martedì 21 ottobre 2025

Nemici finché morte non ci unisca

Il tifo è una piaga, è diseducativo. Lo è praticamente in tutti gli sport, chi più chi meno. Manca la cultura del rispettare l'avversario. Chi sarà la prossima vittima?

di Luca Ferrari

Un uomo è morto. Una ragazza è rimasta orfana. Una donna è rimasta vedova, ma a noi cosa importa? L'importante è che la "nostra squadra" vinca. C'è qualcosa di marcio e profondamente distorto nel tifo di ogni disciplina sportiva. Molto di più alla che non qualsiasi eccesso e/o deriva fascio-criminale. C'è qualcosa di culturalmente sbagliato nel profondo di ciascuno di noi. Quando si assiste a un qualsiasi evento sportivo, il supporto per il proprio atleta e/o compagine che sia, è troppo spesso secondario. In particolare le "curve" (ma non solo loro) passano all'azione, insultando e fischiando gli avversari sempre e comunque, con tanto di tronfio divertimento dei più piccini a cui, teoricamente, dovremmo insegnare ben altro. Questo avviene praticamente ovunque, e non solo nel tanto disprezzato calcio. È una base comune a praticamente qualsiasi disciplina che ovviamente poi si riflette nei comportamenti della vita quotidiana. Oggi siamo tutti amareggiati per una tragica morte, domani sarà già nel dimenticatoio e al di là del prossimo minuto di silenzio, le tifoserie continueranno a essere ostili con gli avversari della loro squadra. Perché lo siete? Me lo potete spiegare? Mi potreste dare una spiegazione razionale di tutto questo? Qual è? Perché sentite il bisogno di insultare i tifosi e i giocatori avversari? Voglio saperlo!

Domenica 19 ottobre 2025, a Rieti, la tragedia sgorga dalla violenza più cieca. Dopo la partita di Serie A2 tra Pistoia e Sebastiani Rieti, un autobus con a bordo supporter della squadra toscana, è stato bersagliato da pietre e mattoni, colpendo a morte il secondo pilota, Raffaele Marianella. Una simile aggressione non trova alcuna logica ma vedere in questa azione omicida solo un circolo ristretto, significa non capire il problema, rimandandolo alla prossima esecuzione. Sono passati appena due giorni da questo tragico fatto di cronaca e il mondo sportivo si è già prontamente rialzato. Profili social a lutto, etc. Tutti partecipano alla fiera dell'ipocrisia. Tutti sono tristi, eppure sono convinto che già il prossimo weekend nei palazzetti, anzi già da stasera durante le partite di calcio di Champions League, sarà lo stesso schifo e nessuno farà nulla. Il problema non è il tifo, il problema è nell'educazione e nella cultura. La maggior parte della gente si sente forte a stare in gruppo e sbeffeggiare (picchiare) gli altri o l'altro. Tutto questo non è mai cambiato anzi peggio, viene continuamente alimentato.

La nostra società è intrisa di violenza e ciò che si fa per cambiarla è decisamente troppo poco. La violenza sociale viene sempre sminuita o relegata ai pochi (che non sono). La giustizia è già al lavoro nel caso specifico ma il problema non si risolverà con l'eventuale carcere dei diretti responsabili. Il lavoro deve iniziare a monte, fin dalle scuole sportive quando gli atleti sono pulcini. Da genitore e appassionato di pallacanestro, continuo a sostenere l'importanza del mostrare apprezzamento per qualsiasi bella azione, che sia della squadra che sono andato a vedere o quella avversaria. Non entro neanche nel merito dei social media dove l'impunità genera commenti della peggiore specie su qualsiasi disciplina e categoria. Raffaele Marianella è morto e nessuno può farci più nulla. Raffaele Marianella è morto. Adesso aspettiamo di vedere quando e chi sarà il prossimo. Adesso prepariamoci a vedere come la società scaricherà le responsabilità, in attesa che la cieca mano della violenza più laida colpisca ancora e senza pietà.

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