sabato 29 dicembre 2012

Buon anno dagli ibernisti veneziani

Lido di Venezia (Ve), il bagno degli Ibernisti © Luca Ferrari
Per la 35° volta il Gruppo Ibernisti del Lido di Venezia saluterà il nuovo anno con un tonificante bagno nelle fredde acque del Mare Adriatico

di Luca Ferrari

Nelle edizioni passate si è visto un po' di tutto, inclusa pioggia e perfino la neve. Appuntamento sulla battigia della spiaggia Blue Moon martedì 1 gennaio 2013 a partire dalle h. 11 circa, dove i temerari nuotatori saranno accompagnati alla sfida con Madre Natura dalla sempre più numerosa folla che festante applaude e brinda. Gran finale poi, con zampone e lenticchie per tutti.

Lido di Venezia (Ve), il pubblico aspetta il bagno degli Ibernisti © Luca Ferrari
Lido di Venezia (Ve), il pubblico aspetta gli Ibernisti in riva al mare © Luca Ferrari
Lido di Venezia (Ve), l'arrivo degli Ibernisti © Luca Ferrari
Lido di Venezia (Ve), l'arrivo degli Ibernisti © Luca Ferrari
Lido di Venezia (Ve), l'arrivo degli Ibernisti © Luca Ferrari
Lido di Venezia (Ve), gli Ibernisti pronti per entrare in acqua © Luca Ferrari
Lido di Venezia (Ve), gli Ibernisti entrano in acqua © Luca Ferrari
Lido di Venezia (Ve), il bagno degli Ibernisti © Luca Ferrari
Lido di Venezia (Ve), il bagno degli Ibernisti © Luca Ferrari
Lido di Venezia (Ve), zampone e lenticchie per tutti sulla battigia © Luca Ferrari
Lido di Venezia (Ve), zampone e lenticchie per tutti sulla battigia © Luca Ferrari
Lido di Venezia (Ve), arrivederci al prossimo anno © Luca Ferrari

giovedì 27 dicembre 2012

Ostia, elegia di blu fondamentali

Ostia (Rm), scogli sul mar Tirreno © Luca Ferrari
Viaggio sul litorale tirrenico di Ostia (RM). Questo litorale. Così affollato d’estate e più delicato nella stagione fredda, sembra animato. 


Viaggio sulla spiaggia di Ostia. Una creatura non che va mai da nessuna parte senza una fogliolina di salvia tra i capelli, colorando di un blu ogni sfumatura solo per ampliare lo spazio concesso alle immagini della vita. Raccolgo cinque pietre tirreniche. Le lascerò assemblate ancora per un po’ nella sabbia mista finalmente calcata. Poi andrò a giocare col tramonto e le nuvole. Rincorro le figure che credo di vedere. Quella sembra un’isola, quell’altra un animale. Quella più buffa, la casa dei miei sogni. 

Intingo un dito in un’onda che. Ho quattro conchiglie pendenti dalle labbra ancora vergini al salso. In pochi minuti tornerò a sedermi di fronte al mare. Mi sembra di fare quasi un salto nel tempo. Che accelera. E si fa notte. Inizio a lanciarmi in difficili riconoscimenti stellari. Antares sembra il nome di una costellazione. Se fossi ancora un bambino, di certo è una di quelle parole che mi ricorderebbe l’amicizia con un leone. Se fossi ancora un essere umano, prenderei le mani d’ogni sconosciuto per proseguire il mio cammino. Una fragile nuvola di nebbia carezza qualche imbarcazione non troppo lontana. Penso che in futuro sarà dura che io possa rifiutare qualche trampolino o burrone che sia, specialmente se mimetizzato dentro il panorama circostante.

Il colore arancione è ciò che mi riporterà dentro l’anima passando per l’uscita si servizio. Penso si possa anche cadere in qualcosa profondo come un mare sconosciuto e disegnato con righello e compasso ma c’è bisogno anche d’altro. C’è una barca a remi abbandonata sulla battigia. Una scala a chioccia a portata di tre orizzonti. D’istinto la identifico con il mio volto che non vedo. Sento l’impatto umido del tessuto jeans. Le porte del presente sono esattamente come il suo scafo. Leggermente scrostate. Poi due anime in lontananza si lanciano in un ballo semi-statico. Hanno tutti i fondamentali colori dei boschi.

Continuo a restare con gli occhi aperti.

lunedì 24 dicembre 2012

Intervista a Babbo Natale

Intervista a Babbo Natale, a dx l'autore Renato Minozzi
Com'è nato Babbo Natale? Ce lo spiega il suo postino di fiducia, Renato Minozzi che lo ha intervistato per tutti noi.

di Luca Ferrari

Allacciate le cinture e preparatevi a partire per un viaggio in cui nessun film natalizio vi può ancora aver preparato. Né il treno di Polar Express di Robert Zemeckis né la più aggiornata delle Mary Poppins. A raccontarvela sarà il postino di Babbo Natale in persona, Renato Minozzi, che ha personalmente intervistato il suo datore di lavoro e quindi raccolto la preziosa testimonianza in un manoscritto.

Mettete giù la vostra tazza di cioccolata calda. Scegliete un narratore dalla voce tonante e dolce, e poi stringetevi attorno a lui. Entrate in questa magica dimensione e prestate ascolto a ciò che udirete. Se sarà vero o meno, dipenderà solo da voi.

Non molto tempo fa il nostro buon Renato, il giorno prima dell’Epifania 2003, incappò in qualcosa di magico. Una piccola luce celeste sgusciò dal suo caminetto, arrampicandosi fino alla punta dell’albero di natale, e lì si mostrò in tutta la sua festosa stazza lasciando il postino al limite dello shock.

Quello che ne segue è il racconto di Babbo in persona, che gli raccontò come abbia avuto l’onore di ricevere questo straordinario incarico. L’omone vestito di rosso era nipote di un boscaiolo nella Finlandia, e la sua nuova vita iniziò grazie all’intervento divino di San Nicolò e la dolcissima Santa Lucia.

Accompagnato nei cieli, fece la conoscenza a Koloupukki di gnomi, folletti e la Befana (dura dentro, ma pronta a ballare dopo qualche bicchiere di caldo vin brulè), fino a entrare in Paradiso, salendo fino alla vetta più alta dell’Universo. Lì., l'incontro con gli angeli.

"Vivrà un momento la cui fede è solo un atto d’amore verso il proprio cuore. E ci svelerà il segreto di come questo mondo fantastico si sia venuto a creare. Del perché le fate sono belle, e gli gnomi, piccoli e tarchiati. Un viaggio in cui ciascuna Storia può diventare l’infinito delle proprie azioni. E come dicono lassù, nel regno celeste, Salèma  Jahe. E lassù c’è chi consegna la posta dei terrestri alle creature in Cielo. E se qualcuno, vuole provarci scriva: POSTA DEL PARADISO, e le invii pure a Renato Minozzi, via Volpare 41, 30026 Portogruaro (VE). Da lui arriveranno a Babbo Natale, e da quest’ultimo, beh, indovinatelo voi.

Aprire questo libro è sfidare la propria libertà di pensiero imbolsita da troppe dottrine e telegiornali. Leggendo Intervista a Babbo Natale (2003, Nuovi Editori) si guarda oltre le stelle. Dove non  esistono certezze. Eccetto forse qualche giuramento del vento o del fuoco. Manoscritto sfuggito al Tempo. Diario segreto la cui formula magica si apre solo con la purezza delle nostre emozioni.

mercoledì 19 dicembre 2012

When You Believe in Bellydance

la danzatrice Viviana Ammannato e una sua creazione
Dalla danza orientale alla poesia, passando per la musica di Mariah Carey e Whitney Houston. Storie di scambi umano-creativi.

di Luca Ferrari

Il primo passo. Qualche universo arrivato su di un fazzoletto dai colori remoti. Da qualche parte e altrove è lo stesso. Il repertorio primordiale incrocia il proprio soffio nell'affermazione dell'Umanità. Storie di cuori di donne che pulsano insieme. Anomala storia di una danzatrice col "vizio" dell'arte creativa sbarcata fin sopra le poesie di Belly Roads - parole di danza sentieri d'Oriente (2012, Granviale Editori).

Proprio come piacerebbe sempre vedere a chi scambierebbe un regalo per un dono, la creazione attinge a materiali veri. Incollando perline su di una poesia. All’ombra delle invisibilità interiori, ecco una suggestione che non ho intenzione di lasciar andare lontano. Come una stella introdotta in una terra ripetutamente colpita da fulmini, ora semplicemente irrompono i disegni della danzarice Viviana Ammanato.

Non so bene come funzioni il meccanismo dei miracoli, ma pensi che potrebbe essere inopportuno far sconfinare ogni giorno sull'infinità comune della proprie mani in costante dialogo movimentato? L'abbandono di troppe epoche senza la comprensione dell’udito più melodicamente narrato ha reso alcuni voli anticipatamente fenici. Le paure dominano ancora la base delle montagne? Comunque vada, noi siamo ancora qui a parlare di vocaboli meravigliosamente fragili. Da innocui cassetti di candele, il sole si è alzato prendendosi cura di tutta le nostre esperienze.

E anche se un sorriso fosse capace d’illuminare la nebbia (e qualcuno mi ha spiegato che ne ha la forza), non riesco ancora a tollerare la vista di altalene vuote. E anche se non posso svelare quello che mi porto a fianco del mantello, avanti morganatico maleficio, scommetto vorresti colpirmi. 

Non ho mai pensato esistessero parole per immaginare qualcosa che potesse far trasalire una speranza. Poi un giorno, c'era una volta... Qualcuno un giorno saprà che cosa significhi togliersi la benda delle proprie piogge e ripetere a voce sempre più alta che cosa non puoi proprio dimenticare dal momento che i bordi dei nostri occhi sono diventati la più contagiosa delle Avalon condivisibili.

..."Ci si può intestardire oppure esistere giorno dopo giorno, aggiungendo una perla al proprio dipinto sulla tela dei propri sentimenti"...Viviana. È come vi dicevo, è ancora e per sempre una magia...ciao!

When You Believe, by Mariah Carey feat. Whitney Houston

la magia della fantasia
la danzatrice Viviana Ammannato
le cerazioni artistiche di Viviana Ammannato e il libro di poesie Belly Roads

martedì 18 dicembre 2012

Val Passiria, sciando sul Monte Tavolino

La pista da sci del Monte Tavolino © Luca Ferrari
In cima all’Alto Adige. Sugli ultimi piani rocciosi del Monte Tavolino (2848 m s.l.m.), circondato dai suoi esimi colleghi delle Alpi Retiche Orientali. 


Da quassù ci vedo chiaro. Sento di avere tutto così placidamente vicino che potrei anche invertire il senso degli scarponi e riuscirei ugualmente a completare il tracciato fino a valle, in un totale e compulsivo stato di libertà. E anche se i fiocchi continueranno a cadere candidi solo dal cielo, io non smetterò mai di cercare una nuova continuazione per questo incontaminato viaggio montano.
 
Abbandonata la facile pista sotto Cima delle Anime, invece della classica discesa direzione skilift, prendo un’altra strada. Con la piccola Plan in Val Passiria (Bz) fronte a me, mi incanalo verso la parte più a sinistra, costeggiando l’omonimo torrente (Pfelderer Bach). Gli sci scorrono che è un piacere.

Mettendomi nella classica posizione a uovo, lanciato diritto, controllo che le gambe stiano il più vicino possibile; in caso di sbandata potrebbe finire molto male. L’esperienza mi aiuta, e in un attimo, dopo aver attraversato anche un ponticello ricoperto di neve, con ancora addosso l’inerzia della velocità guadagnata poco prima, arrivo direttamente all’impianto di risalita Grünboden Express.

Per raggiungere il rifugio a 2020 m s.l.m. c’è sia la cabinovia che la seggiovia. La prima è generalmente riservata a chi s’imbarca con slittino o semplicemente per quei pedoni che hanno voglia di fare qualche passo in alta quota senza disdegnare uno sfizioso spuntino. La seconda invece è solo a uso sciatori: sei posti con gli sci che possono ballare nel vuoto o essere posati su comodi poggiapiedi.

Plan (Bz), la seggiovia Grünboden Express © Luca Ferrari
Rispetto a passate e analoghe esperienze, tutto procede in modo perfetto. Mai un calo di tensione. Il freddo neanche si sente. Attraversare un bosco, guardando dall’alto le punte di pini e laricim non è esperienza di tutti i giorni. Con una cintura meccanica a proteggerci tutti, un po’ a fatica lego bene entrambe le racchette a una manom mentre con l’altra mi diletto in qualche scatto. Tutti i miei temporanei compagni di viaggio restano in una sorta di rispettoso silenzio verso la Natura sotto di noi. È quasi impossibile commentarla. La si può solo ammirare stretta in un morbido abbraccio nevoso.

Raggiunta destinazione, il gancio meccanico si solleva automaticamente. C’è chi inizia a scendere puntando direttamente a Plan e chi invece, come il sottoscritto, non è ancora soddisfatto dell’altitudine raggiunta. Facendo poche decine di metri in discesa infatti, c’è una seconda seggiovia, più piccolina, che conduce a oltre 2.500 metri, sempre sul Monte Tavolino (Sefiarspitze). Rispetto alla prima salita, questo secondo impianto è riscaldato. Solo le gambe restano fuori.

Si va su, e ancora più su. Ci sono sempre meno alberi, per non dire totalmente assenti. Nell’immensa coltre nevosa spunta solo qualche pezzo di roccia bruna. Il resto è bianco. Davanti a me ho lo spettacolo delle Alpi Retiche Orientali e la Cima delle Anime, di cui prima ho fatto un pezzo sugli sci, in tutto il suo impotente e candido splendore. 

Attaccato alla mia schiena ho lo zaino con l’ingombrante macchina fotografica. Impossibile pensare di scendere con un simile e delicato apparecchio a penzolarmi sul collo. Sarebbe anche pericoloso per me. La pista è impegnativa, ma giudicata (a ragione) di media difficoltà.

È il mio momento. Gli sci seguono subito le mie intenzioni. Buon segno. Gli altri sciatori sono estremamente disciplinati. Non sono i classici idioti della domenica che sfrecciano da incoscienti. Sono almeno due le prime pareti da fare, poi,  su un breve tratto simil-pianeggiante, c’è spazio per un break panoramico con tanto di rete di protezione. Quanto basta per far rifiatare gli arti provati dalle continue frenate, e immortalare ogni millimetro quadrato di paesaggio valpassiriano.

Più scendo e più prendo confidenza. A tratti ci sono dei grumi di neve soffice. L’ideale per rallentare la velocità, ma allo stesso tempo da starci molto attenti se ci si finisce dentro dritti con le punte. Dopo cinque minuti abbondanti di discesa, in lontananza, il rifugio Grünboden entra nel mio campo visivo. Mi sento leggero e pecco di troppa confidenza. Senza rendermene rischio di fare involontariamente un fuori pista. Una ragazza con casco di protezione bianco e giacca a vento rosa se ne accorge, e inizia a gesticolare per farmi capire che sto clamorosamente sbagliando. Breve sterzata, e riguadagno lo spazio più congeniale. Provo a raggiungerla per ringraziarla, ma è una saetta e si è già dileguata come il vento.   

Ancora qualche ampio spazio in discesa e arrivo alla baita. Mi guardo alle spalle. Quasi non ci credo di essere sceso da così in alto. Sono ancora un po’ sospeso tra sogni e realtà quando lo spalancare la porta lignea, così romanticamente hansel&gretelliana, del rifugio Grünboden, mi rifà toccare terra con i golosi odori della cucina tirolese. Una voragine di fame mi si spalanca dentro. L’adrenalina chiede il conto. Il successivo passo è un doppio succo di mela con contorno di alcune delle prelibatezze più tipiche altoatesine: uova con speck e torta di grano saraceno.

Terminato il pasto, per non farmi mancare nulla, affido gli sci a una simpatica coppia di turisti che ritorna a Plan in cabinovia, mentre io decido di raggiungere il paese in slittino. Senza troppe indicazioni schizzo in mezzo al bosco. C’è chi scende su una specie di bicicletta con uno sci al posto delle due ruote, e chi sale a piedi sul sentiero a fianco.

A metà tragitto circa azzero la velocità. Voglio continuare a piedi. Rimanere in questo angolo piccino il più a lungo possibile. Solo io e il bosco. Faccio inevitabilmente difficoltà a camminare. Quando nel mio udito, oltre allo scricchiolio di qualche stalattite ribelle, mi penetra un vociare umano, raccolgo goffamente, e un po’ emozionato, tutta la neve che riesco e la lancio sopra la mia testa, finalmente liberata dal giogo del cappello di lana. Sento il gelo stringersi in una familiare cascata sommersa. Eccomi. Sono riuscito a tornare fino a qui, semplicemente ripetendomi quello che ho sempre avuto in mente.

Plan (BZ), seggiovia Grünboden Express sul Monte Tavolino © Luca Ferrari
Seggiovia Grünboden Express sul Monte Tavolino © Luca Ferrari
La neve immacolata sulla pista da sci del Monte Tavolino © Luca Ferrari
Sciatrici pronte a lanciarsi sulla pista da sci del Monte Tavolino © Luca Ferrari
La pista da sci del Monte Tavolino © Luca Ferrari
La pista da sci del Monte Tavolino © Luca Ferrari
La pista da sci del Monte Tavolino © Luca Ferrari
La pista da sci del Monte Tavolino © Luca Ferrari
La pista da sci del Monte Tavolino © Luca Ferrari
Monte Tavolino, il rifugio Grünboden © Luca Ferrari
Monte Tavolino, il rifugio Grünboden © Luca Ferrari
Monte Tavolino, uova e speck sul rifugio Grünboden © Luca Ferrari
Monte Tavolino, torta al grano saraceno rifugio Grünboden © Luca Ferrari
Dal rifugio Grünboden a Plan in slittino © Luca Ferrari
Dal rifugio Grünboden a Plan in slittino © Luca Ferrari
Dal rifugio Grünboden a Plan in slittino © Luca Ferrari
Dal rifugio Grünboden a Plan in slittino © Luca Ferrari

venerdì 14 dicembre 2012

Val Passiria, in discesa da Cima delle Anime

Cima delle Anime, pista da discesa sopra Plan © Luca Ferrari
Val Passiria (BZ). Su e giù con gli sci lungo la placida pista di Cima delle Anime (Seelenkogel, 3469 m s.l.m.), uno dei colossi delle Alpi Retiche Orientali.

di Luca Ferrari

Abbandonato lo skilift, il candido panorama abbraccia l’intera vallata, Plan, le montagne circostanti e la poco lontana Malga Lazins. Qualche giro di rodaggio, e poi via. A tutta velocità sulla discesa di sinistra, arrivando direttamente alla stazione della cabinovia/seggiovia Grünboden Express, destinazione Monte Tavolino (2848 m s.l.m.).

Plan (Bz), impianto di risalita su Cima delle Anime © Luca Ferrari
Cima delle Anime (3469 m s.l.m.) © Luca Ferrari
Plan (Bz), skilift della pista su Cima delle Anime © Luca Ferrari
Plan (Bz), pista su Cima delle Anime © Luca Ferrari
Plan (Bz), pista su Cima delle Anime © Luca Ferrari
Plan (Bz), pista su Cima delle Anime © Luca Ferrari
Plan (Bz), pista su Cima delle Anime © Luca Ferrari
Plan (Bz), il torrente Pfelderer Bach ricoperto di neve © Luca Ferrari
Plan (Bz), il torrente Pfelderer Bach ricoperto di neve © Luca Ferrari
Plan (Bz), pista su Cima delle Anime © Luca Ferrari
Plan (Bz), pista su Cima delle Anime © Luca Ferrari
Plan (Bz), pista su Cima delle Anime © Luca Ferrari
Plan (Bz), connubio delle piste da Cima delle Anime e Monte Tavolino © Luca Ferrari