Civitella Alfedena (AQ), cervi a zonzo © Pietro Santucci |
di Anna Maria Colonna, annamaria9683@libero.it
giornalista fondatrice del web magazine Terre Nomadi
il fiume Jannanghera © Comune Civitella Alfedena |
Il cielo è bianco. Bianco il paesaggio. Sembra che qualcuno abbia steso una coperta di lana su alberi, vette e borghi abbracciati ai pendii. Il tappeto colorato dell’autunno è un ricordo sfumato da qualche foglia in bilico.
Dai comignoli delle case il fumo fa capriole nell’aria, lasciando il segno sul profumo bruciacchiato dei cappotti e dei cappelli. Nei camini, qualche castagna scoppietta ancora, accompagnata dal sapore degli arrosticini e dei formaggi arrostiti.
Il Montepulciano arrossisce al brindisi di un gruppo di amici. Il Trebbiano impallidisce per il freddo. La trattoria è già addobbata per il Natale e le luminarie strizzano l’occhio ad una coppietta, che si tiene la mano in attesa del piatto appena ordinato.
Trecento abitanti nel cuore del Parco nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise. Civitella Alfedena rientra nella Comunità Montana dell’Alto Sangro e dell’altopiano delle Cinque Miglia, insieme a Pescocostanzo, Rivisondoli, Roccaraso, Pescasseroli, le maggiori località sciistiche del centro Italia. Paesi dal fascino senza tempo.
I pensieri restano sospesi sulle case asserragliate attorno al cuore di questo piccolo borgo appenninico. Nel Medioevo difesa contro i nemici, oggi abbraccio di pietra e di cemento contro il gelo della stagione che transita.
il magico Abruzzo © Comune di Civitella Alfedena |
Un parcheggio ha preso il posto della «calcara», luogo in cui si lavorava la calce cuocendo le pietre locali in grosse buche scavate nel terreno. Dalla Saettera, costruzione cinquecentesca che serviva a difendersi dai briganti con le saette, si può vedere tutta la valle. Immensità.
Diversi sentieri conducono nelle arterie dei monti. Dal centro storico si arriva alla Val di Rose, rifugio dei camosci, tra fitte faggete e abbondanti cespugli di rosa canina. Sempre partendo dalla parte vecchia, si può raggiungere Valle Jannanghera, nome dialettale con cui veniva chiamata la strega. Regno incantato e magico, è scavato da rivoli d’acqua e cascatelle.
In lontananza i monti della Camosciara fanno da sfondo insieme alla schiena incurvata di colle Pizzuto.
Un anziano del posto ci porta alla taverna. Racconta che in questa piazzetta c’era una vecchia locanda dove si giocava a carte, riscaldandosi con il vino. La vicina e attuale via Roma aveva il nome di «mandrelle». Qui venivano radunate le capre che ogni famiglia possedeva per mandarle tutte insieme al pascolo.
Il latte prodotto al momento della mungitura si versava in contenitori uguali. A turno ogni famiglia poteva avere del formaggio che, altrimenti, non avrebbe mai ottenuto con il solo latte della propria capra.
Civitella Alfedena (AQ), cervi © Pietro Santucci |
Sembra davvero una fiaba ma per l’Abruzzo è quotidianità. «Saranno venuti giù dal Monte Sterpidalto (1966 m, ndr), dove è facile vedere branchi di cervi al pascolo», aggiunge un passante, notando la nostra sfacciata curiosità.
Prendo appunti per il prossimo viaggio. L’Abruzzo si svela, restando un affascinante mistero.
I colori di Civitella Alfedena (AQ) © Comune di Civitella Alfedena |
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