Viaggio "preistorico" alla scoperta del Dino Park, a Lesce, in Slovenia, poco distante dal lago di Bled. Un mondo popolato di T-rex, triceratopi, velociraptor e tanti altri dinosauri.
di Luca Ferrari Famelici velociraptor. Un gigantesco brachiosauro, un minaccioso tirannosauro e un più placido triceratopo. Insieme a loro, altre simpatiche creature che paiono uscite da un viaggio nel tempo di milioni di anni fa o al massimo... dal set Spielberghiano di Jurassic Park. Niente di così complicato né di così lontano. Mi trovo "semplicemente nelle vicinanze del lago di Bled, in Slovenia, nel paesino di Lesce alle cui porte sorge il Dino Park, affascinante parco-divertimenti per bambini con animalesche riproduzioni. La prima volta che ci ero passato, quasi non ci avevo fatto caso. Ad attirare la mia curiosità, subito dopo una rotonda con al centro una enorme palla da golf sulla strada principale, delle enormi corna e dei "musi scheletrici".
Sfruttando al meglio i vantaggi del roaming europeo, inizio subito una veloce ricerca ed ecco scoprire questo parco che, sia ben chiaro, nulla ha a che fare con la presenza di animali preistorici in questo spicchio d'Europa. Secondo gli orari attualmente pubblicati, il parco è aperto nei fine settimana e festivi nei mesi di ottobre e aprile, quindi da maggio fino a fine settembre tutti. Per i dettagli, meglio visualizzare il sito; attenzione è solo in sloveno, ma scegliendo l'opzione automatica di traduzione in italiano, si accede alle info basilari. In alternativa si può consultare la struttura inviando un messaggio ai sempre attivi canali social di Facebook (DinoParkBled) e Instagram (dino_park_bled).
Arrivati direttamente dall'Italia via Lubiana e fatto il fondamentale bollino (e-vignetta) per circolare in autostrada, comodamente dal mio smartphone a ridosso del confine, poco dopo Gorizia, superiamo anche la capitale Lubiana, puntando verso Bled ed eccoci arrivati. Poche macchine parcheggiate e comincia l'avventura, subito accolti da un gigantesco brachiosauro, quello che comunemente viene chiamato dinosauro. Il parco è abbastanza grande, senza chissà quale cura con aiuole e simili, ma dentro di me penso: se mi trovassi dinnanzi a questi giganti preistorici, non sarebbe più realistico un'atmosfera selvaggia? Così è! Procediamo allora!
Tra feroci predatori e più placidi erbivori, c'è anche la mano dell'uomo per ricordare alcune delle più epiche ed emblematiche costruzioni dei Tempi Antichi, come le piramidi e Stonehenge.
Ogni creatura ha la propria scheda didattica, in sloveno e in inglese. Arrivato dinnanzi a un enorme triceratopo, mi tornano in mente le parole meravigliate del prof. Alan Grant (Sam Neill) alla vista di uno di questi esemplari, vivi, durante la sua visita al Jurassic Park (1993, di Steven Spielberg). Ad attirare la mia attenzione, complice anche una sorta di cresta, il pachicefalosauro (vedi ultima foto), con un'espressione simpatica e rassicurante (non è un caso che scopro non cibarsi di carne umana). Tutt'altro sentimento invece, quando sulla mia strada si presentano i letali Velociraptor o il mastodontico T-rex, il Tirannosauro, completo di audio (e non solo lui).
Non riesco a resistere e anche io entro la gola di un vorace, liberando tutta la fantasia, lottando contro i suoi denti aguzzi per una indimenticabile session fotografica. Sfuggito "all'essere uno spuntino preistorico", mi accomodo dentro il guscio aperto di un uovo, dove questa volta sono io a calarmi nei panni di un essere preistorico.
Prima di uscire, difficile se non impossibile rinunciare a una capatina al negozio di souvenir, dove al di là di qualche scontato peluche, puzzle o simili, trovo molto interessante un kit da paleontologo che avrebbe fatto la gioia del dott. Ross Geller (David Schwimmer), per un tuffo nell'epica della sitcom Friends. In una scatoletta si nasconde un blocco e con una piccola spatolina, si gratta via il superfluo fino a trovare lo scheletro di un dinosauro. Simpatico e molto istruttivo!
Arrivati alla fine, la cucina del vicino Dino Grill è una tentazione davvero troppo verace per lasciar scorrere. Piatti tipici della cucina slovena, carne in particolare, con possibilità di assaggiare anche un succulento maialino (se disponibile) cucinato direttamente allo spiedo. Spinto anche dal mio piccolo compagno di viaggio, ci concentriamo sul T-Rex Burger e una porzione maxi di cevapcici, le tipiche salsicce all'aglio balcaniche, il tutto servito su piatti a forma di uovo di dinosauro. Sopra di noi, all'interno del locale, un grosso scheletro animalesco. Complice la bella giornata però, ci accomodiamo fuori, direttamente dentro il Dino Park.
Una scelta quanto mai azzeccata, e davvero gustosa. Così, mentre affondo le mie fameliche fauci in cotanta prelibatezza, il figliolo ricomincia un altro giro a tu per tu col mondo preistorico del Dino Park, a Lesce, in Slovenia.
Ogni giorno mio figlio vive meravigliose esperienze umano-educative alla Scuola materna Comparetti di Venezia. Oggi è il suo presente... e se domani fosse il mio futuro?
Una breve passeggiata lungo la fondamenta. Il monopattino lasciato davanti all'ingresso (insieme a moltissimi altri). I primi saluti. Il cambio di scarpine nell'armadietto. Uno sguardo al menù scritto a pennarello. Un bacio al sottoscritto o alla sua mamma prima di lasciarlo e via, può cominciare l'avventura! Per mio figlio inizia sempre così un nuovo giorno alla scuola dell'infanzia (materna) Comparetti di Venezia. Quest'anno sarà l'ultima volta. Nel tempo fin qua trascorso, ho avuto modo io stesso di imparare molto e sebbene ciò che faccio per vivere mi garbi parecchio, se dovessi pensare a una nuova avventura lavorativa, nulla come operare in una scuola materna, oggi mi renderebbe più felice e soddisfatto.
Negli ultimi due anni la scuola di mio figlio è stato il luogo che ho "bazzicato" di più, e non potrei esserNe più felice. In questo primo ciclo della sua vita ha incontrato compagne/i di classe davvero speciali e maestre con un'autentica passione per la loro crescita. A dispetto delle difficoltà e limitazioni imposte dalla crisi pandemica, sono comunque riusciti a svolgere moltissime attività e laboratori, anche fuori dalle mura scolastiche. Visite a musei, gita in fattoria didattica e varie escursioni in barca (a remi, e a motore), tra cui in occasione della festa di San Martino, conclusa con canti e schiamazzi di pentole, così come vuole la tradizione veneziana, per la casa di riposo di Cannaregio.
Tra un anno esatto mio figlio inizierà la scuola elementare, e come genitore non ho che un unico desiderio: trovare ciò che ha vissuto fino a ora, sotto ogni profilo. Così, mentre mi confronto ogni giorno con amici, papà e mamme nella mia stessa situazione, o che magari hanno appena iscritto i propri figli al 1° anno elementare, mi sono reso conto quanto sia stata importante questa scuola per lui. Certo, sta crescendo ma ci sono tanti modi di farlo, e non fu un caso che quando ci venne consegnato un video natalizio dopo appena pochi mesi, il piccolino lo volle/ce lo fece vedere di continuo, raccontando sempre chi fossero i suoi amici, i nomi di tutti, etc.
Nel panorama lavorativo italiano, faccio parte di quella schiera di anime che il buon Checco Zalone avrebbe chiamato "i condannati alla partita IVA" (Quo Vado?, 2015).In questi ultimi anni però, mi sono sentito un dolce privilegiato, anche se l'Italia è lontana anni luce dai diritti genitoriali della Finlandia della Premier Sanna Martin, il cui Governo ha di recente esteso il congedo parentale a 160 giorni (maschi inclusi). La scrittura è il mio mestiere. Dopo aver svolto una lunga ed esclusiva attività foto-giornalistica, ho iniziato a collaborare anche con aziende internazionali e ormai sono più di 10 anni che la mia principale attività consiste nello scrivere a distanza (social media inclusi). Ciò mi ha consentito di poter seguire mio figlio senza il minimo problema, lockdown incluso.
Finito di "pigiare la tastiera", ogni giorno il mio quotidiano mi accompagna dentro a una scuola materna. Due anni dove io stesso ho incontrato persone speciali che mi hanno per certi versi ispirato a tal punto, che ho cominciato a pensare sempre di più alle figure che lavorano "lì dentro", e a quanto siano importanti nello sviluppo di queste creaturine che dai 3 ai 6 anni compiono progressi incredibili. "Lì dentro" passano quasi più tempo che in famiglia, e da lattanti diventano bambine/i con idee e sogni ben precisi. Ogni giorno che varco la soglia di quella scuola, mi chiedo se sarei capace di fare un simile mestiere. Ogni giorno che chiedo a mio figlio com'è andata e cos'ha fatto, immagino se anch'io sarei capace di passare le mie giornate a formare a queste piccolissime generazioni.
Oggi, 12 settembre 2022, il mio figlioletto inizia il suo ultimo anno alla Scuola Materna Comparetti di Venezia. La prossima estate sarà tempo di addii e qualche lacrima (mia di sicuro). Ci restano e ci resteranno di sicuro una miriade di ricordi, ma mentre lui guarderà inevitabilmente sempre più avanti, il "vecchio" si soffermerà un po' di più coi pensieri, chissà, magari gettando le basi per un nuovo futuro. E quando passerò dinnanzi a questo edificio, situato nel cuore dell'antico ghetto ebraico veneziano, sarà inevitabile ripensare a questi primi e incredibili anni. Un tempo unico che ho potuto vivere ogni giorno al suo fianco. Un tempo che non smetterò mai di raccontargli. Un tempo in cui il legame di un padre e un figlio è diventato qualcosa di sempre più profondo. Un tempo che ha ancora molt(issimo) da vivere e tramandare...
Ho aspettato sedici anni per andarci ma ciò che accadde lì, fu l'esatto contrario di quello che avevo sempre immaginato. Il 25 giugno 2012 partii per Seattle e tutto cambiò per sempre.
La natura stessa del viaggiare indica scoperta e cambiamento. Ogni esperienza è importante ma per il sottoscritto, come per chiunque altro, ci sono viaggi più significativi degli altri. Fino a quel momento avevo solcato vari cieli europei facendo reportage, anche in compagnia, ma dentro di me, la dimensione più intima era ancora molto personalizzata e solitaria. Poi qualcosa accadde. E il destino volle che fosse proprio in un viaggio che stavo aspettando da una vita intera. L'emblema di quel mio ermetismo si aprì a una nuova era. Lì, a Seattle, scoprii davvero il significato della condivisione, insieme alla mia compagna e due amici speciali. E lì, a Seattle, nacque "Viaggi del mondo".
Fino ad allora, ogni viaggio aveva sempre avuto le stesse caratteristiche. Mi calcavo le cuffie e iniziavo a scrivere. Fino ad allora la stragrande maggioranza dei mie voli erano avvenuti in solitaria. Adesso era diverso e in quelle tante ore che mi portarono sulle coste del Pacifico, fui quasi costretto ad aprirmi a una storia collettiva. Una storia che si sarebbe rivelata più preziosa e ispirante di qualsiasi esecuzione prosaica. Atterrati all'aeroporto Sea-Tac, un amico italiano era lì ad accoglierci e accompagnarci nella sua abitazione e di sua moglie, nel quartiere di Georgetown. Ci misi poco per capire che la Seattle dell'adolescenza non esisteva più. Quella di oggi era la Seattle della consapevolezza di una nuova vita, ancor più ispirante e condivisa con l'amore e l'amicizia. Tutto iniziò così, fin dalle prime battute.
L'indomani per certi versi fu ancora più surreale. D'improvviso ero dentro quel "sogno". Il Pike Place Market, storico mercato del pesce (e non solo) di Seattle, direttamente affacciato sul golfo del Puget Sound, era dinnanzi a me. Ci entrai dentro. Visitai ogni singolo negozietto e alla fine ci concedemmo un frugale pranzetto, scoprendo con sorpresa che una volta ordinata una bibita, potevo fare il pieno della suddetta a piacimento. Ma tutto questo non lo stavo annotando su di un block notes. Come sotto dettatura di un qualche elfo immortale, nuove pagine di Storia umana si stavano imprimendo nel mio cuore. La mattina facevo il turista, ma la sera ero a tavola a condividere il mio tempo.
Seattle non fu solo un viaggio singolo, ma anche un avamposto che mi portò a (ri)scoprire vecchie storie cinematografiche, da allora diventate parte integrante dei miei ricordi più incredibili. Tutti insieme allora, andammo alla scoperta delle sorgenti della serieI segreti di Twin Peaks a North Bend, a mezz'ora da Seattle. Se ripenso a quando vidi quella serie per la prima volta, durante l'adolescenza, non mi viene in mente alcun ricordo felice. Adesso invece ero dentro quel mondo a mangiare hamburger e torta di ciliegie, sorseggiando caffè nero. Adesso il fantasma demoniaco di Bob brindava amichevole insieme a tutti noi.
Non si può dire di aver viaggiato negli Stati Uniti senza averli attraversai su strada, e così eccoci a macinare più di 180 miglia dallo stato di Washington all'Oregon, attraversando il lunghissimo Astoria-Megler Bridge, e arrivando ad Astoria, celebre scenografia naturale di tante produzioni cinematografiche, e in particolare del cult '80, I Goonies. Un viaggio a tu per tu con emozioni, confidenze fraterne e sorprese, dove un passato ingombrante si stava finalmente fracassando in nome di una vita inaspettata. Emblema di tutto questo, la straordinaria vegetazione tutt'intorno, generosa oltre modo. Come una sorta di richiamo. Una promessa indomita verso un futuro più rigoglioso... e così sarebbe stato!
Rientrati a Seattle, e fatto una piovosa tappa ad Aberdeen, città natale del cantante-chitarrista dei Nirvana, Kurt Cobain, il gps puntò questa volta a Forks, fino a qualche anno fa cittadina sconosciuta al resto del mondo, e poi diventata popolarissima grazie alla saga cinematografica di Twilight. Il caso volle che fosse la festa del 4 luglio, e assistemmo così alle tipiche parate, con protagonisti anche i nativi Quileute, citati nello stesso romanzo di Stephanie Meyer da cui vennero tratti i vari film, il tutto anticipato da una sontuosa colazione a base di giganteschi pancake con fragole e panna.
Lungo il percorso, trovammo il tempo di goderci anche i fuochi d'artificio, cucinando anche i tipici mash mellow sul fuoco in spiaggia. Lì, davanti a me c'era l'oceano che molto "IntoWildanamente" si stava aprendo a una felicità, a tratti davvero difficile da vivere e raccontare a parole sul momento. Quando fu l'ora di riprendere l'aereo, fui attraversato da un sensazione di incompletezza. Come se non avessi fatto o vissuto abbastanza. Ero certo ci sarei tornato a Seattle ma fin'ora non è mai accaduto. Finalmente ero andato a Seattle ma nulla andò com'era previsto e lo capii subito. In quel viaggio, la mia percezione del mondo attorno a me cambiò per sempre, sentendo finalmente di meritarmi di essere sopravvissuto...
Ho cominciato a scrivere questo articolo parecchi mesi fa, immaginando il giorno che sarebbero passati 10 anni esatti dal giorno della partenza per Seattle. Quel giorno è arrivato, e io l'ho appena condiviso insieme a tutti voi.
Da Seattle alle isole Azzorre, passando per Cuba, Canada, Finlandia e innumerevoli altre sortite oltre confine. Quante storie potrebbe raccontavi il mio passaporto in questi 10 anni di viaggi.
Sono già passati dieci anni. Dieci anni di viaggi vissuti intensamente e sempre insieme. Sto parlando del mio passaporto. Dopo un lungo periodo di inattività e la naturale conclusione del mio primo esemplare, lo rinnovai nel giugno 2012, quando in un vicinissimo orizzonte c'era un viaggio atteso da una vita intera: a Seattle. Un viaggio di cui a beve racconterò qualcosa di amichevolmente speciale. Un viaggio che non si limitò al cambiare continente gironzolando per l'immenso stato di Washington, ma mi avrebbe portato per la prima volta in Canada, a Vancouver, altro timbro al confine, e poi nell'Oregon, a tu per tu col mondo dei Goonies.
Per chi viaggia, un timbro sul passaporto è come una medaglia al merito, e anche se in tutti paesi dell'Unione Europea non ho potuto chiedere l'apposito timbro una volta atterrato, ogni volta che riuscivo a varcare i cieli, me lo portavo sempre con me. Anche per una sorta di sicurezza personale, nel caso andasse smarrita la carta d'identità. Un timbro violaceo invece, venne impresso sul mio fedele passaporto appena due anni dopo la trasferta usa-canadese, questa volta su un "isolotto" nel Mar dei Caraibi, che negli anni '50 fu al centro del mondo: Cuba, in quello che fu un viaggio a dir poco surreale.
Altra meta europea e poi fu la volta nuovamente del Canada. Questa volta però, interamente dedicato al gigante del nord. Un viaggio che iniziò atterrando all'aeroporto Pierre Elliot Trudeau di Montreal, e che fece acquisire al mio passaporto un bollino rosso, incollato sull'ultima pagina. Un viaggio che poi si spostò su strada, facendomi attraversare posti meravigliosi lungo le province del Quebec, New Brunswick, Nuova Scozia, raggiungendo infine l'incantevole isola del Principe Edoardo (Prince Edward Island).
E veniamo infine a quello che è stato di fatto l'ultimo timbro impresso. Appena un anno dopo l'esperienza canadese, la bussola guardò ancora verso nord, questa volta però restando nel continente europeo. Un nuovo viaggio mi stava chiamando, e questa volta fu ancora più speciale, poiché vi prese parte per la prima volta anche una minuscola creaturina di pochi mesi. Atterrato all'aeroporto di Helsinki-Vantaa, eccomi partire alla scoperta della Finlandia, spingendoci fino in Lapponia a trovare Babbo Natale e le sue tantissime (e placide) renne.
Viaggiare è una dimensione dell'anima. Non tutti sono predisposti a farlo. Non tutti hanno voglia di scoprire il mondo. C'è chi si accontenta di andare sempre negli stessi posti. Negli ultimi anni della sua vita mia nonna diceva sempre che era felice di aver viaggiato molto, e si sentiva fortunata ad averlo potuto fare. Poi per ragioni di età e salute poi, non lo poté più fare ma riusciva comunque a consolarsi con i ricordi... e qualche dolce leccornia! Nel frattempo, quando l'andavo a trovare, le stampavo le cronache dei miei tanti reportage, regalandole ulteriori miglia nei pensieri e nell'anima.
Il 7 giugno 2012 si è chiuso questo decennale capitolo. Non rifarò subito il passaporto. Ne riparliamo nel 2023, destinazione il mondo intero.
A zonzo per la città di Montreal, agli esordi di un reportage in terra canadese. Realtà cosmopolita, il 17 maggio 2022 la città più popolosa del Quebec ha spento 380 candeline. Auguri!
Questo è solo un pezzetto di Montreal. Un giringiro. Un "giretto" che ho potuto fare agli esordi di un epico reortage nel Canada orientale, spingendomi poi fino all'isola del Principe Edoardo. Se adesso mi concentrassi dinnanzi all'ennesima colazione casalinga di pancake, riesco ancora a sentire la dolce aroma di quelle prelibatezze gustate all'ostello Le Gite Plauteau-Mont Royal, dopo il mio primo risveglio in Canada. Da lì iniziai a muovere i miei primi passi nel Quebec. Il 17 maggio 2022 Montreal ha festeggiato il 380° anno dalla sua fondazione.
Come in ogni reportage, anche il Canada fu uno di quei viaggi per certi versi surreali, assumendo una sorta di incredulità una volta sbarcati. Dopo quasi 9 ore passate in cielo, ritrovarsi a oltre 6.000 km più a ovest, è un colpo mica da poco. Rispetto ad altre mete così lontane però, l'impatto fu meno invasivo. Pur con le dovute differenze, un po' l'atmosfera europea, un po' la sensazione di essere in un posto sulla stessa lunghezza della propria anima, l'aggancio con questa nuova realtà fu più istintivo che mai. Se l'inglese viene parlato ovunque in città, miglio dopo miglio avrei scoperto che è quasi inesistente in gran parte dello stato del Quebec,
La prima serata è un mix di curiosità, esplorazione e relax cristallino, vagando un po' alla cieca. Qualche passo in strade affollate, un boccone e jet lag da smaltire, rimandando all'indomani la presa di coscienza definitiva. Non faccio tempo a fare pochi passi che subito mi ritrovo davanti a una delle mie cine-eroine preferite, Mary Poppins, un cui murales con tanto di inimitabile ombrello e il Big Ben di Londra, si trova all'angolo tra Boulevard St. Laurent e rue Sherbrooke. L'opera fu realizzata da Antoine Tavaglione (TAVA) nel 2016, in collaborazione con il Festival Just For Laugh e uno spettacolo teatrale dedicato alla tata più famosa del mondo.
Dalla magia di all'esperienza umana, al quotidiano sempre lì a rue Sherbrook. All'angolo della suddetta via con il McGill College, una statua di un ragazzo con un computer in mano attira la mia attenzione. Lì per lì penso si tratti di un qualche geniaccio che ha inventato qualcosa, e nativo proprio di Montreal. Non potrei essere più in errore, trattasi di un semplice studente indaffarato sul proprio laptop, opera di Cedric Loth. Un'immagine molto familiare a ciascuno di noi, quasi che l'artista volesse suggerire una riflessione sul rallentare. Cartina in mano, inizio un cammino che mi conduce fino alla Basilica di Notre-Dame, costruita tra il 1824 e il1829, con chiari riferimenti all'omonima parigina.
Montreal è sinonimo anche di grande musica, dal lontano 1980 infatti ospita il celeberrimo Montreal Jazz Festival, dal 2004 entrato nel guinnes dei primati come il più grande festival del jazz al mondo. Con non poca sorpresa scopro che molti eventi sono gratuiti e così, accomodatomi con qualche leccornia locale, mi godo la verve dei giovani artisti del terzo millennio. Il tempo intanto passa. La mia autovettura è pronta. Montreal è solo la primissima tappa di un lungo viaggio. Non ci sono rimasto molto, lo so bene. Vi avevo avvisato che era solo un giretto, no? Chissà, magari tornerò presto. Non so se volando come un'amica incontrata poc'anzi, ma sono certo che ci riuscirò canticchiando così: Vento dall'est, la nebbia è là... Qualcosa di magico fra poco accadrà... Fin troppo difficile capire cos'è... Un viaggio speciale arrivi per me...
Il 27 aprile si celebra in Slovenia la Giornata dell'Insurrezione contro l'occupatore. Sulle sponde del lago di Bohinj, una lapide traccia memoria e germogli di pace.
Un tuffo nella natura lacustre della verde Slovenia, a tu per tu con la Storia del Secondo Conflitto Mondiale. A una mezz'oretta scarsa dal placido lago di Bled, c'è un altro specchio acqueo tra i più celebrati della giovane Repubblica Slovena (1991), il lago di Bohinj, nel cuore del Parco Nazionale del Triglav, tra i più antichi d'Europa. Incastonato nelle Alpi Giulie, si trova a poche miglia dall'altopiano di Pokljuka, piccola meta sciistica frequentata soprattutto dai locali e totalmente immersa nel verde. Un'oasi di pace il lago di Bohinj, all'inizio della quale si erge la chiesetta di San Giovanni Battista, finemente affrescata, e raggiungibile (anche in macchina) attraverso un caratteristico e panoramico ponte di pietra.
Parcheggiata la macchina lì nei paraggi, vengo subito attirato da qualcosa di molto particolare, posto proprio davanti al lago: la statua del camosciodi Zlatorog, la cui leggenda affonda nella magia e nell'amore più sofferto. Tempo di arrivare a ridosso dell'edificio sacro, ed è ancora l'opera umana a catturare la mia attenzione. Una lapide incisa sulla pietra, con raffigurante una stella (rossa) e una dedica ai caduti della II Guerra Mondiale. Una tetra pagina di storia dove, a partire dal 1941, furono spietatamente protagonisti i fascisti italiani di Mussolini insieme ai nazisti di Hitler, costruendo nella nazione slava anche campi di concentramento di cui il più tristemente noto è quello dell'isola di Rab (Arbe in italiano), in Croazia.
Difficile se non impossibile slegare i fatti della II Guerra Mondiale dalla tragedia delle foibe, l'ennesima pagina nera bellica-post bellica che ha visto negli ultimi anni la Destra fascista italiana appropriarsi di quella memoria. Una situazione paradossale che può trovare proseliti solo nella propaganda più squallida e nell'ignoranza piu laida. È indubbio che migliaia di italiani pagarono un prezzo atroce per mano slava, ma oltre a guardare alle appurate responsabilità di Tito, bisognerebbe iniziare ad ammettere anche le nostre. L'Italia invase il proprio vicino, e operò in modo barbaro e spietato. Crimini su cui, inspiegabilmente, gli arroganti eredi delle camicie nere (e non solo) fanno finta di non sapere nulla o peggio, minimizzano, facendo così di noi un popolo di sole vittime. Un'autentica mistificazione della Storia.
Mi sono trovato a passeggiare per la Slovenia il25 aprile, una data storica per l'Italia. Il giorno in cui celebriamo (quasi tutti) la fine della spietata dittatura nazifascista. Quello però su cui pecca il Bel paese, è il ricordare che anche noi abbiamo fatto parte di quella abominevole realtà e non basta la ribellione partigiana per riabilitarci e sotterrare i crimini di cui si macchiò l'Italia fascista, specialmente verso quelle nazioni che la subirono senza pietà né colpe, proprio come la ex Jugoslavia, per altro neutrale e dunque non "nemica" dell'Asse. Oggi invece è il 27 aprile e in Slovenia si commemora la Giornata dell'Insurrezione contro l'occupatore nazifascista.
Piangere le proprie vittime è un atto dovuto. Onorare i morti caduti per propria mano, è un dovere civico e una lezione che può cambiare il corso della Storia.