venerdì 16 maggio 2014

Inghilterra, this is my life

Windermere Lake (Lake District, UK) © Luca Ferrari
Un'infinita storia d'amore lunga già 17 anni. E oggi, in attesa del nostro decimo incontro, vi racconto la mia Inghilterra.

di Luca Ferrari

Città, centri rurali. Aeroporti. Treni. Bus. Metropolitana. Battelli. Romantici vinili e cinema multisala. Dall'imponente Tamigi al più cordiale Dee, nel Cheshire. Dall'hot-dog tardo estivo di Hyde Park alla calda atmosfera uggiosa-invernale di Liverpool. Dal verde tennistico di Southfields a quello più selvaggio del Lake District. Cara dolce Inghilterra, ho tanto da raccontare su di te e molto ancora da scoprire. Si va in scena!

Un prossimo volo andata e ritorno Monarch/Ryanair per Londra e da Manchester e per la 10° volta attraverserò la Manica, rendendo così la terra di Sua Maestà la meta straniera più battuta della mia esistenza. Sarà il clima mai troppo caldo. Sarà il feeling musicale con i vari John Lennon, Iron Maiden, Clash, Sex Pistols, Radiohead (e anche le Spice Girls... lo so, ognuno ha i suoi lati incomprensibili, questo è il mio). Sarà questo e chissà cos'altro ancora, sta di fatto che io in Inghilterra, specie quella più agreste, ci sto bene. Proprio bene.

La mia prima volta in terra d'Albione fu nel lontano settembre 1997. Partito da Venezia subito dopo aver assistito alla Mostra del Cinema alla proiezione di Year of the Horse, il documentario di Jim Jarmusch sul rocker canadese Neil Young, quando dal mio oblò aereo vidi sia la costa francese sia quella inglese, nel walkman si alternavano il punk melodico degli Offspring e lo ska-rock targato No Doubt con la bella Gwen Stefani alla voce. Poi fu un tripudio di "sporca" scuola inglese anni Settanta.

Sbarcato a Heatrow trascorsi una decina di giorni a Londra, vissuti in particolare tra le colline di Golders Green, i club rock di Camden Town, qualche incursione a Piccadilly Circus e il verde di Wimbledon. Una dimensione troppo convulsiva per un carattere più in confidenza con centri a misura d'uomo. Comunque sia, meno di un anno dopo (agosto '98) ero già pronto per il bis londinese con tanto di permesso di espatrio firmato durante il Servizio Civile, ma la salute mi fece un brutto scherzo il giorno prima di partire e tanti saluti.

Passano quattro anni e nel marzo 2002, con già il trasferimento di vita a Firenze in pole position, faccio il mio ritorno in Inghilterra. Ancora a Londra, e questa volta ci sono delle amichevoli ragioni nuziali a farmi salire sull'aereo (la prima volta con le low cost). Passa poco più di un anno e nell'estate del caldo record (2003) mi ritrovo a gironzolare sotto la casa natale di Charlie Chaplin in sandali.

La vita prende strane strade e non troppo belle. L'Inghilterra viene messa in naftalina. Dopo un periodo di fiacca però riprendo a volare. Comincio dall'India per il mio primo reportage internazionale. Si susseguono altre esperienza analoghe di lavoro in Europa ma l'Inghilterra non rientra nel mio radar. Mi ci vogliono sette anni per tornarvi. È il giugno 2010 infatti quando sbarco per la prima volta al John Lennon Airport di Liverpool, destinazione Chester.

Il tempo di capire dove mi trovi e complice il tanto stress accumulato sommato a una sudata di troppo sui campi da tennis gratuiti del capoluogo del Cheshire e sballo di brutto, ritrovandomi con brividi e quasi 39 di febbre. Addio biglietto di ritorno economico e new ticket due giorni dopo con notevole dispendio fisico e monetario.  Lo ammetto, lì per lì Chester mi dice poco.

Il lavoro però mi ci fa tornare in autunno e l'atterraggio è ancora a Liverpool. Una sosta proprio a Chester, e poi via verso il Galles. Forse la curiosità. Forse un'intuizione. L'inizio del 2011 è una rivoluzione. Decido di passare un mese a migliorare la lingua e la città prescelta è proprio lei, Chester. Parto con Easyjet e atterro a Londra Gatwick in compagnia fraterna. Resto una notte e poi mi dileguo nel nordovest inglese by train.

Il capoluogo del Cheshire sale in cattedra. Incontro e stringo amicizia con persone da tutto il mondo (Colombia, Brasile, Italia, Francia, Corea del Sud, Svizzera, Cina). Insieme a loro riesco anche a fare un bellissima escursione tra la natura del Lake District attraversando il Windermare Lake, i piccoli e caratteristici centri di Ambleside e Grasmere, fino a salire in cima un'altura della vallata del Great Langdale.

Scopro e pratico lo squash. Vivo la vita quotidiana. Come il morso di ragno muta Peter Parker in Spider-Man, così l'esperienza multiculturale di Chester mi entra dentro a tal punto che una volta rientrato in Italia, sento da subito la necessità (fisica e mentale) di ritornarci. E lo farò altre due volte nel 2011. In giugno e dicembre. Qualcuno d'altronde "continua" a chiamarmi" fratello insistendo a dire che la sua mensa è la mia mensa! Senza farmelo ripetere ne approfitto allegramente, così d'estate atterro  per la prima volta a a Manchester (Monarch Airlines) mentre d'inverno faccio scalo ad Amsterdam all'andata e al ritorno (KLM).

Dopo una simile indigestione ci vuole una pausa, ma è sempre la lingua anglofona a tracciare il sentiero. Nel 2012 la Manica l'attraverso ancora, solo che invece di atterrare a est, il mio volo ripartito da Parigi punta all'estremo ovest nordamericano per coronare il sogno di una vita intera, Seattle. Ma quando dal mio posto vedo sul quadrante dell'aereo la penisola britannica sotto di me, tra un film e qualche scritto, la mia mano fa un sereno saluto indirizzato alla piccola Chester.

Anno 2013. Il primo viaggio in alta quota dell'anno è qui. Un momento e Manchester è già che ad accogliermi. Da Londra si riparte. Lì nel mezzo, sempre lei. Chester. Il suo supermercato Tesco. I suoi pub. La sua quiete. Il suo essere a due passi dal rilassante verde gallese. La gente del posto sempre molto cordiale anche con chi non è tipically British. Un posto dove alle 4 del mattino ti "potrebbe" anche capitare d'incrociare uno sconosciuto che vedendoti salire sul ponte della stazione col trolley, si potrebbe fermare, aspettare che tu sia passato e salutarti così – good morning, sir –. Esattamente.

See you soon my sweet dear England.

 This is the life, by Amy Macdonald

Londra, il Parlamento e il Big Ben sul Tamigi © Luca Ferrari
Chester, le mura romane © Luca Ferrari
Il centro di Chester © Luca Ferrari
...appena arrivato in treno a Liverpool © Luca Ferrari
In barca sulle acque del Windermere Lake © Luca Ferrari
La natura sherwoodiana di Ambleside © Luca Ferrari
Il panorama mozzafiato del Great Langdale © Luca Ferrari

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