Il bullismo è un cancro da combattere ogni giorno. Oggi se ne parla per l'ennesima tragedia, domani tutto sarà nel dimenticatoio... così com'è sempre stato.
di Luca Ferrari
Le lacrime strozzate nel cuscino. Il silenzio ti attanaglia. Le umiliazioni ti penetrano nell'anima senza più lasciarti. La paura di uscire arriva fino al gesto più estremo. Chi è vittima di bullismo, non lo dimentica. Solo chi è stato vittima di bullismo, può davvero capire cosa si provi. Chi è stato vittima di bullismo, non dimentica e non dimenticherà mai quelle facce, quei nomi, quelle parole, quei gesti. Chi è stato vittima di bullismo, soprattutto, non dimentica chi avrebbe dovuto proteggerlo/a e invece si è girato dall'altra parte. Il bullismo è l'emblema della vigliaccheria umana. Tanti contro uno. Il prepotente affronta qualcuno che sa già essere più debole. Il bullismo è l'emblema della bassezza umana dove la massa si diverte a tormentare il singolo. Il bullismo è tra le mura domestiche, sulla cattedra, negli uffici. Il bullismo è un abuso. Il bullismo è qualcosa che non potremo mai cambiare. Esisterà sempre. Il male cambia forma, si aggiorna e non sparirà mai. Il resto del mondo invece, può e deve dare una risposta, decisa e immediata. Tutti quelli che sono contro il bullismo, si devono unire e combatterlo, giorno dopo giorno. Non ci sono sfumature. Niente mezze misure. O si è bulli o si è contro.
Società ipocrite. Docenti menefreghisti. Famiglie disattente e superficiali. Il bullismo non è solamente un gruppo di ragazzini che tormentano il singolo. Questa è solo la punta più estrema e tragica. Il bullismo nasce molto prima. Il bullismo nasce nel quotidiano. Oggi se ne parla molto di più. Una volta c'era solo omertà. Oggi se ne parla molto di più ma cambia comunque troppo poco. Oggi se ne parla, pensando ancora che con le belle parole si possa risolvere un problema conficcato nella cultura suprematista di ciascuno di noi. Il bullismo si deve affrontare su più fronti se si vogliono realmente cambiare le cose. Ci vogliono politiche, personale preposto nelle scuole ma non di meno, ci vuole una cultura che comprenda l'importanza di insegnare ai nostri figli a difendersi perché lì fuori non ci saremo noi a farlo. Non ci saremo nei bagni delle scuole. Non ci saremo nei locali. Non ci saremo nelle strade, sui campi o nei parchi. Non ci saremo nemmeno quando qualcuno alzerà la voce da grandi. Credere ancora che il perbenismo e l'impegno sociale siano sufficienti a impedire il perpetrarsi del bullismo, è mero autolesionismo. È l'ipocrisia di chi fa le cose per la propria coscienza (...) senza alcun vero interesse perché le cose cambino davvero... O almeno fino a quando non li toccheranno.
Paolo Mendico è l'ennesima vittima. Pensate un po', bullizzato (anche) perché aveva i capelli lunghi. Sbeffeggiato senza tregua con il nomignolo di Paoletta. Chissà quanti di loro se la ridevano, raccontandolo, magari, anche davanti agli adulti, ma nessuno ha fatto niente. I genitori di Paolo si sono rivolti alla scuola ma nessuno ha mosso un dito. Paolo aveva 15 anni e aveva paura. Alla fine si è tolto la vita. Adesso vorrei sapere come si sentono quei genitori i cui figli hanno portato Paolo a compiere questo gesto atroce. Vi rispondo io. Non gliene importa nulla. Anzi, penseranno che sia stato esagerato e che i loro figli non abbiano fatto nulla di male. È così, e succederà ancora. In questo momento migliaia di bambini e bambine sono seduti da soli mentre nuovi famelici lupi si stanno avvicinando per tormentarli senza pietà. Succede a 8 anni, a 12, a 15, a 22, etc. Li attaccheranno e nessuna circolare scolastica impedirà questo massacro silente perché appena usciti, tutto continuerà, anche sui social. Oggi c'è anche la piaga impazzita del cyber bullismo. Chi ci pensa a loro? Chi sarà il prossimo? Che cosa vogliano fare una buona volta? Che cosa farete davvero quando toccherà anche a voi? Vi lamenterete dall'intelletto del vostro salotto o inizierete a fare qualcosa?
Bullismo, io ti conosco bene. Vorrei proprio vedere se adesso avresti il coraggio di affrontarmi...
lunedì 15 settembre 2025
Bullismo... ti aspetto fuori
mercoledì 24 febbraio 2021
TikTok e la (s)vendita dei minori
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La app di TikTok pronta per essere scaricata |
Tutti a demonizzare TikTok e i social network, ma cosa dovrebbero pensare quei bambini oggi ragazzini, per anni testimoni della propria impotente (s)vendita online?
di Luca Ferrari
Sono un genitore e non ho mai postato foto di mio figlio sui social network. Lavoro (anche) come Social Media Editor. Sono presente da anni su Facebook, Twitter, Instagram, Pinterest e Linkedin. Credete che non mi sarebbe piaciuto pubblicare in rete foto di mio figlio? Assolutamente si, ma non l'ho mai fatto perché ho pensato prima a lui e poi al mio ego. Quando nacque, a costo anche di sembrare antipatico, fui inflessibile con i miei amici e qualsiasi contatto lo incrociasse sul proprio monitor telefonico: chiunque lo posta in rete, lo denuncio!
Sono passati quasi quattro anni da allora e conscio sempre più dei rischi, non ho cambiato opinione, anzi. Nonostante ciò, non c'è giornata in cui i social non si riempiano di foto di minori, anche piccolissimi. Gli adulti, coloro i quali li dovrebbero proteggere, ignorano/se ne fregano di tutti i rischi della situazione. In molti si difendono dicendo che utilizzano l'impostazione "amici" su Facebook e magari per Instagram bisogna richiederne la visualizzazione. Ottima strategia di autodifesa, certo, dimenticandosi due piccole tragiche realtà:
- Qualunque contenuto postiamo in rete, lo regaliamo all'azienda titolare del marchio che un giorno, se volesse, potrebbe fare un book fotografico e venderlo senza che gli autori possano dire alcunché.
- Un qualsiasi cracker capace di entrare nel nostro account, può tranquillamente accedere alle foto dei nostri figli e farne ciò che vuole (incluso venderle a pedofili, ndr) come ha di recente scritto Repubblica, seppur sbagliando la terminologia e parlando di hacker, che sono un'altra cosa.
Appurato il fallimento umano dinnanzi al "giocattolo social network", spetterebbe ai Governi proteggere i più piccoli, vietando la pubblicazione di foto dei minori in rete. Finché la questione non sarà affrontata con serietà e determinazione, la situazione potrà solo peggiorare. Nei prossimi dieci anni verranno create nuove applicazione di condivisione istantanea e il web si popolerà di minori, già online appena venuti al mondo, spianando (anche) la strada a quel cyberbullismo che, invano, si sta cercando di contenere. I primi rigurgiti del mostro però, come troppo spesso accade, non vengono da fuori e/o in qualche comodo ufficio della Silicon Valley, ma tra le placide mura domestiche.
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Un gruppo di applicazioni social scaricate sullo smartphone |