Smögen (Svezia), il faro sull’isolotto di Hållö © Luca Ferrari |
di Luca Ferrari
Risvegliato da un più che mattutino sole accecante in quel di Klädesholmen (municipalità di Tjörn) dove vivono appena poche centinaia di abitanti, e dopo aver raggiunto la vicina e placida Skärhamn, punto il mio gps cartaceo verso una nuova meta in terra di Svezia, Smögen, un piccolo isolotto della costa occidentale della Svezia, a circa 135 km da Goteborg. Cronaca di un reportage realizzato e vissuto con Il Reporter - raccontare oltre confine.
Fin dai primi metri in autostrada (gratuita), vengo subito colpito dalla tranquillità degli svedesi al volante. Pur con i limiti a 110 km/h sulla E6 che porta a Oslo da una parte e Malmö nella direzione opposta, è raro vedere qualcuno che sfrecci, o addirittura superare. Meglio così. Il viaggio è di gran lunga più rilassante. Finito di attraversare altri freschi spazi di verde, un cartello mi dà il benvenuto nel comune di Sotenäs.
Smögen, le cui prime notizie storiche si attestano alla fine del 16° secolo ed è celebre per il suo mercato ittico, è collegata alla terraferma da un futuristico ponte. Il resto lo posso interamente affidare ai miei occhi senza quattro ruote sotto i piedi. Il tempo di spegnere il motore e sono già nel piccolo dedalo colorato che mi conduce al molo. Sospeso tra le casette in legno colorato dei pescatori e l’acqua del Kattegat, il tratto di mare tra la Svezia e la penisola danese dello Jutland,
Fin dai primi passi sembra come di stare in mezzo all’oceano. I giganteschi scogli lisci potrebbero essere il dorso di un capodoglio. La giornata di sole permette di godersi il panorama e dopo qualche minuto in cui sto saltando da una roccia all’altra, mi giro verso il centro abitato. Le case col tetto a V rovesciata mi appaiono in tutta la loro ordinata bellezza.
Una prima scalinata in pietra m’introduce sempre più all'interno di un regno dove non v’è quasi traccia di esseri umani. Solo un po’ di vegetazione con qualche fiorellino e qualche freccia bianca disegnata sopra la pietra per evitare di perdersi. Il tutto sotto l’aere salato, le correnti e le onde del mare che s’intervallano. E lì, a fianco della roccia, un comodo sentiero costruito con assi di legno in alcuni dei punti meno accessibili.
Gli scarsi rumori del villaggio sono già un ricordo e davanti a me, nell’orizzonte vicino e irraggiungibile, distinguo già la sagoma del faro sull’isolotto di Hållö, con le sue tipiche rocce granitiche rosate e l’acqua ancor più cristallina di quella che ho già sotto i miei occhi. Dovrei farmi qualche amico fra le creature marine per sbarcarci. O quanto meno, imparare a guidare una barca.
Le striature di alcuni macigni rimandano a ere metamorfiche millenarie. Arrivato in cima dei complessi rocciosi, trovo anche un salvagente che potrebbe risultare molto utile in caso di incidenti. E poco più sotto, a pochi metri dal mare, un pescatore. Solo lui, la canna e l’amo. Vorrei andare a salutarlo e parlarci ma romperei l’incantesimo. Lo osservo per qualche secondo. Sguscio via. Perso nel blu della distesa acquatica svedese.
Da Smögen al Kattegat © Luca Ferrari |
Il piccolo centro abitato di Smögen © Luca Ferrari |
Smögen, mare e cielo © Luca Ferrari |
Il piccolo centro abitato di Smögen © Luca Ferrari |
Smögen, scorcio davanti al Mare del Nord © Luca Ferrari |
Smögen, un placido pescatore © Luca Ferrari |