venerdì 30 novembre 2018

Londra, il quartiere di Charlie Chaplin

Londra, la casa di Charlie Chaplin a Walworth © Luca Ferrari
Il 16 aprile 1889 a East Street, nel sobborgo londinese di Walworth, nacque uno dei più grandi attori della storia del cinema, Charlie Chaplin.

di Luca Ferrari

La vita di un quartiere inglese. Quasi un mondo a parte dal turismo esasperato del centro città dove è più facile sentir parlare italiano che anglosassone. Tra mercati e piccoli negozi aperti ventiquattrore, viaggio tra i vicoli dove nacque uno dei più grandi attori della storia del cinema. Charles Spencer Chaplin (1889-1977), meglio conosciuto come Charlie Chaplin.

Lo sbarco al Gatwick Airport avviene a mezzanotte. Troppo tardi per iniziare a capire Londra. Salito su un taxi mi limito a rimanere sorpreso nel vedere, nonostante la temperatura non sia ancora estiva per me mediterraneo, ragazzi e ragazze che bevono allegramente fuori dai pub in maniche corte. L’oscurità inglese mi confonde e quando il veicolo si ferma in Westmoreland Road, non ho idea di cosa ci sia là fuori.

Il sapore di un kebab notturno riesce a placarmi gli stimoli della fame lasciati in sospeso ancor prima della partenza. Il sapore della carne con le verdure e lo yogurt sembra la metafora perfetta per dove mi trovi in questo momento. Un mix culturale. E i primi bocconi, assaporati sulla strada in attesa di rientrare in casa, rafforzano questa sensazione.

Non so ancora cosa ci si sia lì vicino. Non è la Londra che mi aspettavo. Il quartiere di Walworth ha più i connotati di un rione dell’Italia meridionale o i lineamenti di un bazar aperto africano. Sembra che tutti si conoscano. I grandi autobus a due piani, sempre pieni, appaiono quasi come corpi estranei.

Arrivato all’East Street Market, un oblò azzurro sulla palazzina adiacente attira il mio sguardo. Avvicinatomi per leggere la scritta interna, leggo: “Charlie Chaplin 1889-1977, Walvorth-born comic genius”. Una scoperta improvvisa. A pochi metri da me, da dove ho dormito questa notte, ha mosso i primi passi l’interprete del Monello (1921), indiscusso capolavoro interpretato e diretto dall’attore inglese, insieme al giovanissimo Jackie Coogan.

Mentre sono ancora fermo sotto l’abitazione del Grande dittatore (1940, altro celebre personaggio interpretato dall’attore, salace satira del nazismo e di Adolf Hitler), mi ritrovo a essere d’impaccio nel traffico umano, così scelgo una bancarella e investo le mie prime sterline

Nella brulicante capitale inglese ci sono ancora quartieri dal sapore mediterraneo e globale. Culture senza distinzioni. Provo ad alleggerire i miei pensieri, convinto di poter parlare una lingua universale. E il mio primo gesto verso una finestra è stata forse la mia miglior comunicazione di questi ultimi giorni.

Londra, Walworth © Luca Ferrari
Londra, Walworth © Luca Ferrari
Londra, Walworth © Luca Ferrari
Londra, Walworth – Westmoreland © Luca Ferrari
Londra, la casa di Charlie Chaplin a Walworth © Luca Ferrari

lunedì 26 novembre 2018

Dobbiaco, sinfonia montana

Dobbiaco, la chiesa di S. Giovanni Battista © Luca Ferrari
Viaggio fra le rilassanti stradine del comune di Dobbiaco, nella provincia autonoma di Bolzano, dove l'artista tedesco Gustav Mahler compose due sinfonie e il Canto della Terra.

di Luca Ferrari

Rientrato in Italia dopo una scampagnata in Austria, sono già un po’ triste all’idea di rifare tutta la strada del ritorno e abbandonare le ammalianti montagne alto-atesine, che una cappelletto alla mia destra mi rapisce. Fa quasi tenerezza a vederla. Ne devo sapere di più. Invece di girare a San Candido, proseguo diritto e raggiungo Dobbiaco.

Qualche informazione all’ufficio turistico e scopro di avere appena ammirato la tappa finale della Via Crucis delle cappelle (realizzate nel 1519 da Michael Parth) della passione. Cinque in tutto, che insieme costituiscono il Sacro Monte. Quella che mi ha stregato è la cappella di Lerschach, consacrata a San Giuseppe.

Nel congratularmi con la mia curiosità che mi ha portato fino a Dobbiaco, ne approfitto  per fare un giro nel paese e godermi qualche (si fa per dire) minuto davanti all’imponente Cima Nove. Un colosso dolomitico che sfiora i tremila metri di altezza, ed è così chiamato per i nove pennacchi sulla sua sommità.

Dobbiaco uno dei comuni delle Tre Cime, situato a 1256 metri sopra il livello del mare, in Val Pusteria nella Provincia Autonoma di Bolzano. Giace in una vallata, ben protetta dalle Dolomiti (Cima Nove, Monte Serla) da una parte, la catena delle Alpi dei Tauri occidentali e delle Alpi Carniche (Cornetto di Confine, Corno Fana), dall’altro.

Caratteristica della sua pozione geografica, è che Dobbiaco si trova all'incrocio tra le più importanti vie di comunicazione che portano da Venezia fino alla Baviera e dalla Valle dell'Adige alla Valle della Drava. Dopo una pausa culinaria a base di speck (tipico del posto) e formaggio, una candela accesa nella chiesa di S. Giovanni Battista, al centro del paese  mi imbatto nella statua del celeberrimo musicista Gustav Mahler (Kalischt, 1860 – Vienna, 1911 ), compositore e direttore d'orchestra austriaco di origine boema.

Sotto la statua, una targa dice: “Gustav Mahler trascorse le sue ultime estati: 1908, 1909 e 1910 in Dobbiaco. Qui vennero composte alcune delle sue opere più importanti: Il Canto della Terra, la Nona Sinfonia e le bozze della Decima. Questo monumento è stato realizzato nel 1983 dallo scultore Bojan Kunaveò di Lubjana per il comune di Dobbiaco”.

Dobbiaco, panoramica appena fuori dal paese © Luca Ferrari
Dobbiaco (BZ) © Luca Ferrari
Dobbiaco (BZ), la statua di Gustav Mahler © Luca Ferrari
Dobbiaco, piazzetta con fontana © Luca Ferrari
Dobbiaco (BZ), scorcio cittadino © Luca Ferrari
Dobbiaco (BZ), targa sotto la statua di Gustav Mahler © Luca Ferrari

mercoledì 21 novembre 2018

Guglielmo Botter, l'arte urbana della china

Pittsburgh, Fort Pitt Bridge Pitt – disegno a china di © Guglielmo Botter
L'arte a china dell'artista trevigiano Guglielmo Botter, specializzato nei paesaggi urbani degli Stati Uniti. Un viaggio iniziato nella sua amata Pittsburgh... "verso la fine del XIX secolo".

di Luca Ferrari

Un tocco. Uno schizzo. Un appostamento. Una prospettiva ancora inedita. L’uomo è lì. L’artista è dentro. La mutazione è già avvenuta. Adesso è un tutt’uno costante e sempre proiettato verso nuovi orizzonti urbani. L’umanità è intrisa di memoria. I ricordi echeggiano nel nuovo tratto. Oggi le strade, i parcheggi. Domani i canyon, i canali, le piastrelle dei ponti. Oggi è domani. Fari, gallerie, archi di trionfo. Un tratteggio instancabile. Un artista che ha voglia di raccontare ciò che fa. Lui disegna a china. Guglielmo Botter (Treviso ’66), raffigura paesaggi urbani con una semplice matita a china.

L’arte chiama l’arte. L’arte ispira l’arte. È successo esattamente questo, e nel modo più semplice possibile. Da un articolo sul mondo dell’Università Internazionale dell’Arte di Venezia a un viaggio umano a tu per tu con la propria chiave di espressione. Lì nel mezzo, un disegnatore a china. Ogni anno fa fagotto e abbandona la culla del Tiramisù destinazione Pittsburgh (Pennsylvania). Il suo nome è Guglielmo Botter. Non è un artista nel senso più banale e bohémien del termine. Oltreoceano ci sono metà delle sue radici. Accanto a lui, nei suoi costanti viaggi negli States, c’è sempre la sua dolce famiglia.

Mail dopo email, Guglielmo mi racconta il suo mondo e la sua avvincente storia. Da adolescente vince un concorso nazionale sbaragliando la concorrenza oltre 350mila concorrenti. Era il 30 novembre 1980. Alla XXII giornata Nazionale del Francobollo la sua opera che raffigura piazza Pola a Treviso sale sul gradino più alto del podio, facendo inoltre riprodurre da Poste Italiane  la città veneta su di un francobollo per la prima volta. Di lì in poi, tante esperienze, inclusa laurea in architettura e anche l’insegnamento al già citato Istituto dove ha luogo un corso triennale di Tecnico del Restauro di Beni Culturali.

Impossibile parlare di Guglielmo senza aprire una parentesi sulla sua famiglia. Nelle sue vene c’è molta arte. Le tre generazioni paterne prima di lui hanno lasciato il segno nel campo del restauro e del mantenimento degli affreschi nella città di Treviso, e non solo. Pittrice anche la mamma, nata e cresciuta negli Stati Uniti, a Pittsburgh, figlia di immigrati arrivati decenni prima, e poi tornata nel Bel paese, a Venezia, dove andò a studiare all’Accademia delle Belle Arti dove incontrò Guglielmo detto “Memi”. E fu amore. E fu matrimonio. E fu… Guglielmo.

Ogni artista ha qualche opera nel cuore. Tra le proprie creazioni, anche Guglielmo ha le sue preferenze, o meglio un sincero attaccamento. “Tutti i ponti di Pittsburgh offrono un differente approccio alla città. Di questi, quello del Fort Pitt Bridge Pitt è fantastico” analizza, “Provo a immaginare l'emozione di mia madre, allora ventitreenne, quando attraversò questo ponte, appena terminato nel giugno del 1959 a bordo della sua amata Dodge. Un disegno che ho rifiutato di cedere più volte perché mi lega profondamente al ricordo di mia madre che a Pittsburgh visse la sua gioventù fino al 1964, anno in cui venne in Italia a sposare papà”.

Si dice spesso che gli artisti non siano profeti in patria. Non è il caso di Guglielmo Botter. Oltre al già citato francobollo che gli ha reso un riconoscimento ufficiale nella piazza stessa della città veneta, un altro lavoro molto importante per la carriera, e la vita stessa dell’artista è la pianta prospettica della sua città natale. “Era dal primo decennio del 1800 che nessuno aveva più affrontato questo complesso tema a Treviso” racconta, “Quell'anno (1997), io e la mia fidanzata Paola avevamo deciso di sposarci.

Tra lavoro, preparativi per il grande giorno, trovai anche il tempo per iniziare un progetto che per troppo tempo avevo tenuto nel cassetto. Iniziai a disegnare la mia città dall'alto al modo delle antiche viste a volo d'uccello. L'impresa non fu facile perché in quegli anni il web era ancora agli albori e Google non esisteva. Ci vollero quasi quattro mesi per terminare l'opera basata su ricognizioni in loco, schizzi e foto (non digitali) scattate dall'alto della torre di piazza e dei campanili delle numerose chiese cittadine. Un’opera che nel tempo troverà sicuramente una giusta collocazione nell'iconografia della città di Treviso”.

Concludo col principio. Concludo questo excursus “microfonato” dell’artista con quello che a detta dello stesso protagonista, fu “Il primo disegno di una lunga serie ormai arrivata a superare il centinaio di viste della città. Quello che per me è e rimarrà il simbolo della mia esperienza americana”. Trattasi dell’opera “Downtown Pittsburgh: view from Heinz Lofts parking lot”, pubblicato nella prima pagina del Pittsburgh Post Gazette nonché  pluripremiato negli anni a seguire ottenendo premi e riconoscimenti in vari concorsi internazionali. Torno al principio. L'arte chiamava l'arte, scrissi. Adesso è tempo che l'arte ispiri altra arte...


C’È CHI TRAMANDA UN ROMBO TERRENO

Ho raffigurato un’affermazione
e ne sono stato risucchiato
dentro… La scarsa familiarità
con i messaggi di ricambio
mi ha sempre impedito
di restare sotto i grattacieli
troppo a lungo e le strade, quelle poi,
non mi hanno mai convinto
senza una fine dichiarata… Ci
vogliamo fermare
un momento e assecondare
questa monumentale
energia? Nel tuo immaginare
un passaggio
dai connotati materni
hai innescato
barchette di carte e bauli
pieni di scarpe… Qualcuno presto
arriverà per non farvi
più ritorno ma questo è solo
un pensiero ingigantito dalle vertigini
che ancora non mi trascurano
quando un nuovo istante
si rasserena dentro l'abbraccio cordiale
di una nuova città
C’è chi nasce, chi naviga… e chi narra
Sedersi a prendere appunti
al centro
di una strada non pedonale
sarebbe troppo facile
per attirare su di sé
la benevolenza delle stelle turchine
… dimenticavo,
oggi non ho voglia
di spiegarvi l’arcobaleno, oggi
sono impaziente
all’idea di restare muto
mentre una pioggia
di segni monocromatici
si spartiscono
il risultato della sua ispirazione.
Ancora un momento
e il colore sarà dannatamente 
ribollito… Adesso si, ci siamo presentati 
a dovere
(Venezia, 21 Novembre ’18)

Riding with the King by Eric Clapton & B.B. King


Pianta prospettica di Treviso – disegno a china di © Guglielmo Botter
Downtown Pittsburgh: view from Heinz Lofts parking lot -  – disegno a china di © Guglielmo Botter
Guglielmo Botter posa insieme ad alcune delle sue opere
Harrisburg (PA), South 2nd Street – disegno a china di © Guglielmo Botter