sabato 31 agosto 2019

Voga alla veneta, patrimonio dell'UNESCO

La Regata Storica © Federico Roiter
La voga alla veneta è un patrimonio da difendere. Perché allora non dichiararla patrimonio dell'UNESCO? Dal palco dell'Ateneo Veneto di Venezia, la proposta è stata lanciata.

di Luca Ferrari

"Proponiamo che la voga alla veneta venga dichiarata patrimonio dell'Unesco". La proposta è venuta da Claudio Carrettin, presidente dell'Associazione Regatanti Venezia sul palco dell'Ateneo Veneto nel corso dell'evento "Aspettando la Regata Storica. Un festa antica e autentica", manifestazione quest'ultima che si svolgerà domenica 1 settembre 2019 a Venezia, in Canal Grande. "Il resto d'Italia ha i vari Ronaldo, Federer, etc. Noi veneziani abbiamo Caci, Crea, Fongher, Vignotto, Rogliani, Della Toffola, etc.". C'erano moltissimi dei grandi campioni e campionesse, ieri in Ateneo Veneto.,

La sala Tommaseo è gremita. Muoversi su e giù per scattar fotografie non è un'impresa da poco e di sicuro nel silenzio dei propri pensieri, molti mi staranno dicendo di tutto nel coprirgli la visuale. Riesco finalmente a piazzarmi a ridosso del palco. Accanto a me c'è Sergio Tagliapietra detto Ciaci. Una leggenda vivente della voga alle veneta. Vinse la sua prima regata storica nel lontano 1958, l'ultima trent'anni dopo nel 1988. Lì nel mezzo, altri 12 successi di cui otto consecutivi tra il 1969 e il 1976. Forse gli sto troppo vicino e lui mi ricambia con qualche forzuta occhiataccia.

Guardare Venezia da una barca, mascareta o gondolino che sia, non è come prendere un vaporetto, è un ridisegnare questa città. Vogare non può essere uno sport come un altro che chi abita in questa unica città. Per chi si mette gli stivali quando c'è acqua alta e si dilegua in percorsi alternativi quando le masse turistiche la invadono, la voga è qualcosa che nasce e si rigenera per un preciso bisogno di esistenza. Vogare per Venezia significa prendere coscienza di ciò che siamo da generazioni. E allora., voga alla veneta patrimonio dell'Uesco. Oggi e per sempre.

Il Presidente dell’Ateneo Veneto, Gianpaolo Scarante
e il Presidente dell’Associazione Regatanti, Claudio Carrettin © Luca Ferrari
Ateneo Veneto, campioni e campionesse della Regata Storica © Luca Ferrari
Ateneo Veneto, campioni e campionesse della Regata Storica © Luca Ferrari
La Regata Storica © Federico Roiter

mercoledì 21 agosto 2019

UIA-Pratt in Venice, l’unione è collaborazione

Gli studenti del Pratt in Venice in visita al laboratorio ligneo dell'Università Internazionale dell'Arte
Da 35 anni gli studenti del Pratt Institute di New York studiano l’arte e il restauro in Italia grazie alla collaborazione dell’Università Internazionale dell’Arte di Venezia.

di Luca Ferrari

New York e Venezia s’incontrano. Apprendono. Si studiano. A partire dal 1984 è nata una prestigiosa collaborazione tra il Pratt Institute della Grande Mela e l’Università Internazionale dell’Arte (UIA) della città lagunare. Un progetto questo che ha portato alla realizzazione di un programma estivo di studio sul campo, per l’appunto chiamato Pratt in Venice. Un percorso interrottosi solo per una brevissima parentesi a causa delle tensioni internazionali tra USA e Libia negli anni Ottanta, e poi subito ripreso senza più fermarsi.

Artefici di questo sodalizio didattico-artistico, la professoressa Diana Gisolfi insieme a ufficiali accademici del Pratt. Insieme hanno trovato un ideale e competente interlocutore nella persona di Massimo Angeletti (UIA), che dall’altro capo dell’oceano ha saputo rendere possibile questo proficuo ponte culturale.

Da allora sono numerosi i visiting professors che si sono avvicendarti nell’accompagnare gli studenti alla scoperta dei tesori di Venezia, incluso il prof. Staale Sinding Larsen che ha collaborato con Diana Gisolfi nel volume The Rule, the Bible, and the Council: The Library of the Benedictine Abbey at Praglia (2009). Oggi, dopo 35 anni di collaborazione tra i due Istituti, abbiamo fatto il punto con la professoressa Diana Gisolfi, da poco rientrata a New York dopo l’ennesima incursione tra i canali e l’arte della Serenissima.


Come si è sviluppata la collaborazione tra Pratt Institute e UIA?
In principio furono realizzati tre corsi: pittura, disegno e storia dell'arte di Venezia, tenuti rispettivamente da Richard Ruben, Clare Romano e Dimitri Hazzikostas, oggi sostituito dal giovane Joseph Kopta. A partire dal 1988, con il contributo della sopracitata professoressa Romano e il collega-marito John Ross, abbiamo iniziato anche una relazione con la Scuola di Grafica.

Grazie alla collaborazione dell’UIA, istituto per la formazione del Tecnico del Restauro di Beni Culturali, nell’89 tutti i partecipanti poterono visitare il laboratorio a S. Gregorio dove il Paradiso del Tintoretto era in fase di restauro sotto la direzione di Giovanna Nepi Sciré e del restauratore Ferruccio Volpin. Da quella esperienza nacque l'idea del seminario in “Materie e Tecniche dell'arte di Venezia”, arrivando infine al programma degli attuali quattro corsi. Qualche anno dopo, per chi ne facesse richiesta, fu aggiunto “l’italiano non-credit”.


Ha dei ricordi “italiani” particolari legati a quelle visite?
Grazie alla collaborazione con l’UIA abbiamo potuto visitare tanti bellissimi siti e opere d’arte. Anche quest’anno abbiamo portato i nostri allievi a visitare la Cappella degli Scrovegni a Padova, come sempre supportati da Antonio Giovanni Stevan, docente di Tecnologia dell'architettura storica all'UIA. Nel 2000 tutti i partecipanti del programma inoltre, salirono sulla scaffalatura della cappella per vedere Giotto in fase di restauro. Per molti anni il gruppo “Materie e Tecniche” è andato a Treviso a studiare i metodi di restauro degli affreschi con l’esperto Girolamo “Memi” Botter (storico docente di dipinti murali e affreschi in forza all’UIA, ndr).

Un nostro studente, Sergio Rossetti Morosini, ha studiato direttamente alla Ca’ d’Oro di Venezia durante i restauri degli anni Novanta. Di recente abbiamo potuto confrontarci e ammirare opere del Veronese, Carpaccio e Tintoretto durante i rispettivi restauri. A più riprese i nostri studenti hanno visitato la Biennale di Venezia e Gillian Sneed ha scritto anche delle recensioni. Nel corso degli anni abbiamo potuto utilizzare gli spazi dell'Università Internazionale dell'Arte prima a Palazzo Fortuny e poi nella sede attuale di Villa Heriot (isola della Giudecca), facendo anche pratica nella Scuola Grafica prima vicino a San Stae e poi presso S. Marcuola, entrambe realtà dove gli studenti dell’UIA hanno eseguito lavori sotto l’attenta guida di restauratori professionisti.


Nel corso dei decenni ha constatato cambiamenti-evoluzioni nell’interesse per Venezia e/o dell’arte italiana?
Tanto gli artisti americani quanto gli storici d'arte sono sempre stati interessati alle materie e i metodi dei Maestri italiani, per capire come siano riusciti a ottenere certi effetti. Analogo discorso per gli studenti, il cui interesse è cresciuto in modo esponenziale. Vedere un Bellini “pulito” per esempio o i disegni sottostanti con l'aiuto dell'egregio Paolo Spezzani grande tecnico per l’IR e raggi X e luce fluorescente, ha reso ancor più coinvolgente il loro approccio all’arte veneziana e la sua storia.

Grazie a Paola Marini e Giulio Manieri-Elia, anche l'Accademia Pratt in Venice ha potuto vivere la grandiosa esperienza di vedere opere durante le fasi di restauro. Per noi è stato molto importante anche conoscere Amalia Basso (Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per il Comune di Venezia e laguna) e l'investimento di Save Venice, che ci ha dato la possibilità di godere dei restauri della splendida chiesa San Sebastiano affrescata da Paolo Veronese. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza il costante supporto dell’Università Internazionale dell’Arte, verso la quale non abbiamo che un desiderio comune, continuare questa bellissima e preziosa collaborazione.

Gli studenti del Pratt in Venice durante un critique all'Università Internazionale dell'Arte
Gli studenti del Pratt in Venice durante la mostra a Sant'Elena in celebrazione 35° anno. Insieme agli alunni;
ci sono professori Brennan e Gisolfi con pitture dello stesso Brennan e studenti dell'anno 2019
Gli studenti del Pratt in Venice durante una  visita alle Gallerie dell'Accademia di Venezia
Gli studenti del Pratt in Venice in visita alla Fondazione Cine sull'isola di San Giorgio
insieme alla prof.ssa Diana Gisolfi e il prof. Tracy Cooper

Vacanze, nemico pubblico d’Italia

Io, Luca Ferrari, in relax alle isole Azzorre
“Io faccio il professionista e le ferie non so cosa siano” disse tronfio l’on. Patuanelli. Io in vacanza ci sono stato, alle isole Azzorre, e me la sono goduta. Che brutta persona che sono. 


“Guardi, io faccio il professionista da quasi vent'anni e le parole – ferie, vacanze – sono cose che mi ricordano qualcosa, non so esattamente cosa siano. Noi siamo sempre stati qua. Abbiamo sempre lavorato nell'interesse dei cittadini” dice fiero al minuto 7,42 del suo intervento (vedi video) l’onorevole Stefano Patuanelli, capogruppo per il Movimento 5 Stelle, nel corso delle dimissioni del Governo Conte al Senato, lo scorso martedì 20 agosto 2019. 

Non entro nel merito della questione politica, in primo luogo perché non ho intenzione di replicare a slogan da prima elementare, mentre per “tutti gli altri luoghi” mi ci vorrebbero pagine e pagine. Ciò che mi ha fatto inorridire, pur rientrando alla perfezione nella macchina-Italia, è questo bearsi del proprio lavoro mostrando come merito l’essere sempre al lavoro. Sempre lì (mi piacerebbe verificarlo comunque, aldilà di qualche sparata macho-stacanovista). E ovviamente il gregge è tutto lì attorno ad applaudirlo.

Quasi un anno fa scomparve il manager Sergio Marchionne, noto per le sue esternazioni sulle non-vacanze. Lo chiedo da professionista quale sono anch’io, ma che a differenza di altra gente non vado in giro a sbandierarlo ai quattro venti: mai vi fanno davvero così schifo le ferie? Credete davvero che ci sia più nobiltà nel lavorare dalla mattina alla sera, facendovi vedere per dieci secondi alla vostra famiglia, ammesso che si possa chiamare tale visto il tempo che gli concedete? Avete qualche carenza che dovete in qualche modo sopperire, mostrandovi in codesta posizione? Così, per sapere.

Non è mia intenzione ingaggiare un duello con l’onorevole Patuanelli ma la sua tronfia esternazione mi porta a pensare a due possibili scenari: o il suddetto non ha una vita privata e dunque sfoga nel lavoro tutte le proprie frustrazioni oppure ha fatto la classica sparata politica, come sempre denigrando gli altri. Quegli "altri", sia ben chiaro, che fino al giorno prima erano i colleghi dell’immacolato Governo della Collaborazione e del Cambiamento (ok, scusate, ma non ce la faccio a non sottolineare almeno una volta l’ipocrisia pentastellata).

E ora veniamo a loro, il nemico pubblico numero 1 della vera Italia che lavora. Le vacanze. Femmine, s’intende. Queste meretrici di sollazzo che traviano le energie che al contrario dovremmo utilizzare per continuare a far crescere la nostra nobile Patria dello 0,1 per cento annuo. Loro, queste squallide tentatrici che ci traviano dai veri valori che forgiano l’essere umano italico: sfruttamento, l’assenza di futuro e impossibilità di godersi un doveroso risposo. Godersi che cosa, poi? Qui in Italia? Ma cos’è, una barzelletta di cattivo gusto?

Buon pomeriggio a tutti. Mi chiamo Luca Ferrari. Se cliccate in alto sul mio nome verrete subito indirizzati sul mio profilo Linkedin. La vedete la foto dell’articolo? È il sottoscritto che da perfetto rinnegato nemico della produzione, se n’è andato quest'estate con la propria famiglia in vacanza sulle isole Azzorre. Lo so, sarei dovuto rimanere a casa davanti alla mia scrivania 10 ore al giorno ma sono un ribelle-nemico dello Stato, e dopo le fiere ostentazioni del dott. Patuanelli, lo confesso, mi vergogno di me stesso. 

Ho da poco superato i 40 anni ma so già che la mia pensione non la potrò certo vivere qui. Non ci sono le condizioni. Parte di quella sempre più umiliata middle class, finirò per non avere manco i soldi per gli acciacchi della vecchiaia. Questo non è pessimismo, sia ben chiaro, sono dati di fatto.  Me ne dovrò andare. Prima lo accetto, io come tanti altri, e prima inizieremo a organizzarci. Oggi, alle soglie dell’ennesimo cambio di Governo, provo solo un gran desiderio. Andarmene altrove il prima possibile. Abbandonare questo angolo di mondo dove, dopo essere riusciti a sdoganare il fascismo, stiamo assistendo perfino demonizzazione delle ferie. 

Come già avevo scritto in passato, sempre più annunci/colloqui di lavoro richiedono impegno (…) costante, contratti-non contratti e orari al limite dell’offensivo. Per alcune categorie ci sono i sindacati, per la stragrande maggioranza siamo soli contro un Sistema. Un sistema schiacciaumani che vince senza neanche scendere in campo. Questa è l’Italia del mondo del lavoro. Questa è l’Italia, sempre e comunque, che spero un giorno di abbandonare per sempre, trovando un posto dove fare la mia parte, dare il mio contributo di professionista, e sentire allo stesso tempo che la mia vita e quella dei miei cari, per il nostro stesso esistere, viene rispettata. 

L'intervento dell'on. Patuanelli in Senato (minuto 7,42)

sabato 17 agosto 2019

Regata Storica, una festa antica e autentica

La Regata Storica sta tornare a calcare le acque della laguna © Luca Ferrari
Venerdì 30 agosto all'Ateneo Veneto di Venezia si svolgerà l'evento "Aspettando la Regata Storica. Una festa antica e autentica", manifestazione regina della città lagunare.

di Luca Ferrari

Mi sono avvicinato alla voga in età piuttosto avanzata e benché non abbia ancora mai imbracciato un remo nelle acque della Serenissima, oramai non c'è edizione della Regata Storica di cui non sia in prima "CanalGrandesca" fila. Siena ha il suo palio, Venezia la sua regata. E che Regata. Magari verrà più gente a far baldoria al Redentore e la città sarà meno invasa della fiumana autunnale per la festa della Salute ma la Regata Storica è di un altro livello, andando a unire per davvero ciò che lega i sempre meno nativi presenti sull'isola. Come si suole dire, uno spettacolo nello spettacolo.

Domenica 1 settembre, nel mezzo della 76° Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, il popolo veneziano imbraccia sedie, barche, ombre e cicchetti e si piazza sul Canal Grande, in attesa di godersi la passeggiata del Corteo Storico prima e le arroventate sfide dei giovanissimi su pupparini, gli equipaggi su caorline, le donne su mascarete e l'attesissima sfida dei campioni sui gondolini. Trovare un angolo dove godersi lo show non è facile, specie se non si vuole sudare. Chi ama davvero la Regata Storica non teme umidità e caldo, e si piazza nel proprio angolino già dalla mattinata.

Per prepararsi al meglio a questa spettacolare festa-tradizione sportiva, l'Ateneo Veneto di Scienze, Lettere ed Arti di Venezia, ha organizzato l'evento "Aspettando la Regata Storica. Una festa antica e autentica". L’evento è dedicato proprio-in particolare ai “protagonisti”, campioni e campionesse non più in attività, e altri personaggi benemeriti della voga e delle tradizioni lagunari. Finalità massima dell'appuntamento, premiare con un diploma di benemerenza quanti hanno efficacemente contribuito alla conservazione di una così caratteristica espressione della venezianità.

Nel corso dell'incontro, dopo una breve introduzione storica e prendendo spunto da alcune scene di vita “da regatanti” immortalate nei film Canal Grande (1943, di Andrea de Robilant), Venezia in festa (1947, di Francesco Pasinetti) e Chi lavora è perduto (1963, di Tinto Brass), si procederà ai riconoscimenti e a un brindisi in compagnia organizzato dalla Associazione Companatiche. Interverranno il Presidente dell’Ateneo Veneto, Gianpaolo Scarante e il Presidente dell’Associazione Regatanti, Claudio Carrettin, seguiti da Carlo Montanaro, Giorgio e Maurizio Crovato.

Appuntamento in Ateneo Veneto, campo San Fantin 1897 (a due passi dal Teatro La Fenice e cinque minuti da piazza San Marco), a partire dalle h. 18 nella sala Tommaseo. Ingresso libero.

Venezia, il corteo storico della Regata Storica © Federico Roiter
Venezia, le gare della Regata Storica © Federico Roiter
Venezia, il corteo storico della Regata Storica © Federico Roiter
Venezia, le gare della Regata Storica © Federico Roiter

mercoledì 7 agosto 2019

Uzupis, la Montmartre di Vilnius

Vilnius (Lituania) - la Repubblica degli Artisti di Uzupis © Luca Ferrari
Viaggio nel quartiere artistico di UzupisVilnius, capitale della Lituania. Una repubblica indipendente e Bohémien, con la propria costituzione.

di Luca Ferrari

L’arte e la creatività come leva per ribellarsi, e iniziare una nuova vita. Un angelo di bronzo   richiama, e annuncia la bramata libertà d'esprimersi. Succede a Uzupis. Uno stato nelle stato. Il quartiere bohemien di Vilnius, capitale della Lituania. Un luogo “oltre il fiume” come suggerisce la traduzione letterale del nome. Un luogo oltre ogni tipo di aggressione e chiusura mentale. Una repubblica con la sua Costituzione incisa lungo le proprie strade. Un villaggio utopico di cui il Dalai Lama è cittadino onorario. Un'esperienza vissuta insieme Il Reporter - raccontare oltre confine.

Dopo un intenso incontro col gotico di Vilnius, e una tanto istruttiva quanto toccante visita al KGB Museum, inizio a uscire lentamente dalla città, costeggiando il Vilnia (79.6 km di lunghezza), tra zone boschive e campi da tennis, sport molto popolare questi nello stato baltico. Le sponde del fiume, le cui sorgenti sono situate presso il villaggio di Vindžiūnai, 5 km a sud di Šumskas sul confine lituano-bielorusso, è teatro di improvvisati pic-nic o lunghi attimi di relax.

All'improvviso un cartello mi indica l'ingresso in un nuovo territorio. È Uzupis. La repubblica di Uzupis. Il quartiere bohemien della capitale. Niente locali focosi alla Moulin Rouge di un tempo, ma un sentire continuo ispirato dalle Muse alla stregua della Montmartre transalpina o della Cristiania di Copenaghen.

Uzupis, un tempo povero quartiere di artigiani, era tristemente noto per la tragica iscrizione che capeggiava nella piazza principale durante il dominio sovietico: “Via della Morte”. Da qui nacque la ribellione di Romas Lileikis che creò dal nulla una repubblica di artisti fondata sulla creazione, l’arte e la fantasia. Ovvero le armi per sconfiggere, a suo dire, la morte stessa.

Come su Ponte Vecchio di Firenze e a Ponte Milvio di Roma, anche qui non mancano i lucchetti degli innamorati sulle ringhiere. Nel tentativo di far provare alle mie mani l'ebbrezza delle fresche acque del Vilnia, l'incontro con lo sguardo all’insù di una sirena mi  porta ad ascoltare la sua storia. La leggenda narra che è proprio la creatura metà donna metà pesce ad attirare turisti e curiosi a Uzupis. E chiunque si arrenda al suo fascino marino, rimarrà qui per sempre. La prendo in parola. Si vedrà in seguito.

L’arte del ferro battuto intanto mi accompagna in diversi negozietti. Passo per la chiesa di San Bartolomeo, dove una dedica per una persona sofferente interrompe la mia poca dimestichezza con la spiritualità, regalando una sincera fiammella a una candela dentro l’edificio religioso. Oltrepassato il cimitero cistercense, il più antico della città, l’emozione più grande è quando arrivo davanti agli otto pannelli con incisi la Costituzione in altrettante lingue.

Passando subito alla lettura dell’inglese, inizio dal primo articolo che recita: “Tutti hanno il diritto di vivere lungo il fiume Vilna, e il fiume Vilna ha il diritto di scorrere lungo ciascuno”. Ancora più incredibile il terzo. “Tutti hanno il diritto di morire ma non è un obbligo”. E via via gli altri, “tutti hanno il diritto di amare” (art. 4), “Tutti hanno il diritto di essere mediocri e sconosciuti” (art. 8), etc.

Nello scattare una delle tante fotografie, senza rendermene conto immortalo riflessa anche la mia immagine e quella di una ragazza di passaggio, subito svanita dopo essermi girato di scatto. Fantasia o realtà? Qui tutto è possibile. Al mio dubbio trovo risposta nell’art. 22 che dice: “Nessuno ha il diritto di avere un progetto per l’eternità”. Un invito dunque a cogliere l’attimo. A vivere il presente poiché del domani non v’è certezza.

Giro intorno per negozi, erboristerie e caffè, rimanendo incuriosito assai dalla bandiera ufficiale di Uzupis realizzata in quattro colori diversi. Uno per stagione. Ma i miei passi ormai avanzano spediti. Mi avevano annunciato la sua presenza, e l’ho voluto ammirare per ultimo. L’angelo della piazza, opera dello scultore Romas Vilciauskas (lo stesso della sirena). Le sue guance sono gonfie d’aria. I capelli lunghi tirati all’indietro dalle correnti. L’angelo sta suonando la tromba. Un richiamo per tutti gli abitanti di questa giungla gentile, dove le tonalità del vento depositano perfezione sulle tante emozioni umanamente create.

Vilnius (Lituania) - la Repubblica degli Artisti di Uzupis © Luca Ferrari
Vilnius (Lituania) - la Repubblica degli Artisti di Uzupis © Luca Ferrari
Vilnius (Lituania) - la Repubblica degli Artisti di Uzupis © Luca Ferrari
Vilnius (Lituania) - la Repubblica degli Artisti di Uzupis © Luca Ferrari