Centro Trasfusionale di Venezia, donazione sangue in corso © Federico Roiter |
di Luca Ferrari
La mattina a stomaco semi-vuoto (niente latte per nessuna ragione). La città ancora non invasa dai turisti. Il volto simpatico degli infermieri. La musica soffusa di sottofondo. Un ago conficcato nella vena per farsi “spillare” un po’ di liquido rosso destinazione malati e bisognosi. È la “dura” vita dei donatori di sangue. È ciò che mi sto apprestando a fare per l’ennesima volta in un momento di forte richiesta da parte dell’AVIS Venezia.
Ho iniziato a donare il sangue nel maggio 2011. Il motivo? Scrissi un articolo sulla versione online del trimestrale Granviale.it che concludevo esortando chiunque a fare questo piccolo gesto di grandissima umanità. Essere il primo a fregarmene mi sembrò un autentico atto di ipocrisia così cominciai facendolo un paio di volte, poi causa anche il lavoro, abbandonai il tutto.
Mi sono ripresentato al Centro Trasfusionale dell'Ospedale Civile di Venezia quasi tre anni dopo e da allora ho fatto tutte le donazioni possibili: due nel 2014 e quattro nel 2015 (i maschi possono donare ogni tre mesi, le femmine ogni sei). Tra qualche giorno potrò dare il mio contributo per la prima volta anche nel 2016 e mai momento fu più adatto. Ieri mattina infatti ho ricevuto un'importante comunicazione da parte della sezione veneziana dell'Avis.
A causa di un numero elevato di interventi chirurgici e dunque di utilizzo di sangue infatti, la città lagunare ha urgente bisogno di donatori idonei di tutti i gruppi sanguigni. Per informazioni si può chiamare la segretaria dell'ULSS 12 (risponde la sig.ra Anna) al numero 041-5294576 oppure seguendo la pagina Facebook dell'AVIS Venezia.
Il sangue è un liquido non sintetizzabile in laboratorio, ergo o proviene dal corpo umano o non se ne fa niente. Di norma Venezia è una città autosufficiente sul fronte sangue e lo esporta pure in altre regioni meno donatrici. In questo momento però ha bisogno lei di una mano, anzi di un braccio.
Il sangue è un liquido non sintetizzabile in laboratorio, ergo o proviene dal corpo umano o non se ne fa niente. Di norma Venezia è una città autosufficiente sul fronte sangue e lo esporta pure in altre regioni meno donatrici. In questo momento però ha bisogno lei di una mano, anzi di un braccio.
Mi piace andare a donare il sangue. Vado sempre molto presto. Alle 7,30 sono già in fase di compilazione modulo. Il personale medico poi è disponibile e simpatico. Adoro poi fare colazione (cappuccino e brioche) in ospedale con il buono gratuito che mi viene dato come “ricompensa”, sfogliandomi una rivista di cinema e sentendo il cerottone sul braccio che mi tira appena la pelle.
A molti fa impressione la cosa, rinunciando così a un gesto d’importanza vitale. Io non faccio certo eccezione. Vi dico solo che il giorno che fui obbligato a farmi fare un prelievo per verificare che avessi il morbillo non dormii la notte dall’ansia, per non parlare di quando andai a La Spezia a fare la visita di leva. Il prelievo di sangue era il mio incubo. Ma per quanto mi riguarda, l'aver paura di qualcosa non significa evitarlo, come dimostra anche il mio stranissimo rapporto col prendere un aereo.
Quando vado a donare ho una sola regola: non girarmi per nessuna ragione dalla parte dell’ago in fase di prelievo. Se mai dovessi vedere il sangue uscire dal mio braccio, credo che sverrei all'istante. Ma anche se così fosse, chi se ne frega. L’obiettivo è più importante di un po’ di giramento de capoccia! E allora fuori il braccio e la vena, e alla prossima donazione.
La grande famiglia di AVIS Venezia e i suoi donatori © Federico Roiter |
... e dopo la donazione, un bel cappuccino con brioche © Luca Ferrari |
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