domenica 27 maggio 2018

PEI, pura meraviglia di Canada

PEI (Canada), il Grenwich Dunes Park © Luca Ferrari

Viaggio nel mondo fiabescamente naturale del Greenwich Dunes National Park sulla Prince Edward Island (PEI). Sii paziente  mio amato Canada, tornerò ancora.

di Luca Ferrari

Mare. Sabbia. Vegetazione. Luce. Libertà.  È passato un po' di tempo ormai da quel viaggio su e giù nel cuore e nell’anima del Canada. A dispetto di tante altre mete raggiunte, la memoria si fa davvero dolce quando faccio capolinea in quella terra così lontana dal mio risveglio, eppure così inscritta nel mio DNA già parecchi anni prima che vi sbarcassi. E ancora oggi, quando scendo in strada con solo indosso una t-shirt, pantaloncini corti, un paio di scarpe sportive e una ricca dose di mp3, ripenso subito alla Prince Edward Island (PEI) - l'isola del Principe Edoardo, lì dove corsi il miglior jogging della mia vita.

Il Greenwich Dunes National Park sembra un luogo ai confini del mondo ma non è così. Questo è il vero mondo. Questo è il mondo dove avrei sempre voluto vivere. Sono arrivano fin qua e non avevo idea di cosa avrei provato. Ho mosso un passo, ne ho fatto un altro e poi un altro ancora. Accelero. Mi sono guardato intorno ascoltando Just like Paradise di David Lee Roth. Le nuvole e le onde si muovono insieme a me. Un giorno io tornerò qui, in Canada, sulla Prince Edwards Island.


SONO SEMPRE E SOLO LÌ

Un lungo momento
di non-esitazione… uno
sguardo da volgere
in un’unica e sconfinata direzione… l’umanità
non si è fermata, però
adesso potrei perfino vedere planare
un’aquila dal collo bianco
senza necessità di cercare una preda

qui ci sono le tracce del passato,
lì c’è la memoria che si rigenera

ho solo fatto miscelare i miei passi
... uno dopo l’altro, ho disegnato
un cuore nel cielo
e ho fatto ritorno
perché avessimo le stesse impressioni
su ogni giorno rimanente
del nostro futuro

questo è il ritratto
di ciò che assomiglia al mio destino
senza interpretazioni
né indagini inchinate

racconti, lettere firmate
dalla palese anonimia
della propria solitudine
arrabbiata… non qui, non
mi sento a mio agio
a nascondere ciò che sono… non
ho paura di prendere
le mie mani
e accorparle al mio cuore… il
cielo si è inscritto
ma questo non è ancora
abbastanza… l’acqua
mi ha insegnato il cammino
ma potrei anche portarmela altrove… ora
mi posso addormentare,
domani sono certo
sarà un giorno davvero speciale
(Venezia, 26 Maggio ’18)

Just like Paradise di David Lee Roth.

In viaggio attraverso la Prince Edward Island (PEI), in Canada © Luca Ferrari
PEI (Canada), le acque Greenwich Dunes National Park © Luca Ferrari 
Canada, il mondo naturale della Prince Edward Island © Luca Ferrari
"Dear Canada and Prince Edward Island, I will return to you!" Luca Ferrari
Canada, il mondo marino-naturale del Greenwich Dunes National Park  (PEI) © Luca Ferrari

mercoledì 23 maggio 2018

Falcone e Borsellino, fratelli di Giustizia

I giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino non ci sono più. Si fa presto a dire che resteranno sempre dentro di noi. No, per onorare davvero la loro Memoria, bisogna fare molto di più.

di Luca Ferrari

Nei miei primi ricordi adolescenziali ci sono i volti buoni di due giudici ferocemente assassinati dal potere mafioso e abbandonati da una nazione nella loro missione di legalità. E in un’Italia sempre più lacerata da egoismi partitici, ubriaca di volgarità, incapace di uscire dalla retorica del proprio passato fascio-comunista, con le nuove generazioni sempre più abbandonate a se stesse e in fuga all’estero, onorare la memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, lottando con coraggio e unità, è forse il miglior regalo che si possa e si debba fare a questo Paese.

Il 23 maggio 1992Giovanni Falcone, magistrato italiano anti-mafia, venne brutalmente assassinato insieme a sua moglie e la propria scorta, con cinque quintali di tritolo. Il suo collega Paolo Borsellino avrebbe fatto la medesima e tragica fine (per lui ne bastarono “solo” 100 di chili) appena cinquantotto giorni dopo, il 19 luglio 1992. Falciati senza pietà. Giovanni e Paolo. Due impavidi di cui oggi, popolo a parte, resta troppo poco se non qualche fiore istituzionale di facciata per fare bella figura davanti alle telecamere in occasioni speciali.

Giovanni e Paolo. La loro missione nel nome della Giustizia per un’Italia migliore e libera, dove anche i più deboli potessero vivere in pace e senza paura. Loro però non ci sono più. Loro sono morti, e una parte d’Italia non s’è più ripresa. “Se noi siamo troppo orgogliosi e loro sono troppo veneziani, anche dentro la stessa città siamo sempre troppo lontani” scandiva il cantautore bolognese Luca Carboni nell’amara e sempre attuale Inno nazionale (1995) “E noi siamo troppo chiusi, e loro troppo altoatesini/ E anche se è caduto il muro, abbiamo sempre troppi confini”.

A guardare il mondo in questo ultimo ventennio, sotto una flebile corte di fuorviante democrazia, vedo ancora troppe guerre, ingiustizie, xenofobia e intolleranza. Non era neanche passato un mese da quel primo vile attentato, e nel pieno dei miei freschi quindici anni, passai su quello stesso punto mortale. Ero appena atterrato a Palermo, all’aeroporto Punta Raisi (oggi dedicato proprio ai due giudici), e mentre la macchina sfrecciava sull’autostrada A29, presso lo svincolo di Capaci, sentii un dolore che avrei provato molte altre volte. Come nel 2003, quando mi ritrovai davanti  al cratere del World Trade Center nella New York ancora traumatizzata dagli attacchi terroristici dell'11 settembre

Non passò molto tempo ed ero nel cuore “minato” della Bosnia, stuprata dal nazionalismo più bieco e assassino. Atti diversi. Non cambia l’orrore. Chi uccide. Di chi lascia la morte dietro di sé. Ma se mi voltassi ancora, di certo scoprirei un altro cimitero. Ovunque lo faccia. In qualsiasi direzione. Nord. Est. Sud. Ovest. Quando il solo fa traballare il potere più grande, la vendetta è sanguinosa e feroce. E se il mondo non è pronto a lottare realmente unito, finirà sempre allo stesso modo. E se il mondo non riuscirà a dare un'autentica e critica svolata di legalità, non potremo che continuare a ripetere gli stessi errori e ci limiteremo a tramandare il sangue senza cambiare niente. 

“Ogni volta che voltiamo la testa di fronte a un sopruso, un nuovo Giovanni Falcone viene fatto saltare in aria. Ogni volta che tolleriamo un’ingiustizia senza reagire, sopprimiamo un nuovo Paolo Borsellino”. Non m’interessa delle ossa rotte dentro le mie mani o del tempo che ho passato da solo. Tutte le menzogne che non ho mai accettato sono l’unica verità di cui ho bisogno. Il tempo dell’omertà è finito. Non voglio più onorare gli eroi solo da morti. Voglio stringere la mano dei vivi. Tutte le mani di quelle persone che stanno costruendo un mondo nuovo. Nel nome di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

I giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino