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Un abbattuto (ma mai domito) Michael Jordan
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Perdere significa anche
fallire ma ci vuole maturità per ammetterlo. Dalla fine ci si rialza per vincere. Niente alibi, solo volontà e forza. Chiedetelo a "un certo"
Michael Jordan.
di
Luca Ferrari
Fallire, che brutta parola.
Fallire, com'è diseducativo.
Fallire, com'è politicamente scorretto!
Fallire, fallire, fallire.
Sssh, non si può dire! Che ci piaccia ammetterlo o meno, la vita è costellata di fallimenti: relazioni umane, lavoro, sport, qualsiasi cosa. Ognuno però ha modi differenti di affrontare la cosa e in certi casi, si può addirittura negare l'evidenza, come è accaduto nei mesi scorsi all'applauditissima stella NBA,
Giannis Antetokounmpo. Altri invece, famosi e non, prendono coscienza della situazione, ripartendo proprio da lì, per poi risorgere e vincere con una rinnovata e ancor maggiore energia. Io come, ciascuno di voi, ho fallito. Ci sono state delle volte che mi sono arreso e altre volte che mi è servita da molla per ripartire. Io non ho problemi ad ammetterlo, e voi?
Giannis Antetokounmpo è un fortissimo giocatore greco di basket. Dal 2013 milita nella franchigia dei
Milwaukee Bucks con la quale si è laureato campione NBA nel 2021, vincendo nello stesso anno il titolo di MVP delle finali. Un successo personale quest'ultimo che va a sommarsi al doppio titolo (consecutivo) di MVP delle regular season 2018-19 e 2019-20. Nell'ultima stagione i Bucks sono arrivati ai playoff da primi della classe, tanto nella Central Division quanto nella Eastern Conference con 58 vittorie e 24 sconfitte. Nessuno come loro! Logico dunque che fossero tra i favoriti all'anello. Al primo turno degli scontri diretti però, è successo l'incredibile. Sono stati fatti fuori dai Miami Heats, questi ultimi con due partite extra alle spalle (sconfitta contro gli Atlanta Hawks e vittoria sui Chicago Bulls), cosa che gli ha permesso di strappare uno degli ultimi posti per i play off.
I Bucks sono strafavoriti ma sul campo cambia tutto. La corsa al titolo finisce subito al 1° turno e appena alla quinta partita, con il sorprendente risultato di 4-1 per Miami. In conferenza stampa il giornalista
Erich Nehm (
The Athletics) pone una legittima domanda ad Antetokounmpo, parlando di stagione fallimentare, alla quale però il cestista replica infastidito con deboli paragoni sulla carriera dell'intervistatore, e andando a scomodare perfino
Michael Jordan, dimenticandosi evidentemente che tipo di giocatore fosse His Airness. Torniamo allora alla stagione '89-90 quando in gara 7 i Bulls vennero bloccati in finale di Eastern dai
formidabili Detroit Pistons di Isiah Thomas per il terzo anno consecutivo. Jordan mastica amaro e sarei pronto a scommettere che per lui, quella che si era appena conclusa, è stata una
stagione fallimentare, poiché non aveva raggiunto l'obiettivo che si era prefissato: diventare campione NBA.
Che cosa ha fatto
Michael Jordan? Ha stretto le mani agli avversari, ha annullato le vacanze e il giorno dopo era già in palestra con un solo obiettivo: strapazzare i Bad Boys l'anno successivo e vincere, cosa che puntuale avverrà.
Giannis Antetokounmpo invece, esce come un trionfatore dalla conferenza stampa. Blogger, sportivi accomodanti e l'immancabile esperto popolo dei social media applaudono tutti la possente ala che, a loro dire, ha demolito il giornalista. Al contrario, fin dalla prima volta che vidi questa intervista, ho sempre empatizzato con il collega dei media. No, non per affinità lavorative, più che altro per una questione di onestà. Personalmente non ho alcun problema ad ammettere i miei fallimenti. So bene quando ce l'ho fatta e quando no. Alle volte i fallimenti mi hanno condotto a nuovi successi, altre volte a mollare. E con questo?
E sempre chiamando in causa quello che è universalmente considerato il più grande giocatore della storia del basket, guardando alla sua carriera, parlò così: "Nella mia vita ho sbagliato più di novemila tiri. Ho perso quasi trecento palle. Ventisei volte i miei compagni di squadra mi hanno affidato il tiro decisivo e l’ho sbagliato.
Ho fallito. Molte, molte volte. Ed è per questo che alla fine ho vinto tutto". Ladies and gentleman, questo è
Michael Jordan! Anche io, come tutti voi sono un essere umano. Non sento il bisogno di pormi come un indomito vincitore sempre e comunque, anche perché non lo sono. Nessuno lo è, MJ incluso. Anche se nella mia vita ho fallito e fallirò ancora, vivo bene, mi guadagno da vivere e mi godo la mia famiglia ogni giorno.