Giugno è stato dichiarato in Canada il mese dei parchi e dello svago. Permettetemi allora di accompagnarvi ad Alma (New Brunswick), alla scoperta del Fundy National Park.
I sentieri nel bosco , le sorgenti. Qualche amichevole "creatura umana". Le spettacolo delle maree, circondato dall'immenso respiro arboreo. Davanti a me, solo le distese oceaniche della Baia di Fundy. Potrei essere un pesce fuor d'acqua, o un alce in libera escursione marina. Non so bene più cosa sia diventato. Sono parte di qualcosa infinitamente più grande di me. Ogni tentativo di interpretazione è diventato un linguaggio promosso dalle nuvole nascoste nella foresta. Sto facendo incetta di promesse, emozioni e scorci. Un unico e reale spartito condiviso. Eccomi, organismo vivente nel Fundy National Park, ad Alma (New Brunswick), in Canada.
Il mio viaggio-reportage nel Canada orientale è iniziato da qualche giorno. Il Quebec è ormai alle mie spalle e quando arrivo a cielo ormai tendente al blu scuro, qualcosa non mi torna. Ho scoperto (a mie spese, e fame...) che in Canada supermercati e ristoranti chiudono presto rispetto ai ritmi italiani. Parcheggiato il mezzo poco distante dall'Octopus Garden, l'orologio interno segna un'ora in più rispetto al mio smartphone. La spiegazione è semplice. In New Brunswick, così come in Nuova Scozia e nell'isola del Principe Edoardo (Prince Edward Island), le lancette vanno messe un'ora avanti rispetto alla provincia canadese francofona.
Il mattino dopo, prima ancora di concedermi un tuffo nell'abbraccio caffeino, l'aria salmastra della Bay of Fundy mi ricorda il motivo del mio viaggio. Indomito, inizio presto a organizzarmi, destinazione il Fundy National Park, iniziando dal sentiero Moosehorn trail, suddiviso in due segmenti da 2,6 e 2,2 km. Le aree verdi canadesi non spiccano certi per spacci mangerecci sparpagliati ovunque, e così prima di incamminarmi, è d'obbligo (e consigliato nelle stesse guide), provvedere alle vettovaglie. Niente di meglio allora, che dei panini preparati in loco al Kally's Bakery.
Nel mio gps personale, punto alle cascate di Laverty Falls, visibili dalla base e sulla cima. Il percorso è un'immersione totale nel verde bel bosco. I visitatori sono pochi, anzi nessuno lungo il cammino. Arrivato a ridosso della mia meta, qualche stoico campeggiatore è in tenuta balneare e si concede qualche tuffo. Proseguo poi per un altro sentiero, The Forks (3,4 km) tra alberi di abete, betulla e acero. Tutt'intorno il Broad River, ricco di salmoni, dove la precisa cartellonistica rammenta la costante formazione di ampie pozze-piscine d'acqua. Cammino e cammino ancora. Trattengo un po' il respiro. Sento solo i sussurri di Madre Natura.
Riprendo l'automezzo e mi dirigo al Point Wolfe River. Come spesso accade durante i miei viaggi di scoperta, pur conoscendo la mia meta, non mi prendo troppo tempo nell'appurare i dettagli. In questo caso la domanda è: troverò la zona con l'alta marea oppure no? Costeggiando il sentiero ci metto poco a scoprirlo: la terra è emersa, e dunque posso scendere giù e camminare lì dove le distese oceaniche tra non molto arriveranno a ricoprire ogni cosa. Lo spettacolo lungo il breve sentiero di Shiphaven (0,5 km) è davvero incredibile, proiettando lo sguardo oltre ogni orizzonte acqueo immaginabile.
L'aria è molto fresca. Qui, al Fundy National Park nel New Brunswick, ci sono le maree più alte del mondo. Copre un'area di duecento chilometri quadrati abbondanti. La differenza tra bassa e alta marea, va dai 12 ai 16 metri. Qualche scoiattolo intanto, si diverte a farmi compagnia, comparendo e nascondendosi. Il tempo di riprendere la breve salita, e mi sembra già che il panorama stia iniziando a cambiare. A poco più di mezz'ora di macchina intanto (43 km circa), un altro spettacolo incredibile di maree mi attende, quello di Hopewell Rocks, ma quella è un'altra storia. Una storia che sarà di sicuro protagonista su "Viaggi del mondo".
Giugno, 2021. Con il graduale e progressivo allentamento delle misure anticovid e il sempre maggior incremento delle vaccinazioni, anche il popolo canadese ha iniziato a riprendersi i propri sconfinati spazi. Così, il Canadian Parks and Recreation Association (CPRA) ha dichiarato giugno il mese dei parchi: parks and recreation month). Per spronare i canadesi a godersi l'immenso patrimonio naturalistico celebrando il suddetto mese, ha anche lanciato un contest sui social media, invitando a concludere la seguente frase: #JPRM2021: Now more than ever, parks and recreation... Ora più che mai, parchi e attività ricreative...
Si è fatto tardi. La marea ormai è alta. Devo ancora arrivare al parcheggio, quand'ecco incontrare uno dei tratti distintivi dei parchi canadesi: due comode sedie rosse posizionate in una tattica posizione. Non mi faccio pregare, e mi siedo là. Osservo il panorama. Sulle mani ho ancora un po' di terriccio bagnato. Nelle tasche ho ancora qualche conchiglia raccolta. Sul viso sento ancora l'acqua dialogare con i miei pensieri più sinceri. Chiudo gli occhi per qualche istante. Chiudo gli occhi per qualche minuto, a intermittenza. Ho come l'impressione di aver messo radici. Un sogno? Una metafora? Una speranza? O "solo" una visita al Fundy National Park di Alma, in New Brunswick (Canada)? Io la risposto la conosco. Adesso tocca a voi.
Da Uppsala (Svezia) fino al castello barocco di Skokloster. Navigando sul fiume Fyrisan, fino ad arrivare al golfo di Ekoln, all’estremo nord del lago Mälaren,
Viaggio nella Svezia più naturale. Tinte verdastri. Blu come il mare più profondo. Fiumi e laghi sono la mia strada insieme a estemporanei compagni di viaggio. Complici nei visi. Negli scatti fotografici. In qualche ricordo. Quando la corda si stacca dalla banchina, siamo tutti testimoni di questa piccola crociera. Nessuna fermata. Solo noi, l’acqua, la ricca vegetazione sulle sponde e qualche avamposto civile. Dall'esperienza vissuta per il magazine online il reporter, un nuovo mondo acqueo mi si staglia davanti.
Una fresca brezza mi accompagna nei miei passi di prima mattina a Uppsala, a poco più di 70 km da Stoccolma, capitale della nazione scandinava. Con ancora negli occhi ancora il trionfo barocco della cattedrale, sono pronto per una nuova destinazione. Di mattina presto attraverso la città costeggiando il fiume Fyrisan, fino a raggiungere il ponte Islandsbron dove il battello Carl Gustaf Wrangel è lì ormeggiato. Il molo è ancora privo di passeggeri. I locali vicini sono chiusi.
Il capitano ha la tipica aria del vecchio lupo di mare, con tanto di fiera barca bianca. Sul traghetto i posti seduti sono un centinaio al coperto, più altri 48 al piano superiore all’aperto. Solitamente il servizio è in funzione dal maggio al metà settembre. Nel periodo autunnale il fiume è spesso ghiacciato. Una sola partenza giornaliera da Uppsala alle h. 11 con arrivo al castello dopo quasi due ore di navigazione. Prezzo ragionevole attorno alle 200 corone (circa 20 euro) il prezzo di andata e ritorno; gratuito per gli under 12 accompagnati da un adulto gratis e gli over 85.
Nella prima parte del viaggio resto quasi sempre a prua, con le mani a caccia di sussurri rallentati. La navigazione non subisce mai impennate. La corrente è in sintonia col paesaggio circostante. Nei miei ricordi più splendenti in terra svedese, c'è il mare roccioso e sconfinato di Smogen. Questo è un alltro ecosistema. Alberi acquatici. Qualche attracco che mi rimanda al vecchio Mississippi. Da questa posizione riesco solo a immaginare che l’intero mondo sia un posto meraviglioso.
Il sole scalda velocemente. Inizio a bazzicare anche i piani alti. Tra una salita e una discesa, trovo il tempo di sedermi sulla scaletta e guardare la scia di onde da poppa, mentre dietro, fedele, ci segue una barca a vela. Sulla riva destra riconosco un impianto di risalita in attesa di rimettersi al lavoro con le fitte nevicate invernali. Sulle orme delle epiche sfide tra le università di Oxford e Cambridge, incrociamo un equipaggio impegnato nella voga all’inglese, tra un paio di chiuse, un minuscolo battello traina un imbarcadero completo di tavolino e rimessa.
Quasi due ore di navigazione, poi finalmente, nel golfo del Lago Ekoln, s’intravede la fisionomia del castello di Skokloster. Sempre più vicina. Inizio a provare una certa reticenza a sbarcare. Più forte persino della curiosità di partire alla scoperta delle sale della fortezza del monarca svedese. Credo sia così. Sono sicuro di aver passato i primi minuti del viaggio in attesa che qualcuno scambiasse il mio zaino per un regalo dimenticato. Insolitamente, sono sicuro di non aver mai chiuso gli occhi per tutta la durata di questo itinerario.
Adesso invece che sento già il profumo della terra, vorrei sempre di più continuare a solcare le correnti, in attesa che il rosso del cielo allunghi i suoi lembi fin dentro le profondità acquee. Non ha mai preteso di seguire un cammino. Ecco perché è sempre stato così facile perdermi. Adesso vorrei che ognuno prima di scendere mi consegnasse le sue bussole. Dal nucleo della vita, la somma dei movimenti gitani sprigiona la forza in poche e significative espressioni di bolina.