martedì 17 gennaio 2017

Migranti al gelo, nessuna vergogna

Belgrado, migranti in coda
Ma quale vergogna, i migranti sono solo un intralcio all'immagine "pacifica" della buona Europa. Non hanno nomi e non c'è nessuna remora a lasciarli morire al gelo.

di Luca Ferrari

"Migranti al gelo e sotto la neve in attesa di un pasto caldo distribuito in un deposito doganale abbandonato a Belgrado. Migliaia di migranti sono bloccati in Serbia a causa del gelo e non tutti sono attrezzati con abbigliamento invernale...". Inizia così un drammatico racconto del Corriere della Sera. Una storia di costante miseria dimenticata. Una storia che interessa giusto il tempo di un post con cui ottenere tanti like, dopodiché è il nulla. Il nulla che avvolge e inghiotte uomini, donne e bambini che ci permettiamo di etichettare senza distinzioni come "migranti".

Il nazismo ha inorridito il mondo ma non è stata l'unica tragedia e se l'Europa ce l'ha tanto a cuore è solo perché le ha rovinato la falsa facciata di terra illuminista a favore dei diritti umani. Brava a fare proseliti in casa propria (e neanche tanto bene), terribile nel massacrare le popolazioni autoctone di Sud America, Africa e Oceania. No, i migranti non troveranno spazio nei libri di storia occidentali. Non sono niente. Non ci riguardano. A noi superiori europei non c'interessano.

Il passato non ha insegnato nulla e non perché non sappia farlo ma banalmente perché non è conveniente. I giudici Falcone e Borsellino sono tanto amati dalle istituzioni solo perché non possono più fare male. Su Rai Storia continuano a mandare servizi sui due conflitti mondiali lasciando le briciole alla storia sanguinaria dal '45 in poi. Una scelta casuale? Complottista? Con le tesi e fate ciò che vi pare, io bado al sodo e quando mezzo mondo spara a zero sull'Islam ignorando perfino la differenza tra sunniti e sciiti, ecco, vuol dire che l'ignoranza domina incontrastata.

Di fronte alle immagini di esseri umani in fila per un piatto di minestra sotto il gelo della neve a Belgrado, una donna ha scritto: "La nuova Shoah. Questi sotto la neve e quelli sotto il mare. Aspetteremo ancora una volta che ne parlino i libri di storia per scandalizzarci?". No, lo scandalo dura oggigiorno il tempo di un post su Facebook e sui libri di storia continueranno a scrivere ciò che non può essere cambiato se no diventa insegnamento e nessuno Stato si può permettere il lusso di istruire una società a usare il cervello.

Nel corso degli ultimi mesi/anni ho visto manifestazioni di piazza capace di ottenere zero, eppure tutti a imbracciare bandiere e slogan pur di dare un senso alla propria coscienza. Già dimenticata l'Ucraina? Ma a quella gente chi ci pensa davvero? Come in Ruanda o nei Balcani nella guerra fratricida degli anni '90, le intenzioni nascono e muoiono in poche occhiate di sgomento. Almeno una volta (forse) non c'era l'odio verso i protagonisti di quei drammi, adesso si. Adesso la gente in fuga dalla guerra viene accusata perfino di essere la rovina del nostro sistema economico.

"Mi preoccupa il messaggio che stiamo dando agli altri, come stiamo facendo percepire loro la nostra civiltà" analizza Maria Letizia di Maglie (Le), "Come pensiamo che possano poi essere accoglienti quelli che sono rifiutati, ghettizzati, violati nella loro umanità e cultura? Da grandi questi bambini cercheranno di proteggersi da tutto e tutti.Non avranno mai uno sguardo sereno nel guardare il proprio vicino di casa. Costruiranno anche loro muri. Appena avranno soldi si armeranno fino ai denti e minacceranno chiunque e per qualsiasi motivo. Vedi Israele".

"I libri di storia li scriveranno i superstiti di questa tragedia inumana. E ci condanneranno" scrive ancora la signora pugliese. Mi spiace anche solo pensarlo ma la realtà sarà un'altra e ben peggiore. I libri li scrivono i vincitori e i migranti non lo sono. I libri di storia, quelli che si studiano nelle scuole e hanno il potere di formare e istruire le persone, li scrive chi detiene lo status quo e loro, i migranti, non lo sono. Noi non abbiamo bisogno che la Storia ci assolva banalmente perché nessuno davvero ci condannerà.

Il dramma dei migranti

Belgrado, migranti in coda

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