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Una mamma piange la figlioletta morta sotto i bombardamenti a Gaza |
Gaza muore. Gaza brucia. Gaza sta per essere cancellata e cosa fa la società civile? Scrive slogan, appende bandiere, marcia a debita distanza. Così non va e non serve a nulla.
di Luca Ferrari
Questo non è un articolo di politica internazionale, non avrei le competenze per scriverlo. Questo è un piccolo editoriale su di una tragedia (dis)umana. Uno scritto che non farà saltare di gioia la stragrande maggioranza dei sostenitori della causa palestinese. Qualcosa che li farà sicuramente arrabbiare ma la cosa non mi tange e soprattutto, ancor più tragicamente, non muterà ciò che sta accadendo sulla striscia di Gaza. Ciò di cui parlo è l'inutilità delle azioni della società civile. Sto parlando di qualcosa che avrebbe potuto lasciare il segno negli anni '70, quando scendere in piazza significava sfidare il sistema (in Italia). Oggi non è più così. E se per i giovani può ingenuamente avere un significato e fargli credere che qualcosa stia cambiando, dalle generazioni over 40 tutto questo è inammissibile. Potete riempire i social media di tutti i messaggi e lo sdegno che volete. Potete vestirvi con i colori dell'anguria, appendere bandiere fuori dalle finestre e partecipare a centinaia di migliaia di manifestazioni, ma la realtà non cambia. Il genocidio del popolo palestinese continua imperterrito, con o senza il vostro impegno 2.0.
In Italia, in Europa e negli Stati Uniti la gente ha molto a cuore la causa palestinese. Israele è ormai l'emblema della vittima diventata carnefice. Eppure, a ben guardare, che cos'ha in comune l'attuale governo sionista con i sopravvissuti alla Shoah? Niente. Solo un utilizzo strumentale della storia da parte dei primi per imporre una spietata guerra di occupazione. Ormai sono decenni che il mondo si mobilita per la Palestina e tutto questo che cosa ha portato? A niente. Adesso alcuni stati hanno cominciato a parlare di genocidio. Nei giorni scorsi al Parlamento Europeo la presidente della Slovenia, Nataša Pirc Musar, ha parlato di genocidio a Gaza. Oggi siamo nel 2025 e l'ultima "grandiosa" presa di posizione della società civile italiana è chiedere al nostro governo, i cui rappresentanti non hanno mai sostenuto la Palestina, di sospendere il sostegno allo stato d'Israele. Per farlo, scenderanno per l'ennesima e inutile volta in piazza in una "coscienziosa" manifestazione, in uno stato di auto-compiacimento delle proprie idee buone e giuste.
"Fate silenzio quando i bambini dormono, non quando muoiono". È una delle frasi maggiormente condivise su Facebook e Instagram. Esattamente vorrei capire come postare un messaggio su di un canale web occidentale contribuisca a fermare la mattanza palestinese. Esattamente vorrei capire il beneficio di tutto ciò a chi sta per essere centrato da una raffica di proiettili o peggio. Esattamente vorrei capire in che modo tutto questo dovrebbe aiutare il popolo palestinese. Credete davvero che chiunque non condivida questo pensiero, possa cambiare opinione solo perché lo state scrivendo voi? La società civile dovrebbe aver capito ormai che raccontarsi le cose tra persone che la pensano allo stesso modo non sortisce alcun effetto. Credete davvero che sarebbe tanto difficile organizzare un contingente internazionale e farlo apparire a Gaza senza che nessuno sappia nulla? Il problema di tutto ciò è che una simile azione non dovrebbe essere pubblicizzata e questo toglierebbe all'attivista della porta accanto la possibilità di rimarcare il proprio impegno pubblico.
Il 2 giugno è la festa della Repubblica. L'Italia non sanzionerà Israele. I vostri post non fermeranno il genocidio palestinese. Le vostre azioni non fermeranno il genocidio palestinese. Come vi fa sentire tutto questo? Perché continuate a farlo? A cosa serve chiedere qualcosa che sapete benissimo non sortità l'esito sperato? Che senso ha insistere così e non fare altro? Un bambino continua a chiedere le stesse cose perché spera che il genitore cambi idea e lo accontenti. Lui è piccolo ed è giusto che lo faccia ma perfino lui, a un certo punto, capisce che non ne vale più la pena e inizia a ragionare. Inizia a capire che se vuole raggiungere il suo scopo dovrà cambiare strategia. Per fermare un genocidio c'è bisogno di professionisti decisi e non marcette da figli dei fiori. Per fermare una guerra c'è bisogno di azioni concrete di persone capaci che mettano in gioco la propria vita o anche la propria carriera. Volete davvero fermare la morte? Non serve dirlo. Dovete agire e basta. Gaza brucia proprio come il Sud Sudan, di cui a nessuno importa nulla e non scomoda le masse. Gaza muore. Anche in questo istante qualcuno è stato appena ucciso e la colpa è anche di tutti noi.