domenica 22 dicembre 2019

A natale mi hanno "regalato" il Servizio Civile

Venezia, l'ingresso sotto le Procuratie Nuove della Soprintendenza © Luca Ferrari
A ridosso del natale 1997 iniziai il Servizio Civile alla Soprintendenza del Veneto Orientale. Un'esperienza formativa cruciale vissuta insieme a persone straordinarie.

di Luca Ferrari

Venezia, lunedì 22 dicembre 1997. Dopo una lunga attesa di quindici mesi sono atteso in Soprintendenza dei Beni Artistici e Storici del Veneto Orientale, a Venezia, per il mio primo giorno da obiettore di coscienza e dunque impegnato nel Servizio Civile (era la prassi “punitiva” del distretto militare farti attendere fino all’ultimo, ndr). All’epoca non era un diritto, e tutti coloro che facevamo questa scelta, erano visti un po’ come i rinnegati della Patria. Aldilà di qualche esperienza precedente, adesso sarei stato impegnato per la prima volta per 10 mesi consecutivi nel mondo del lavoro.

“A Natale, tutti a lavorare.” Era questo il titolo polemico che in principio avrei dovuto dare a un nuovo articolo contro il mondo dello sfruttamento lavorativo. Dopo le "tante parole" che si beccano le ferie estive, mi chiedevo come mai non sentissi i medesimi strali per il periodo natalizio. Il pensiero resta ma invece di esprimerlo in toni acidi e guerrafondai, mi comporterò bene e voglio fare un regalo. Vi racconterò una fiaba. Una fiaba autentica. La storia del mio primo impiego di lavoro a tempo determinato. Quanto sia stato importante per la mia crescita persone grazie soprattutto alle persone con cui ho lavorato.

C'era una volta un giovane veneziano di 21 anni senza alcuna idea di cosa fare della sua vita. Allo Stato questo però non importava granché e gli imponeva una scelta: servizio militare o, se fossi stato accettato, Servizio Civile. Contrario in modo totale alle armi e per nulla incline ai loro rigidi protocolli, scelsi la seconda via. All'epoca una scelta del genere rendeva difficile trovare lavoro poiché veniva quasi sempre richiesto il “milite esente.” Poi finalmente, a ridosso del natale 1997, arrivò la fatidica chiamata e il 22 dicembre mi presentai per il mio primo giorno alla Soprintendenza dei Beni Artistici e Storici del Veneto Orientale, i cui uffici si trovavano a pochi passi dal Museo Correr, sotto le Procuratie Nuove in Piazza San Marco (oggi ha cambiato sede ma il nome scritto sul campanello è rimasto).

Fui subito scherzosamente etichettato come il "disertore". Caso curioso, nonostante avessi cambiato casa già da due anni abbondanti, la lettera della chiamata era arrivata al vecchio indirizzo e dunque non mi presentai il giorno effettivo ma solo tre lune dopo ricevetti una telefonata dal Distretto Militare che mi fece presente l’accaduto. Chiarito l'equivoco, mi presentai. Paure? Certamente. Dubbi? Tantissimi. Pensieri? Pure troppi. Fin dal primo giorno però rovai un ambiente inimmaginabile a cominciare dalla presenza dei miei simili. La Soprintendenza infatti pullulava di obiettori, oltre 15.

Io venni assegnato all’ufficio Vincoli dove erano presenti un capoufficio e due signore con mansioni rispettivamente di segretaria ed elaborazione varia di pratiche/accoglienza-vigilanza). Insieme a loro, un altro obiettore con cui condivisi la scrivania per poco tempo e nel frattempo m’insegnò il mestiere prima del suo ritorno alla libertà. Quell’ufficio e quelle due donne in particolare furono emblematiche. Non farò certo uno scoop dicendo che molti obiettori in tutta Italia lamentassero talvolta un certo sfruttamento del loro impiego (specie per quello che venivamo pagati). Loro no. Mai. Mi assegnavano i compiti da fare ma mai si approfittarono della mia condizione. La dimostrazione di come si possa lavorare, anche tanto e bene, senza sfruttare il prossimo.

Archivi. Termini tecnici. Il giorno del pubblico, il più divertente poiché venivano studenti (e soprattutto studentesse, ndr ) a chiedere informazioni. Fotocopie di tonnellate di documenti facendo la massima attenzione a farle veloci e in modo impeccabile. Le prime pause pranzo con la "pappa" preparata e portata da casa (anche questo fa parte del mondo del lavoro). Le riunioni di noi obiettori. L'imparare a comportarsi anche quando la luna era proprio storta. Quattro stagioni intere vissute lì dentro. Inverno, primavera, estate e autunno. Un percorso di lavoro e vita intenso. Cinque giorni la settimana dal lunedì al venerdì. Io solitamente arrivavo sempre sul presto, verso le 8 del mattino per poi sbaraccare poco dopo le ore 15. Insomma, una giornata lavorativa completa.

I legami con alcuni dei colleghi obiettori crebbero. Mese dopo mese si formarono “vincoli” di amicizia continuati anche una volta usciti. Lo stesso anche con persone più grandi, a cominciare proprio dalle mie due colleghe di ufficio che in certi momenti furono a dir poco materne. Non fu un’annata semplice quella per il sottoscritto, ma proprio per niente, eppure giorno dopo giorno il mio ufficio Vincoli divenne un porto sicuro dove imparare qualcosa, riflettere su me stesso e gettare le fondamenta per un domani che reclamava spazio su di un passato troppo opprimente. Senza rendermene conto, quella prima lunga esperienza avrebbe incarnato molti dei miei ideali che ancora oggi definiscono la mia persona e il mio approccio al mondo del lavoro: onestà, impegno e collaborazione.

1997-98, i miei dieci mesi di Servizio Civile all’ufficio Vincoli della Soprintendenza dei Beni Artistici e Storici del Veneto Orientale a Venezia furono una bella fetta di vita. Arrivato nel periodo natalizio, in uno dei primissimi giorni, non appena uscito, sentii propagarsi attraverso gli altoparlanti disposti nella piazza la commovente Happy Xmas (War is Over) di John Lennon. Rimasi lì ad ascoltarla, in piazza San Marco. A very Merry Christmas/ And a happy new year/ Let's hope it's a good one/ Without any fear cantava il musicista di Liverpool a cui la sua città natale gli ha dedicato l’aeroporto. Oggi ci sono nuovamente passato e quelle parole ancora risuonano nei miei ricordi e nel mio cuore di obiettore.

Merry Christmas by John Lennon

Venezia, l'ingresso sotto le Procuratie Nuove della Soprintendenza © Luca Ferrari
Venezia, il campanello della Soprintendenza © Luca Ferrari
Venezia, le Procuratie Nuove a fianco di Piazza San Marco © Luca Ferrari
Souvenir dall'ufficio Vincoli della Soprintendenza con post-it e date d'inizio/fine servizio © Luca Ferrari
Venezia, piazza San Marco e  Procuratie Nuove (sx) © Luca Ferrari
Venezia, Procuratie Nuove piazza e campanile S. Marco nella nebbia © Luca Ferrari
Venezia, basilica e campanile S. Marco da sotto i portici © Luca Ferrari
Gli affettuosi messaggi di fine servizio per l'obiettore di coscienza... Luca Ferrari

martedì 10 dicembre 2019

Le candele lidensi dei Diritti Umani

Lido di Venezia, i diritti umani illuminano il mondo © Luca Ferrari
Le candele accese. Noi lì. Chi per lavoro. Chi per puro spirito di partecipazione. Chi per studio. Comunque lì, insieme a scandire i Diritti Umani durante la Giornata Internazionale.

di Luca Ferrari

Lido di Venezia, 10 dicembre 2008. Una serata indimenticabile vissuta in prima persona insieme agli studenti del Global Campus of Human Rights e raccontata l'indomani sul giornale Granviale.it, poi pubblicata nel libro in prosa "La fabbrica dei giorni". Quella era l'epoca da inviato al Lido per il Corriere Veneto e la Granviale Editori dell'allora direttore Giacomo Baresi. Quello era il tempo della Municipalità Lido-Pellestina con presidente Giovanni Gusso e il suo Consiglio con i vari Angelo Ghezzo, Giannandrea Mencini, Stefano Stipitivich, Sergio Torcinovich. Quella era la Municipalità dell'ufficio cultura di Anna Grandi.

Il 10 dicembre è la Giornata Internazionale dei Diritti Umani e oggi lo è ancora. Si parla poco dei diritti umani. Se ne parla quasi ed esclusivamente quando vengono violati nel modo peggiore e solo per alcune categorie (nazioni). Le costanti violazioni dei diritti umani da parte di governi filo-occidentali come Arabia Saudita e Yemen interessano molto meno dell'Iran che anche al minimo starnuto viene visto come minaccia per la sicurezza del mondo intero. Non parliamo poi della Cina che praticamente nessuno osa criticare rischiando il taglio degli accordi commerciali.

Ma senza andare a scomodare mondi (non così) lontani, in questi ultimi mesi (anni) abbiamo assistito a una vergognosa crociata europea di indifferenza verso i cosiddetti "immigrati", clandestini o migranti, etc. appellativi che non fanno altro che spogliarli della loro identità perché queste persone hanno un nome, un cognome e una famiglia. E pensate, c'è perfino chi crede siano loro i responsabili del nostro mal-tutto. Si, avete capito bene. Gente in fuga da realtà difficili vengono incolpati di decenni di corruzione italiana, poteri mafiosi e interessi. Per loro quasi nessuno smuove la parola "diritti umani." Si condannano le deportazioni naziste ma queste persone valgono meno di zero.

Come ogni minimo pezzo del nostro ecosistema, nel 2019 anche i diritti umani sono diventati opinioni, e dunque risentono di interessi e ristrettezza mentale. Quella sera nel 2008, al Lido di Venezia soffiava una gelida bora ma il calore che si sprigionò fu qualcosa di indescrivibile. C'erano le istituzioni locali. Avrebbero anche potuto fare a meno di venire, ma vennero. C'era gente del posto. C'erano studenti venuti da ogni parte del mondo. C'era anche l'informazione, lì, per raccontare qualcosa di davvero prezioso. Non era facile tenere accese le candele, esattamente come lottare per i diritti umani, ma ci riuscimmo.

Nella placida isola del Lido di Venezia furono letti gli articoli in lingue differenti e quella gelida brezza, molto poeticamente sembrava essere lì per una ragione. Portarli ovunque, e così è stato.

Lido di Venezia, i diritti umani illuminano il mondo © Luca Ferrari
La Fabbrica dei Giorni, libro edito dalla Granviale Editori
La Fabbrica dei Giorni, il racconto della Giornata Internazionale dei Diritti Umani al Lido di Venezia
Lido di Venezia, tutti insieme per i diritti umani © Luca Ferrari

venerdì 15 novembre 2019

Un aiuto subito per Pellestrina

Uno scorcio lagunare sull'isola di Pellestrina (Ve) © Luca Ferrari
Venezia in ginocchio per l'acqua alta. Il mondo guarda e si mobilita. All'isola di Pellestrina è andata anche (e molto) peggio. È tempo di agire in modo concreto e istantaneo.

di Luca Ferrari

Martedì 12 novembre a Venezia è stata raggiunta una marea di 187 cm. Era dal 1966 che non si verificava una disastro simile. La notizia fa il giro del mondo. Venezia e il suo immenso patrimonio artistico guadagnano le prime pagine su tutte le principali testate, nazionali e internazionali. A pagare il prezzo di promesse mai mantenute, opere inutili e costose, anche e soprattutto la placida isola di Pellestrina, che insieme al Lido di Venezia protegge la Serenissima dagli umori del Mare Adriatico.

D'improvviso le case e le famiglie di Pellestrina si ritrovano in primo piano. Come per altre tragedie la domanda è inevitabile: poteva essere evitata? Non c'è tempo per riflettere e arrabbiarsi. Uomini, donne e bambino hanno bisogno di tutto. L'isola meno note alle masse dell'arcipelago lagunare, non riceve le attenzioni delle varie Murano e Burano. Qui, a Pellestrina, i milioni di turisti che affollano Venezia, non ci arrivano mai e ciò in particolare perché nonostante le incessanti richieste della popolazione da decenni, a oggi non esiste una linea di navigazione diretta che colleghi Pellestrina a Venezia.

Adesso più che mai il turismo può diventare la leva per ricominciare ma senza questo tipo di collegamento, non si potrà nemmeno incominciare a ragionarci. Pellestrina, isola di rara bellezza, è facilmente raggiungibile da Chioggia, con la differenza che il turismo che arriva dalla suddetta località non è neanche paragonabile a quello dell'antica Repubblica Marinara. A oggi per andare da Pellestrina a Venezia, una persona qualunque deve fare un autentico tour:
  • Autobus di linea per attraversare l'isola
  • Ferry boat per raggiungere l'isola del Lido
  • Attraversare tutto il Lido in autobus (9-10 km circa): il pontile per Venezia è al capo opposto
  • Prendere il vaporetto e dunque raggiungere le fermate varie di Venezia. Per arrivare in terraferma, siamo a più di un'ora e mezza di sola andata così come dalle varie fermate Tronchetto - Piazzale Roma - Stazione
Quale turista che sta due-tre giorni di media a Venezia si ritaglierebbe una giornata intera per andare a Pellestrina? Nessuno.

L'impegno del Governo, a quanto pare, si è tradotto in un conguaglio di cinquemila euro che le famiglie potranno ricevere tra due anni. Se fosse vero, sarebbe una scelta al limite della barzelletta di cattivo gusto. Le famiglie di Pellestrina hanno bisogno di un aiuto concreto, ora e subito. Qualcuno intanto ha cominciato a muoversi, chiamando a raccolta l'intera popolazione e chiunque voglia contribuire per risollevare uomini, donne e bambini. Salvare le opere d'arte dall'acqua alta è un dovere, aiutare le persone è un obbligo civico e morale.

Sabato 16 novembre (ore 9-13) intanto, la Proloco del Lido Pellestrina allestisce un gazebo in Gran Viale, nell'area pedonale d'inizio Piazzetta Lepanto (a neanche 5 minuti a piedi dall'imbarcadero di Santa Maria Elisabetta) dove si effettuerà raccolta di alcuni beni come elettrodomestici per aiutare le famiglie di Pellestrina. Si raccoglieranno anche donazioni e diverse attività commerciali forniranno prodotti dolciari da poter acquistar, con offerta per poter colmare un po' di spese che le famiglie colpite sono costrette ad affrontare. In particolare, si richiedono:
  • elettrodomestici (priorità)
  • mobilio
  • donazioni
  • offerta libera per acquisto prodotti dolciari
Anche l'informazione è scesa in campo in modo concreto. Promosso dal suo stesso direttore Enrico Mentana, il TgLa7 in collaborazione con il quotidiano Corriere della Sera, ha lanciato una raccolta fondi proprio per aiutare le persone colpite da questa mareggiata. "Per quanto riguarda la sottoscrizione Un aiuto subito per Venezia, mi faccio personalmente garante di ogni euro raccolto" ha sottolineato il giornalista. Questi i dettagli per chi voglia contribuire:

  • IBAN: IT23G0306909606100000169236  
  • c/c n. 1000/169236 presso IntesaSanpaolo, Filiale Terzo Settore Milano Città 
  • In alternativa è possibile usare un «codice semplificato» che va inserito nel campo «beneficiario» per versamenti e bonifici senza commissioni esclusivamente da Intesa Sanpaolo: 09754.
  • Per le donazioni dall’estero vale lo stesso Iban con il codice Bic BCITITMM.
Ora vi voglio invitare a guardare tutte le foto di Pellestrina. Molti di questi scenari non si vedono più. È tempo di agire subito. Nuove mareggiare sono in arrivo. È tempo di agire adesso.

Un aiuto per Venezia
Venezia e Palazzo Ducale sommerse dall'acqua alta
Il lungo murazzo sull'isola di Pellestrina (Ve) © Luca Ferrari
La placida vita sull'isola di Pellestrina (Ve) prima del disastro © Luca Ferrari
Il lungomare Pellestrina (Ve) © Luca Ferrari
Pellestrina (Ve) © Luca Ferrari
Pellestrina (Ve) © Luca Ferrari
Pellestrina (Ve) © Luca Ferrari

venerdì 1 novembre 2019

Venezia, il ponte dei Morti

Venezia, il ponte galleggiante che collega le Fondamente Nove all'isola-cimitero di San Michele 
Dopo 70 anni si rinnova un'antica tradizione a Venezia. In occasione della celebrazione dei Defunti, il ponte galleggiante tra Fondamente Nove e il cimitero di San Michele in Isola.

di Luca Ferrari

Una tradizione interrotta nel 1950 si rinnova a Venezia dopo quasi 70 anni. In occasione della Commemorazione dei Santi e dei Defunti giovedì 31 ottobre è stato inaugurato il ponte galleggiante di barche (peate) che unisce le Fondamente Nove al portale monumentale del cimitero di San Michele, consentendo così a veneziani e turisti di arrivarvi a piedi. La struttura sarà transitabile fino alle 15.30 di domenica 10 novembre (l'utilizzo del ponte sarà riservato ai soli residenti o possessori della tessera Venezia Unica fino a domenica 3 novembre incluso).

La passerella, realizzata da Insula, lunga 407 metri e larga 3,60 metri, si compone di 20 moduli di 20 metri lineari ciascuno, costituiti da una struttura in telaio d'acciaio con piano di calpestio in doghe di legno. Lungo il corrimano sono predisposte lampade per l'illuminazione. Al centro del ponte è stato previsto un varco alto 3,5 metri e largo 10 per il transito dei natanti. Ci vogliono circa cinque minuti di cammino per attraversare il ponte e raggiungere il luogo del ricordo e della preghiera.

Venezia, il ponte galleggiante che collega le Fondamente Nove all'isola-cimitero di San Michele  © Luca Ferrari
Venezia, il ponte galleggiante che collega le Fondamente Nove al cimitero di San Michele  © Luca Ferrari
Venezia, il ponte galleggiante che collega le Fondamente Nove all'isola-cimitero di San Michele 
Venezia, l'inaugurazione del ponte galleggiante (sullo sfondo le Fondamente Nove)
Venezia più di 70 anni fa, il ponte galleggiante di barche (sullo sfondo il cimitero di San Michele)
Venezia più di 70 anni fa, il ponte galleggiante di barche (sullo sfondo il cimitero di San Michele)

lunedì 28 ottobre 2019

Artisti in fuga da Hitler

Ateneo Veneto (Venezia), la presentazione del libro Artisti in fuga da Hitler © Luca Ferrari
Ieri e oggi la libertà di espressione è sotto attacco. È stato presentato a Venezia il libro Artisti in fuga da Hitler: L'esilio americano delle avanguardie europee di Maria Passaro.


"Quello che mi ha spinta a scrivere questo libro era di capire questi artisti, obbligati a lasciare la loro patria. La creatività si interrompe? Prosegue? C'è stata una frattura. Non hanno iniziato un nuovo linguaggio. Si è evoluto. Hanno sperimentano nuovi percorsi" Maria Passaro, autrice del volume Artisti in fuga da Hitler: l’esilio americano delle avanguardie europee (Bologna, il Mulino 2018), durante la presentazione all'Ateneo Veneto di Venezia.

L'ideologia degenerata del nazismo. La politica violenta. L'odio razziale. La pianificazione dell'annientamento totale, umano e artistico. Nell'incendiario clima tedesco degli anni Trenta, molti artisti delle avanguardie del Novecento furono bollati come residuo sociale perverso e irrecuperabile. Per tutti loro c'era un solo tragico destino all'orizzonte. Fu così che in molti decisero di abbandonare l'Europa, trovando rifugio negli Stati Uniti e iniziando così una nuova vita oltreoceano, senza rimpianti né nostalgie. E fu così che prese vita una nuova stagione artistica.

Martedì 29 ottobre all'Ateneo Veneto di Venezia è stato presentato il libro Artisti in fuga da Hitler. L'esilio americano delle avanguardie europee di Maria Passaro. Prima che l'autrice prendesse la parola e dopo i saluti del Presidente della secolare istituzione veneziana, Gianpaolo Scarante, si sono alternate al microfono Elisabetta Barisoni, responsabile Galleria Internazionale d'Arte Moderna di Ca' PesaroMarita Liebermann, direttrice del Centro Tedesco di Studi Veneziani Karole Vail,direttrice The Peggy Guggenheim Collection Venezia. A coordinare gli interventi, la giornalista Lidia Panzeri.

"Oggi parliamo del nazismo ed è indubbio sia stato il Male ma ci sono regimi anche contemporanei dove gli artisti non sono liberi di esprimersi" ha introdotto Scarante, "Quando ciò si verifica , c'è qualcosa che non va e dobbiamo stare attenti". Smentendo una rappresentazione dell’esilio come perdita, il libro mostra come per molti di quei transfughi (da Josef Albers a Piet Mondrian, da Max Ernst e Wassily Kandinsky), l’esperienza americana coincise con una stagione ricca di creatività, apportando straordinari innesti artistici. Fu così per per artisti del calibro 

"La fuga può anche portare con sé un potenziale creativo e intellettuale. Allo stesso tempo è un'esperienza molto violenta ed estrema per chi la subisce" ha sottolineato Marita Liebermann, Direttrice Centro Tedesco di Studi Veneziani nel corso del suo intervento. "La scrittrice il, consentitemi il termine, - grande dono - che abbiamo fatto all'America" analizza Elisabetta Barisoni, responsabile della Galleria Internazionale d'Arte Moderna di Ca' Pesaro, "la Germania ha perduto la sua arte, mal'ha anche distrutta, cosa che avviene anche ai giorni nostri."

La recente distruzione del patrimonio artistico da parte di una falange armata di invasati è sotto gli occhi (e il disprezzo) di tutti ma non è certo il solo caso. Nei secoli addietro fazioni politiche e religiose hanno fatto di tutto per cancellare ciò che altri avevano tramandato. Nel 2019 l'arte spaventa ancora lo status quo e i regimi. L'arte è immediata e arriva ovunque. Nel terzo millennio di internet (auguri per i suoi 50 anni compiuti proprio il 29 ottobre, ndr) così come nell'Antichità e nel Medioevo fino al tempo dei regimi totalitari, l'arte è ancora in grado di mettere in discussione le catene con la sua stessa esistenza.

Arte come espressione del pensiero umano. Arte come termometro della libertà di una società. Quanti sono gli artisti che al giorno d'oggi non si possono esprimere liberamente pena il carcere o peggio, tortura e morte? Realtà come Cina, TurchiaIran Arabia Saudita sono fra le peggiori e le più violente. Loro sono le più evidenti ma anche nelle nostre comode realtà occidentali non tutto va come dovrebbe. Artisti in fuga da Hitler. L'esilio americano delle avanguardie europee di Maria Passaro. Un libro dal passato per riflettere e spingerci ad agire verso un futuro diverso e soprattutto più libero.

Ateneo Veneto (Venezia), la presentazione del libro Artisti in fuga da Hitler: (da sx) Gianpaolo Scarante,
Presidente Ateneo Veneto; Karole Vail (Peggy Guggenheim Collection); 
Marita Liebermann (Centro Tedesco Studi Veneziani); la giornalista Lidia Panzieri ed Elisabetta Barisoni (Ca' Pesaro) © Luca Ferrari
Ateneo Veneto (Venezia), la presentazione del libro Artisti in fuga da Hitler: al centro,
l'autrice Maria Passaro © Luca Ferrari

mercoledì 16 ottobre 2019

Bio-testamento, le volontà del malato sono legge

Come si scrive un testamento biologico?
Bio-testamento. Testamento biologico. Una realtà che è doveroso conoscere. Se ne parla con esperti lunedì 21 ottobre all'Ateneo Veneto di Venezia. Ingresso libero.

di Luca Ferrari

Il mondo cambia. Le leggi cambiano. Cambia la vita. Cambia perfino la morte e non sempre tutto è chiaro. A maggior ragione oggi, sempre di più, è necessario conoscere in modo approfondito ciò che un giorno, purtroppo, potremmo doverci trovare ad affrontare per noi stessi o per un nostro caro. Cosa succederebbe dunque se si presentasse la necessità e/o possibilità di ricevere delle cure non potendo essere noi a decidere? La questione è alquanto delicata e bisogna essere al corrente di ciò che si può, si deve o non si può fare. Oggi, nel terzo millennio, l'ignoranza può condizionarci ancora di più che nei secoli addietro.

Ma come si scrive un testamento biologico (bio-testamento)? A chi si deve consegnare e chi si deve far carico di conservarlo perché sia utilizzabile nel momento del bisogno? E la legge oggi è applicata? Queste e altre domande sono all’ordine del giorno e per affrontare l’argomento in maniera rigorosa, l’Ateneo Veneto di Venezia ha organizzato un incontro pubblico dal titolo “Il bio-testamento oggi: le volontà del malato sono legge”, che si svolgerà lunedì 21 ottobre in Aula Magna a partire dalle ore 17.30. Ingresso libero.

Promotrice dell'evento, Maria Luisa Semi, già componente del Consiglio Accademico dell’Ateneo Veneto, che per ragioni professionali, quale notaio, si è interessata al testamento biologico ben prima che l’argomento venisse normato e sarà presente all'incontro, sul palco, come coordinatrice. A parlare del delicato argomento ci sono:
  • Lorenza Carlassare: giurista e professoressa emerita di diritto costituzionale all'Università degli Studi di Padova, che tratterà proprio dei "principi costituzionali in materia di cure"
  • Manuela Mantovani: professoressa ordinaria di diritto privato all'Università degli Studi di Padova, che illustrerà la legge 219/2017 e i suoi problemi applicativi 
  • Andrea Bonanome: medico e Direttore Unità Operativa Medicina Interna dell’Ospedale SS. Giovanni e Paolo di Venezia, che analizzerà le problematiche relative al testamento biologico e ai DAT dal punto di vista medico
Dal 31 gennaio 2018 è entrata in vigore in Italia la legge sul cosiddetto Testamento Biologico (n. 219/2017), più correttamente sulle DAT, le Disposizioni Anticipate di Trattamento. In previsione di una eventuale incapacità di autodeterminarsi, la legge prevede che ogni persona maggiorenne e pienamente capace di intendere e volere possa esprimere, dopo avere acquisito tutte le informazioni mediche necessarie, le proprie scelte sui trattamenti sanitari cui vorrà, o non vorrà, essere sottoposto e sulle future scelte terapeutiche.

Il bio-testamento: oggi le volontà del malato sono legge. Incontro pubblico lunedì 21 ottobre 2019 – Aula Magna, ore 17.30, Ateneo Veneto (campo san Fantin 1897), Venezia. Ingresso libero.

domenica 6 ottobre 2019

Donne che fanno l'Europa

Le autrici del volume Europee. Dieci donne che fanno l'Europa
Dieci donne che ogni giorno lavorano e vivono nell'Europa,si raccontano in un libro. La presentazione, lunedì 7 ottobre a Venezia.

di Luca Ferrari

"Il mio entusiasmo per questa opera collettiva e per le sue magnifiche autrici non è un peloso
atto di piaggeria maschilista nei confronti di donne colte, impegnate, autorevoli e indipendenti, ma una constatazione che il loro essere convinte sostenitrici dell’Europa, come imprescindibile prospettiva della democrazia di ciascuno dei nostri paesi, non si fonda su un’adesione acritica o su un facile entusiasmo bensì, al contrario, sull’attraversamento consapevole di tutti i disincanti, le delusioni, i fallimenti, i mediocri compromessi, i limiti burocratici che tuttavia non possono distruggere le conquiste, i valori e le realizzazioni, le inedite possibilità." Dalla prefazione di Moni Ovadia del libro Europee. Dieci donne che fanno l'Europa (Textus Edizioni 2018).

Sono donne poliglotte. Cosmopolite, allegre e divertenti. Si contrappongono a quell’idea di una Bruxelles grigia e inutile che prevale nella propaganda euroscettica. Uguaglianza, ambiente, immigrazione media sono i temi cruciali che quotidianamente affrontano con spirito combattivo e pragmatico. Dieci donne che lavorano e fanno l'Europa, ogni giorno. Silvia Bartolini, Antonia Battaglia, Giovannella D'Andrea, Monica Frassoni, Annalisa Gadaleta, Isabella Lenarduzzi, Marina Marchetti, Elly Schlein, Francesca Venturi, Daniela Vincenti. Dieci donne, “sostenitrici dell’Europa, come imprescindibile prospettiva della democrazia di ciascuno dei nostri paesi”.

Trent’anni fa cadeva il muro di Berlino. Trent'anni fa finiva la spietata dittatura rumena di Nicolae Ceausescu (1918-1989). Trent'anni fa aveva fine la Guerra Fredda e il vecchio Continente, prima con la nascita della CEE (1957) e più tardi con quella della UE allargata anche alle nazioni dell'Est, trovava una unità fino a qualche decennio prima neanche lontanamente immaginabile. Oggi sempre di più si parla di Europa e Unità in modo distorto e senza la minima conoscenza di essa tra bugie elettorali, fake news e tanta (troppa) disinformazione. Europa come unica responsabile di tutta la povertà imperante nelle nazioni.

Lunedì 7 ottobre all'Ateneo Veneto (sala Tommaseo, ore 17.30) a Venezia, si svolge la presentazione del volume Europee. Dieci donne che fanno l'Europa. Il sociologo Gianfranco Bettin conversa con quattro delle autrici: Monica Frassoni (Presidente Partito Verde Europeo)Giovannella D’Andrea, Isabella Lenarduzzi e Francesca Venturi. Ingresso libero.

sabato 28 settembre 2019

Alto Adige: terra di mele, forni "croccanti" e speck

Mercato del Pane e dello Strudel (Bressanone), la tipica merenda tirolese © Antonietta Salvatore
Tempo di mele, forni "croccanti" e Alto Adige. Dal 4 al 6 ottobre tornano il Mercato del Pane e dello Strudel a Bressanone e lo Speckfest a Santa Maddalena (Bz).

di Luca Ferrari

L'arte di fare il pane. Ingredienti naturali e di cereali di provenienza prevalentemente locale. Una piazza che si trasforma in una cornucopia di storia, tradizioni e sapori. Puntuale anche quest'anno nel primo weekend di ottobre, torna il Mercato del Pane e dello Strudel nella città altoatesina di Bressanone. Passano le edizioni ma rimettere piede in questo avamposto di genuinità è sempre un'esperienza capace di toccare tutti i sensi, tanto per i grandi quanto per i piccini per i quali sono sempre previste attività specifiche.

L´arte di fare il pane vanta una lunghissima tradizione in Alto Adige che si rivela tutt´oggi ancora molto viva e sentita. Dal rinomato pane di segale croccante alla pagnotta pusterese fino alla pagnotta venostana in coppia, ogni vallata vanta la propria specialità di pane. E quasi ogni panettiere custodisce gelosamente la sua ricetta, dove differenti miscele, varietà di cereali e altri ingredienti conferiscono ad ogni tipo di pane un gusto unico.

Fratello gemello del Mercato di Bressanone, anche quest´anno il paesino di S. Maddalena ai piedi delle Odle, nella valle di origine del noto scalatore Reinhold Messner, propone la Festa dello Speck, che attira visitatori vicini e lontani n. Sarà un´occasione per godere non solo della bontà del salume per eccellenza dell'Alto Adige ma anche del panorama spettacolare di uno dei più affascinanti paesaggi alpini altoatesini. Questo il programma dell'edizione 2019:


Sabato 05 ottobre (entrata libera)

  • dalle ore 10.00 Inizio della festa con il gruppo musicale „6 Loidner“ 
  • dalle ore 12.30: Inaugurazione ufficiale della festa, Taglio della baffa di speck, Benvenuto da parte dei rappresentanti di politica ed economia, Sessione di autografi con la Regina dello Speck in carica 2018/2019
  • dalle ore 13.30: Intrattimento musicale con il gruppo „Sunnseit Brass“ - Spettacolo folcloristico con gli “Alphornbläser” della Val Sarentino - Presentazione della lotteria della Festa dello Speck - Speck Cinema, mercato contadino, artigianato tipico locale,degustazione di speck e molto altro
  • dalle ore 16.00:  Chiusura musicale con il gruppo „Villnösser Böhmische“


Domenica 06 ottobre 

  • dalle ore 10.00: Inizio della festa
  • dalle ore 11.00: RAI Alto Adige live con Norbert Rabanser – Distribuzione dei pezzi di speck – Sessione di autografi con la Regina dello Speck in carica 2018/2019
  • dalle ore 13.00: Concerto con la banda musicale della Val di Funes
  • dalle ore 14.00: Incoronazione della nuova Regina dello Speck 2019/2020 – Presentazione della lotteria della Festa dello Speck – Spettacolo folcloristico con i “Villnösser Schuhplattler” – Foto ed autografi con la nuova Regina dello Speck
  • dalle ore 15.00: Intrattenimento musicale con il gruppo „Die Klausberga“ – Estrazione della lotteria della Festa dello Speck – Speck Cinema, mercato contadino, artigianato tipico locale, degustazione di speck, cavalcata su pony e molto altro
  • dalle ore 17.00: estrazione della lotteria della Festa dello Speck
  • dalle ore 18.30: Chiusura musicale

Entrata: € 7,00 per adulti*, per bambini sotto i 14 anni l’entrata è gratuita. Il biglietto d’ingresso può essere utilizzato per ricevere un pezzo di Speck e un buono del 10% presso PUR Südtirol per l’acquisto online di Speck Alto Adige IGP.

GPS posizionato, ad attenderci: la Festa del Pane e dello Strudel di Bressanone insieme allo Speckfest di Santa Maddalena.

Bressanone (Bz), Mercato del Pane e dello Strudel – pagnotta pusterese © Antonietta Salvatore
Bressanone, Mercato del pane e dello strudel - gli inimitabili canederli © Luca Ferrari
Bressanone (Bz), Mercato del Pane e dello Strudel – il burro artigianale © Antonietta Salvatore
Bressanone (Bz), Mercato del Pane e dello Strudel – dalle mele allo strudel © Antonietta Salvatore
S. Maddalena (Bz), Speckfest - vassoio di assaggi di speck © Luca Ferrari
S. Maddalena (Bz), - lo Speckfest © Luca Ferrari

sabato 31 agosto 2019

Voga alla veneta, patrimonio dell'UNESCO

La Regata Storica © Federico Roiter
La voga alla veneta è un patrimonio da difendere. Perché allora non dichiararla patrimonio dell'UNESCO? Dal palco dell'Ateneo Veneto di Venezia, la proposta è stata lanciata.

di Luca Ferrari

"Proponiamo che la voga alla veneta venga dichiarata patrimonio dell'Unesco". La proposta è venuta da Claudio Carrettin, presidente dell'Associazione Regatanti Venezia sul palco dell'Ateneo Veneto nel corso dell'evento "Aspettando la Regata Storica. Un festa antica e autentica", manifestazione quest'ultima che si svolgerà domenica 1 settembre 2019 a Venezia, in Canal Grande. "Il resto d'Italia ha i vari Ronaldo, Federer, etc. Noi veneziani abbiamo Caci, Crea, Fongher, Vignotto, Rogliani, Della Toffola, etc.". C'erano moltissimi dei grandi campioni e campionesse, ieri in Ateneo Veneto.,

La sala Tommaseo è gremita. Muoversi su e giù per scattar fotografie non è un'impresa da poco e di sicuro nel silenzio dei propri pensieri, molti mi staranno dicendo di tutto nel coprirgli la visuale. Riesco finalmente a piazzarmi a ridosso del palco. Accanto a me c'è Sergio Tagliapietra detto Ciaci. Una leggenda vivente della voga alle veneta. Vinse la sua prima regata storica nel lontano 1958, l'ultima trent'anni dopo nel 1988. Lì nel mezzo, altri 12 successi di cui otto consecutivi tra il 1969 e il 1976. Forse gli sto troppo vicino e lui mi ricambia con qualche forzuta occhiataccia.

Guardare Venezia da una barca, mascareta o gondolino che sia, non è come prendere un vaporetto, è un ridisegnare questa città. Vogare non può essere uno sport come un altro che chi abita in questa unica città. Per chi si mette gli stivali quando c'è acqua alta e si dilegua in percorsi alternativi quando le masse turistiche la invadono, la voga è qualcosa che nasce e si rigenera per un preciso bisogno di esistenza. Vogare per Venezia significa prendere coscienza di ciò che siamo da generazioni. E allora., voga alla veneta patrimonio dell'Uesco. Oggi e per sempre.

Il Presidente dell’Ateneo Veneto, Gianpaolo Scarante
e il Presidente dell’Associazione Regatanti, Claudio Carrettin © Luca Ferrari
Ateneo Veneto, campioni e campionesse della Regata Storica © Luca Ferrari
Ateneo Veneto, campioni e campionesse della Regata Storica © Luca Ferrari
La Regata Storica © Federico Roiter

mercoledì 21 agosto 2019

UIA-Pratt in Venice, l’unione è collaborazione

Gli studenti del Pratt in Venice in visita al laboratorio ligneo dell'Università Internazionale dell'Arte
Da 35 anni gli studenti del Pratt Institute di New York studiano l’arte e il restauro in Italia grazie alla collaborazione dell’Università Internazionale dell’Arte di Venezia.

di Luca Ferrari

New York e Venezia s’incontrano. Apprendono. Si studiano. A partire dal 1984 è nata una prestigiosa collaborazione tra il Pratt Institute della Grande Mela e l’Università Internazionale dell’Arte (UIA) della città lagunare. Un progetto questo che ha portato alla realizzazione di un programma estivo di studio sul campo, per l’appunto chiamato Pratt in Venice. Un percorso interrottosi solo per una brevissima parentesi a causa delle tensioni internazionali tra USA e Libia negli anni Ottanta, e poi subito ripreso senza più fermarsi.

Artefici di questo sodalizio didattico-artistico, la professoressa Diana Gisolfi insieme a ufficiali accademici del Pratt. Insieme hanno trovato un ideale e competente interlocutore nella persona di Massimo Angeletti (UIA), che dall’altro capo dell’oceano ha saputo rendere possibile questo proficuo ponte culturale.

Da allora sono numerosi i visiting professors che si sono avvicendarti nell’accompagnare gli studenti alla scoperta dei tesori di Venezia, incluso il prof. Staale Sinding Larsen che ha collaborato con Diana Gisolfi nel volume The Rule, the Bible, and the Council: The Library of the Benedictine Abbey at Praglia (2009). Oggi, dopo 35 anni di collaborazione tra i due Istituti, abbiamo fatto il punto con la professoressa Diana Gisolfi, da poco rientrata a New York dopo l’ennesima incursione tra i canali e l’arte della Serenissima.


Come si è sviluppata la collaborazione tra Pratt Institute e UIA?
In principio furono realizzati tre corsi: pittura, disegno e storia dell'arte di Venezia, tenuti rispettivamente da Richard Ruben, Clare Romano e Dimitri Hazzikostas, oggi sostituito dal giovane Joseph Kopta. A partire dal 1988, con il contributo della sopracitata professoressa Romano e il collega-marito John Ross, abbiamo iniziato anche una relazione con la Scuola di Grafica.

Grazie alla collaborazione dell’UIA, istituto per la formazione del Tecnico del Restauro di Beni Culturali, nell’89 tutti i partecipanti poterono visitare il laboratorio a S. Gregorio dove il Paradiso del Tintoretto era in fase di restauro sotto la direzione di Giovanna Nepi Sciré e del restauratore Ferruccio Volpin. Da quella esperienza nacque l'idea del seminario in “Materie e Tecniche dell'arte di Venezia”, arrivando infine al programma degli attuali quattro corsi. Qualche anno dopo, per chi ne facesse richiesta, fu aggiunto “l’italiano non-credit”.


Ha dei ricordi “italiani” particolari legati a quelle visite?
Grazie alla collaborazione con l’UIA abbiamo potuto visitare tanti bellissimi siti e opere d’arte. Anche quest’anno abbiamo portato i nostri allievi a visitare la Cappella degli Scrovegni a Padova, come sempre supportati da Antonio Giovanni Stevan, docente di Tecnologia dell'architettura storica all'UIA. Nel 2000 tutti i partecipanti del programma inoltre, salirono sulla scaffalatura della cappella per vedere Giotto in fase di restauro. Per molti anni il gruppo “Materie e Tecniche” è andato a Treviso a studiare i metodi di restauro degli affreschi con l’esperto Girolamo “Memi” Botter (storico docente di dipinti murali e affreschi in forza all’UIA, ndr).

Un nostro studente, Sergio Rossetti Morosini, ha studiato direttamente alla Ca’ d’Oro di Venezia durante i restauri degli anni Novanta. Di recente abbiamo potuto confrontarci e ammirare opere del Veronese, Carpaccio e Tintoretto durante i rispettivi restauri. A più riprese i nostri studenti hanno visitato la Biennale di Venezia e Gillian Sneed ha scritto anche delle recensioni. Nel corso degli anni abbiamo potuto utilizzare gli spazi dell'Università Internazionale dell'Arte prima a Palazzo Fortuny e poi nella sede attuale di Villa Heriot (isola della Giudecca), facendo anche pratica nella Scuola Grafica prima vicino a San Stae e poi presso S. Marcuola, entrambe realtà dove gli studenti dell’UIA hanno eseguito lavori sotto l’attenta guida di restauratori professionisti.


Nel corso dei decenni ha constatato cambiamenti-evoluzioni nell’interesse per Venezia e/o dell’arte italiana?
Tanto gli artisti americani quanto gli storici d'arte sono sempre stati interessati alle materie e i metodi dei Maestri italiani, per capire come siano riusciti a ottenere certi effetti. Analogo discorso per gli studenti, il cui interesse è cresciuto in modo esponenziale. Vedere un Bellini “pulito” per esempio o i disegni sottostanti con l'aiuto dell'egregio Paolo Spezzani grande tecnico per l’IR e raggi X e luce fluorescente, ha reso ancor più coinvolgente il loro approccio all’arte veneziana e la sua storia.

Grazie a Paola Marini e Giulio Manieri-Elia, anche l'Accademia Pratt in Venice ha potuto vivere la grandiosa esperienza di vedere opere durante le fasi di restauro. Per noi è stato molto importante anche conoscere Amalia Basso (Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per il Comune di Venezia e laguna) e l'investimento di Save Venice, che ci ha dato la possibilità di godere dei restauri della splendida chiesa San Sebastiano affrescata da Paolo Veronese. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza il costante supporto dell’Università Internazionale dell’Arte, verso la quale non abbiamo che un desiderio comune, continuare questa bellissima e preziosa collaborazione.

Gli studenti del Pratt in Venice durante un critique all'Università Internazionale dell'Arte
Gli studenti del Pratt in Venice durante la mostra a Sant'Elena in celebrazione 35° anno. Insieme agli alunni;
ci sono professori Brennan e Gisolfi con pitture dello stesso Brennan e studenti dell'anno 2019
Gli studenti del Pratt in Venice durante una  visita alle Gallerie dell'Accademia di Venezia
Gli studenti del Pratt in Venice in visita alla Fondazione Cine sull'isola di San Giorgio
insieme alla prof.ssa Diana Gisolfi e il prof. Tracy Cooper