La app di TikTok pronta per essere scaricata |
Tutti a demonizzare TikTok e i social network, ma cosa dovrebbero pensare quei bambini oggi ragazzini, per anni testimoni della propria impotente (s)vendita online?
di Luca Ferrari
Sono un genitore e non ho mai postato foto di mio figlio sui social network. Lavoro (anche) come Social Media Editor. Sono presente da anni su Facebook, Twitter, Instagram, Pinterest e Linkedin. Credete che non mi sarebbe piaciuto pubblicare in rete foto di mio figlio? Assolutamente si, ma non l'ho mai fatto perché ho pensato prima a lui e poi al mio ego. Quando nacque, a costo anche di sembrare antipatico, fui inflessibile con i miei amici e qualsiasi contatto lo incrociasse sul proprio monitor telefonico: chiunque lo posta in rete, lo denuncio!
Sono passati quasi quattro anni da allora e conscio sempre più dei rischi, non ho cambiato opinione, anzi. Nonostante ciò, non c'è giornata in cui i social non si riempiano di foto di minori, anche piccolissimi. Gli adulti, coloro i quali li dovrebbero proteggere, ignorano/se ne fregano di tutti i rischi della situazione. In molti si difendono dicendo che utilizzano l'impostazione "amici" su Facebook e magari per Instagram bisogna richiederne la visualizzazione. Ottima strategia di autodifesa, certo, dimenticandosi due piccole tragiche realtà:
- Qualunque contenuto postiamo in rete, lo regaliamo all'azienda titolare del marchio che un giorno, se volesse, potrebbe fare un book fotografico e venderlo senza che gli autori possano dire alcunché.
- Un qualsiasi cracker capace di entrare nel nostro account, può tranquillamente accedere alle foto dei nostri figli e farne ciò che vuole (incluso venderle a pedofili, ndr) come ha di recente scritto Repubblica, seppur sbagliando la terminologia e parlando di hacker, che sono un'altra cosa.
Appurato il fallimento umano dinnanzi al "giocattolo social network", spetterebbe ai Governi proteggere i più piccoli, vietando la pubblicazione di foto dei minori in rete. Finché la questione non sarà affrontata con serietà e determinazione, la situazione potrà solo peggiorare. Nei prossimi dieci anni verranno create nuove applicazione di condivisione istantanea e il web si popolerà di minori, già online appena venuti al mondo, spianando (anche) la strada a quel cyberbullismo che, invano, si sta cercando di contenere. I primi rigurgiti del mostro però, come troppo spesso accade, non vengono da fuori e/o in qualche comodo ufficio della Silicon Valley, ma tra le placide mura domestiche.
Un gruppo di applicazioni social scaricate sullo smartphone |