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Gli studenti del Pratt in Venice in visita al laboratorio ligneo dell'Università Internazionale dell'Arte |
Da 35 anni gli studenti del
Pratt Institute di
New York studiano l’arte e il restauro in Italia grazie alla collaborazione dell’
Università Internazionale dell’Arte di
Venezia.
di
Luca Ferrari
New York e
Venezia s’incontrano. Apprendono. Si studiano. A partire dal 1984 è nata una prestigiosa collaborazione tra il
Pratt Institute della Grande Mela e l’
Università Internazionale dell’Arte (UIA) della città lagunare. Un progetto questo che ha portato alla realizzazione di un programma estivo di studio sul campo, per l’appunto chiamato
Pratt in Venice. Un percorso interrottosi solo per una brevissima parentesi a causa delle tensioni internazionali tra USA e Libia negli anni Ottanta, e poi subito ripreso senza più fermarsi.
Artefici di questo sodalizio didattico-artistico, la professoressa
Diana Gisolfi insieme a ufficiali accademici del Pratt. Insieme hanno trovato un ideale e competente interlocutore nella persona di
Massimo Angeletti (UIA), che dall’altro capo dell’oceano ha saputo rendere possibile questo proficuo ponte culturale.
Da allora sono numerosi i visiting professors che si sono avvicendarti nell’accompagnare gli studenti alla scoperta dei tesori di
Venezia, incluso il prof. Staale Sinding Larsen che ha collaborato con Diana Gisolfi nel volume
The Rule, the Bible, and the Council: The Library of the Benedictine Abbey at Praglia (2009). Oggi, dopo 35 anni di collaborazione tra i due Istituti, abbiamo fatto il punto con la professoressa Diana Gisolfi, da poco rientrata a New York dopo l’ennesima incursione tra i canali e l’arte della Serenissima.
Come si è sviluppata la collaborazione tra Pratt Institute e UIA?
In principio furono realizzati tre corsi: pittura, disegno e storia dell'arte di Venezia, tenuti rispettivamente da Richard Ruben, Clare Romano e Dimitri Hazzikostas, oggi sostituito dal giovane Joseph Kopta. A partire dal 1988, con il contributo della sopracitata professoressa Romano e il collega-marito John Ross, abbiamo iniziato anche una relazione con la Scuola di Grafica.
Grazie alla collaborazione dell’
UIA, istituto per la formazione del Tecnico del Restauro di Beni Culturali, nell’89 tutti i partecipanti poterono visitare il laboratorio a S. Gregorio dove il Paradiso del
Tintoretto era in fase di restauro sotto la direzione di Giovanna Nepi Sciré e del restauratore Ferruccio Volpin. Da quella esperienza nacque l'idea del seminario in “Materie e Tecniche dell'arte di Venezia”, arrivando infine al programma degli attuali quattro corsi. Qualche anno dopo, per chi ne facesse richiesta, fu aggiunto “l’italiano non-credit”.
Ha dei ricordi “italiani” particolari legati a quelle visite?
Grazie alla collaborazione con l’UIA abbiamo potuto visitare tanti bellissimi siti e opere d’arte. Anche quest’anno abbiamo portato i nostri allievi a visitare la
Cappella degli Scrovegni a
Padova, come sempre supportati da
Antonio Giovanni Stevan, docente di Tecnologia dell'architettura storica all'UIA. Nel 2000 tutti i partecipanti del programma inoltre, salirono sulla scaffalatura della cappella per vedere
Giotto in fase di restauro. Per molti anni il gruppo “Materie e Tecniche” è andato a Treviso a studiare i metodi di restauro degli affreschi con l’esperto
Girolamo “Memi” Botter (storico docente di dipinti murali e affreschi in forza all’UIA,
ndr).
Un nostro studente, Sergio Rossetti Morosini, ha studiato direttamente alla
Ca’ d’Oro di Venezia durante i restauri degli anni Novanta. Di recente abbiamo potuto confrontarci e ammirare opere del
Veronese,
Carpaccio e
Tintoretto durante i rispettivi restauri. A più riprese i nostri studenti hanno visitato la Biennale di Venezia e Gillian Sneed ha scritto anche delle recensioni. Nel corso degli anni abbiamo potuto utilizzare gli spazi dell'Università Internazionale dell'Arte prima a Palazzo Fortuny e poi nella sede attuale di
Villa Heriot (isola della Giudecca), facendo anche pratica nella Scuola Grafica prima vicino a San Stae e poi presso S. Marcuola, entrambe realtà dove gli studenti dell’UIA hanno eseguito lavori sotto l’attenta guida di restauratori professionisti.
Nel corso dei decenni ha constatato cambiamenti-evoluzioni nell’interesse per Venezia e/o dell’arte italiana?
Tanto gli artisti americani quanto gli storici d'arte sono sempre stati interessati alle materie e i metodi dei Maestri italiani, per capire come siano riusciti a ottenere certi effetti. Analogo discorso per gli studenti, il cui interesse è cresciuto in modo esponenziale. Vedere un
Bellini “pulito” per esempio o i disegni sottostanti con l'aiuto dell'egregio Paolo Spezzani grande tecnico per l’IR e raggi X e luce fluorescente, ha reso ancor più coinvolgente il loro approccio all’arte veneziana e la sua storia.
Grazie a Paola Marini e Giulio Manieri-Elia, anche l'Accademia Pratt in Venice ha potuto vivere la grandiosa esperienza di vedere opere durante le fasi di restauro. Per noi è stato molto importante anche conoscere Amalia Basso (Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per il Comune di Venezia e laguna) e l'investimento di
Save Venice, che ci ha dato la possibilità di godere dei restauri della splendida
chiesa San Sebastiano affrescata da
Paolo Veronese. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza il costante supporto dell’
Università Internazionale dell’Arte, verso la quale non abbiamo che un desiderio comune, continuare questa bellissima e preziosa collaborazione.
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Gli studenti del Pratt in Venice durante un critique all'Università Internazionale dell'Arte |
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Gli studenti del Pratt in Venice durante la mostra a Sant'Elena in celebrazione 35° anno. Insieme agli alunni; ci sono professori Brennan e Gisolfi con pitture dello stesso Brennan e studenti dell'anno 2019 |
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Gli studenti del Pratt in Venice durante una visita alle Gallerie dell'Accademia di Venezia |
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Gli studenti del Pratt in Venice in visita alla Fondazione Cine sull'isola di San Giorgio insieme alla prof.ssa Diana Gisolfi e il prof. Tracy Cooper |