Dark n' White
L'ensemble Monedas Al Agua
Belly Charity 2014
Un esibizione delle Tribal Troubles © Riccardo Ragazzo