Viaggio in Calabria lungo l'antica “via dei mulini” di Corigliano Calabro, di cui oggi rimangono ancora tracce della passata attività molitoria della zona.
“In lontananza, una città sulle colline/ Estesa fino al punto del non ritorno/ Un volo di realtà su di una terra spazzata dal vento/ Mentre ero solo, i miei sensi hanno vacillato/ Un'attrazione fatale mi sta trattenendo con forza/... Non riesco a distogliere i miei occhi dai cieli che girano in tondo/ Muto per lo stupore e agitato/ Sono uno lunatico essere terreno, io”. Sono le parole “riadattate" di Learning to Fly (Pink Floyd), accompagnamento ideale per attraversare l'antica “via dei mulini” a Corigliano Calabro (Cs).
Storia e territorio. Riscoperta e valorizzazione. A nord come a sud d'Italia, la società civile non si piega alle regole del cemento e rilancia la (grande) bellezza della propria terra con escursioni ecologiche. Nell'entroterra cosentino, da anni ormai la Pro Loco Città di Corigliano Calabro, in collaborazione con la Cooperativa Sociale Sinergie e l'Associazione Onlus Coriglianesi nel Mondo, organizza la Passeggiata Ecologica nel Parco del Coriglianeto con annessa Festa della Pizza.
Corigliano paese, piazza del Popolo. Si comincia da qui. Il sole è caldo. Una brezza dalle generalità multietniche si bilancia tra brusii verbali e l'invisibile avanzare di nuvole mutanti. La stragrande maggioranza dei presenti è gente del posto, con le sue eccezioni. Inizia la camminata in direzione Sila, ed è subito una piacevole discesa dai tratti "danteschi". Passo dopo passo i caseggiati si fanno sempre più radi. La natura selvaggia e in parte coltivata dirige spazio, germogli e riflessioni.
Steccati di legno proteggono la strada sul lato opposto al sotto-monte. Giù da basso, una cascina prosegue la vita rurale tra prodotti agricoli e l'acqua del torrente Coriglianeto. Da ciottoloso-compatto il percorso si fa sentiero, inoltrandosi nel ventre di Madre Natura. Solo alberi, terra, acqua e piante. L'essere umano qui è un ospite. Nell'assidua presenza di fichi d'India, irrompe un delicato viola floreale.
Tra le specie arboree più presenti, il lime. Onnipresente in più varietà di cocktail, qui è solo un frutto dalla scorza verde scuro. A toglierci la buccia dà l'idea di spruzzarti diritto in faccia il liquido. L'immagine di una brezza che li fa dondolare nel silenzio della vallata coriglianese si traduce in un linguaggio ancestrale dai vocaboli comprensibili in modo differente.
Se nella prima parte della passeggiata, un paio di sandali chiusi sono più che sufficienti, con l'inoltrarsi nel verde, la pelle potrebbe risentirne. Vista anche la presenza di una minima salita, meglio calzare scarpe più resistenti (vanno bene anche semplici All star e snickers varie). Corigliano è sempre lì dietro, a guardarti le spalle. L'antica via dei mulini consente di mirarne panoramiche mozzafiato che faranno (di sicuro) la gioia della condivisione sui vari Instagram o Facebook che sia.
Misteriosa. Cruda. Intensa. Prosaica. L'antica “via dei mulini” di Corigliano Calabro potrebbe essere la scenografia naturale di un film di fantascienza con i presenti a mo' di sopravvissuti alla ricerca di una qualche medicina naturale per salvare l'umanità. Si potrebbe immaginare anche una serie più oscura alla I segreti di Twin Peaks (1990-91, di David Lynch) o al contrario, più leggiadramente inforcare pennello e telecamera ricreando una vita bucolica in stile Il profumo del mosto selvatico (1995, di Alfonso Arau). Non c'è limite a cosa una terra possa trasmettere.
Sull'antica “via dei mulini” di Corigliano Calabro siamo in rotta tra le recenti radici di un città. E quando da una struttura ormai diroccata e senza più traccia di presenza umana, appare inequivocabile il segno lasciato da un forno per il pane, è naturale lasciarsi coinvolgere. E commuovere. Rivedendo nella propria mente l'esistenza fornaia quaggiù, dove i raggi gialli paiono distendersi in modo più fertile.
Sopra un piccolo ponticello si cammina a ridosso di una cascata, anch'essa di piccole dimensioni. La sua acqua è fresca. Giusto quello che ci vuole per rigenerarsi. L'atmosfera, i colori, tutto fa venire voglia di fare un tuffo ma il suo letto ha poca profondità e ci si farebbe male. Si riprende il sentiero, alternandosi tra un assaggio di more e lamponi dei numerosi rovi tutt'intorno.
La luce si va diradando e ad attendere i passeggiatori c'è un gustoso rinfresco con prodotti locali, inclusa pizza in quantità cotta nel forno a legna. Molto soffice e di ampio spessore. Poco sotto, un nitrito di un magnifico esemplare equino ha qualcosa da aggiungere. È solo questione di tempo (poco), e l'infinito prato celeste vira in tonalità sempre più scuro-bluastre da cui emerge una quasi luna piena.
Parafrasando ancora la "pinkfloydiana" Learning to fly, “Esseri del mondo, mi resta solo un saluto... Sotto le nuvole vedo la mia ombra arrampicarsi con la coda del mio occhio bagnato di pianto/ Un sogno non più minacciato dalla luce del giorno potrebbe far volare via quest'anima ben oltre il tetto della notte/… Non c'è sensazione che si possa confrontare con questa/ Animazione sospesa, uno stato d'estasi”.
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